Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 16 - 45
Resilientes enim ad manipulos velites cum viam elephantis ne obtererentur fecissent, in ancipites ad ictum utrimque coniciebant hastas, nec pila ab antesignanis cessabant donec undique incidentibus telis exacti ex Romana acie hi quoque in suo dextro cornu ipsos Carthaginiensium equites in fugam verterunt

Laelius, ut turbatos vidit hostes, addidit perculsis terrorem

[34] Utrimque nudata equite erat Punica acies cum pedes concurrit, nec spe nec viribus iam par
I veliti, essendosi pertanto tirati indietro verso i manipoli ed avendo lasciato via libera agli elefanti per non essere schiacciati, da ambedue i lati scagliavano le aste contro gli elefanti, che erano esposti ai colpi dall'una e dall'altra parte, intanto non cessavano di cadere i dardi degli antesignani, finché, cacciati indietro dai proiettili che venivano da ogni parte dello schieramento romano, anche questi elefanti si volsero contro i Cartaginesi e misero in fuga gli stessi cavalieri di Annibale

Lelio come vide sconvolte le schiere dei nemici, non diede a loro tregua sbaragliandoli terrorizzati

[34] Lo schieramento cartaginese da ambo i lati si trovava sguarnito di cavalleria, quando entrò in campo la fanteria, sulle forze della quale non si potevano fondare altrettante speranze
Ad hoc dictu parva sed magna eadem in re gerenda momenta: congruens clamor ab Romanis eoque maior et terribilior, dissonae illis, ut gentium multarum discrepantibus linguis, voces; pugna Romana stabilis et suo et armorum pondere incumbentium in hostem, concursatio et velocitas illinc maior quam vis

Igitur primo impetu extemplo movere loco hostium aciem Romani

Ala deinde et umbonibus pulsantes in summotos gradu inlato aliquantum spatii velut nullo resistente incessere, urgentibus et novissimis primos ut semel motam aciem sensere, quod ipsum vim magnam ad pellendum hostem addebat
Inoltre, cosa insignificante a dirsi, ma molto importante nelle azioni militari, si aggiungeva un coro di grida da parte romana, tanto più grande e terribile perché si mescolava alle voci dissonanti e confuse che venivano da tutta quella moltitudine di nemici composta di molte genti di lingue diverse; i Romani combattevano a piè fermo incalzando da presso il nemico col peso della loro massa e delle loro armi; dalla parte dei Cartaginesi la prontezza dei movimenti era maggiore della loro forza

Dunque, riuscirono subito al primo assalto a rimuovere i nemici dalla loro posizione

Poi, procedendo colà donde i nemici erano stati respinti, cominciarono ad urtarli con le spalle e con la sporgenza centrale dello scudo; come se non trovassero resistenza alcuna avanzarono per un notevole tratto, anche perché gli ultimi si misero ad incalzare quelli che stavano innanzi, appena si accorsero che la schiera nemica cedeva, il che veniva ad accrescere la loro forza nel ricacciarla indietro
Apud hostes auxiliares cedentes secunda acies, Afri et Carthaginienses, adeo non sustinebant ut contra etiam, ne resistentes pertinaciter primos caedendo ad se perveniret hostis, pedem referrent

Igitur auxiliares terga dant repente et in suos versi partim refugere in secundam aciem, partim non recipientes caedere, ut et paulo ante non adiuti et tunc exclusi; et prope duo iam permixta proelia erant, cum Carthaginienses simul cum hostibus simul cum suis cogerentur manus conserere

Non tamen ita perculsos iratosque in aciem accepere sed densatis ordinibus in cornua vacuumque circa campum extra proelium eiecere, ne pavido fuga volneribusque milite sinceram et integram aciem miscerent
Dalla parte dei nemici, gli Africani e i Cartaginesi, i quali formavano la seconda linea, a tal punto non sostenevano gli ausiliari che indietreggiavano, che, anzi, temendo che i nemici, uccidendo i primi che ostinatamente resistevano giungessero fino a loro, cominciarono a ritirarsi

I soldati ausiliari, allora, volsero improvvisamente le spalle ed in parte volgendosi verso i loro compagni trovarono rifugio nella seconda fila, in parte uccisero quelli che li respingevano, dal momento che prima non era stato dato a loro aiuto ed ora si vedevano ricacciati indietro; ormai ai Cartaginesi toccava sostenere due confusi combattimenti, poiché da una parte erano costretti ad accettare battaglia contro i nemici, dall'altra contro i propri commilitoni

Tuttavia, neppure così i Cartaginesi e gli Africani accettarono di accogliere nelle loro linee quella gente terrorizzata ed infuriata, ma restringendo gli intervalli tra una fila e l'altra, la ricacciarono fuori del campo di battaglia verso le ali nel vuoto spazió intorno, affinché i soldati spaventati dalle ferite e dalla fuga non sconvolgessero quello schieramento ordinato ed intatto

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 11 - 16

Ceterum tanta strages hominum armorumque locum in quo steterant paulo ante auxiliares compleverat ut prope difficilior transitus esset quam per confertos hostes fuerat

Itaque qui primi erant, hastati, per cumulos corporum armorumque et tabem sanguinis qua quisque poterat sequentes hostem et signa et ordines confuderunt

Principum quoque signa fluctuari coeperant vagam ante se cernendo aciem

Quod Scipio ubi vidit receptvi propere canere hastatis iussit et sauciis in postremam aciem subductis principes triariosque in cornua inducit quo tutior firmiorque media hastatorum acies esset
Una così grande strage di uomini e di armi aveva riempito lo spazio nel quale poco prima erano disposte le truppe ausiliarie, in modo che passare era quasi più difficile di quanto era stato l'attraversare combattendo le schiere compatte dei nemici

Pertanto, quelli che erano in prima fila, gli astati, inseguendo il nemico così come ciascuno poteva, in mezzo ai cumuli di corpi e di armi e alla lordura del sangue, fecero una gran confusione di insegne e di reparti

Anche le insegne dei principi cominciarono ad ondeggiare vedendo davanti a sé disperdersi le schiere

Quando Scipione si accorse di ciò, si affrettò a far suonare a raccolta gli astati; fatti ritirare i feriti nelle ultime file, condusse avanti verso le ali principi e triari perché il centro dello schieramento degli astati fosse più saldo e più sicuro
Ita novum de integro proelium ortum est; quippe ad veros hostes perventum erat, et armorum genere et usu militiae et fama rerum gestarum et magnitudine vel spei vel periculi pares; sed et numero superior Romanus erat et animo quod iam equites, iam elephantos fuderat, iam prima acie pulsa in secundam pugnabat

[35] In tempore Laelius ac Masinissa pulsos per aliquantum spatii secuti equites, revertentes in aversam hostium aciem incurrere

Is demum equitum impetus perculit hostem

Multi circumventi in acie caesi, per patentem circa campum fuga sparsi tenente omnia equitatu passim interierunt

Carthaginiensium sociorumque caesa eo die supra viginti milia: par ferme numerus captus cum signis militaribus centum triginta duobus, elephantis undecim: victores ad mille et quingenti cecidere
Così si riaccese la battaglia; si era infatti venuti a contatto coi veri nemici, pari per tipo di armi, per esperienza militare, per fama di gesta compiute e per grandezza di speranze e di pericoli; tuttavia, i Romani superavano gli avversari per numero e per coraggio, perché avevano già sgominato cavalieri ed elefanti e perché ormai, avendo respinto le prime file, si preparavano ad assalire le seconde

[35] Lelio e Massinissa, dopo aver inseguito per un lungo tratto i cavalieri già respinti, ritornarono indietro in tempo per sorprendere alle spalle il nemico

Alla fine questo assalto della cavalleria sbaragliò il nemico

Molti circondati sul campo furono uccisi; molti, dispersi nella fuga per l'aperta pianura, caddero qua e là sotto l'impeto della cavalleria che dominava tutti i luoghi intorno

In quel giorno furono massacrati più di ventimila fra Cartaginesi ed alleati; un numero pressappoco eguale fu fatto prigioniero con centotrentadue insegne militari ed undici elefanti: dei vincitori caddero solo millecinquecento

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 01-10

Hannibal cum paucis equitibus inter tumultum elapsus Hadrumetum perfugit, omnia et ante aciem et in proelio priusquam excederet pugna expertus, et confessione etiam Scipionis omniumque peritorum militiae illam laudem adeptus singulari arte aciem eo die instruxisse: elephantos in prima fronte quorum fortuitus impetus atque intolerabilis vis signa sequi et servare ordines, in quo plurimum spei ponerent, Romanos prohiberent; deinde auxiliares ante Carthaginiensium aciem ne homines mixti ex conluvione omnium gentium, quos non fides teneret sed merces, liberum receptum fugae haberent, simul primum ardorem atque impetum hostium excipientes fatigarent ac, si nihil aliud, volneribus suis ferrum hostile hebetarent; tum, ubi omnis spes esset, milites Carthaginienses Afrosque ut omnibus rebus aliis pares eo quod integri cum fessis ac sauciis pugnarent superiores essent; Italicos incertos socii an hostes essent in postremam aciem summotos, intervallo quoque diremptos Annibale, scampato in mezzo al tumulto con pochi cavalieri, si rifugiò ad Adrumeto, dopo aver tentato di tutto prima e durante il combattimento avanti di uscire dalla mischia ed essersi acquistato per ammissione dello stesso Scipione e di tutti i competenti di strategia militare la gloria di aver disposto in quel giorno con somma perizia le sue truppe sul campo: sulla prima linea aveva collocato gli elefanti, che con l'irresistibile violenza del loro assalto impetuoso, avrebbero dovuto impedire ai Romani di seguire le insegne e di conservare l'ordine delle linee, nel quale ponevano la più grande speranza; dietro gli elefanti, dinanzi allo schieramento dei Cartaginesi, venivano le truppe ausiliarie, perché una massa di gente raccogliticcia di ogni razza, che non la fedeltà, ma la paga teneva insieme, avesse campo libero per ritirarsi e fuggire, e, ricevendo per prima l'urto veemente dei nemici li stancasse e, se non altro, con le ferite indebolisse l'aggressività delle loro armi; dietro di questi Annibale aveva collocato i reparti dei Cartaginesi e degli Africani, nei quali riponeva tutte le sue speranze poiché, pur essendo queste truppe pari sotto ogni aspetto ai Romani, erano, tuttavia, in vantaggio sopra di loro, in quanto con forze fresche combattevano contro soldati stanchi e feriti; al di là di uno spazio intermedio, erano relegati nella retroguardia gli Italici, poiché non si sapeva se fossero alleati o nemici
Hoc edito velut ultimo virtutis opere, Hannibal cum Hadrumetum refugisset accitusque inde Carthaginem sexto ac tricensimo post anno quam puer inde profectus erat redisset, fassus in curia est non proelio modo se sed bello victum, nec spem salutis alibi quam in pace impetranda esse

[36] Scipio confestim a proelio expugnatis hostium castris direptisque cum ingenti praeda ad mare ac naves rediit, nuntio allato P Lentulum cum quinquaginta rostratis centum onerariis cum omni genere commeatus ad Uticam accessisse

Admovendum igitur undique terrorem perculsae Carthagini ratus, misso Laelio Romam cum victoriae nuntio, Cn Octavium terrestri itinere ducere legiones Carthaginem iubet: ipse ad suam veterem nova Lentuli classe adiuncta profectus ab Utica portum Carthaginis petit
Dopo aver dato in tal modo un'ultima testimonianza del suo genio militare, Annibale, rifugiatosi ad Adrumento, di qui ritornò a Cartagine, dove era stato richiamato trentasei anni dopo essere partito di là fanciullo, nella curia dichiarò apertamente di essere stato vinto in battaglia non solo, ma di aver anche perduto la guerra, aggiungendo che ogni speranza di salvezza stava ormai soltanto nell'ottenere la pace

[36] Scipione subito dopo la battaglia, occupati e saccheggiati gli accampamenti nemici, con un enorme bottino ritornò al mare ed alle navi, avendo avuto la notizia che P Lentulo si era avvicinato ad Utica con cinquanta navi da guerra e cento da trasporto con un carico di ogni specie di vettovaglie

Poiché ritenne che fosse il caso di provocare per terra e per mare il terrore nei Cartaginesi abbattuti, mandato a Roma Lelio con la notizia della vittoria, comandò a Cn Ottavio di condurre per terra le legioni a Cartagine: egli, dopo aver unita con la sua antica flotta quella nuova di Lentulo, partì da Utica in direzione delporto di Cartagine

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Haud procul aberat cum velata infulis ramisque oleae Carthaginiensium occurrit navis

Decem legati erant principes civitatis auctore Hannibale missi ad petendam pacem

Qui cum ad puppim praetoriae navis accessissent velamenta supplicum porrigentes, orantes implorantesque fidem ac misericordiam Scipionis, nullum iis aliud responsum datum quam ut Tynetem venirent: eo se moturum castra

Ipse ad contemplandum Carthaginis situm non tam noscendi in praesentia quam deprimendi hostis causa, Uticam eodem et Octavio revocato rediit

Inde procedentibus ad Tynetem nuntius allatus Verminam Syphacis filium cum equitibus pluribus quam peditibus venire Carthaginiensibus auxilio

Pars exercitus cum omni equitatu missa, Saturnalibus primis agmen adgressa, Numidas levi certamine fudit
Dal quale non era molto lontano, quando vide venirgli incontro una nave cartaginese cinta di rami di ulivo e di bende di lana

Vi erano imbarcati come ambasciatori dieci autorevoli cittadini che erano stati mandati per suggerimento di Annibale a chiedere la pace

Costoro, essendosi avvicinati alla poppa della nave ammiraglia, porgendo le insegne dei supplici,' implorarono Scipione scongiurando protezione e misericordia, nessuna risposta fu data a loro, se non l'ordine di venire a Tunisi, poiché egli stava per portare là i suoi accampamenti

Egli, dopo essere avanzato per osservare la posizione di Cartagine, non tanto per riconoscerla quanto per incutere terrore ai nemici, ritornò ad Utica dove richiamò anche Ottavio

Ai Romani che avanzavano verso Utica giunse notizia che il figlio di Siface, Vermina, con un numero maggiore di cavalieri che di fanti, stava per giungere in aiuto dei Cartaginesi

Una parte dell'esercito romano con tutta la cavalleria, nel primo giorno dei Saturnali, assalì le truppe numide e in un breve scontro le sgominò
Exitu quoque fugae intercluso a parte omni circumdatis equitibus quindecim milia hominum caesa, mille et ducenti vivi capti, et equi Numidici mille et quingenti, signa militaria duo et septuaginta; regulus ipse inter tumultum cum paucis effugit

Tum ad Tynetem eodem quo antea loco castra posita, legatique triginta ab Carthagine ad Scipionem venerunt

Et illi quidem multo miserabilius quam ante quo magis cogebat fortuna egerunt; sed aliquanto minore cum misericordia ab recenti memoria perfidiae auditi sunt
Circondati da ogni parte dai cavalieri romani, i soldati di Vermina ebbero preclusa la via della fuga; quindicimila di essi furono uccisi, milleduecento presi vivi con millecinquecento cavalli numidici e settantadue insegne militari; lo stesso in mezzo alla confusione poté fuggire con pochi dei suoi

Allora a Tunisi in quel medesimo luogo nel quale prima erano stati posti gli accampamenti, vennero trenta ambasciatori mandati da Cartagine a Scipione

Costoro allora tennero un atteggiamento ancor più miserabile della volta precedente, in quanto la sorte aveva maggiormente infierito contro di loro; tuttavia, furono ascoltati con una compassione molto minore per la memoria della loro recente malafede

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In consilio quamquam iusta ira omnes ad delendam stimulabat Carthaginem, tamen cum et quanta res esset et quam longi temporis obsidio tam munitae et tam validae urbis reputarent, et ipsum Scipionem exspectatio successoris venturi ad paratum victoriae fructum, alterius labore ac periculo finiti belli famam, sollicitaret, ad pacem omnium animi versi sunt Nel consiglio di guerra tutti in un primo tempo giustamente irati incitarono Scipione a distruggere Cartagine, più tardi, tuttavia, presero a considerare quanto aspra fosse l'impresa e quanto lungo sarebbe stato l'assedio di una città così fortificata e così potente, lo stesso Scipione poi era preoccupato dal fatto che aspettava che venisse un successore a usurpargli la gloria di aver finito la guerra, gloria che era stata il frutto delle fatiche e dei pericoli affrontati da un altro, così tutti divennero favorevoli a concludere la pace con Cartagine

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