Seneca, De Clementia: 01; 05-08, pag 3

Seneca, De Clementia: 01; 05-08

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 05-08
Et nescio, an nemo ad dandam veniam difficilior sit, quam qui illam petere saepius meruit E non so se nessuno più di quello che meritò di chiederlo più spesso, sia più restio a concedere il perdono
[3] Peccavimus omnes, alii gravia, alii leviora, alii ex destinato, alii forte impulsi aut aliena nequitia ablati; alii in bonis consiliis parum fortiter stetimus et innocentiam inviti ac retinentes perdidimus; nec deliquimus tantum, sed usque ad extremum aevi delinquemus [3] Peccammo tutti alcuni cose gravi, altre cose più veniali, alcuni per il loro volere, altri per caso spinti o trasportati da una crudeltà estranea; alcuni siamo stati fortemente nei buoni consigli e abbiamo perso linnocenza senza volerlo e opponendoci anche; non sbagliammo soltanto, ma sbaglieremo fino alla fine del mondo
[4] Etiam si quis tam bene iam purgavit animum, ut nihil obturbare eum amplius possit ac fallere, ad innocentiam tamen peccando pervenit [4] Anche se qualcuno purgò tanto bene oramai il suo animo che niente possa più turbarlo e condurlo in errore, tuttavia giunse allinnocenza con il peccare

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Seneca, De Clementia: 02; 03-07

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 02; 03-07

[VII] [1] Quoniam deorum feci mentionem, optime hoc exemplum principi constituam, ad quod formetur, ut se talem esse civibus, quales sibi deos velit [VII] [1] Dato che ho fatto un accenno agli dei, utilizzerò in maniera perfetta questo esempio per il principe per il quale è scritto, affinché voglia essere con i cittadini tale quale vuole gli dei per sé
Expedit ergo habere inexorabilia peccatis atque erroribus numina, expedit usque ad ultimam infesta perniciem Conviene dunque avere gli dei inesorabili rispetto a peccati ed errori, conviene averli ostili fino allestrema rovina

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Seneca, De Clementia: 01; 01-04

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 01-04

Et quis regum erit tutus, cuius non membra haruspices colligant E quale dei re sarà sicuro, del quale gli aruspici non raggrupperanno le membra
[2] Quod si di placabiles et aequi delicta potentium non statim fulminibus persequuntur, quanto aequius est hominem hominibus praepositum miti animo exercere imperium et cogitare, uter mundi status gratior oculis pulchriorque sit, sereno et puro die, an cum fragoribus crebris omnia quatiuntur et ignes hinc atque illinc micant [2] Poiché se gli dei, placabili e giusti, non perseguitano subito con fulmini I delitti dei potenti, quanto è più giusto che un uomo che sta a capo di uomini eserciti il governo con animo mite e pensi quale stato del mondo sia più gradito agli occhi e più bello, se un giorno puro e sereno o quanto tutte le cose sono squassate da rumori secchi e i fuochi brillano qua e là

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Seneca, De Clementia: 01; 17-20

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 17-20

Atqui non alia facies est quieti moratique imperii quam sereni caeli et nitentis Ma laspetto di un impero quieto e costumato non è diversa da quella di un cielo sereno e brillante
[3] Crudele regnum turbidum tenebrisque obscurum est, inter trementes et ad repentinum sonitum expavescentes ne eo quidem, qui omnia perturbat, inconcusso [3]Un regno crudele è buio e scuro per le tenebre, non rimanendo tranquillo nemmeno quello che turba tutte le cose fra chi trema e chi si spaventa ad un suono secco
Facilius privatis ignoscitur pertinaciter se vindicantibus; possunt enim laedi, dolorque eorum ab iniuria venit; timent praeterea contemptum, et non rettulisse laedentibus gratiam infirmitas videtur, non clementia; at cui ultio in facili est, is omissa ea certam laudem mansuetudinis consequitur E più facile perdonare ai privati che si vendicano con decisione; infatti possono essere lessi, dallingiuria derivò il loro dolore; temono poi il disprezzo e gli sembra debolezza, non clemenza il non aver restituito il favore a chi ferisce; ma quello a cui la vendetta è facile, se la trascura, consegue una sicura lode di bontà
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