Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 01-05

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 01-05

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 06; 01-05
[1,1] Pompeios, celebrem Campaniae urbem, in quam ab altera parte Surrentinum Stabianumque litus, ab altera Herculanense conveniunt et mare ex aperto reductum amoeno sinu cingunt, consedisse terrae motu vexatis quaecumque adiacebant regionibus, Lucili, virorum optime, audivimus, et quidem hibernis diebus, quos vacare a tali periculo maiores nostri solebant promittere [1,1] O Lucilio, che sei il migliore fra gli uomini, abbiamo sentito dire che Pompei, frequentata città della Campania, in cui si incontrano da una parte le coste di Sorrento e di Stabia e dallaltra quelle di Ercolano, e cingono, con una ridente insenatura il mare che si ritira dal largo, è sprofondata a causa di un terremoto che ha distrutto tutte le zone vicine, e che ciò è accaduto proprio nei giorni dinverno, che i nostri avi assicuravano essere al riparo da un pericolo simile
[1,2] Nonis Februariis hic fuit motus Regulo et Verginio consulibus, qui Campaniam, numquam securam huius mali, indemnem tamen et totiens defunctam metu, magna strage vastavit: nam et Herculanensis oppidi pars ruit dubieque stant etiam quae relicta sunt, et Nucerinorum colonia ut sine clade ita non sine querela est; Neapolis quoque privatim multa, publice nihil amisit leviter ingenti malo perstricta: villae uero prorutae, passim sine iniuria tremuere

[1,3] Adiciuntur his illa: sexcentarum ouium gregem exanimatum et diuisas statuas, motae post hoc mentis aliquos atque impotentes sui errasse

Quorum ut causas excutiamus, et propositi operis contextus exigit et ipse in hoc tempus congruens casus
[1,2] Questo terremoto è accaduto alle None di febbraio, durante il consolato di Regolo e di Virginio, e ha distrutto con gravi devastazioni la Campania, regione che non è mai stata al sicuro da tale calamità e che ne era sempre uscita salva, anche se molte volte morta di paura: infatti, anche una parte della città Ercolano è crollata e anche quello che è rimasto in piedi è pericolante, e la colonia di Nocera, anche se non ha subito gravi danni, ha comunque motivi di lamentarsi; anche Napoli ha subito perdite, molte fra le proprietà private, nessuna fra le pubbliche, essendo stata toccata leggermente dalla tremenda disgrazia: in effetti, certe ville sono crollate, altre qua e là hanno tremato senza essere danneggiate

[1,3] A tali danni se ne aggiungono altri: è morto un gregge di seicento pecore, certe statue si sono rotte, alcuni dopo questi avvenimenti vagavano con la mente sconvolta e senza essere più padroni di sé

Sia il piano dellopera che mi sono proposto, sia la coincidenza che dà attualità allargomento esigono che analizziamo in profondità le cause di tali fenomeni
[1,4] Quaerenda sunt trepidis solacia et demendus ingens timor

Quid enim cuiquam satis tutum videri potest, si mundus ipse concutitur et partes eius solidissimae labant

Si quod unum immobile est in illo fixumque, ut cuncta in se intenta sustineat, fluctuatur; si quod proprium habet terra perdidit, stare: ubi tandem resident metus nostri

Quod corpora receptaculum inuenient, quo sollicita confugiant, si ab imo metus nascitur et funditus trahitur

[1,5] Consternatio omnium est, ubi tecta crepuerunt et ruina signum dedit

Tunc praeceps quisque se proripit et penates suos deserit ac se publico credit: quam latebram prospicimus, quod auxilium, si orbis ipse ruinas agitat, si hoc quod nos tuetur ac sustinet, supra quod urbes sitae sunt, quod fundamentum quidam mundi esse dixerunt, discedit ac titubat
[1,4] E necessario trovare modi per confortare gli impauriti e per levare il grande timore

Infatti, che cosa può sembrare a ognuno di noi talmente sicuro, se il mondo è scosso e le sue parti più solide vacillano

Se la sola cosa che esiste di immobile e di fisso in esso, tanto che sorregge tutte le cose che tendono verso di essa, vacilla; se la terra ha perso quella che era la sua particolarità, la stabilità: dove si placheranno le nostre paure

Quale rifugio troveranno i corpi, dove si ripareranno, se la pura nasce dal profondo e viene dalle fondamenta

[1,5] Lo stupore è generale, quando le case scricchiolano e si annuncia il crollo

Allora ognuno si precipita fuori e abbandona i suoi penati e si affida allaria aperta: a quale nascondiglio vediamo, a quale aiuto, se lo stesso globo prepara rovine, se quello che ci protegge e ci sostiene, su cui sono poste le città e che certi hanno detto essere la base del mondo, si apre e vacilla

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 26-30

[1,6] Quid tibi esse non dico auxilii sed solacii potest, ubi timor fugam perdidit

Quid est, inquam, satis munitum, quid ad tutelam alterius ac sui firmum

Hostem muro repellam, et praeruptae altitudinis castella vel magnos exercitus difficultate aditus morabuntur; a tempestate nos vindicat portus; nimborum vim effusam et sine fine cadentes aquas tecta propellunt; fugientes non sequitur incendium; adversus tonitruum et minas caeli subterraneae domus et defossi in altum specus remedia sunt (ignis ille caelestis non transverberat terram sed exiguo eius obiectu retunditur); in pestilentia mutare sedes licet: nullum malum sine effugio est

[1,7] Numquam fulmina populos perusserunt; pestilens caelum exhaisit urbes, non abstulit: hoc malum latissime patet inevitabile, avidum, publice noxium
[1,6] che cosa ti può essere non affermo di aiuto, ma di conforto, quando il timore ha perso ogni via di salvezza

Che cosa cè, dico di abbastanza sicuro o di fermo per difendere gli altri e se stessi

Respingerò un nemico con un muro, e fortificazioni costruite su unaltura scoscesa fermeranno anche grandi eserciti per la difficoltà dellaccesso; un porto ci ripara dalla tempesta; i tetti allontanano la violenza sfrenata dei temporali e le piogge continue; un incendio non insegue colui che fugge; contro il tuono e le minacce del cielo sono un rimedio le case sotterranee e le grotte scavate in profondità ( quel fuoco che proviene dal cielo non oltrepassa la terra, anzi è rintuzzato da un piccolo ostacolo); in caso di pestilenza si può cambiare sede: nessun male è senza scampo

[1,7] I fulmini non hanno mai bruciato del tutto un popolo; un clima pestilenziale ha vuotato delle città, non le ha fatte sparire: questo flagello, al contrario, ha unestensione immensa e è inevitabile, insaziabile, rovinoso per intere popolazioni
Non enim domos solum aut familias aut urbes singulas haurit, gentes totas regionesque submergit et modo ruinis operit, modo in altam voraginem condit ac ne id quidem relinquit ex quo appareat quod non est saltem fuisse, sed supra nobilissimas urbes sine ullo vestigio prioris habitus solum extenditur

[1,8] Nec desunt qui hoc genus mortis magis timeant quo in abruptum cum sedibus suis eunt et e vivorum numero vivi auferuntur, tamquam non omne fatum ad eundem terminum veniat

Hoc habet inter cetera iustitiae suae natura praecipuum quod, cum ad exitum ventum est, omnes in aequo sumus
Infatti, non mangia solo case o famiglie o singole città, ma fa sprofondare popolazioni e regioni intere, e ora le copre di macerie, ora le seppellisce in profondi crepacci e non lascia neanche una piccolissima traccia da cui appaia che quello che non esiste più una volta è esistito, ma sulle città più note il suolo si estende senza nessuna impronta del loro antico aspetto

[1,8] E non mancano persone che hanno ancora più paura di questo tipo di morte per il quale finiscono nellabisso con le loro case e sono strappati dal numero dei viventi, come se non tutti i destini giungessero alla stessa conclusione

Fra le altre prove che la natura ci dona della sua giustizia questa è quella più importante: che quando siamo giunti alla fine della vita, siamo tutti sul medesimo piano

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 01; 01-02
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Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 01; 01-02

[1,9] Nihil itaque interest utrum me lapis unus elidat, an monte toto premar; utrum supra me domus unius onus veniat et sub exiguo eius cumulo ac pulvere exspirem, an totus caput meum terrarum orbis abscondat; in luce hunc et in aperto spiritum reddam an in vasto terrarum dehiscentium sinu; solus in illud profundum an cum magno comitatu populorum concadentium ferar; nihil interest mea quantus circa mortem meam tumultus sit: ipsa ubique tantundem est

[1,10] Proinde magnum sumamus animum adversus istam cladem, quae nec evitari nec provideri potest, desinamusque audire istos, qui Campaniae renuntiaverunt quique post hunc casum emigraverunt negantque ipsos umquam in illam regionem accessuros: quis enim illis promittit melioribus fundamentis hoc aut illud solum stare
[1,9] Quindi, non esiste alcuna differenza se è una pietra a schiacciarmi o unintera montagna a stritolarmi, se mi crolla addosso il peso di una casa e io muoio sotto il piccolo mucchio delle sue rovine polverose o tutto il globo terrestre fa sparire la mia persona, se esalo lultimo respiro alla luce e allaperto o nella grande voragine delle terre che si spalancano, se sono condotto nellabisso da solo o con un numeroso seguito di popoli che cadono con me; non mi interessa affatto che attorno alla mia morte ci sia un gran clamore: essa è in ogni luogo altrettanto grande

[1,10] Quindi, armiamoci di coraggio contro questa catastrofe che non può essere né evitata né prevista, e facciamola finita di ascoltare quelli che hanno rinunciato alla Campania e che sono emigrati dopo tale evento e affermano che non ritorneranno mai più in quella regione: infatti, chi assicura loro che questo o quellaltro terreno poggia su basi più solide
[1,11] Omnia eiusdem sortis sunt et, si nondum mota, tamen mobilia: hunc fortasse in quo securius consistitis locum haec nox aut hic ante noctem dies scindet

Unde scis an melior eorum locorum condicio sit in quibus iam vires suas fortuna consumpsit et quae in futurum ruina sua fulta sunt

[1,12] Erramus enim, si ullam terrarum partem exceptam immunemque ab hoc periculo credimus: omnes sub eadem iacent lege; nihil ita ut immobile esset natura concepit; alia temporibus aliis cadunt et, quemadmodum in urbibus magnis nunc haec domus nunc illa suspenditur, ita in hoc orbe terrarum nunc haec pars facit vitium nunc illa
[1,11] Tutti si trovano nelle stesso condizioni e, se non sono stati ancora mossi, tuttavia sono sensibili di esserli: forse questa notte o questo giorno prima di notte fenderà questa località in cui vi siete stabiliti più sicuri

Come fai a sapere se non sia migliore la condizione di quei luoghi in cui la fortuna ha già consumato le sue forze e che in futuro trovano un appoggio sulle proprie macerie

[1,12] Erriamo, infatti, se siamo dellopinione che qualche parte della terra sia esente e immune da questo pericolo: tutte sono sottoposte alla stessa legge; la natura non ha creato nulla che fosse immobile; qualcosa cade un giorno, qualcosa un altro giorno e, come nelle grandi città si puntella ora questa casa ora quella, così in questo globo terrestre si rompe ora questa parte ora quella

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Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 02; 01-05

[1,13] Tyros aliquando infamis ruinis fuit, Asia duodecim urbes simul perdidit; anno priore in Achaiam et Macedoniam, quaecumque est ista vis mali quae incurrit, nunc Campaniam laesit: circumit fatum et, si quid diu praeteriit, repetit

Quaedam rarius sollicite, saepius quaedam: nihil immune esse et innoxium sinit

[1,14] Non homines tantum, qui brevis et caduca res nascimur, urbes oraeque terrarum et litora et ipsum mare in servitutem fati venit

Nos tamen nobis permansura promittimus bona fortunae, et felicitatem, cuius ex omnibus rebus humanis velocissima est levitas, habituram in aliquo pondus ac moram credimus

[1,15] Et perpetua sibi omnia promittentibus in mentem non venit id ipsum supra quod stamus stabile non esse
[1,13] Tiro diventò un tempo tristemente famosa per le sue rovine, lAsia Minore ha perso in una sola volta dodici città; lanno precedente la violenza di tale sciagura, qualunque essa sia , ha colpito lAcaia e la Macedonia, ora ha ferito la Campania: il destino fa il suo giro e, se ha trascurato per molto tempo qualcosa, ritorna per colpirla

Certe zone le affligge più raramente, altre più spesso: non permette che niente rimanga indenne e illeso

[1,14] Non solamente noi uomini, che nasciamo esseri effimeri e caduchi, ma le città, i continenti, le rive e il mare stesso sono schiavi della sorte

Noi, tuttavia, ci induciamo a credere che i beni delle fortuna dureranno, e stimiamo che la felicità, che di tutte le cose umane è quella che se ne va in modo più veloce, per qualcuno avrà solidità e durata

[1,15] E quelli che i promettono cose eterne non viene in mente che il terreno stesso su cui si trovano non è stabile
Neque enim Campaniae istud aut Achaiae sed omnis soli vitium est, male cohaerere et ex causis pluribus solvi et summa manere, partibus ruere

[2,1] Quid ago

Solacium adversus pericula rara promiseram: ecce undique timenda denuntio, nego quicquam esse quietis aeternae, quod perire possit et perdere

Ego vero hoc ipsum solacii loco pono et quidem valentissimi, quando quidem sine remedio timor stultis est: ratio terrorem prudentibus excutit; imperitis magna fit ex desperatione securitas

[2,2] Hoc itaque generi humano dictum puta quod illis subita captivitate inter ignes et hostem stupentibus dictum est: "una salus victis nulllam sperare salutem
Infatti, tale difetto di coesione e di disgregarsi per più cause e di durare nel complesso, ma di crollare nelle singole parti, non appartiene solo alla Campania o allAcaia, ma a tutte le terre

[2,1] Ma cosa faccio

Avevo promesso un conforto contro i rari pericoli ed ecco che affermo che ovunque esistono motivi di paura e affermo che non cè riposo eterno per nulla di ciò che può morire e far morire

Ora, io reputo questo come un motivo di conforto, certo estremamente valido, poiché il timore è senza rimedio per gli stolti: la ragione libera gli uomini dotati di senno dalla paura; agli ignoranti, al contrario, verrà sicurezza dalla disperazione

[2,2] Quindi, credi che sia stato detto per il genere umano ciò che è stato detto a quegli uomini impauriti, sorpresi improvvisamente tra i fuochi e il nemico: unica salvezza per i vinti è quella di non sperare nella salvezza

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" [2,3] Si vultis nihil timere, cogitate omnia esse metuenda; circumspicite quam levibus causis discutiamur: non cibus nobis, non umor, non vigilia, non somnus sine mensura quadam salubria sunt; iam intellegetis nugatoria esse nos et imbecilla corpuscula, fluida, non magna molitione perdenda

Sine dubio id unum periculi nobis est quod tremunt terrae, quod subito dissipantur ac superposita deducunt

[2,4] Magni se aestimat qui fulmina et motus terrarum hiatusque formidat

Vult ille imbecillitatis sibi suae conscius timere pituitam

Ita videlicet nati sumus, tam felicia sortiti membra, in hanc magnitudinem crevimus

Et ob hoc, nisi mundi partibus motis, nisi caelum intonuerit, nisi terra subsederit, perire non possumus
[2,3] Se desiderate non avere paura di niente, pensate che tutto è da temere: guardatevi intorno come basta un niente per annientarci: né il cibo, né le bevande, né la veglia, né il sonno sono salutari per noi, se non ci atteniamo a unadeguata misura; ormai avrete compreso che noi siamo dei piccoli corpi senza valore, caduchi, che possono essere distrutti senza grandi apparati

Certamente lunico pericolo che corriamo è che la terra trema e improvvisamente si spacca e fa cadere ciò che sta di sopra

[2,4] Si stima grandemente chi ha paura dei fulmini, delle scosse e delle spaccature della terra

Vuole convincersi a diventare consapevole della propria debolezza e a aver paura del catarro

Evidentemente siamo nati così, abbiamo ricevuto in sorte membra così forti, siamo cresciuti sino a diventare così grandi

E per ciò, s le parti del mondo non si sconvolgono, se il cielo non tuona, se la terra non sprofonda, non possiamo morire

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