Seneca, Naturales Quaestiones: Prefatio 01 - 17

Seneca, Naturales Quaestiones: Prefatio 01 - 17

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Prefatio 01 - 17
[1] Quantum inter philosophiam interest, Lucili virorum optime, et ceteras artes, tantum interesse existimo in ipsa philosophia, inter illam partem quae ad homines, et hanc quae ad deos, spectat

Altior est haec, et animosior: multum permisit sibi: non fuit oculis contenta

Maius esse quiddam suspicata est, ac pulchrius, quod extra conspectum natura posuisset

[2] Denique tantum inter duas interest, quantum inter Deum et hominem

Altera docet, quid in terris agendum sit, altera, quid agatur in coelo

Altera errores nostros discutit, et lumen admovet, quo discernantur ambigua vitae: altera multo supra hanc caliginem in qua volutamur excedit, et e tenebris ereptos illo perducit, unde lucet
[1] O Lucilio, il migliore tra gli uomini, ritengo che quanta differenza cè tra la filosofia e le altre discipline tanta ci sia allinterno della filosofia stessa tra quella parte che riguarda gli uomini e quella che riguarda gli dèi

Questultima è più elevata e più coraggiosa: ha osato molto: non si è accontentata degli occhi

Ha prospettato che ci fosse qualcosa di più grande e di più bello che la natura ha posto al di fuori dei nostri sguardi

[2] Insomma, fra le due parti cè la stessa differenza che fra Dio e luomo

Luna insegna che cosa si debba fare sulla terra, laltra che cosa si faccia in cielo

Luna disperde i nostri errori e ci avvicina la luce con cui discernere le incertezze della vita, laltra si innalza molto al di sopra di questa oscurità in cui ci dibattiamo e, dopo averci strappato alle tenebre, ci conduce là donde proviene la luce
[3] Equidem tunc naturae rerum gratias ago, cum illam non ab hac parte video, quae publica est, sed cum secretiora eius intravi, cum disco, quae universi materia sit, quis auctor sit aut custos ; quid sit deus ; totus in se intendat, an ad nos aliquando respiciat ; faciat quotidie aliquid, an semel fecerit ; pars mundi sit an mundus ; liceat illi hodieque decernere, et ex lege fatorum, aliquid derogare, an maiestatis deminutio sit et confessio erroris, mutanda ferisse necesse est enim ei eadem placere, cui nisi optima placere non possunt ; nec ob hoc minus liber et potens est: ipse enim est necessitas sua

[4] Nisi ad haec admitterer, non fuerat nasci

Quid enim erat, cur in numero viventium me positum esse gauderem
[3] Da parte mia, ringrazio la natura quando la osservo non da quella parte che è accessibile a tutti, ma quando sono entrato in ciò che essa ha di più segreto, quando apprendo quale sia la materia delluniverso, chi ne sia lautore o il custode; che cosa sia Dio; se sia tutto concentrato in sè stesso o se di tanto in tanto guardi anche verso di noi; se faccia ogni giorno qualcosa o labbia fatto una volta per tutte; se sia una parte del mondo o se sia il mondo; se gli sia possibile prendere decisioni ancor oggi e derogare entro certi limiti alla legge del fato, oppure se sia una diminuzione del suo sommo potere e una confessione di un errore, laver fatto cose che dovranno poi essere cambiate infatti devono necessariamente piacere sempre le medesime cose, a colui al quale non possono piacere se non le cose migliori; e non per questo egli è meno libero né ha meno potere: infatti egli non ha necessità allinfuori di sè

[4] Se non fossi ammesso a queste realtà, non sarebbe valsa la pena di nascere

Che motivo cera, infatti, perché mi rallegrassi di essere stato posto nel novero dei viventi

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 07; 26-32
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 07; 26-32

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 07; 26-32

An ut cibos et potiones percolarem

Ut hoc corpus causarium ac fluidum, periturumque nisi subinde impleatur, sarcirem, et viverem aegri minister

Ut mortem timerem, cui omnes nascimur

Detrahe hoc inaestimabile bonum, non est vita tanti, ut sudem, ut aestuem

[5] O quam contempta res est homo, nisi supra humana surrexit

Quamdiu cum affectibus colluctamur, quid magnifici facimus

Etiamsi superiores sumus, portenta vincimus

Quid est, cur suspiciamus nosmetipsos, quia dissimiles deterrimis sumus

Non video quare sibi placeat, qui robustior est valetudinario

[6] Multum interest inter vires et bonam valetudinem
Forse per filtrare cibi e bevande

Per rimpinzare questo corpo cagionevole e languido e sul punto di venir meno, se non viene di volta in volta riempito, e per passare la vita al servizio di un malato

Per aver paura della morte, per la quale soltanto nasciamo

Togli questo bene inestimabile, e la vita non vale il sudore e laffanno che mi costa

[5] Oh che cosa disprezzabile è luomo, se non si sarà innalzato al di sopra delle cose umane

Fino a quando lottiamo contro le nostre passioni, che cosa facciamo di magnifico

Anche se ne usciamo vittoriosi, abbiamo riportato una vittoria su dei mostri

Che ragione abbiamo per ammirarci, perché non assomigliamo ai peggiori

Non vedo perché debba compiacersi chi in un ospedale è più robusto di altri

[6] Cè una gran differenza tra lavere forze e il godere di buona salute
Effugisti vitia animi:non est tibi frons ficta, nec in alienam voluntatem sermo compositus, nec cor involutum, nec avaritia, quae quidquid omnibus abstulit, sibi ipsi negat ; nec luxuria pecuniam turpiter amittens, quam turpius reparet , nec ambitio, quae te ad dignitatem nisi per indigna non ducet

Nihil adhuc consecutus es; multa effugisti, te nondum

Virtus enim ista, quam affectamus, magnifica est non quia per se beatum est malo caruisse, sed quia animum laxat, ac praeparat ad cognitionem coelestium, dignumque efficit, qui in consortium Dei veniat

[7] Tunc consummatum habet plenumque bonum sortis humanae, cum, calcato omni malo, petit altum, et in interiorem naturae sinum venit
Sei sfuggito ai vizi dellanima: non hai una espressioni simulata e il tuo discorso non si adegua alla volontà di altri, il tuo cuore non simula, e sei alieno da quellavidità che nega a sè stessa tutto ciò che ha sottratto ad altri ; né il lusso che sperpera vergognosamente il denaro che si procurerà di nuovo ancor più vergognosamente, e da quellambizione che ti conduce a cariche onorifiche solo attraverso azioni disonorevoli

Finora non hai conquistato nulla; sei sfuggito a molti mali, non ancora a te stesso

Infatti, quella virtù che cerchiamo è magnifica non perché lessersi liberati dal male renda di per sé felici, ma perché allenta la tensione allanima, la prepara alla conoscenza delle cose celesti e la rende degna di entrare a far parte della vita divina

[7] Lanima raggiunge il bene pieno e perfetto della condizione umana quando, calpestato ogni male, si volge verso lalto e penetra nel seno più profondo della natura

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 04; 02,06- 02,10
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 04; 02,06- 02,10

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 04; 02,06- 02,10

Tunc iuvat inter sidera ipsa vagantem, divitum pavimenta ridere, et totam cum auro suo terram: non illo tantum, dico, quod egessit, et signandum monetae dedit, sed et illo, quod in occulto servat posterorum avaritiae

[8] Non potest ante contemnere porticus, et lacunaria ebore fulgentia, et tonsiles silvas, et derivata in domos flumina, quam totum circumeat mundum, et terrarum orbem superne despiciens angustum, et magna ex parte opertum mari, etiam qua exstat, late squalidum, et aut ustum aut rigentem, sibi ipse dixit: hoc est illud punctum quod inter tot gentes ferro et igni dividitur

[9] O quam ridiculi sunt mortalium termini
Allora, mentre si muove in mezzo agli astri, gioisce nel deridere i pavimenti dei ricchi e tutta la terra con il suo oro: intendo non soltanto quello che è stato estratto e consegnato alla zecca per essere coniato, ma anche quello che essa conserva nascosto per lavidità dei posteri

[8] Essa non può disprezzare i porticati, i soffitti a cassettoni splendenti davorio e boschetti ben tosati con cura e corsi dacqua deviati per farli giungere nei palazzi, prima di aver fatto il giro di tutto luniverso e di aver detto, guardando dallalto in basso il mondo angusto e per gran parte coperto dal mare, con vaste regioni desolate anche nelle terre emerse e con zone o bruciate o ghiacciate: è tutto qui quel punto che viene diviso col ferro e col fuoco fra tanti popoli

[9] Oh come sono ridicoli i confini posti dagli uomini
Ultra Istrum Dacus arceat imperium, Haemo Thraces includat; Strymo Thracas includat; Parthis obstet Euphrates; Danubius Sarmatica ac Romana disterminet; Rhenus Germaniae modum faciat; Pyrenaeus medium inter Gallias et Hispanias iugum extollat: inter Aegyptum et Aethiopias arenarum inculta vastitas iaceat

[10] Si quis formicis det intellectum hominis, nonne et illae unam aream in multas provincias divident

Cum te in illa vere magna sustuleris; quoties videbis exercitus subrectis ire vexillis et quasi magnum aliquid agatur, equitem modo ulteriora explorantem, modo a lateribus affusum, libebit dicere: "It nigrum campis agmen": formicarum iste discursus est, in angusto laborantium

Quid illis et nobis interest, nisi exigui mensura corpusculi
Il nostro impero tenga lontani i Daci al di là dellIstro, blocchi i Traci con lEmo; lEufrate ostacoli i Parti; il Danubio segni il confine fra i territori dei Sarmati e quelli dei Romani; il Reno ponga un limite alla Germania; i Pirenei innalzino le loro creste in mezzo fra la Gallia e la Spagna, una vasta landa desolata e sabbiosa si estenda fra lEgitto e gli Etiopi

[10] Se qualcuno desse alle formiche lintelletto umano, non dividerebbero forse anchesse ununica aia in molte province

Ma quando ti sarai innalzato a quelle altezze veramente grandi, ogni volta che vedrai eserciti avanzare con i vessilli alzati e i cavalieri, come se si facesse qualcosa di importante, ora precederli in avanscoperta, ora portarsi ai lati, ti verrà voglia di dire: va per i campi la nera fila: questo è un andirivieni di formiche che si affaticano in uno spazio angusto

Che differenza cè fra noi e loro, se non le dimensioni di un minuscolo corpicciolo

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 11-15

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 06; 11-15

[11] Punctum est istud in quo navigatis, in quo bellatis, in quo regna disponitis: minima, etiam cum illis utrimque Oceanus occurrit

Sursum ingentia spatia sunt, in quorum possessionem animus admittitur: at ita si minimum secum ex corpore tulit, si sordidum omne detersit, et expeditus levisque ac contentus modico emicuit

[12] Cum illa tetigit, alitur, crescit, ac velut vinculis liberatus, in originem redit; et hoc habet argumentum divinitatis suae, quod illum divina delectant, nec ut alienis interest, sed ut suis interest: secure spectat occasus siderum atque ortus, et tam diversas concordantium vias

Observat, ubi quaeque stella primum terris lumen ostendat, ubi culmen eius summum, qua cursus sit, quousque descendat

Curiosus spectator excutit singula, et quaerit
[11] un punto questo su cui navigate, su cui guerreggiate, su cui fondate regni: davvero piccolissimi anche quando loceano li bagna da entrambi i lati

In alto si trovano spazi immensi, nel possesso dei quali lanima è ammessa : ma a condizione che porti con sé il meno possibile di ciò che viene dal corpo, che si sia tersa da ogni impurità e si sia innalzata libera e leggera e contenta del poco

[12] Quando ha toccato quelle altezze, vi trova il suo nutrimento, cresce e, come liberata dalle catene, ritorna alla sua origine e ha una prova della sua natura divina nel fatto che è piacevolmente attratta dalle realtà divine, cui partecipa non come a cose daltri, ma come a cose che le appartengono: guarda tranquilla il tramontare e il sorgere degli astri e le loro orbite così diverse eppure così armoniose

Osserva il luogo in cui ciascuna stella cominci a mostrare alla terra la propria luce, dove si trovi lapogeo e il punto più alto del suo corso e sin dove essa discenda

Come spettatrice curiosa, fa ricerche e si interroga su ogni singola cosa
Quidni quaerat

Scit illa ad se pertinere

[13] Tunc contemnit domicilii prioris angustias

Quantum enim est, quod ab ultimis littoribus Hispaniae usque ad Indos iacet

Paucissimorum dierum spatium, si navem suus ventus implevit

At illa regio coelestis per trigirita annos velocissimo sideri viam praestat, nusquam resistenti, sed aequaliter cito

Illic demum discit, quod diu quaesivit: illic incipit Deum nosse

Quid est Deus

Mens universi

Quid est Deus

Quod vides totum, et quod non vides totum

Sic demum magnitudo sua illi redditur, qua nihil maius excogitari potest, sic solus est omnia, opus suum et extra et intra tenet

[14] Quid ergo interest inter naturam Dei et nostram
E perché non dovrebbe

Lanima sa che tutto ciò la riguarda direttamente

[13] Allora disprezza la limitatezza della sua precedente dimora

Qual è, infatti, la distanza che intercorre fra le coste più lontane della Spagna e lIndia

Uno spazio di pochissimi giorni, se un vento favorevole spinge la nave

Ma quella regione celeste offre un viaggio che dura trentanni al pianeta più veloce e che non si ferma in nessun punto e procede a velocità costante

Là finalmente impara ciò che a lungo ha ricercato, là comincia a conoscere Dio

Che cosè Dio

La mente delluniverso

Che cosè Dio

La totalità di ciò che vedi e di ciò che non vedi

Così finalmente si riconosce alla divinità la sua grandezza, della quale non si può pensare nulla di più grande, se è vero che Dio da solo è tutto, se abbraccia la sua opera sia dallinterno sia dallesterno

[14] Che differenza cè, dunque, tra la natura di Dio e la nostra

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Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 02; 21-25

Nostri melior pars animus est: in illo nulla pars extra animum; totus ratio est

Cum interim tantus error mortalia teneat, ut hoc, quo neque formosius est quidquam, nec dispositius, nec in proposito constantius, existiment homines fortuitum et casu volubile, ideoque tumultuosum inter fulmina, nubes, tempestates, et cetera quibus terrae ac terris vicina pulsantur

[15] Nec haec intra vulgum dementia est, sapientiam quoque professas contigit

Sunt qui patent, sibi ipsis animum esse, et quidem providum ac dispensantem singula, et sua, et aliena: hoc autem universum, in quo nos quoque sumus, expers esse consilii, et aut ferri temeritate quadam, aut natura nesciente quid faciat

[16] Quanti aestimas ista cognoscere, et rebus terminos ponere
La parte migliore di noi è lanima: in Lui non cè nessuna parte allinfuori dellanima; è tutto intelletto

Mentre invece così grande è lerrore che domina i mortali che gli uomini guardano a questo universo, di cui non esiste niente di più bello o meglio ordinato o più costante nel conformarsi ai fini che gli sono stati assegnati, come a qualcosa di fortuito e mutevole a caso e perciò agitato tra fulmini, nubi e tempeste e tutti gli altri fenomeni che sconvolgono la terra a le regioni vicine dellatmosfera

[15] E questa follia non è circoscritta al volgo, ma riguarda anche uomini che hanno fatto professione di saggezza

Ci sono alcuni che pensano di avere unanima e per di più capace di prevedere il futuro, che distribuisce equamente ogni cosa che appartiene a lei o ad altri: che invece questo universo nel quale anche noi ci troviamo, privo di capacità di deliberare, sia trascinato come da un cieco caso o dalla natura che non sa quello che fa

[16] Quanta importanza attribuisci al conoscere queste cose e a determinare i limiti delle cose

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