Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 09-10 Parte 01

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 09-10 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 09-10 Parte 01
Minus tibi accuratas a me epistulas mitti quereris

Quis enim accurate loquitur nisi qui vult putide loqui

Qualis sermo meus esset si una desideremus aut ambularemus, inlaboratus et facilis, tales esse epistulas meas volo, quae nihil habent accersitum nec fictum

Si fieri posset, quid sentiam ostendere quam loqui mallem

Etiam si disputarem, nec supploderem pedem nec manum iactarem nec attollerem vocem, sed ista oratoribus reliquissem, contentus sensus meos ad te pertulisse, quos nec exornassem nec abiecissem

Hoc unum plane tibi adprobare vellem, omnia me illa sentire quae dicerem, nec tantum sentire sed amare

Aliter homines amicam, aliter liberos osculantur; tamen in hoc quoque amplexu tam sancto et moderato satis apparet adfectus
Ti lamenti perché ti invio lettere scritte con minore ricercatezza

Ma con ricercatezza si esprime solo chi vuole essere manierato

Io voglio, invece, che le mie lettere siano quali sarebbero le mie parole se sedessimo o passeggiassimo insieme: semplici e chiare; non voglio che abbiano niente di artificioso o di falso

Se fosse possibile, preferirei mostrarti più che esprimerti i miei sentimenti

Anche se discutessi, non batterei i piedi e nemmeno agiterei le mani o alzerei la voce, ma lascerei tutti questi artifici agli oratori, accontentandomi di esternarti i miei sentimenti senza fronzoli o sciatterie

Un'unica cosa vorrei mostrarti chiaramente: che sento in me tutto quello che dico e non solo lo sento, ma lo amo

Gli uomini baciano l'amante in modo diverso che i figli, ma anche in questo abbraccio così puro e misurato l'affetto è abbastanza evidente
Non mehercules ieiuna esse et arida volo quae de rebus tam magnis dicentur neque enim philosophia ingenio renuntiat, multum tamen operae inpendi verbis non oportet

Haec sit propositi nostri summa: quod sentimus loquamur, quod loquimur sentiamus; concordet sermo cum vita

Ille promissum suum implevit qui et cum videas illum et cum audias idem est

Videbimus qualis sit, quantus sit: unus est

Non delectent verba nostra sed prosint

Si tamen contingere eloquentia non sollicito potest, si aut parata est aut parvo constat, adsit et res pulcherrimas prosequatur: sit talis ut res potius quam se ostendat

Aliae artes ad ingenium totae pertinent, hic animi negotium agitur

Non quaerit aeger medicum eloquentem, sed si ita competit ut idem ille qui sanare potest compte de iis quae facienda sunt disserat, boni consulet
Non voglio, perbacco, che si usi un linguaggio arido e scarno per argomenti tanto importanti: la filosofia non rinunzia all'elaborazione formale; non conviene, però sprecare fatica per le parole

Il nostro principale proposito deve essere di dire quello che sentiamo e di sentire quello che diciamo; vita e parole devono essere coerenti

Mantiene il suo impegno chi è sempre lo stesso a parole e a fatti

Vedremo le sue qualità e la sua grandezza: è il medesimo

Le nostre parole non devono essere piacevoli, ma utili

E tuttavia, se l'eloquenza scaturisce senza sforzo, facile o spontanea, ben venga e tratti argomenti di grande rilievo: ma evidenzi la sostanza, non se stessa

Le altre arti riguardano interamente la mente, qui è in gioco la salvezza dell'anima

L'ammalato non cerca un medico eloquente, ma se gli capita un uomo che possa guarirlo e che nello stesso tempo parli forbitamente delle cure necessarie, ne sarà contento
Non tamen erit quare gratuletur sibi quod inciderit in medicum etiam disertum; hoc enim tale est quale si peritus gubernator etiam formosus est

Quid aures meas scabis

quid oblectas

aliud agitur: urendus, secandus, abstinendus sum

Ad haec adhibitus es; curare debes morbum veterem, gravem, publicum; tantum negotii habes quantum in pestilentia medicus

Circa verba occupatus es

iamdudum gaude si sufficis rebus

Quando tam multa disces

quando quae didiceris adfiges tibi ita ut excidere non possint

quando illa experieris

Non enim, ut cetera, memoriae tradidisse satis est: in opere temptanda sunt; non est beatus qui scit illa, sed qui facit

'Quid ergo

infra illum nulli gradus sunt

statim a sapientia praeceps est

' Non, ut existimo; nam qui proficit in numero quidem stultorum est, magno tamen intervallo ab illis diducitur
Non c'è, tuttavia, motivo di rallegrarsi per aver incontrato un medico tanto eloquente; è come se un esperto pilota fosse anche bello

Perché solletichi le mie orecchie

Perché le blandisci

Ben altro è in gioco: devo essere cauterizzato, operato, messo a dieta

Questo è il tuo compito: devi curare una malattia di vecchia data, grave, diffusa; hai da fare quanto un medico in una epidemia

Ti preoccupi delle parole

Rallegrati se riesci a fare quello che devi

Quando imparerai tante cose

Quando fisserai le nozioni che hai appreso in modo da non dimenticarle più

Quando le metterai in pratica

Non basta, come le altre, ricordarle a memoria: bisogna sperimentarle in concreto; non è felice chi le conosce, ma chi le applica

Ma come

Al di sotto del saggio non ci sono altri stadi

Subito dopo la saggezza c'è l'abisso

Credo di no; chi sta progredendo è ancora nel numero degli stolti, ma c'è già un notevole distacco

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Inter ipsos quoque proficientes sunt magna discrimina: in tres classes, ut quibusdam placet, dividuntur

Primi sunt qui sapientiam nondum habent sed iam in vicinia eius constiterunt; tamen etiam quod prope est extra est

Qui sint hi quaeris

qui omnes iam adfectus ac vitia posuerunt, quae erant conplectenda didicerunt, sed illis adhuc inexperta fiducia est

Bonum suum nondum in usu habent, iam tamen in illa quae fugerunt decidere non possunt; iam ibi sunt unde non est retro lapsus, sed hoc illis de se nondum liquet: quod in quadam epistula scripsisse me memini, 'scire se nesciunt'

Iam contigit illis bono suo frui, nondum confidere
E anche tra quegli stessi che stanno progredendo ci sono grandi differenze: certi li dividono in tre gruppi

Primo: quelli che non possiedono ancora la saggezza, ma le sono ormai arrivati vicino; nondimeno anche ciò che è vicino è fuori

Chi sono

Quegli uomini che si sono liberati da tutte le passioni e i vizi e hanno imparato i concetti necessari, ma non hanno messo alla prova il loro impegno

Non hanno ancora dimestichezza col bene che hanno raggiunto e tuttavia non possono più cadere negli errori da cui sono fuggiti; sono ormai arrivati a un punto da dove non possono cadere all'indietro, ma questo non lo hanno ancora chiaro: ricordo di averlo scritto in una lettera: Non sanno di sapere

Usufruiscono del loro bene, ma non ne sono ancora sicuri
Quidam hoc proficientium genus de quo locutus sum ita conplectuntur ut illos dicant iam effugisse morbos animi, adfectus nondum, et adhuc in lubrico stare, quia nemo sit extra periculum malitiae nisi qui totam eam excussit; nemo autem illam excussit nisi qui pro illa sapientiam adsumpsit

Quid inter morbos animi intersit et adfectus saepe iam dixi

Nunc quoque te admonebo: morbi sunt inveterata vitia et dura, ut avaritia, ut ambitio; nimio artius haec animum inplicuerunt et perpetua eius mala esse coeperunt

Ut breviter finiam, morbus est iudicium in pravo pertinax, tamquam valde expetenda sint quae leviter expetenda sunt; vel, si mavis, ita finiamus: nimis inminere leviter petendis vel ex toto non petendis, aut in magno pretio habere in aliquo habenda vel in nullo
Alcuni comprendono in questa classe di neofiti, di cui si è detto, quegli uomini che sono ormai sfuggiti alle malattie dell'anima, ma non alle passioni, e stanno ancora su un terreno malcerto, perché solo chi si è scrollato di dosso la malvagità non corre più nessun pericolo; ma se l'è scrollata di dosso solo chi in cambio ha conquistato la saggezza

Ho già parlato spesso della differenza tra passioni e malattie dello spirito

Ma voglio ricordartela anche adesso: malattie sono i vizi radicati e tenaci come l'avarizia o l'ambizione; hanno avviluppato strettamente l'anima e sono diventati mali permanenti

Per farla breve: malattia è il pervicace proposito al male, come ricercare con accanimento beni trascurabili; o, se preferisci, concludiamo così: aspirare troppo a beni che vanno ricercati con moderazione o tralasciati del tutto, oppure apprezzare molto beni di scarso o di nessun valore

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Adfectus sunt motus animi inprobabiles, subiti et concitati, qui frequentes neglectique fecere morbum, sicut destillatio una nec adhuc in morem adducta tussim facit, adsidua et vetus pthisin

Itaque qui plurimum profecere extra morbos sunt, adfectus adhuc sentiunt perfecto proximi

Secundum genus est eorum qui et maxima animi mala et adfectus deposuerunt, sed ita ut non sit illis securitatis suae certa possessio; possunt enim in eadem relabi

Tertium illud genus extra multa et magna vitia est, sed non extra omnia

Effugit avaritiam sed iram adhuc sentit; iam non sollicitatur libidine, etiamnunc ambitione; iam non concupiscit, sed adhuc timet, et in ipso metu ad quaedam satis firmus est, quibusdam cedit: mortem contemnit, dolorem reformidat
Le passioni, invece, sono i moti dell'anima riprovevoli, improvvisi e violenti, che, ripetuti e trascurati, provocano la malattia; facciamo un esempio: il catarro, quando è un'affezione momentanea ed episodica, porta la tosse, ma se è cronico e di vecchia data fa venire la tisi

Perciò chi ha fatto molti progressi è ormai fuori dal pericolo di malattie, ma nonostante sia vicino alla perfezione avverte ancora le passioni

Al secondo gruppo appartengono quegli uomini che si sono liberati dai mali peggiori dell'anima e dalle passioni, ma non al punto da essere sicuri della conquistata serenità: possono, difatti, ripiombare nei medesimi vizi

Il terzo gruppo si è liberato di molti gravi vizi, ma non di tutti

sfuggito all'avarizia, ma è ancora soggetto all'ira; non è più preda della lussuria, ma lo è ancora dell'ambizione; non ha desideri sfrenati, ma ha ancora molte paure, e nella paura di fronte a certe evenienze è abbastanza fermo, di fronte ad altre cede: disprezza la morte, teme il dolore
De hoc loco aliquid cogitemus: bene nobiscum agetur, si in hunc admittimur numerum

Magna felicitate naturae magnaque et adsidua intentione studii secundus occupatur gradus; sed ne hic quidem contemnendus est color tertius

Cogita quantum circa te videas malorum; aspice quam nullum sit nefas sine exemplo, quantum cotidie nequitia proficiat, quantum publice privatimque peccetur: intelleges satis nos consequi, si inter pessimos non sumus

'Ego vero' inquis 'spero me posse et amplioris ordinis fieri

' Optaverim hoc nobis magis quam promiserim: praeoccupati sumus, ad virtutem contendimus inter vitia districti

Pudet dicere: honesta colimus quantum vacat

At quam grande praemium expectat, si occupationes nostras et mala tenacissima abrumpimus
Facciamo qualche riflessione su questo punto: ci va già bene se apparteniamo all'ultimo gruppo

Il secondo possiamo raggiungerlo, se abbiamo una buona predisposizione naturale e attraverso un'assidua e grande applicazione allo studio; ma non dobbiamo disprezzare nemmeno il terzo gruppo

Pensa a quanti mali vedi intorno a te; guarda quanti esempi di ogni delitto, quanto si diffonda giorno dopo giorno la malvagità, quali colpe si commettano nella sfera pubblica e privata: capirai che è già un buon risultato se non siamo tra i peggiori

Ma io spero, mi dici, di poter far parte anche del gruppo superiore

Più che prometterlo, io lo desidererei: siamo assaliti da ogni parte, aspiriamo alla virtù assediati dai vizi

Mi vergogno a dirlo: curiamo la virtù nei ritagli di tempo

Ma che grande premio ci aspetta se riusciamo a farla finita con le nostre occupazioni e con i mali più incalliti

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Non cupiditas nos, non timor pellet; inagitati terroribus, incorrupti voluptatibus, nec mortem horrebimus nec deos; sciemus mortem malum non esse, deos malo non esse

Tam inbecillum est quod nocet quam cui nocetur: optima vi noxia carent

Expectant nos, si ex hac aliquando faece in illud evadimus sublime et excelsum, tranquillitas animi et expulsis erroribus absoluta libertas

Quaeris quae sit ista

Non homines timere, non deos; nec turpia velle nec nimia; in se ipsum habere maximam potestatem: inaestimabile bonum est suum fieri

Vale

Inimicitias mihi denuntias si quicquam ex iis quae cotidie facio ignoraveris

Vide quam simpliciter tecum vivam: hoc quoque tibi committam

Philosophum audio et quidem quintum iam diem habeo ex quo in scholam eo et ab octava disputantem audio

'Bona' inquis 'aetate

' Quidni bona
Non ci colpiranno cupidigia e terrore; senza i turbamenti della paura e la corruzione dei piaceri non avremo più timore della morte e neppure degli dèi; ci renderemo conto che la morte non è un male e che gli dèi non ci fanno del male

Quello che nuoce è debole quanto colui a cui nuoce: gli esseri migliori non hanno forza nociva

Se un giorno riusciremo ad arrivare da questa feccia in quel mondo sublime ed eccelso, ci aspettano la serenità e, dissipati tutti gli inganni, una libertà incondizionata

Cos'è questa libertà

Non temere gli uomini e nemmeno gli dèi: non concepire desideri turpi o sfrenati, avere un grandissimo dominio di se stessi; appartenersi è un bene inestimabile

Stammi bene

Minacci di non essermi più amico, se non ti informerò di tutto quello che faccio giornalmente

Guarda come sono schietto con te: ti confiderò anche questo

Vado a sentire un filosofo; già da cinque giorni frequento la sua scuola e lo ascolto parlare alle due del pomeriggio

proprio l'età giusta osservi

E perché non dovrebbe essere quella giusta
quid autem stultius est quam quia diu non didiceris non discere

'Quid ergo

idem faciam quod trossuli et iuvenes

' Bene mecum agitur si hoc unum senectutem meam dedecet: omnis aetatis homines haec schola admittit

'In hoc senescamus, ut iuvenes sequamur

' In theatrum senex ibo et in circum deferar et nullum par sine me depugnabit: ad philosophum ire erubescam

Tamdiu discendum est quamdiu nescias; si proverbio credimus, quamdiu vivas

Nec ulli hoc rei magis convenit quam huic: tamdiu discendum est quemadmodum vivas quamdiu vivas

Ego tamen illic aliquid et doceo

Quaeris quid doceam

etiam seni esse discendum

Pudet autem me generis humani quotiens scholam intravi

Praeter ipsum theatrum Neapolitanorum, ut scis, transeundum est Metronactis petenti domum
da stupidi non voler imparare solo perché per tanto tempo non lo si è fatto

E allora

Dovrei fare come i bellimbusti e i giovanotti

Mi va bene se è l'unica cosa sconveniente alla mia vecchiaia: questo tipo di scuola ammette uomini di ogni età

E noi invecchiamo per seguire i giovani

Sono vecchio, eppure andrò a teatro, al circo, assisterò a tutti gli spettacoli di gladiatori e dovrei arrossire perché vado a scuola da un filosofo

Devi imparare finché non sai; anzi, a credere al proverbio, finché vivi

Il che torna perfettamente con quanto segue: finché hai vita devi imparare a vivere

Tuttavia anch'io insegno qualcosa lì

Che cosa

Che anche un vecchio deve imparare

Ogni volta che entro a scuola mi vergogno del genere umano

Per andare a casa di Metronatte si deve, come sai, oltrepassare il teatro dei Napoletani

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Illud quidem fartum est, et ingenti studio quis sit pythaules bonus iudicatur; habet tubicen quoque Graecus et praeco concursum: at in illo loco in quo vir bonus quaeritur, in quo vir bonus discitur, paucissimi sedent, et hi plerisque videntur nihil boni negotii habere quod agant; inepti et inertes vocantur

Mihi contingat iste derisus: aequo animo audienda sunt inperitorum convicia et ad honesta vadenti contemnendus est ipse contemptus

Perge, Lucili, et propera, ne tibi accidat quod mihi, ut senex discas; immo ideo magis propera quoniam id nunc adgressus es quod perdiscere vix senex possis

'Quantum' inquis 'proficiam

' Quantum temptaveris

Quid expectas

nulli sapere casu obtigit

Pecunia veniet ultro, honor offeretur, gratia ac dignitas fortasse ingerentur tibi: virtus in te non incidet
strapieno e vi si giudica con grande attenzione chi sia un buon flautista; anche il trombettiere greco e l'araldo richiamano molta gente: ma in quella scuola dove si ricerca l'uomo virtuoso e si impara a diventare virtuosi, ci sono pochissime persone, e i più ritengono che costoro non hanno niente di buono da fare; li definiscono inetti e fannulloni

Tocchi anche a me questo scherno: gli insulti degli ignoranti bisogna ascoltarli senza scomporsi e se uno aspira alla virtù deve disprezzare il disprezzo stesso

Vai avanti, Lucilio, e affrettati, perché non ti accada come a me, di imparare da vecchio; anzi affrettati ancora di più perché hai intrapreso studi che potresti a stento concludere da vecchio

Quanti progressi farò

mi chiedi, Proporzionati ai tuoi sforzi

Che aspetti

A nessuno capita di diventare saggio per caso

Il denaro arriverà spontaneamente; una carica sarà offerta, favori e crediti ti verranno forse messi davanti: ma la virtù non può capitarti per caso

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