Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 01 - 15, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 01 - 15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 01 - 15
'Non ego haec' inquit 'incertis iactata rumoribus et cupidius credita, quia vera esse de inimico crimina volebam, adfero ad vos, patres conscripti, sed conperta et explorata, haud secus quam si speculator missus a vobis subiecta oculis referrem; neque relicto regno meo, quod amplum et egregium vos fecistis, mare tantum traiecissem, ut vana ad vos adferendo fidem abrogarem mihi; cernebam nobilissimas Asiae et Graeciae civitates in dies magis denudantis iudicia sua, mox, si permitteretur, eo processuras, unde receptum ad paenitendum non haberent; cernebam Persea non continentem se Macedoniae regno, alia armis occupantem, alia, quae vi subigi non possent, favore ac benivolentia conplectentem; videbam, quam inpar esset sors, cum ille vobis bellum - pararet- , vos ei securam pacem praestaretis, quamquam mihi quidem non parare, sed gerere paene bellum videbatur Queste notizie disse ve le riferisco, non come diffuse da voci incontrollate e interessatamente da me ritenute per vere, solo perché tali volevo fossero le colpe del nemico, o senatori, ma come accertate e toccate con mano, non diversamente che se vi riferissi, in qualità di vostro informatore, di cose cadute sotto i miei occhi; né lasciato il mio regno, che siete stati voi a rendere grande e cospicuo, avrei varcato così vasta distesa di mare, per esser smentito dal fatto di riportarvi notizie immaginarie; vedevo che le più famose libere città d'Asia e di Grecia ogni giorno di più non facevano mistero delle proprie scelte, anzi presto, a lasciarle fare, sarebbero arrivate ad un punto, donde non avrebbero più avuto modo di tornare indietro e pentirsi; vedevo Perseo, incapace di contenersi entro i limiti del suo regno, alcune città occupar con le armi, altre, che non potevano esser conquistate di forza, avvolgerle nelle spire dei suoi favori e della sua benevolenza; vedevo la disparità di situazione fra lui che vi - preparava- la guerra e voi che gli assicuravate una pace senza sospetti, per quanto almeno a me sembrasse che egli non stava preparando la guerra, ma poco mancava che la facesse
Abrupolim, socium atque amicum vestrum, regno expulit; Arthetaurum Illyrium, quia scripta ab eo quaedam vobis conperit, socium item atque amicum vestrum, interfecit; Eversam et Callicritum Thebanos, principes civitatis, quia liberius adversus eum in concilio Boeotorum locuti fuerant delaturosque ad vos, quae agerentur, professi erant, tollendos curavit; auxilium Byzantiis adversus foedus tulit; Dolopiae bellum intulit; Thessaliam et Doridem cum exercitu pervasit, ut in bello intestino deterioris partis auxilio meliorem adfligeret; confudit et miscuit omnia in Thessalia Perrhaebiaque spe novarum tabularum, ut manu debitorum obnoxia sibi optumates opprimeret

Haec cum vobis quiescentibus et patientibus fecerit et concessam sibi Graeciam esse a vobis videat, pro certo habet neminem sibi, antequam in Italiam traiecerit, armatum occursurum
Abrupoli, vostro alleato ed amico, ha cacciato dal regno; Artetauro d'Illiria, parimenti vostro alleato ed amico, solo per aver saputo che vi aveva mandato missive, l'ha ucciso; Eversa e Callicrito di Tebe, capi della loro libera città, perché nell'assemblea del Beoti avevano parlato in termini di eccessiva franchezza contro di lui e dichiarato che vi avrebbero riferito quanto si stava tramando, li ha fatti fuori; contro i patti ha portato soccorso a Bisanzio; ha fatto guerra alla Dolopia; ha invaso con l'esercito la Tessaglia e la Doride per abbattere il partito oligarchico con l'aiuto dei democratici quando scoppiasse la guerra civile; ha tramestato ogni cosa in Tessaglia e in Perrebia facendo balenare la speranza di nuovi registri dei debiti, allo scopo di rintuzzare gi ottimati con la schiera dei debitori a lui devota

Agendo così mentre voi ve ne state a guardare, rassegnati, e accorgendosi che la Grecia gliela avete ceduta, è sicuro che nessuno con le armi in pugno gli si farà incontro, prima di metter piede in Italia
Hoc quam vobis tutum aut honestum sit, vos videritis: ego certe mihi turpe esse duxi, prius Persea ad bellum inferendum, quam me socium ad praedicendum, ut caveretis, venire in Italiam

Functus necessario mihi officio, et quodam modo liberata atque exonerata fide mea, quid ultra facere possum, quam uti deos deasque precer, ut vos et vestrae rei publicae et nobis sociis atque amicis, qui ex vobis pendemus, consulatis

' [14] Haec oratio movit patres conscriptos

Ceterum in praesentia nihil, praeterquam fuisse in curia regem, scire quisquam potuit: eo silentio clausa curia erat

Bello denique perfecto, quaeque dicta ab rege quaeque responsa essent, emanavere

Persei deinde regis legatis post paucos dies senatus datus est
Questo suo atteggiamento quanto sia per voi rassicurante od onorevole, vedetevelo voi; io almeno per me ho stimato vergognoso che prima venisse in Italia Perseo a farvi guerra che io, vostro alleato, a raccomandarvi di stare in guardia

Adempiuto un dovere per me irrinunciabile e in certo senso sciolta e liberata da ogni rimorso la mia fedeltà, cos'altro posso fare se non rivolgere la mia preghiera agli dèi e alle dee perché voi sappiate provvedere all'interesse e dello stato e di noi, alleati ed amici, la cui salvezza è appesa alla vostra

[14] Queste parole scossero i senatori

Ma sul momento nessuno riuscì a sapere altro, se non che il re era stato ricevuto nella curia: di tal silenzio si era avvolta la curia

Poi, a guerra finita, filtrarono le parole pronunciate dal re e la risposta

Successivamente, di lì a pochi giorni, fu data udienza in senato agli ambasciatori del re Perseo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 26 - 49

Ceterum praeoccupatis non auribus magis quam animis ab Eumene rege, omnis et defensio et deprecatio legatorum respuebatur; et exasperavit animos ferocia nimia Harpali, qui princeps legationis erat

Is velle quidem et laborare dixit regem, ut purganti, se nihil hostile dixisse aut fecisse, fides habeatur: ceterum si pervicacius causam belli quaeri videat, forti animo defensurum se

Martem communem esse et eventum incertum belli

Omnibus civitatibus Graeciae atque Asiae curae erat, quid Persei legati, quid Eumenes in senatu egisset; et propter adventum eius, quem moturum aliquid rebantur, miserant pleraeque civitates alia in speciem praeferentis legatos

Et legatio Rhodiorum ~erat hac falsa iturus princeps, haud dubius, quin Eumenes civitatis quoque suae - crimina- Persei criminibus iunxisset
Ma non però le orecchie, bensì gli animi essendo prevenuti dalle dichiarazioni di Eumene, ogni giustificazione c preghiera degli ambasciatori veniva respinta; ed esasperò gli animi l'arroganza di Arpalo, il capo dell'ambasceria

Egli disse che il re voleva ed esigeva a ogni costo che si prestasse fede alla sua discolpa di non aver mai nulla detto o fatto con animo ostile: del resto se vedeva chesi andava ostinatamente in cerca di un pretesto di guerra, si sarebbe difeso da coraggioso

Marte non ha preferenze e l'esito della guerra non è mai scontato

Tutte le città di Grecia e di Asia avevano interesse alle trattative in senato con i legati di Perseo e con Eumene; e a cagione della presenza di lui, che nella opinione comune avrebbe dovuto provocar qualche effetto, la più parte di esse avevano inviato legati con vari diversivi a pretesto

C'era anche l'ambasceria dei Rodii con a capo Satiro, tutto convinto che Eumene avesse accomunate a quelle di Perseo anche -le colpe- della propria città
Itaque omni modo per patronos hospitesque disceptandi cum rege locum in senatu quaerebat

Quod cum - non- contigisset, libertate intemperanti invectus in regem, quod Lyciorum gentem adversus Rhodios concitasset graviorque Asiae esset, quam Antiochus fuisset, popularem quidem - neque Asiae- ingratam populisnam eo quoque iam favor Persei veneratorationem habuit, ceterum invisam senatui inutilemque sibi et civitati suae

Eumeni vero conspiratio adversus eum favorem - maiorem- apud Romanos fecit

Ita omnes ei honores habiti donaque quam amplissima data cum sella curuli atque eburneo scipione
E perciò ad ogni costo, giovandosi dei suoi protettori e degli ospiti, cercava di aver l'occasione per discutere in senato con il re

- Non- avendola ottenuta, con smodata libertà di parola inveendo contro il re, che aveva, a suo dire, sobillato i Licii contro i Rodii ed era alle genti dell'Asia più molesto di quanto fosse stato Antioco, pronunciò un discorso accetto alla plebe senz'essere sgradito ai popoli - dell'Asia- - ché sin là s'eran diffuse le simpatie verso Perseo -, ma odioso al senato e inefficace alla causa sua e della patria

Ma ad Eumene accrebbe favore tra i Romani il fronte comune contro di lui dei suoi avversari

Così gli furono tributati tutti gli onori ed offerti i più splendidi doni possibili, insieme con un seggio curule e uno scettro d'avorio

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Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 31-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 31-40

[15] Legationibus dimissis cum Harpalus, quanta maxima celeritate poterat, regressus in Macedoniam nuntiasset regi, nondum quidem parantis bellum reliquisse se Romanos, sed ita infestos, ut facile appareret, non dilaturos, et ipse, praeterquam quod et ita credebat futurum, iam etiam volebat, in flore virium se credens esse

Eumeni ante omnis infestus erat; a cuius sanguine ordiens bellum, Evandrum Cretensem, ducem auxiliorum, et Macedonas tres adsuetos ministeriis talium facinerum ad caedem regis subornat litterasque eis dat ad Praxo hospitam, principem auctoritate et opibus Delphorum

Satis constabat, Eumenem, ut sacrificaret Apollini, Delphos escensurum

Praegressi cum Evandro insidiatores nihil aliud ad peragendum inceptum quam loci opportunitatem, omnia circumeuntes, quaerebant
[15] Congedate quelle ambascerie Arpalo, rientrato in tutta fretta nella Macedonia annunziò al re di aver lasciato i Romani non ancora pronti alla guerra, ma di così ostili intenzioni da far supporre che non ne avrebbero rirnandato l'inizio, e d'altra parte il re, oltre a ritenere ch'essa fosse ormai inevitabile, già da tempo anche era impaziente di muoverla, credendo di essere all'apice della potenza

Ad Eumene sopra a tutti era ostile; dal cui sangue dando esca all'incendio istiga Evandro di Creta, capo delle milizie ausiliarie, e tre macedoni, avvezzi a eseguire tali colpi, ad uccidere il re e consegna loro una lettera per Prasso, da cui soleva ricevere ospitalità, la prima autorità dei Delfi per prestigio e ricchezza

Risultava che Eumene, per faresacrificio ad Apollo, sarebbe salito a Delfi

Anticipandolo, sotto la guida di Evandro, quei ribaldi non cercavano altro, per attuare l'insidia, che il luogo adatto, aggirandosi per ogni dove
Escendentibus ad templum a Cirrha, priusquam perveniretur ad frequentia aedificiis loca, maceria erat ab laeva ad semitam paulum extantem a fundamento, qua singuli transirent; dextra pars labe terrae in aliquantum altitudinis derupta erat

Post maceriam se abdiderunt gradibus adstructis, ut ex ea velut e muro tela in praetereuntem conicerent

Primo a mari circumfusa turba amicorum ac satellitum procedebat, deinde extenuabant paulatim angustiae agmen

Ubi ad eum locum ventum est, qua singulis eundum erat, primus semitam ingressus Pantaleon, Aetoliae princeps, cum quo institutus regi sermo erat

Tum insidiatores exorti saxa duo ingentia devoluunt, quorum altero caput ictum est regi, altero umerus; sopitusque ex semita procidit in declive, multis super prolapsum iam saxis congestis
Chi risaliva la china da Cirra verso il santuario, prima di giungere dove le costruzioni si fanno più fitte, sulla sinistra incontrava un muretto in vicinanza di un viottolo un po' rilevato rispetto alla base del muro, dove si doveva passare uno alla volta, e dal lato destro per una frana del terreno un dirupo alquanto profondo

Dietro il muretto si appostarono, apprestando scalini per lanciare di là come da un riparo dardi al passaggio del re

Dapprima, avanzando dal mare, questi procedeva tra un'ampia folla di amici e di guardie del corpo: poi, la strettezza del viottolo assottigliava man mano la schiera, allungandola

Quando si giunse in quel punto, dove bisognava andare uno ad uno, imboccò per primo il viottolo Pantaleone, il capo dell'Etolia, col quale il re aveva attaccato il discorso

Allora gli uomini in agguato scattano su e rotolano due grossi macigni, uno dei quali colpì il re alla testa, l'altro alla spalla; ed egli cadde tramortito, dal viottolo precipitando nel dirupo, e su di lui crollato a terra, si erano ammucchiate già molte pietre

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Et ceteri quidem, etiam amicorum et satellitum - turba- , postquam cadentem videre, diffugiunt; Pantaleon contra inpavidus mansit ad protegendum regem E tutti gli altri, compresa - la folla- di amici e di guardie, vistolo cadere, si danno a fuggire in ogni direzione; invece Pantaleone rimase lì impavido a proteggere il re

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