Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 05 - 07

Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 05 - 07

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 05 - 07

#livio #abUrbeCondita
[5] Post haec tribuni quoque plebi qui se intercessuros professi erant, cum pauca in eandem sententiam adiecissent, tum L Valerius pro rogatione ab se promulgata ita disseruit: 'si privati tantummodo ad suadendum dissuadendumque id quod ab nobis rogatur processissent, ego quoque, cum satis dictum pro utraque parte existimarem, tacitus suffragia vestra expectassem: nunc cum vir clarissimus, consul M Porcius, non auctoritate solum, quae tacita satis momenti habuisset, sed oratione etiam longa et accurata insectatus sit rogationem nostram, necesse est paucis respondere

Qui tamen plura verba in castigandis matronis quam in rogatione nostra dissuadenda consumpsit, et quidem ut in dubio poneret utrum id quod reprenderet matronae sua sponte an nobis auctoribus fecissent

Rem defendam, non nos, in quos iecit magis hoc consul verbo tenus quam ut re insimularet
[5] Dopo di ciò, avendo aggiunto poche parole nello stesso senso anche i tribuni della plebe che avevano dichiarato di opporsi alla proposta, Lucio Valerio così parlò in difesa del progetto da lui presentato: Se a parlare pro o contro la nostra proposta si fossero fatti avanti soltanto dei privati io, ritenendo che si fosse detto abbastanza nelluno e nellaltro senso, avrei atteso il vostro voto senza più prendere la parola; ora però che un uomo così illustre come il console Marco Porcio si è schierato contro la nostra proposta non solo con la sua autorità, che anche senza le sue parole avrebbe avuto peso notevole, ma con un lungo ed elaborato discorso, è necessario rispondere brevemente

E lui ha però speso più parole nel rimproverare le donne che nel combattere la nostra proposta, fino a mettere in dubbio se latteggiamento che loro rimproverava fosse spontaneo o da noi provocato

Tale comportamento io difenderei, non la mia persona, contro la quale il console si è scagliato più con parole che con accuse fondate
Coetum et seditionem et interdum secessionem muliebrem appellavit quod matronae in publico vos rogassent ut legem in se latam per bellum temporibus duris in pace et florenti ac beata re publica abrogaretis

Verba magna quae rei augendae causa conquirantur et haec et alia esse scio, et M Catonem oratorem non solum gravem sed interdum etiam trucem esse scimus omnes, cum ingenio sit mitis

Nam quid tandem novi matronae fecerunt, quod frequentes in causa ad se pertinente in publicum processerunt

Nunquam ante hoc tempus in publico apparuerunt

Tuas adversus te Origines revolvam

Accipe quotiens id fecerint, et quidem semper bono publico

Iam a principio, regnante Romulo, cum Capitolio ab Sabinis capto medio in foro signis conlatis dimicaretur, nonne intercursu matronarum inter acies duas proelium sedatum est

Quid
Ha chiamato assembramento, sedizione e talvolta secessione delle donne il fatto che esse vi abbiano chiesto in pubblico di abrogare ora, in pace e mentre lo stato è prospero e felice, una legge promulgata contro di loro durante la guerra, in tempi difficili

Io so che questi e altri del genere sono grandi parole che sono ricercate per ampliare la questione, e so che Marco Catone è un oratore non solo deciso ma a volte persino feroce, pur essendo la sua indole mite

Che cosa infine hanno fatto di tanto inusitato le donne mostrandosi numerose in pubblico per un affare che le riguardava

Non si sono mai mostrate in pubblico prima dora

Sfoglierò contro dite le tue Origini

Ascolta quante volte lhanno fatto, e sempre per il bene comune

Fin dallinizio, sotto il regno di Rornolo, quando, occupato il Campidoglio dai Sabini, si combatteva nel foro una battaglia regolare, la battaglia non fu forse interrotta dalle donne accorse tra le due schiere

E che
Regibus exactis cum Coriolano Marcio duce legiones Volscorum castra ad quintum lapidem posuissent, nonne id agmen quo obruta haec urbs esset matronae averterunt

Iam urbe capta a Gallis aurum quo redempta urbs est nonne matronae consensu omnium in publicum contulerunt

Proximo bello, ne antiqua repetam, nonne et, cum pecunia opus fuit, viduarum pecuniae adiuverunt aerarium et, cum di quoque novi ad opem ferendam dubiis rebus accerserentur, matronae uniuersae ad mare profectae sunt ad matrem Idaeam accipiendam

Dissimiles, inquis, causae sunt

Nec mihi causas aequare propositum est: nihil novi factum purgare satis est

Ceterum quod in rebus ad omnes pariter viros feminas pertinentibus fecisse eas nemo miratus est, in causa proprie ad ipsas pertinente miramur fecisse
Dopo la cacciata dei re quando, sotto la guida di Marco Coriolano, le legioni dei Volsci si erano accampate a cinque miglia da Roma, non furono le donne ad allontanare da Roma quellesercito dal quale questa città sarebbe stata distrutta

E poi quando la città fu conquistata dai Galli, non furono le donne a dare per lo stato, di comune accordo, il denaro che la riscattò

Nellultima guerra, per non andare in cerca di antichi episodi, quando ci fu bisogno di denaro, non fu il denaro delle vedove a venire in aiuto dellerario, e quando si andava anche in cerca di nuove divinità perché ci soccorressero in una così difficile situazione, non andarono forse le donne, tutte quante, sulla sponda del mare per accogliere la Madre dellIda

Le questioni, tu dici, sono diverse

Né io voglio metterle sullo stesso piano; mi è sufficiente discolparle dallaccusa di aver fatto qualcosa di nuovo

E poi ciò che nessuno si è meravigliato esse abbiano fatto in una questione che interessava tutti egualmente, uomini e donne, ci meravigliano lo abbiano fatto ora in una questione che particolarmente le riguarda

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Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 06 - 10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 06 - 10

Quid autem fecerunt

Superbas, me dius fidius, aures habemus si, cum domini servorum non fastidiant preces, nos rogari ab honestis feminis indignamur

[6] Venio nunc ad id de quo agitur

In quo duplex consulis oratio fuit; nam et legem ullam omnino abrogari est indignatus et eam praecipue legem quae luxuriae muliebris coercendae causa lata esset

Et illa communis pro legibus visa consularis oratio est, et haec adversus luxuriam severissimis moribus conveniebat; itaque periculum est, nisi quid in utraque re vani sit docuerimus, ne quis error vobis offundatur
E in fondo che cosa hanno fatto

In fede mia abbiamo orecchie davvero superbe se mentre i padroni non mostrano fastidio delle suppliche dei ci sdegnamo per le domande di donne oneste

[6]Vengo ora alla nostra questione

In proposito due sono state le argomentazioni del console: si è sdegnato per labrogazione di una qualsiasi legge in generale, e poi di quella legge che venne votata per frenare il lusso femminile in particolare

E quel discorso a difesa delle leggi in generale è sembrato ben degno di un console, mentre quello particolare contro il lusso ben si addiceva alla sua estrema severità di costumi;esiste perciò il rischio che, se non vi mostreremo le manchevolezze delle due argomentazioni, qualche errore vi offuschi la vista
Ego enim quemadmodum ex iis legibus quae non in tempus aliquod sed perpetuae utilitatis causa in aeternum latae sunt nullam abrogari debere fateor, nisi quam aut usus coarguit aut status aliquis rei publicae inutilem fecit, sic quas tempora aliqua desiderarunt leges, mortales, ut ita dicam, et temporibus ipsis mutabiles esse video

Quae in pace lata sunt, plerumque bellum abrogat, quae in bello, pax, ut in navis administratione alia in secunda, alia in adversa tempestate usui sunt

Haec cum ita natura distincta sint, ex utro tandem genere ea lex esse uidetur quam abrogamus

quae vetus
Io difatti come ammetto che di quelle leggi che sono state votate per sempre, non per una circostanza particolare ma per motivi di utilità permanente, nessuna deve essere abrogata, a meno che lesperienza labbia condannata o una determinata condizione della cosa pubblica labbia resa inutile, così vedo che le leggi richieste da circostanze particolari sono, per così dire, mortali, e possono mutare col mutare delle circostanze

Le leggi votate in tempo di pace di solito la guerra le fa abrogare, quelle votate in tempo di guerra le fa abrogare la pace, così come nel governo della nave certe manovre sono necessarie quando il tempo è favorevole, certe altre quando è avverso

Poiché questa ne è la naturale divisione, di che tipo infine sembra essere la legge che vogliamo abrogare

forse una legge antica

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 51-61

Regia lex simul cum ipsa urbe nata aut, quod secundum est, ab decemviris ad condenda iura creatis in duodecim tabulis scripta, sine qua cum maiores nostri non existimarint decus matronale servari posse, nobis quoque verendum sit ne cum ea pudorem sanctitatemque feminarum abrogemus

Quis igitur nescit nouam istam legem esse, Q Fabio et Ti Sempronio consulibus viginti ante annis latam

Sine qua cum per tot annos matronae optimis moribus vixerint, quod tandem ne abrogata ea effundantur ad luxuriam periculum est

Nam si ista lex aut ideo lata esset ut finiret libidinem muliebrem, verendum foret ne abrogata incitaret: cur sit autem lata, ipsum indicabit tempus
Una legge dellepoca dei re nata contemporaneamente alla città oppure (questo viene subito dopo) scritta nelle dodici tavole dai decemviri nominati per fondare il diritto, una legge senza la quale i nostri antenati giudicarono non potersi salvaguardare lonore delle donne, per cui anche noi dovremmo temere di abrogare, insieme ad essa, il pudore e la castità delle donne

Ma chi ignora che questa è una lcgge recente, votata venti anni fa sotto il consolato di Quinto Fabio e di Tiberio Sernpronio

E visto che per tanti anni senza di essa le donne sono vissute con ottimi costumi, che pericolo cè, infine, che una volta abrogata si lascino andare a un lusso eccessivo

Se codesta legge fosse antica o se fosse stata votata per porre un freno ai desideri femminili ci sarebbe da temere cli acuirli abrogandola; ma il motivo per cui fu votata ce lo indicheranno le circostanze medesime
Hannibal in Italia erat, victor ad Cannas; iam Tarentum, iam Arpos, iam Capuam habebat; ad urbem Romam admoturus exercitum videbatur; defecerant socii; non milites in supplementum, non socios navales ad classem tuendam, non pecuniam in aerario habebamus; servi quibus arma darentur ita ut pretium pro iis bello perfecto dominis solveretur emebantur; in eandem diem pecuniae frumentum et cetera quae belli usus postulabant praebenda publicani se conducturos professi erant; servos ad remum numero ex censu constituto cum stipendio nostro dabamus; aurum et argentum omne ab senatoribus eius rei initio orto in publicum conferebamus; viduae et pupilli pecunias suas in aerarium deferebant; cautum erat quo ne plus auri et argenti facti, quo ne plus signati argenti et aeris domi haberemustali tempore in luxuria et ornatu matronae occupatae erant, ut ad eam coercendam Oppia lex desiderata sit, cum quia Cereris sacrificium lugentibus omnibus matronis intermissum erat, senatus finiri luctum triginta diebus iussit Annibale era in Italia, vincitore a Canne; occupava già Taranto, Aspi , Capua; sembrava stesse per far marciare lesercito contro Roma; gli alleati avevano defezionato; non avevamo soldati di rincalzo, non alleati navali per armare la flotta, non denaro nellerario; si compravano, per armarli, degli schiavi, con lintesa che il loro prezzo sarebbe stato pagato ai padroni a guerra finita;i pubblicani si erano impegnati a prendere lappalto delle forniture di frumento e di tutto ciò che era necessario per la guerra dietro pagamento alla medesima scadenza; ciascuno di noi forniva, in base al proprio censo, un numero stabilito di schiavi rematori, pagandone il soldo; tutto loro e largento, secondo lesempio dato dai senatori, lo versavamo allo stato; le vedove e i pupilli davano il loro denaro allerario; si era fissato il limite massimo doro e dargento lavorato, di argento e di bronzo in monete che potevamo tenere in casa in tali circostanze le donne si preoccupavano forse del lusso e dei loro ornamenti, in modo che si sentisse il bisogno della legge Oppia per limitano, quando, siccome la festa di Cerere era stata interrotta perché tutte le donne piangevano, il senato ordinò di limitare il lutto a trenta giorni

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Cui non apparet inopiam et miseriam civitatis, [et] quia omnium privatorum pecuniae in usum publicum vertendae erant, istam legem scripsisse tam diu mansuram quam diu causa scribendae legis mansisset

Nam si quae tunc temporis causa aut decrevit senatus aut populus iussit in perpetuum servari oportet, cur pecunias reddimus privatis

Cur publica praesenti pecunia locamus

Cur servi qui militent non emuntur

Cur privati non damus remiges sicut tunc dedimus

[7] Omnes alii ordines, omnes homines mutationem in meliorem statum rei publicae sentient: ad coniuges tantum nostras pacis et tranquillitatis publicae fructus non perveniet
Chi non vede che questa legge fu scritta dal bisogno e dalla miseria della città, poiché tutto il denaro dei privati doveva essere messo a disposizione delle pubbliche necessità, e che essa avrebbe dovuto durare finché fosse durato il motivo che laveva fatta redigere

Che se ogni decreto del senato, ogni pubblica decisione presa allora a causa delle circostanze dovesse essere mantenuta in vigore in eterno, perché restituiamo il denaro ai privati

Perché paghiamo le forniture pubbliche per contanti

Perché non si comprano schiavi per farne dei soldati

Perché noi privati non forniamo i rematori come allora li fornimmo

[7] Tutte le altre categorie, tutti gli uomini sperimenteranno il miglioramento della situazione pubblica; soltanto alle nostre spose non toccherà il frutto della pace e della tranquillità dello stato
Purpura viri utemur, praetextati in magistratibus, in sacerdotiis, liberi nostri praetextis purpura togis utentur; magistratibus in coloniis municipiisque, hic Romae infimo generi, magistris vicorum, togae praetextae habendae ius permittemus, nec id ut vivi solum habeant [tantum] insigne sed etiam ut cum eo crementur mortui: feminis dumtaxat purpurae usu interdicemus

Et cum tibi viro liceat purpura in vestem stragulam uti, matrem familiae tuam purpureum amiculum habere non sines, et equus tuus speciosius instratus erit quam uxor vestita

Sed in purpura, quae teritur absumitur, iniustam quidem sed aliquam tamen causam tenacitatis video; in auro vero, in quo praeter manupretium nihil intertrimenti fit, quae malignitas est

Praesidium potius in eo est et ad privatos et ad publicos usus, sicut experti estis
Noi uomini faremo uso della porpora sulle nostre preteste di magistrati, di sacerdoti; i nostri figli useranno la porpora nelle loro toghe preteste; concederemo il diritto di portare la porpora ai magistrati nelle colonie e nei municipi, e qui in Roma a quelli di rango più basso, i magistrati dei quartieri e in modo che non solo abbiano tale segno distintivo da vivi, ma siano anche cremati con quello: soltanto alle donne proibiremo luso della porpora

E mentre tu, sposo, potrai usare la porpora per una gualdrappa, non permetterai che la tua sposa abbia un mantelletto di porpora, e il tuo cavallo sarà bardato con un lusso maggiore di quello dei vestiti di tua moglie

Ma per quanto riguarda la porpora che si logora, si consuma, vedo ancora un motivo, per quanto ingiusto, di economia; ma per loro che, a parte il pregio della lavorazione, non perde nulla, che avarizia è mai questa

Esso è piuttosto, come avete sperimentato, una garanzia per le necessità pubbliche e private

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Nullam aemulationem inter se singularum, quoniam nulla haberet, esse aiebat

At hercule universis dolor et indignatio est, cum sociorum Latini nominis uxoribus vident ea concessa ornamenta quae sibi adempta sint, cum insignes eas esse auro et purpura, cum illas vehi per urbem, se pedibus sequi, tamquam in illarum civitatibus non in sua imperium sit

Virorum hoc animos volnerare posset: quid muliercularum censetis, quas etiam parua movent

Non magistratus nec sacerdotia nec triumphi nec insignia nec dona aut spolia bellica iis contingere possunt: munditiae et ornatus et cultus, haec feminarum insignia sunt, his gaudent et gloriantur, hunc mundum muliebrem appellarunt maiores nostri

Quid aliud in luctu quam purpuram atque aurum deponunt

Quid cum eluxerunt sumunt
Diceva (Catone) che non c è rivalità personale tra le donne perche nessuna possiede nulla

Ma, per Ercole, provano tutte quante dolore e indignazione quando vedono concessi alle donne degli alleati latini quegli ornamenti di cui esse sono state private, quando le vedono risplendere doro e di porpora, andare in carrozza per la città mentre esse seguono a piedi, come se nella città di quelle, non nella propria fosse la sede dell impero

Cio potrebbe ferire lanimo degli uomini; che pensate delle donnette che basta un nulla a impressionare

Non magistrature nè sacerdozi nè trionfi nè insegne militari nè premi o bottino di guerra possono loro toccare: la raffinatezza, i monili, gli ornamenti, queste sono le insegne delle donne, di queste godono e si vantano, questa i nostri antenati chiamarono eleganza femminile

Che altro depongono quando sono in lutto, oltre alla porpora e alloro

Che cosa riprendono quando il lutto è finito

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