Legionibus extemplo Pisas in hibernacula missis iratus patribus, infestus praetori Romam redit; senatuque extemplo ad aedem Bellonae vocato, multis verbis invectus in praetorem, qui, cum ob rem bello bene gestam uti diis immortalibus honos haberetur referre ad senatum debuisset, adversus se pro hostibus senatus consultum fecisset, quo victoriam suam ad Ligures transferret dedique iis prope consulem praetor iuberet: itaque multam ei se dicere; a patribus postulare, ut senatus consultum in se factum tolli iuberent, supplicationemque, quam absente se ex litteris de bene gesta re publica missis decernere debuerint, praesente se honoris deorum primum causa, deinde et sui aliquo tamen respectu decernerent | Inviate immediatamente le legioni a Pisa negli alloggiamenti invernali, infuriato contro i padri, ostilissimo al pretore fece ritorno a Roma e subito convocato il senato presso il tempio di Bellona, a lungo inveì contro il pretore, che invece di proporre al senato di rendere onore agli dei immortali per il felice esito della guerra, com'era suo dovere, ne aveva provocato una decisione contro di lui a favor dei nemici, per effetto della quale trasferiva ai Liguri il frutto della sua vittoria e poco mancava che lui pretore facesse dare il console in mano al nemico: e perciò gli imponeva una multa; ai padri chiedeva che ordinassero l'abrogazione della deliberazione presa contro di lui e in sua presenza, prima di tutto per rendere onore agli dèi, in secondo luogo però anche per un minimo di riguardo verso di lui, disponessero la celebrazione di quella supplicazione, che in sua assenza sulla base della lettera da lui inviata sulla felice conduzione della guerra avrebbero già dovuto deliberare |
Nihilo lenioribus, quam absens, senatorum aliquot orationibus increpitus neutra impetrata re in provinciam redit Alter consul Postumius consumpta aestate in recognoscendis agris, ne visa quidem provincia sua comitiorum causa Romam rediit Consules C Popilium Laenatem P Aelium Ligurem creavit Praetores exinde facti C Licinius Crassus M Iunius Pennus Sp Lucretius Sp Cluvius Cn Sicinius C - Memmius- iterum [10] Eo anno lustrum conditum est; censores erant Q Fulvius - Flaccus A Postumius- Albinus; Postumius condidit Censa sunt civium Romanorum capita ducenta sexaginta novem milia et quindecim, minor aliquanto numerus, quia L Postumius consul pro contione edixerat, qui socium Latini nominis ex edicto C Claudi consulis redire in civitates suas debuissent, ne quis eorum Romae, et omnes in suis civitatibus censerentur |
Rimproverato in alcuni interventi dei senatori con parole non meno aspre di quando era lontano, senza ottenere né l'una cosa né l'altra, ritornò nella provincia L'altro console Postumio, passata l'estate nella revisione dei confini dell'agro pubblico in Campania, senza avere neppur messo piede nella provincia di sua competenza, tornò a Roma per i comizi Fece consoli G Popilio Lenate e P Elio Ligure Furono creati pretori, di poi, G Licinio Crasso, M Giunio Penno, Sp Lucrezio, Sp Cluvio, Gn Sicinio e G - Memmio- per la seconda volta [10] In quell'anno fu celebrato il sacrificio per la chiusura del censimento; erano censori Q Fulvio - Flacco e A Postumio Albino: quest'ultimo fu a celebrarlo Furono censite duecentosessantanovemilaquindici persone di cittadinanza romana, numero alquanto inferiore, perché il console Postumio aveva notificato al popolo che di quei socii di nome latino che in base all'ordinanza del console G Claudio avrebbero dovuto tornare a casa loro, nessuno fosse censito a Roma, ma tutti nelle rispettive città |
Concors et e re publica censura fuit Omnes, quos senatu moverunt quibusque equos ademerunt, aerarios fecerunt et tribu moverunt; neque ab altero notatum alter probavit Fulvius aedem Fortunae equestris, quam proconsul in Hispania dimicans cum Celtiberorum legionibus voverat, annis sex post, quam voverat, dedicavit, et scaenicos ludos per quadriduum, unum diem in circo fecit L Cornelius Lentulus, decemvir sacrorum, eo anno mortuus est In locum eius suffectus A Postumius Albinus Lucustarum tantae nubes a mari repente in Apuliam inlatae sunt, ut examinibus suis agros late operirent Ad quam pestem frugum tollendam Cn Sicinius, praetor designatus, cum imperio - in- Apuliam missus, ingenti agmine hominum ad colligendas eas coacto aliquantum temporis absumpsit |
La censura fu esercitata di comune accordo e nell'interesse dello stato Tutti quelli che rimossero dal senato e che privarono del cavallo, furono espulsi da tutte le tribù e sottoposti a tassazione personale; e nessuno che fosse colpito d'infamia dall'uno, l'altro giudicò idoneo a restare nella sua classe Fulvio consacrò il tempio della Fortuna equestre, promesso in voto quando era proconsole in Spagna e combatté contro l'esercito dei Celtiberi, sei anni dopo aver fatto quel voto, e dette ludi scenici per quattro giorni e circensi per uno solo L Cornelio Lentulo decemviro addetto ai sacrifici Quell'anno morì e al suo posto fu sostituito A Postumio Albino Così folti nugoli di cavallette si diressero improvvisamente dal mare in Apulia da coprire per ampio tratto il terreno coi loro sciami Per eliminare questo danno alle messi il pretore designato Gn Sicinio fu inviato - in- Apulia, con poteri militari, e vi passò alquanto tempo con grande schiera di uomini messi insieme per raccogliere quegli insetti |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 26 - 49
Principium insequentis anni, quo C Popilius et P Aelius fuerunt consules, residuas contentiones ex priore anno habuit Patres referri de Liguribus renovarique senatus consultum volebant, et consul Aelius referebat Popilius et collegam et senatum pro fratre deprecabatur, prae se ferens, si quid decernerent, intercessurum Collegam deterruit; patres eo magis, utrique pariter consuli infensi, in incepto perstabant Itaque cum de provinciis ageretur et Macedonia iam imminente Persei bello peteretur, Ligures ambobus consulibus decernunt; Macedoniam decreturos negant, - ni- de M Popilio referretur Postulantibus deinde, ut novos exercitus scribere aut supplementum veteribus liceret, utrumque negatum est |
L'inizio dell'anno successivo, in cui furono consoli G Popilio e P Elio, ereditò dal precedente residui contrasti I padri volevano che fosse proposto di deliberare sulla Liguria e ripresentata l'anteriore decisione del senato e il console Elio si apprestava a farlo Ma Popilio scongiurava il collega e il senato in favore di suo fratello, non dissimulando che si sarebbe opposto a qualsiasi decisione in merito Riuscì a dissuadere il collega; ma tanto più i padri, parimenti ostili ai due consoli, insistevano nel loro proposito E così discutendosi dell'assegnazione delle province e per via della guerra imminente contro Perseo essendo richiesta la Macedonia dai consoli, a tutti e due venne assegnata la Liguria; e i senatori dichiararono che avrebbero proceduto all'assegnazione della Macedonia solo dopo la richiesta di deliberazione sul comportamento di M Popilio Di poi alla domanda dei consoli di poter arruolare nuovi eserciti o complementi per le unità già esistenti, fu risposto con un doppio rifiuto |
Praetoribus quoque in Hispaniam supplementum petentibus negatum M Iunio - in- citeriorem, Sp Lucretio in ulteriorem C Licinius Crassus urbanam iurisdictionem, Cn Sicinius inter peregrinos erat sortitus, C Memmius Siciliam, Sp Cluvius Sardiniam Consules ob ea irati senatui, Latinis feriis in primam quamque diem indictis, in provinciam abituros esse denuntiarunt, nec quicquam rei publicae acturos, praeterquam quod ad provinciarum administrationem adtineret [11] Attalum, regis Eumenis fratrem, legatum venisse Romam Valerius Antias his consulibus scribit ad deferenda de Perseo crimina indicandosque apparatus belli Plurium annales, et quibus credidisse malis, ipsum Eumenem venisse tradunt |
Anche ai pretori che reclamavano complementi per la Spagna, M Giunio per la citeriore, Sp Lucrezio per l'ulteriore, fu opposto un rifiuto G Licinio Crasso aveva ottenuto in sorte la giurisdizione urbana, Gn Sicinio quella fra i cittadini e gli stranieri, G Memmio la Sicilia, Sp Cluvio la Sardegna I consoli per tutti questi motivi adirati contro il senato, indette per quanto prima possibile le ferie latine, annunziarono che sarebbero partiti per la provincia e che non avrebbero svolta nessun'altra attività ufficiale, tranne quella attinente all'amministrazione delle province [11] Di Attalo, fratello del re Eumene, Valerio Anziate scrive che sarebbe venuto a Roma come ambasciatore in questo anno per denunziare le colpe di Perseo e rivelare i suoi preparativi di guerra La maggior parte degli annalisti, quelli cui saresti più portato a dar credito, riferiscono invece che venne a Roma Eumene in persona |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 31-40
Eumenes igitur ut Romam venit, exceptus cum tanto honore, quantum non meritis tantum eius, sed beneficiis etiam suis, ingentia quae in eum congesta erant, existimabant deberi, a praetore in senatum est introductus Causam veniendi sibi Romam fuisse dixit praeter cupiditatem videndi deos hominesque, quorum beneficio in ea fortuna esset, supra quam ne optare quidem auderet, etiam ut coram moneret senatum, ut Persei conatis obviam iret Orsus inde a Philippi consiliis necem Demetri filii rettulit, adversantis Romano bello; Bastarnarum gentem excitam sedibus suis, quorum auxiliis fretus in Italiam transiret Haec secum volutantem in animo, oppressum fato, regnum ei reliquisse, quem infestissimum esse sensisset Romanis |
Appena giunto, dunque, Eumene fu accolto con così grandi onori, quanti si reputava che gli fosser dovuti non solo per i suoi meriti, bensì anche per i grandi benefici, di cui essi lo avevan colmato, introdotto dal pretore in senato Disse che la ragione della sua venuta a Roma era stato, oltre al desiderio di visitare gli dei e gli uomini, per cui favore si trovava in tal condizione, da non ardire neppure di augurarsene una migliore, anche il proposito di avvertire personalmente il senato della necessità di contrastare i tentativi di Perseo Poi, rifacendosi ai progetti di Filippo, rievocò la morte violenta di suo figlio Demetrio, che si opponeva alla guerra contro i Romani; l'invito alla popolazione dei Bastarni di lasciar le proprie sedi, fidando nel loro aiuto per portar la guerra in Italia Mentre volgeva nell'animo tali propositi, sorpreso dalla morte, lasciò il regno a colui, del quale aveva avvertito l'irriducibile odio contro i Romani |
Itaque Persea hereditarium - a- patre relictum bellum et simul cum imperio traditum, iamiam proximum alere ac fovere omnibus consiliis Florere praeterea iuventute, quam stirpem longa pax ediderit, florere opibus regni, florere etiam aetate Quae cum corporis robore ac viribus vigeat, animum esse inveteratum diutina arte atque usu belli Iam inde a puero patris contubernio Romanis quoque bellis, non finitumis tantum adsuetum, missum a patre in expeditiones multas variasque Iam ex quo ipse accepisset regnum, multa, quae non vi, non dolo Philippus omnia expertus potuisset moliri, admirando rerum successu tenuisse Accessisse ad vires eam, quae longo tempore multis magnisque meritis pareretur, auctoritatem |
E così quella guerra, ricevuta quasi in eredità - dal- padre e trasmessagli in una con il supremo potere, Perseo come ormai prossima stava alimentandola e assecondandola, volgendo il pensiero soltanto ad essa Inoltre disponeva di giovani generazioni nel fiore degli anni, che la lunga pace aveva copiosamente dischiuse alla luce, disponeva delle abbondanti risorse del regno, poteva anche contare sulla sua verde età E mentre questa dava vigore e rigoglio alle sue capacità fisiche, il suo animo era indurito dal continuo esercizio e dalla pratica delle armi Fin da fanciullo militando al seguito di suo padre si era abituato anche alla guerra contro i Romani, non soltanto alle campagne contro i popoli confinanti molte e varie, cui il padre volle preporlo Sin da quando poi aveva assunto il potere di re, aveva ottenuto grandi risultati con invidiabile successo, che Filippo con tuttala sua potenza, con tutti i suoi inganni, con la sua immensa esperienza, non era stato in grando di conseguire Alla sua forza andava aggiunta una tale influenza, che non si acquista se non in molto tempo e con grandi meriti personali |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 34 - 37
[12] Nam apud Graeciae atque Asiae civitates vereri maiestatem eius omnes Nec pro quibus meritis, pro qua munificentia tantum ei tribuatur, cernere nec dicere pro certo posse, utrum felicitate id quadam eius accidat, an, quod ipse vereatur dicere, invidia adversus Romanos favorem illi conciliet Inter ipsos quoque reges ingentem auctoritate - esse- , Seleuci filiam duxisse eum, non petentem, sed petitum ultro; sororem dedisse Prusiae precanti at- que- oranti; celebratas esse utrasque nuptias gratulatione donis- que- innumerabilium legationum, et velut auspicibus nobilissumis populis deductas esse |
[12] Difatti nelle libere città di Grecia e di Asia tutti riverivano la sua dignità di re Né in cambio di quali meriti o di quale generosità tanto prestigio gli venisse riconosciuto sapeva veder bene, né dire con sicurezza se ciò si verificava per un certo suo grado di fortuna oppure (e sentiva ritegno ad esprimerlo) se fosse l'odio contro i Romani ad acquistargli favore Perseo anche fra i re godeva di grande influenza: aveva preso in moglie la figlia di Seleuco, senza richiedergliela ma richiestone; aveva dato in moglie la propria sorella a Prusia, che ne lo pregava e scongiurava; tutte e due le nozze erano state celebrate fra le congratulazioni e i doni di innumerevoli legazioni e le due spose erano state accompagnate alla nuova casa sotto la protezione, per così dire, dei popoli più famosi |
Boeotorum gentem, captatam Philippo, numquam ad scribendum amicitiae foedus adduci potuisse; tribus nunc locis cum Perseo foedus incisum litteris esse, uno Thebis, altero ad Delium, augustissumo et celeberrumo in templo, tertio Delphis In Achaico concilio vero, nisi discussa res per paucos Romanum imperium intentantis esset, eo rem prope adductam, ut aditus ei in Achaiam daretur At hercule suos honores, cuius merita in eam gentem privatim an publice sint maiora vix dici possit, partim desertos per incultum ac neglegentiam, partim hostiliter sublatos esse Iam Aetolos quem ignorare in seditionibus suis non ab Romanis, sed a Perseo praesidium petisse His eum fultum societatibus atque amicitiis eos domesticos apparatus belli habere, ut externis non egeat |
La popolazione dei Beoti, circuita da Filippo, non si era,mai lasciata indurre a sottoscrivere un patto di amicizia: ora in tre località l'alleanza con Perseo era incisa a tutte lettere, a Tebe, a Delio, nel tempio più augusto e frequentato, e a Delfi E nell'adunanza degli Achei, se la proposta non fosse stata mandata a vuoto ad opera di pochi che minacciarono l'intervento del popolo romano, si era giunti quasi al punto di aprirgli l'accesso in Acaia Invece, per Ercole, le attestazioni in suo personale onore per le benemerenze acquisite in favore di quel popolo (non si saprebbe dire se più grandi quelle a titolo privato o ufficiale), in parte erano state lasciate nell'incuria e nell'abbandono, ma in parte certo erano state soppresse con intenzione ostile Ed ora chi non sapeva come gli Etoli nelle loro rivalità avevano chiesto soccorso non ai Romani, ma a Perseo Appoggiandosi a codeste alleanze e amicizie, disponeva di un tale apparato bellico in patria, da non dover ricorrere ad aiuti esterni |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 26 - 30
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 26 - 30
Triginta milibus peditum, quinque milibus equitum in decem annos frumentum praeparasse, ut abstinere et suo et hostium agro frumentandi causa possit Iam pecuniam tantam habere, ut decem milibus mercennariorum militum praeter Macedonum copias stipendium in totidem annos praeparatum habeat, praeter annuum, quod ex metallis regiis capiat, vectigal Arma vel tribus tantis exercitibus in armamentaria congessisse Iuventutem, ut iam Macedonia deficiat, velut ex perenni fonte unde hauriat, Threciam subiectam esse [13] Reliquom orationis adhortatio fuit |
Aveva ammassato per trentamila fanti, per cinquemila cavalieri frumento per dieci anni, sì da potersi astenere dal suo territorio e da quello nemico per le requisizioni di vettovaglie Aveva tale disponibilità di denaro da tener pronto per diecimila mercenari, in aggiunta alle forze Macedoni, il soldo per altrettanti anni, senza contare la rendita annuale proveniente dalle miniere di sua proprietà Armi aveva adunato nei magazzini anche per tre eserciti altrettanto grandi Quanto alla disponibilità di giovani leve, anche ammesso che una volta o l'altra la Macedonia si esaurisse, aveva a portata di mano la Tracia, cui attingere come a riserva inesauribile [13] Il resto del discorso fu in forma di esortazione |