Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01, pag 3

Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 01
Ego certe confitebor imbecillitatem meam: numquam mores quos extuli refero; aliquid ex eo quod composui turbatur, aliquid ex iis quae fugavi redit

Quod aegris evenit quos longa imbecillitas usque eo affecit ut nusquam sine offensa proferantur, hoc accidit nobis quorum animi ex longo morbo reficiuntur

Inimica est multorum conversatio: nemo non aliquod nobis vitium aut commendat aut imprimit aut nescientibus allinit

Utique quo maior est populus cui miscemur, hoc periculi plus est

Nihil vero tam damnosum bonis moribus quam in aliquo spectaculo desidere; tunc enim per voluptatem facilius vitia subrepunt

Quid me existimas dicere

avarior redeo, ambitiosior, luxuriosior immo vero crudelior et inhumanior, quia inter homines fui
Quanto a me, ti confesserò la mia debolezza: quando rientro non sono mai lo stesso di prima; l'ordine interiore che mi ero dato, in parte si scompone, Qualche difetto che avevo eliminato, ritorna

Capita agli ammalati che una prolungata infermità li indebolisca al punto di non poter uscire senza danno: così è per me, reduce da una lunga malattia spirituale

I rapporti con una grande quantità di persone sono deleter: c'è sempre qualcuno che ci suggerisce un vizio o ce lo trasmette o ce lo attacca a nostra insaputa

Più è la gente con cui ci mescoliamo, tanto maggiore è il rischio

Ma non c'è niente di più dannoso alla morale che l'assistere oziosi a qualche spettacolo: i vizi si insinuano più facilmente attraverso i piaceri

Capisci che cosa intendo dire

Ritorno più avaro, più ambizioso, più dissoluto, anzi addirittura più crudele e disumano, poiché sono stato in mezzo agli uomini
Casu in meridianum spectaculum incidi, lusus exspectans et sales et aliquid laxamenti quo hominum oculi ab humano cruore acquiescant

Contra est: quidquid ante pugnatum est misericordia fuit; nunc omissis nugis mera homicidia sunt

Nihil habent quo tegantur; ad ictum totis corporibus ex positi numquam frustra manum mittunt

Hoc plerique ordinariis paribus et postulaticiis praeferunt

Quidni praeferant

non galea, non scuto repellitur ferrum

Quo munimenta

quo artes

omnia ista mortis morae sunt Mane leonibus et ursis homines, meridie spectatoribus suis obiciuntur

Interfectores interfecturis iubent obici et victorem in aliam detinent caedem; exitus pugnantium mors est Ferro et igne res geritur

Haec fiunt dum vacat harena

'Sed latrocinium fecit aliquis, occidit hominem
Verso mezzogiorno sono capitato per caso a uno spettacolo; mi attendevo qualche scenetta comica, qualche battuta spiritosa, un momento di distensione che desse pace agli occhi dopo tanto sangue

Tutto al contrario: di fronte a questi i combattimenti precedenti erano atti di pietà; ora niente più scherzi, ma veri e propri omicidi

I gladiatori non hanno nulla con cui proteggersi; tutto il corpo è esposto ai colpi e questi non vanno mai a vuoto

La gente per lo più preferisce tali spettacoli alle coppie normali di gladiatori o a quelle su richiesta del popolo

E perché no

Non hanno elmo né scudo contro la lama

Perché schermi protettivi

Perché virtuosismi

Tutto ciò ritarda la morte, Al mattino gli uomini sono gettati in pasto ai leoni e agli orsi, al pomeriggio ai loro spettatori

Chiedono che gli assassini siano gettati in pasto ad altri assassini e tengono in serbo il vincitore per un'altra strage; il risultato ultimo per chi combatte è la morte; i mezzi con cui si procede sono il ferro e il fuoco

E questo avviene mentre l'arena è vuota

Ma costui ha rubato, ha ammazzato
' Quid ergo

quia occidit, ille meruit ut hoc pateretur: tu quid meruisti miser ut hoc spectes

'Occide, verbera, ure

Quare tam timide incurrit in ferrum

quare parum audacter occidit

quare parum libenter moritur

Plagis agatur in vulnera, mutuos ictus nudis et obviis pectoribus excipiant

' Intermissum est spectaculum: 'interim iugulentur homines, ne nihil agatur'

Age, ne hoc quidem intellegitis, mala exempla in eos redundare qui faciunt

Agite dis immortalibus gratias quod eum docetis esse crudelem qui non potest discere

Subducendus populo est tener animus et parum tenax recti: facile transitur ad plures

Socrati et Catoni et Laelio excutere morem suum dissimilis multitudo potuisset: adeo nemo nostrum, qui cum maxime concinnamus ingenium, ferre impetum vitiorum tam magno comitatu venientium potest
E allora

Ha ucciso e perciò merita di subire questa punizione: ma tu, povero diavolo, di che cosa sei colpevole per meritare di assistere a questo spettacolo

Uccidi, frusta, brucia

Perché ha tanta paura a slanciarsi contro la spada

Perché colpisce con poca audacia

Perché va incontro alla morte poco volentieri

Lo si faccia combattere a sferzate, che si feriscano a vicenda affrontandosi a petto nudo

C'è l'intervallo: Si scanni qualcuno, intanto, per far passare il tempo

Non capite nemmeno questo, che i cattivi esempi si ritorcono su chi li dà

Ringraziate gli dei perché insegnate a essere crudele a uno che non può imparare

Bisogna sottrarre alla folla gli animi deboli e poco saldi nel bene: è molto facile subire l'influsso della maggioranza

Frequentare una massa di gente diversa da loro avrebbe potuto cambiare i costumi persino di Socrate, Catone, Lelio; nessuno di noi, soprattutto quando il nostro carattere è in formazione, può resistere alla pressione di tanti vizi tutti insieme

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Unum exemplum luxuriae aut avaritiae multum mali facit: convictor delicatus paulatim enervat et mollit, vicinus dives cupiditatem irritat, malignus comes quamvis candido et simplici rubiginem suam affricuit: quid tu accidere his moribus credis in quos publice factus est impetus

Necesse est aut imiteris aut oderis

Utrumque autem devitandum est: neve similis malis fias, quia multi sunt, neve inimicus multis, quia dissimiles sunt

Recede in te ipse quantum potes; cum his versare qui te meliorem facturi sunt, illos admitte quos tu potes facere meliores

Mutuo ista fiunt, et homines dum docent discunt

Non est quod te gloria publicandi ingenii producat in medium, ut recitare istis velis aut disputare; quod facere te vellem, si haberes isti populo idoneam mercem: nemo est qui intellegere te possit
Un solo esempio di mollezza o di avarizia produce gravi danni: un commensale raffinato a poco a poco ti guasta, ti infiacchisce, un vicino ricco scatena la tua avidità, un compagno malvagio contamina anche un uomo semplice e puro: che cosa pensi che succeda alle nostre convinzioni morali quando vengono attaccate in massa dai vizi

Due sono i casi: o li imiti o li odi

Ma sono da evitare l'uno e l'altro estremo: non devi assimilarti ai malvagi, perché sono molti, né essere nemico di molti, perché sono dissimili

Ritirati in te stesso per quanto puoi; frequenta le persone che possono renderti migliore e accogli quelli che puoi rendere migliori

Il vantaggio è reciproco perché mentre s'insegna si impara

Non c'è ragione per cui il desiderio di gloria debba spingerti a esibire a tutti il tuo ingegno con declamazioni o discussioni pubbliche; ti consiglierei di agire così, se tu avessi merce adatta alla massa, ma non c'è nessuno in grado di capirti
Aliquis fortasse, unus aut alter incidet, et hic ipse formandus tibi erit instituendusque ad intellectum tui

'Cui ergo ista didici

' Non est quod timeas ne operam perdideris, si tibi didicisti

Sed ne soli mihi hodie didicerim, communicabo tecum quae occurrunt mihi egregie dicta circa eundem fere sensum tria, ex quibus unum haec epistula in debitum solvet, duo in antecessum accipe

Democritus ait, 'unus mihi pro populo est, et populus pro uno'

Bene et ille, quisquis fuit - ambigitur enim de auctore -, cum quaereretur ab illo quo tanta diligentia artis spectaret ad paucissimos perventurae, 'satis sunt' inquit 'mihi pauci, satis est unus, satis est nullus'

Egregie hoc tertium Epicurus, cum uni ex consortibus studiorum suorum scriberet: 'haec' inquit 'ego non multis, sed tibi; satis enim magnum alter alteri theatrum sumus'
Capiterà forse qualcuno, uno o due almassimo, e tu dovrai formarlo ed educarlo perché ti possa capire

Ma allora, per chi ho imparato tutto questo

Non temere di aver perso il tuo tempo, se hai imparato per te

Ma per evitare di aver imparato solo per me oggi, ti scriverò tre belle massime che mi è capitato di leggere all'incirca sullo stesso argomento: di queste una salda il mio debito per questa lettera, le altre due prendile come anticipo

Scrive Democrito: Secondo me, una sola persona vale quanto tutto il popolo e il popolo quanto una sola persona

Dice bene anche quell'altro, chiunque sia stato è incerto, infatti, di chi si tratti; gli chiedevano perché si applicasse con tanto impegno a unamateria che pochissimi avrebbero compreso, rispose: A me bastano poche persone, anzi anche una sola o addirittura nessuna

Eccellente anche questa terza affermazione, di Epicuro; in una sua lettera a un compagno di studi: Io parlo non per molti, ma per te; scrive, noi siamo l'uno per l'altro un teatro sufficientemente grande

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Ista, mi Lucili, condenda in animum sunt, ut contemnas voluptatem ex plurium assensione venientem

Multi te laudant: ecquid habes cur placeas tibi, si is es quem intellegant multi

introrsus bona tua spectent

Vale

'Tu me' inquis 'vitare turbam iubes, secedere et conscientia esse contentum

ubi illa praecepta vestra quae imperant in actu mori

' Quid

ego tibi videor inertiam suadere

In hoc me recondidi et fores clusi, ut prodesse pluribus possem

Nullus mihi per otium dies exit; partem noctium studiis vindico; non vaco somno sed succumbo, et oculos vigilia fatigatos cadentesque in opere detineo

Secessi non tantum ab hominibus sed a rebus, et in primis a meis rebus: posterorum negotium ago
Devi, caro Lucilio, serbare in te queste massime, per disprezzare il piacere che deriva dal consenso generale

Molti ti lodano; ma perché dovresti rallegrarti se sono in tanti a capirti

I tuoi meriti ricerchino l'approvazione della tua coscienza

Stammi bene

Mi esorti a evitare la folla, scrivi, e a starmene per conto mio, pago della mia coscienza

Che fine hanno fatto dunque i precetti della vostra filosofia che impongono di essere attivi fino alla morte

Ma come

Credi che io ti inviti all'inerzia

Io mi sono appartato e ho sbarrato le porte per essere utile a molta gente

Non trascorro mai la giornata in ozio: parte della notte la dedico allo studio; non mi abbandono al sonno, vi soccombo e costringo al lavoro gli occhi che si chiudono stanchi per la veglia

Mi sono allontanato non tanto dagli uomini quanto dagli impegni e prima di tutto dai miei impegni personali: sono al servizio dei posteri
Illis aliqua quae possint prodesse conscribo; salutares admonitiones,velut medicamentorum utilium compositiones, litteris mando, esse illas efficaces in meis ulceribus expertus, quae etiam si persanata non sunt, serpere desierunt

Rectum iter, quod sero cognovi et lassus errando, aliis monstro

Clamo: 'vitate quaecumque vulgo placent, quae casus attribuit; ad omne fortuitum bonum suspiciosi pavidique subsistite: et fera et piscis spe aliqua oblectante decipitur

Munera ista fortunae putatis

insidiae sunt

Quisquis vestrum tutam agere vitam volet, quantum plurimum potest ista viscata beneficia devitet in quibus hoc quoque miserrimi fallimur: habere nos putamus, haeremus

In praecipitia cursus iste deducit; huius eminentis vitae exitus cadere est
Scrivo cose che possano servire loro; affido alle mie pagine consigli salutari, come se fossero ricette di medicamenti utili; ne ho sperimentatal'efficacia sulle mie ferite che non sono guarite completamente, ma almeno non si sono diffuse

Mostro agli altri la via giusta: io l'ho conosciuta tardi e stanco del lungo errare

Grido: Evitate tutto ciò che piace al volgo e che viene dal caso; fermatevi sospettosi e pavidi di fronte ad ogni bene fortuito: l'esca alletta fiere e pesci e li inganna

Li credete doni della fortuna

Sono trappole

Chi di voi vuole vivere una vita sicura, eviti il più possibile questi beni vischiosi, che tradiscono, noi, poveri infelici, anche in questo: pensiamo di tenerli in pugno e, invece, ci siamo attaccati

Questa strada ci porta alla rovina; il destino di una persona salita tanto in alto è precipitare

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Deinde ne resistere quidem licet, cum coepit transversos agere felicitas, aut saltim rectis aut semel ruere: non vertit fortuna sed cernulat et allidit

Hanc ergo sanam ac salubrem formam vitae tenete, ut corpori tantum indulgeatis quantum bonae valetudini satis est

Durius tractandum est ne animo male pareat: cibus famem sedet, potio sitim exstinguat, vestis arceat frigus, domus munimentum sit adversus infesta temporis

Hanc utrum caespes erexerit an varius lapis gentis alienae, nihil interest: scitote tam bene hominem culmo quam auro tegi

Contemnite omnia quae supervacuus labor velut ornamentum ac decus ponit; cogitate nihil praeter animum esse mirabile, cui magno nihil magnum est
E dopo non si può resistere, quando la prosperità comincia a farci deviare: o si prosegue diritti o si precipita una volta per tutte; la sorte non solo ci travolge, ma ci abbatte e ci cola a picco

Seguite questa sana e salutare regola di vita: concedete al corpo solo quanto basta a mantenerlo in salute

Bisogna trattarlo con una certa durezza perché non disobbedisca alla mente: il cibo deve estinguere la fame, il bere la sete, i vesti devono proteggere dal freddo, la casa difendere dalle intemperie

Non importa seè stata costruita con zolle o con marmo variegato di importazione: sappiate che un tetto di foglie copre bene quanto uno d'oro

Ornamenti e fregi ottenuti grazie a inutili fatiche, disprezzateli tutti; pensate che nulla è straordinario tranne l'anima e per un'anima grande nulla è grande
' Si haec mecum, si haec cum posteris loquor, non videor tibi plus prodesse quam cum ad vadimonium advocatus descenderem aut tabulis testamenti anulum imprimerem aut in senatu candidato vocem et manum commodarem

Mihi crede, qui nihil agere videntur maiora agunt: humana divinaque simul tractant

Sed iam finis faciendus est et aliquid, ut institui, pro hac epistula dependendum

Id non de meo fiet: adhuc Epicurum compilamus, cuius hanc vocem hodierno die legi: 'philosophiae servias oportet, ut tibi contingat vera libertas'

Non differtur in diem qui se illi subiecit et tradidit: statim circumagitur; hoc enim ipsum philosophiae servire libertas est

Potest fieri ut me interroges quare ab Epicuro tam multa bene dicta referam potius quam nostrorum: quid est tamen quare tu istas Epicuri voces putes esse, non publicas
Dico queste cose a me stesso, le dico ai posteri; e non mi rendo più utile secondo te che se mi presentassi come difensore in giudizio o imprimessi il sigillo ai testamenti o mettessi gesto e voce a servizio di un candidato senatoriale

Credimi, fa di più chi sembra chenon faccia niente: si cura nello stesso tempo delle faccende divine e di quelle umane

Ma ormai è tempo di concludere e, come stabilito, devo pagare il mio tributo per questa lettera

Non è farina del mio sacco: ancora una volta saccheggio Epicuro; oggi ho letto queste sue parole: Consacrati alla filosofia, se vuoi essere veramente libero

Chi si sottomette e si affida a essa, non deve attendere: è libero subito; infatti questo stesso servire la filosofia è libertà

Probabilmente mi chiederai perché io riportitante belle frasi di Epicuro, invece che quelle degli Stoici: ma perché ritieni di Epicuro queste massime e non patrimonio comune

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Quam multi poetae dicunt quae philosophis aut dicta sunt aut dicenda

Non attingam tragicos nec togatas nostras - habent enim hae quoque aliquid severitatis et sunt inter comoedias ac tragoedias mediae -: quantum disertissimorum versuum inter mimos iacet

quam multa Publilii non excalceatis sed coturnatis dicenda sunt

Unum versum eius, qui ad philosophiam pertinet et ad hanc partem quae modo fuit in manibus, referam, quo negat fortuita in nostro habenda: alienum est omne quidquid optando evenit

Hunc sensum a te dici non paulo melius et adstrictius memini: non est tuum fortuna quod fecit tuum

Illud etiam nunc melius dictum a te non praeteribo: dari bonum quod potuit auferri potest

Hoc non imputo in solutum: de tuo tibi

Vale
Quanti poetiesprimono concetti già formulati o che dovrebbero essere formulati dai filosofi

Non menzionerò i tragici e nemmeno le nostre commedie togate, che per la loro gravità sono una via di mezzo fra tragedia e commedia: quanti versi eloquentissimi ci sono nei mimi

Quante frasi di Publilio dovrebbero essere recitate in una tragedia, non in un mimo

Ti citerò un unico suo verso che riguarda la filosofia e l'argomento or ora discusso Egli sostiene che non dobbiamo considerare nostri i beni fortuiti: Non ci appartiene quanto accade secondo i nostri desideri

Ricordo che anche tu hai espresso lo stesso concetto assai meglio e con maggiore concisione: Non è tuo ciò che la fortuna ha fatto tuo

Ma voglio citare quest'altra tua massima ancora migliore: Un bene che può essere dato, può anche essere tolto

Questo non lo calcolo come pagamento: ti restituisco un bene già tuo

Stammi bene

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