Seneca, De Clementia: 01; 17-20

Seneca, De Clementia: 01; 17-20

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 17-20
[XVII] [1] Nullum animal morosius est, nullum maiore arte tractandum quam homo, nulli magis parcendum XVII] [1] Nessun animale è più cupo, nessuno è da trattare con maggiore attenzione delluomo, a nessuno si deve perdonare di più
Quid enim est stultius quam in iumentis quidem et canibus erubescere iras exercere, pessima autem condicione sub homine hominem esse Che cosa è più stolto infatti che arrossire a sfogare le ire sulle giumente e sui cani ed essere uomini sotto un uomo in una pessima condizione
Morbis medemur nec irascimur; atqui et hic morbus est animi; mollem medicinam desiderat ipsumque medentem minime infestum aegro Soffriamo per le malattie e non ci infuriamo; anche questa è una malattia dellanimo; e desidera un rimedio blando, che quello stesso che la cura non sia nocivo per il malato

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Seneca, De Clementia: 01; 13-16
Seneca, De Clementia: 01; 13-16

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 13-16

[2] Mali medici est desperare, ne curet: idem in iis, quorum animus adfectus est, facere debebit is, cui tradita salus omnium est, non cito spem proicere nec mortifera signa pronuntiare; luctetur cum vitiis, resistat, aliis morbum suum exprobret, quosdam molli curatione decipiat citius meliusque sanaturus remediis fallentibus; agat princeps curam non tantum salutis, sed etiam honestae cicatricis [2] E proprio di un medico cattivo perdere speranze per non curare: la stessa cosa dovrà fare nei confronti di quelli il cui animo sia malato quello a cui fu affidata la salute di tutti, non raggelare subito la speranza né pronunciare verdetti ferali; lotti contro i vizi, resista, nasconda ad alcuni la loro malattia, sostenga alcuni con una cura blanda per risanarli più velocemente e meglio con rimedi poco evidenti; il principe abbia cura non tanto della salvezza, ma anche di una cicatrice poco appariscente
[3] Nulla regi gloria est ex saeva animadversione (quis enim dubitat posse), [3] Il re non ha nessuna gloria da una accanimento crudele (chi infatti potrebbe dubitarne),

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Seneca, De Clementia: 01; 01-04
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Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 01-04

at contra maxima, si vim suam continet, si multos irae alienae eripuit, neminem suae impendit ma la ha al contrario grandissima, se trattiene la sua forza, se sottrasse molti ad una rabbia estranea e non sottopose nessuno alla sua
[XVIII] [1] Servis imperare moderate laus est [XVIII] [1] E una lode comandare in maniera moderata ai servi

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Seneca, De Clementia: 01; 05-08
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Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 05-08

Et in mancipio cogitandum est, non quantum illud impune possit pati, sed quantum tibi permittat aequi bonique natura, quae parcere etiam captivis et pretio paratis iubet ( quanto iustius iubet hominibus liberis, ingenuis, honestis) non ut mancipiis abuti sed ut his, quos gradu antecedas quorumque tibi non servitus tradita sit, sed tutela E nella schiavitù bisogna pensare non quanto possa sopportarlo impunemente, ma quanto ti consenta la natura del giusto e del buono, che ordina di perdonare anche agli schiavi e a quelli pronti per denaro (e quanto più giustamente lo ordina agli uomini liberi, nobili, onesti) di usarli non come schiavi, ma come quelli che superi di status sociali e dei quali non ti fu dato il possesso, ma la tutela
[2] Servis ad statuam licet confugere; cum in servum omnia liceant, est aliquid, quod in hominem licere commune ius animantium vetet [2] Ai servi è lecito rifugiarsi alla statua; pur essendo lecite tutte le cose nei confronti di un servo, cè qualcosa che il diritto comune degli uomini vieta che sia lecito nei confronti di un servo

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Quis non Vedium Pollionem peius oderat quam servi sui, quod muraenas sanguine humano saginabat et eos, qui se aliquid offenderant, in vivarium, quid aliud quam serpentium, abici iubebat Chi non odiò Vedio Pollione meno dei suoi servi, perché nutriva le murene di sangue umano e ordinava che quelli che lo avevano offeso in qualcosa fossero gettati nel vivaio, nientepopodimenoche di serpenti

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