Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 17-18 (parte 01)
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Omnis dies, omnis hora quam nihil simus ostendit et aliquo argumentorecenti admonet fragilitatis oblitos; tum aeterna meditatos respicere cogitad mortem Quid sibi istud principium velit quaeris Senecionem Cornelium,equitem Romanum splendidum et officiosum, noveras: ex tenui principio seipse promoverat et iam illi declivis erat cursus ad cetera; facilius enimcrescit dignitas quam incipit Pecunia quoque circa paupertatem plurimummorae habet; dum ex illa erepat haeret Iam Senecio divitis inminebat,ad quas illum duae res ducebant efficacissimae, et quaerendi et custodiendiscientia, quarum vel altera locupletem facere potuisset |
Ogni giorno, ogni ora ci mostra che siamo un nulla e con qualche nuovo argomento ricorda a noi dimentichi la nostra caducità, e mentre concepiamo progetti come se fossimo eterni ci costringe a guardare alla morte Chiedi che cosa significhi questa premessa Tu conosci Cornelio Senecione, cavaliere romano illustre e cortese: da un'umile origine era arrivato in alto, destinato a ulteriori e facili successi L'inizio di una carriera è più difficile che il suo sviluppo Anche il denaro tarda molto ad arrivare, se uno è povero: alla povertà si rimane attaccati, finché non si riesce a tirarsene fuori Senecione ormai mirava ad arricchirsi e a questo lo portavano due qualità validissime: la capacità di procurarsi il denaro e quella di conservarlo; sarebbe bastata una sola delle due a renderlo ricco |
Hic homo summaefrugalitatis, non minus patrimonii quam corporis diligens, cum me ex consuetudinemane vidisset, cum per totum diem amico graviter adfecto et sine spe iacentiusque in noctem adsedisset, cum hilaris cenasset, genere valetudinis praecipitiarreptus, angina, vix conpressum artatis faucibus spiritum traxit in lucem Intra paucissimas ergo horas quam omnibus erat sani ac valentis officiisfunctus decessit Ille qui et mari et terra pecuniam agitabat, quiad publica quoque nullum relinquens inexpertum genus quaestus accesserat,in ipso actu bene cedentium rerum, in ipso procurrentis pecuniae impeturaptus est Insere nunc, Meliboee, piros, pone [in] ordine vites Quam stultum est aetatem disponere ne crastini quidem dominum |
Quest'uomo molto frugale, che aveva cura tanto del patrimonio quanto del suo corpo, mi aveva fatto visita al mattino, come d'abitudine, e aveva poi assistito per l'intera giornata, fino a notte, un amico gravemente malato che giaceva a letto senza speranza di guarigione; dopo aver cenato allegramente, colpito da un male fulminante, l'angina, a stento sopravvisse fino all'alba rantolando con le vie respiratorie bloccate morto, dunque, pochissime ore dopo aver svolto tutte le attività proprie di un individuo sano e in forze Quell'uomo, che faceva girare il denaro per terra e per mare, che aveva partecipato anche a pubblici appalti e non aveva tralasciato nessun tipo di guadagno, proprio quando le cose si mettevano bene, proprio quando il denaro arrivava in abbondanza, è scomparso Innesta ora i peri, Melibeo, disponi le viti in filari Come è insensato disporre della propria vita, se non siamo padroni neppure del domani |
o quantadementia est spes longas inchoantium: emam, aedificabo, credam, exigam,honores geram, tum deinde lassam et plenam senectutem in otium referam Omnia, mihi crede, etiam felicibus dubia sunt; nihil sibi quisquamde futuro debet promittere; id quoque quod tenetur per manus exit et ipsamquam premimus horam casus incidit Volvitur tempus rata quidem lege, sedper obscurum: quid autem ad me an naturae certum sit quod mihi incertumest Navigationes longas et pererratis litoribus alienis seros in patriamreditus proponimus, militiam et castrensium laborum tarda manipretia, procurationesofficiorumque per officia processus, cum interim ad latus mors est, quaequoniam numquam cogitatur nisi aliena, subinde nobis ingeruntur mortalitatisexempla non diutius quam dum miramur haesura |
Come sono pazzi quelli che danno il via a progetti lontaninell'avvenire: comprerò, costruirò, darò denaro in prestito, ne riscuoterò, ricoprirò cariche, e alla fine passerò in ozio, stanco e soddisfatto, la vecchiaia Credimi: tutto è incerto, anche per gli uomini fortunati; nessuno deve ripromettersi niente per il futuro; anche quello che abbiamo fra le mani ci sfugge e il caso tronca l'ora stessa che stringiamo Il tempo passa secondo una legge determinata, ma a noi sconosciuta: e che mi importa se per la natura è certo quello che per me è incerto Ci proponiamo lunghi viaggi per mare e un ritorno in patria lontano nel tempo, dopo aver vagato per lidi stranieri; imprese militari e tardive ricompense di fatiche guerresche, amministrazioni di province e avanzamenti di carriera, di carica in carica, mentre la morte ci sta accanto; e poiché non ci pensiamo mai, se non quando tocca agli altri, di tanto in tanto ci vengono messi davanti esempi della nostra mortalità, che, però, durano in noi solo quanto il nostro stupore |
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Quid autem stultius quammirari id ullo die factum quod omni potest fieri Stat quidem terminusnobis ubi illum inexorabilis fatorum necessitas fixit, sed nemo scit nostrumquam prope versetur a termino; sic itaque formemus animum tamquam ad extremaventum sit Nihil differamus; cotidie cum vita paria faciamus Maximumvitae vitium est quod inperfecta semper est, quod [in] aliquid ex illadiffertur Qui cotidie vitae suae summam manum inposuit non indiget tempore;ex hac autem indigentia timor nascitur et cupiditas futuri exedens animum Nihil est miserius dubitatione venientium quorsus evadant; quantum sitillud quod restat aut quale sollicita mens inexplicabili formidine agitatur Quo modo effugiemus hanc volutationem Uno: si vita nostra non prominebit,si in se colligitur; ille enim ex futuro suspenditur cui inritum est praesens |
Ma niente è più sciocco che stupirsi che accada un giorno quanto può accadere ogni giorno Il termine della nostra vita sta dove l'ha fissato l'inesorabile ineluttabilità del destino; ma nessuno di noi sa quanto si trovi vicino alla fine; disponiamo, perciò la nostra anima come se fossimo arrivati al momento estremo Non rinviamo niente; chiudiamo ogni giorno il bilancio con la vita Il difetto maggiore dell'esistenza è di essere sempre incompiuta e che sempre se ne rimanda una parte Chi dà ogni giorno l'ultima mano alla sua vita, non ha bisogno di tempo; da questo bisogno nascono la paura e la brama del futuro che rode l'anima Non c'è niente di più triste che chiedersi quale esito avranno gli eventi futuri; se uno si preoccupa di quanto gli resta da vivere o di come, è agitato da una paura inguaribile Come sfuggire a questa inquietudine In un solo modo: la nostra vita non deve protendersi all'avvenire, deve raccogliersi in se stessa; chi non è in grado di vivere il presente, è in balia del futuro |
Ubi vero quidquid mihi debui redditum est, ubi stabilita mens scit nihilinteresse inter diem et saeculum, quidquid deinceps dierum rerumque venturumest ex alto prospicit et cum multo risu seriem temporum cogitat Quid enimvarietas mobilitasque casuum perturbabit, si certus sis adversus incerta Ideo propera, Lucili mi, vivere, et singulos dies singulas vitas puta Qui hoc modo se aptavit, cui vita sua cotidie fuit tota, securus est: inspem viventibus proximum quodque tempus elabitur, subitque aviditas etmiserrimus ac miserrima omnia efficiens metus mortis |
Ma quando ho pagato il debito che avevo con me stesso, quando ho ben chiaro in testa che non c'è differenza tra un giorno e un secolo, posso guardare con distacco il susseguirsi dei giorni e degli eventi futuri e pensare sorridendo al succedersi degli anni Se uno è saldo di fronteall'incerto, non può turbarlo la varietà e l'incostanza dei casi della vita Affrettati, perciò a vivere, Lucilio mio, e i singoli giornisiano per te una vita Chi si forma così e ogni giorno vive compiutamente la sua vita, è tranquillo: se uno vive nella speranza, si sente sfuggire anche il tempo più vicino e subentra in lui l'avidità della vita e l'infelicissima paura della morte che rende altrettanto infelice ogni cosa |
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Inde illud Maecenatisturpissimum votum quo et debilitatem non recusat et deformitatem et novissimeacutam crucem, dummodo inter haec mala spiritus prorogetur: debilem facito manu, debilem pede coxo, tuber adstrue gibberum, lubricos quate dentes: vita dum superest, benest; hanc mihi, vel acuta si sedeam cruce, sustine Quod miserrimum erat si incidisset optatur, et tamquam vita petitursupplici mora Contemptissimum putarem si vivere vellet usque ad crucem:'tu vero' inquit 'me debilites licet, dum spiritus in corpore fracto etinutili maneat; depraves licet, dum monstroso et distorto temporis aliquidaccedat; suffigas licet et acutam sessuro crucem subdas': est tanti vulnussuum premere et patibulo pendere districtum, dum differat id quod est inmalis optimum, supplici finem est tanti habere animam ut agam Quidhuic optes nisi deos faciles |
Nasce da qui quel vergognosissimo voto di Mecenate che non rifiuta malattie e deformità e in ultimo il supplizio del palo, pur di continuarea vivere anche tra queste sventure rendimi storpio di una mano, zoppo di una gamba, fammi crescere la gobba, fammi cadere i denti: purché continui a vivere, va bene; conservami a vita anche su un palo di tortura Egli si augura un destino che sarebbe molto infelice, se si realizzasse, e pur di vivere, chiede un supplizio continuo Lo considererei già spregevolissimo se volesse vivere fino al momento di salire al patibolo: Storpiami pure, dice, purché lo spirito vitale rimanga in questo corpo senza forze e inservibile; sfigurami, purché, mostruoso e deforme, io possa vivere ancòra un po'; impalami, crocifiggimi: vale la pena comprimere la propria ferita e penzolare dalla forca con gli arti slogati, pur di rimandare la cosa più desiderabile quando si soffre: la fine dei tormenti Val la pena di avere la vita per esalarla Che cosa potresti augurargli se non la benevolenza degli dèi |
quid sibi vult ista carminis effeminati turpitudo quid timoris dementissimi pactio quid tam foeda vitae mendicatio Huicputes umquam recitasse Vergilium: usque adeone mori miserum est Optat ultima malorum et quae pati gravissimum est extendi ac sustinericupit: qua mercede scilicet vitae longioris Quod autem vivere est diumori Invenitur aliquis qui velit inter supplicia tabescere et periremembratim et totiens per stilicidia emittere animam quam semel exhalare Invenitur qui velit adactus ad illud infelix lignum, iam debilis, iam pravuset in foedum scapularum ac pectoris tuber elisus, cui multae moriendi causaeetiam citra crucem fuerant, trahere animam tot tormenta tracturam Neganunc magnum beneficium esse naturae quod necesse est mori |
A che mirano questi versi turpemente effeminati A che questo patto natoda una paura in sensatissima E questo mendicare così sconciamente la vita Potresti pensare che Virgilio abbia mai recitato a Mecenate questo verso: Morire è, dunque, così triste Egli si augura i mali più atroci e desidera prolungare e sopportare le sofferenze più terribili: che ci guadagna Una vita più lunga naturalmente Ma che vita è agonizzare a lungo C'è qualcuno che preferisce consumarsi tra i tormenti, morire membro a membro ed esalare l'anima ripetutamente in uno stillicidio, invece che morire in un sol colpo C'è qualcuno che vuole prolungare una vita fonte di tante sofferenze, attaccato a quel maledetto palo, ormai storpio, deforme, con una gobba ripugnante sulla schiena e sul petto, quando avrebbe avuto moltimotivi per morire anche senza arrivare alla croce E dimmi ora che non è un grande beneficio della natura l'ineluttabilità della morte |
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Multi peioraadhuc pacisci parati sunt: etiam amicum prodere, ut diutius vivant, etliberos ad stuprum manu sua tradere, ut contingat lucem videre tot consciamscelerum Excutienda vitae cupido est discendumque nihil interesse quandopatiaris quod quandoque patiendum est; quam bene vivas referre, non quamdiu; saepe autem in hoc esse bene, ne diu Vale Quomodo molestus est iucundum somnium videnti qui excitat (aufertenim voluptatem etiam si falsam, effectum tamen verae habentem) sic epistulatua mihi fecit iniuriam; revocavit enim me cogitationi aptae traditum etiturum, si licuisset, ulterius Iuvabat de aeternitate animarum quaerere,immo mehercules credere; praebebam enim me facilem opinionibus magnorumvirorum rem gratissimam promittentium magis quam probantium |
Molti sono pronti a fare patti ancòra più vergognosi: anche a tradire un amico per vivere più a lungo, e a consegnare di persona i figli allo stupro, pur di poter vedere la luce, testimone di tanti delitti Scuotiamoci di dosso questa smania di vivere e impariamo che non importa quando subiremo quello che dobbiamo prima o poi subire; conta vivere bene, non vivere a lungo; maspesso il vivere bene consiste proprio nel non vivere a lungo Stammi bene Quando uno fa un bel sogno, trova fastidiosa la persona che lo sveglia, poiché gli toglie un piacere falso, sì, ma che ha effetti realistici La tua lettera mi ha procurato un dispiacere analogo: mi ha distolto dalla meditazione conveniente in cui ero concentrato e che, potendo, non avrei interrotto Indagavo con piacere sull'immortalità dell'anima, anzi, perbacco, ci credevo; ero pronto ad accogliere l'opinione di grandi uomini che promettono, più che dimostrare, una realtà graditissima |
Dabam me speitantae, iam eram fastidio mihi, iam reliquias aetatis infractae contemnebamin immensum illud tempus et in possessionem omnis aevi transiturus, cumsubito experrectus sum epistula tua accepta et tam bellum somnium perdidi Quod repetam, si te dimisero, et redimam Negas me epistula prima totam quaestionem explicuisse in qua probareconabar id quod nostris placet, claritatem quae post mortem contingit bonumesse Id enim me non solvisse quod opponitur nobis: 'nullum' inquiunt 'bonumex distantibus; hoc autem ex distantibus constat Quod interrogas,mi Lucili, eiusdem quaestionis est loci alterius, et ideo non id tantumsed alia quoque eodem pertinentia distuleram; quaedam enim, ut scis, moralibusrationalia inmixta sunt |
Mi abbandonavo a una così straordinaria speranza, provavo ormai disgusto di me stesso, disprezzavo i resti di un'esistenza infranta, per passare all'eternità, nel possesso di ogni tempo, quando l'arrivo della tua lettera mi ha improvvisamente risvegliato e ho perduto un sogno tanto bello Ma, quando ti avrò congedato, voglio riprenderlo e riconquistarlo Tu affermi all'inizio della lettera che non ho spiegato interamente la questione, quando ho tentato di dimostrare la tesi degli Stoici: la gloriache si ottiene dopo la morte è un bene Non avrei, cioè, risposto all'obiezione che ci viene rivolta: Non c'è bene dove c'è separazione; e,in questo caso, c'è separazione Quello che mi chiedi, Lucilio mio, rientra nella stessa questione, ma è un altro punto, perciò avevo rimandato questo e altri problemi riguardanti il medesimo argomento; infatti, come sai, certe parti della logica sono unite alla morale |
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Itaque illam partem rectam et ad mores pertinentemtractavi, numquid stultum sit ac supervacuum ultra extremum diem curastransmittere, an cadant bona nostra nobiscum nihilque sit eius qui nullusest, an ex eo quod, cum erit, sensuri non sumus, antequam sit aliquis fructuspercipi aut peti possit Haec omnia ad mores spectant; itaque suo locoposita sunt At quae a dialecticis contra hanc opinionem dicuntur segregandafuerunt et ideo seposita sunt Nunc, quia omnia exigis, omnia quae dicuntpersequar, deinde singulis occurram Nisi aliquid praedixero, intellegi non poterunt quae refellentur Quid est quod praedicere velim quaedam continua corpora esse, ut hominem;quaedam esse composita, ut navem, domum, omnia denique quorum diversaepartes iunctura in unum coactae sunt; quaedam ex distantibus, quorum adhucmembra separata sunt, tamquam exercitus, populus, senatus |
E così, prima ho trattato quella parte che riguarda direttamente la morale: se non sia insensato e inutile spingere le proprie preoccupazioni oltrel'ultimo giorno, se i nostri beni finiscano con noi e non resti più niente della persona scomparsa, se di una cosa che, quando accadrà non la percepiremo, si possa cogliere qualche frutto o almeno cercare di coglierlo prima che essa si verifichi Tutti questi problemi riguardano la morale; perciò li ho messi al loro posto Ma le argomentazioni dei dialettici contro questa tesi dovevano essere separate e perciò le ho disgiunte Ora, poiché esigi una trattazione completa, esporrò tutte le loro obiezioni, poi le confuterò una per una Perché le mie confutazioni siano chiare, devo fare una premessa Che premessa Esistono dei corpi unitari, come l'uomo; altri composti, come una nave, una casa, insomma tutti quelli formati dall'unione di parti diverse; altri costituiti da elementi separati, le cui membra sono divise,come un esercito, un popolo, un'assemblea |