Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 31 - 35
Exules quoque Lacedaemoniorum suam causam legationemque Achaeis iniunxerunt Anche i fuorusciti di Sparta accollarono agli Achei la loro causa e la loro rappresentanza
Diophanes et Lycortas, Megalopolitani ambo, principes legationis Achaeorum fuerunt, qui, dissidentes in re publica, tum quoque minime inter se convenientis orationes habuerunt I capi della legazione achea furono Diofane e Licorta, entrambi di Megalopoli, i quali, sempre discordi nella loro politica, anche in quel caso tennero due discorsi ben poco in armonia fra loro
Diophanes senatui disceptationem omnium rerum permittebat: eos optime controversias inter Achaeos ac Lacedaemonios finituros esse; Lycortas ex praeceptis Philopoemenis postulabat, ut Achaeis ex foedere ac legibus suis, quae decressent, agere liceret, libertatemque sibi illibatam, cuius ipsi auctores essent, praestarent Diofane voleva lasciare al senato la soluzione di tutte le questioni, dicendo che nessuno meglio dei Romani avrebbe posto fine alle divergenze fra Achei e Spartani: Licorta, secondo le istruzioni di Filopemene, chiedeva che agli Achei fosse consentito di agire come avevano deciso a norma degli accordi e dei loro regolamenti, e fosse assicurata intatta quella libertà che erano stati i Romani stessi a sanzionare

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Magnae auctoritatis apud Romanos tum gens Achaeorum erat; novari tamen nihil de Lacedaemoniis placebat A quel tempo il popolo acheo godeva a Roma di molta considerazione: daltra parte non si voleva prendere nessuna iniziativa nuova nei confronti di Sparta
Ceterum responsum ita perplexum fuit, ut et Achaei sibi de Lacedaemone permissum acciperent, et Lacedaemonii non omnia concessa iis interpretarentur A ogni modo la risposta fu così ambigua che gli Achei intesero di avere avuto mano libera riguardo a Sparta, e gli Spartani la interpretarono nel senso che quelli non avevano avuto piena soddisfazione

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 55 - 59

Hac potestate immodice Achaei ac superbe usi sunt Della facoltà loro concessa gli Achei fecero un uso smodato e tracotante
Philopoemeni continuatur magistratus A Filopemene viene prorogata la carica

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 03

[33] Qui veris initio exercitu indicto castra in finibus Lacedaemoniorum posuit, legatos deinde misit ad deposcendos auctores defectionis, et civitatem in pace futuram, si id fecisset, pollicentis, et illos nihil indicta causa passuros [33] Al principio della primavera, mobilitato lesercito, Filopemene si accampò nel territorio spartano, e di là mandò legati a reclamare i promotori della defezione e a promettere che, facendo così, la città avrebbe avuto la pace, mentre a quelli non si sarebbe torto un capello senza che avessero detto le loro ragioni
Silentium prae metu ceterorum fuit; quos nominatim depoposcerat, ipsi se ituros professi sunt, fide accepta a legatis vim abfuturam, donec causam dixissent Gli altri, per timore, rimasero in silenzio; quelli che Filopemene aveva reclamato per nome, spontaneamente si dichiararono pronti ad andare, dopo aver avuta dai legati lassicurazione che non si sarebbe usata la forza finché non si fossero difesi

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Ierunt etiam alii illustres viri, et advocati privatis, et quia pertinere causam eorum ad rem publicam censebant Andarono anche altri eminenti cittadini, sia come loro sostenitori personali, sia perché ritenevano la loro causa di interesse pubblico

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