[41] Non uereor ne quis me haec uestri adhortandi causa magnifice loqui existimet, ipsum aliter animo adfectum esse Licuit in Hispaniam, prouinciam meam, quo iam profectus eram, cum exercitu ire meo, ubi et fratrem consilii participem ac periculi socium haberem et Hasdrubalem potius quam Hannibalem hostem et minorem haud dubie molem belli; tamen, cum praeterueherer nauibus Galliae oram, ad famam huius hostis in terram egressus, praemisso equitatu ad Rhodanum moui castra Equestri proelio, qua parte copiarum conserendi manum fortuna data est, hostem fudi; peditum agmen, quod in modum fugientium raptim agebatur, quia adsequi terra non poteram, [neque] regressus ad naues [erat] quanta maxime potui celeritate tanto maris terrarumque circuitu, in radicibus prope Alpium huic timendo hosti obuius fui |
[41]Non temo affatto che qualcuno giudichi che io usi un linguaggio vanaglorioso per esortare voi, mentre nell'animo mio sento in altro modo Mi sarebbe stato possibile andare con il mio esercito in Spagna, che era la mia provincia e verso la quale già ero partito, dove avrei avuto mio fratello partecipe delle decisioni ed alleato nel pericolo; sarebbe stato certamente un minore impegno di guerra avere come nemico Asdrubale invece di Annibale; tuttavia, seguendo con le navi le coste della Gallia, quando ebbi notizia di questo nemico, sbarcai e mossi il campo verso il Rodano, dopo aver mandato avanti la cavalleria Ho sbaragliato il nemico in una battaglia equestre, contro quella parte dell'esercito cartaginese col quale la sorte mi portò a scontrarmi; poiché non potevo inseguir per terra la fanteria che fuggendo qua e là cercava di sottrarsi, né potevo ritornare alle navi, io venni incontro a questo temibile nemico quasi ai piedi delle Alpi con la maggior celerità possibile, con un lungo giro sia per mare che per terra |
Utrum, cum declinarem certamen, improuidus incidisse uideor an occurrere in uestigiis eius, lacessere ac trahere ad decernendum Experiri iuuat utrum alios repente Carthaginienses per uiginti annos terra ediderit an iidem sint qui ad Aegates pugnauerunt insulas et quos ab Eryce duodeuicenis denariis aestimatos emisistis, et utrum Hannibal hic sit aemulus itinerum Herculis, ut ipse fert, an uectigalis stipendiariusque et seruus populi Romani a patre relictus |
Vi sembra forse che, mentre cercavo di evitare il combattimento inavvertitamente io mi sia imbattuto in Annibale, oppure che deliberatamente io lo abbia provocato e lo abbia attirato a combattere, inseguendo ostinatamente le sue tracce Sono lieto di provare se la terra in vent'anni all'improvviso ha generato una nuova stirpe di Cartaginesi, oppure se questi sono gli stessi contro i quali voi avete combattuto alle isole Egadi e che avete lasciato uscire da Erice dopo aver stimato il prezzo del loro riscatto in diciotto denari a testa; vorrei provare se questo Annibale nel percorso compiuto sia un emulo di Ercole, come egli stesso dice, oppure se sia un tributario e stipendiario e servo del popolo, come erede di suo padre |
Quem nisi Saguntinum scelus agitaret, respiceret profecto, si non patriam uictam, domum certe patremque et foedera Hamilcaris scripta manu, qui iussus ab consule nostro praesidium deduxit ab Eryce, qui graues impositas uictis Carthaginiensibus leges fremens maerensque accepit, qui decedens Sicilia stipendium populo Romano dare pactus est Itaque uos ego, milites, non eo solum animo quo aduersus alios hostes soletis, pugnare uelim, sed cum indignatione quadam atque ira, uelut si seruos uideatis uestros arma repente contra uos ferentes |
Se non lo turbasse profondamente il delitto compiuto contro Sagunto, ripenserebbe certamente, se non alla patria vinta, almeno alla sua famiglia e a suo padre e ai patti sottoscritti di mano da Amilcare, che per comando del nostro console dovette condurre via il presidio da Erice e che fremente di dolore fu costretto ad accettare le gravi condizioni imposte ai vinti Cartaginesi: l'abbandono della Sicilia e il conferimento di un tributo al popolo romano Pertanto, o soldati, io vorrei che voi combatteste non solo con quello stesso coraggio, col quale siete soliti affrontare qualsiasi altro nemico, ma con quel particolare sdegno e furore, come se vedeste i vostri schiavi prendere all'improvviso le armi contro di voi |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 25 - 38
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 25 - 38
Licuit ad Erycem clausos ultimo supplicio humanorum, fame interficere; licuit uictricem classem in Africam traicere atque intra paucos dies sine ullo certamine Carthaginem delere; ueniam dedimus precantibus, emisimus ex obsidione, pacem cum uictis fecimus, tutelae deinde nostrae duximus, cum Africo bello urgerentur Pro his impertitis furiosum iuuenem sequentes oppugnatum patriam nostram ueniunt Atque utinam pro decore tantum hoc uobis et non pro salute esset certamen Non de possessione Siciliae ac Sardiniae, de quibus quondam agebatur, sed pro Italia uobis est pugnandum Nec est alius ab tergo exercitus qui, nisi nos uincimus, hosti obsistat, nec Alpes aliae sunt, quas dum superant, comparari noua possint presidia |
Ci sarebbe stato possibile uccidere per fame, con il tormento più terribile che possa essere inflitto ad esseri umani, coloro che erano chiusi in Erice; avremmo potuto far passare in Africa la flotta vittoriosa ed in pochi giorni distruggere Cartagine senza difficoltà alcuna: abbiamo, invece, perdonato a coloro che supplicavano, li abbiamo fatti uscire dalla città assediata, abbiamo fatto pace coi vinti, li considerammo poi sotto la nostra protezione, quando erano angustiati dalla guerra d'Africa per aver ricevuto tali benefici, che vengono qui per assalire la nostra patria al seguito di questo giovane furente Almeno doveste affrontare questa lotta soltanto per l'onore e non per la salvezza Non si tratta qui del possesso della Sicilia e della Sardegna, come si trattava un tempo, ma è per l'Italia che voi dovrete combattere Né vi è alle spalle un altro esercito che, se noi non vinciamo, possa opporre ulteriore resistenza, né vi sono altre Alpi che ci permettano di preparare nuove forze, mentre i nemici sono impegnati a superarle |
hic est obstandum, milites, uelut si ante Romana moenia pugnemus Unusquisque se non corpus suum sed coniugem ac liberos paruos armis protegere putet; nec domesticas solum agitet curas sed identidem hoc animo reputet nostras nunc intueri manus senatum populumque Romanum: qualis nostra uis uirtusque fuerit, talem deinde fortunam illius urbis ac Romani imperii fore [42] Haec apud Romanos consul Hannibal rebus prius quam uerbis adhortandos milites ratus, circumdato ad spectaculum exercitu captiuos montanos uinctos in medio statuit armisque Gallicis ante pedes eorum proiectis interrogare interpretem iussit, ecquis, si uinculis leuaretur armaque et equum uictor acciperet, decertare ferro uellet |
Qui dobbiamo affrontare il nemico, o soldati, come se combattessimo dinanzi alle mura di Roma Ciascuno di voi pensi che non difende con le armi il suo corpo, ma la moglie e i figlioletti, né si preoccupi soltanto di interessi personali, ma rifletta continuamente nel suo animo che il senato ed il popolo romano guardano in questo momento alle nostre schiere; quali saranno stati la vostra forza ed il vostro valore, tale sarà in avvenire la fortuna di Roma e del dominio 42 Così parlò ai Romani il console Annibale, pensando di incoraggiare i soldati più coi fatti che con le parole, disposto in cerchio l'esercito come per uno spettacolo, fece stare nel mezzo legati i montanari prigionieri e, fatte gettare ai loro piedi le armi galliche, comandò ad un interprete di domandare a loro chi volesse combattere in battaglia; in cambio sarebbe stato liberato dai ceppi e, qualora avesse vinto, avrebbe ricevuto armi e cavallo |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20
Cum ad unum omnes ferrum pugnamque poscerent et deiecta in id sors esset, se quisque eum optabat quem fortuna in id certamen legeret et, [ut] cuiusque sors exciderat, alacer, inter gratulantes gaudio exsultans, cum sui moris tripudiis arma raptim capiebat Ubi uero dimicarent, is habitus animorum non inter eiusdem modo condicionis homines erat sed etiam inter spectantes uolgo, ut non uincentium magis quam bene morientium fortuna laudaretur [43] Cum sic aliquot spectatis paribus adfectos dimisisset, contione inde aduocata ita apud eos locutus fertur Si, quem animum in alienae sortis exemplo paulo ante habuistis, eundem mox in aestimanda fortuna uestra habueritis, uicimus, milites neque enim spectaculum modo illud sed quaedam ueluti imago uestrae condicionis erat |
Poiché tutti, non uno escluso, richiesero le armi per combattere, a questo scopo si organizzò il sorteggio, mentre ciascuno bramava di essere prescelto dalla fortuna per quella battaglia Il favorito dalla sorte, baldanzoso passava in mezzo a quelli che si rallegravano con lui ed esultando per la gioia e danzando secondo il costumedella sua gente, afferrava in fretta le armi Quando essi venivano alle mani tra loro, si generava non solo fra gli stessi prigionieri, ma anche tra i semplici spettatori, uno stato d'animo per cui la sorte di chi vinceva non era ritenuta più invidiabile di quella di coloro che sapevano morir da coraggiosi 43 Dopo aver dato licenza ai soldati così pronti a combattere, dopo aver assistito a parecchi duelli fra i Galli, si dice che Annibale, convocata lassemblea, abbia tenuto talediscorso Se voi conserverete nel considerare ora la vostra sorte lo stesso animo che avete avuto poco fa di fronte all'esempio di un destino altrui, noi, o soldati, abbiamo già vinto Né, infatti, quello era soltanto uno spettacolo, ma era come una rappresentazione di ciò che vi aspetta |
Ac nescio an maiora uincula maioresque necessitates uobis quam captiuis uestris fortuna circumdederit Dextra laeuaque duo maria claudunt nullam ne ad effugium quidem nauem habentes; circa Padus amnis, maior [Padus] ac uiolentior Rhodano, ab tergo Alpes urgent, uix integris uobis ac uigentibus transitae Hic uincendum aut moriendum, milites, est, ubi primum hosti occurristis Et eadem fortuna, quae necessitatem pugnandi imposuit, praemia uobis ea uictoribus proponit quibus ampliora homines ne ab dis quidem immortalibus optare solent Si Siciliam tantum ac Sardiniam parentibus nostris ereptas nostra uirtute reciperaturi essemus, satis tamen ampla pretia essent: quidquid Romani tot triumphis partum congestumque possident, id omne uestrum cum ipsis dominis futurum est in hanc tam opimam mercedem, agite dum, dis bene iuuantibus arma capite |
ed io non so se la fortuna abbia circondato di maggiori catene o di maggiori necessità voi, più che ivostri prigionieri due mari a destra e sinistra vi chiudono mentre non avete alcuna nave per fuggire; di fronte ile Po, più vasto e più impetuoso del Rodano; alle le sovrastano le Alpi, con fatica da voi valicate quando eravate pieni di forza e di energia Qui, o soldati, allo scontro coi nemico bisogna vincere o morire E quella stessa sorte che vi impose la necessità di combatteoffre a voi, se vincerete, tali premi che maggiori gli uomini neppure sogliono sperare dagli stessi dei immortali Se col nostro valore riconquisteremo la Sicilia e la Sardegna strappate ai nostri padri, soltanto questo, tuttavia sarebbe già un gran premio; tutto quello che i Romani possiedono conquistato ed accumulato con tanti trionfi, tutto questo sarà vostro, insieme con gli stessi signori Orsù, prendete le armi, mirando ad una preda così riccacon l'aiuto degli dei |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 43; 01 - 23
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 43; 01 - 23
Satis adhuc in uastis Lusitaniae Celtiberiaeque montibus pecora consectando nullum emolumentum tot laborum periculorumque uestrorum uidistis; tempus est iam opulenta uos ac ditia stipendia facere et magna operae pretia mereri, tantum itineris per tot montes fluminaque et tot armatas gentes emensos Hic uobis terminum laborum fortuna dedit; hic dignam mercedem emeritis stipendiis dabit Nec, quam magni nominis bellum est, tam difficilem existimaritis uictoriam fore; saepe et contemptus hostis cruentum certamen edidit et incliti populi regesque perleui momento uicti sunt Nam dempto hoc uno fulgore nominis Romani, quid est cur illi uobis comparandi sint |
Voi nessuna ricompensa finora avete avuto a tante fatiche e a tanti pericoli, cacciando il bestiame nelle vaste zone montuose della Celtiberia e della Lusitania; è ormai l'ora che voi facciate il vostro servizio militare con ricche e copiose ricompense e meritiate grandi premi all'opera vostra, dopo aver percorso uno spazio grande attraverso tanti monti e fiumi e tante genti armate Qui la sorte ha posto il termine delle vostre fatiche; qui, finita la guerra, vi darà una degna ricompensa Né vogliate stimare che la vittoria sarà tanto difficile da conquistare quanto grande è la fama di questa guerra; spesso un nemico sottovalutato provocò battaglie cruente e famosi popoli e re furono vinti con estrema facilità Infatti, se si eccettua il solo fulgore del nome romano, che cosa rimane perché essi possano paragonarsi a voi |
Ut uiginti annorum militiam uestram cum illa uirtute, cum illa fortuna taceam, ab Herculis columnis, ab Oceano terminisque ultimis terrarum per tot ferocissimos Hispaniae et Galliae populos uincentes huc peruenistis; pugnabitis cum exercitu tirone, hac ipsa aestate caeso, uicto, circumsesso a Gallis, ignoto adhuc duci suo ignorantique ducem An me in praetorio patris, clarissimi imperatoris, prope natum, certe eductum, domitorem Hispaniae Galliaeque, uictorem eundem non Alpinarum modo gentium sed ipsarum, quod multo maius est, Alpium, cum semenstri hoc conferam duce, desertore exercitus sui Cui si quis demptis signis Poenos Romanosque hodie ostendat, ignoraturum certum habeo utrius exercitus sit consul |
Per non stare a considerare quei vent'anni trascorsi nella vita militare con quel valore e con quella fortuna, voi siete giunti fin qui vittoriosi dalle colonne d'Ercole, dall'oceano fino ai termini ultimi delle terre, attraverso tante fierissime genti di Spagna e di Gallia; avrete da combattere con un esercito arruolato di fresco, in questa stessa estate massacrato, vinto, assediato dai Galli, ignoto al suo comandante che a sua volta è ad esso sconosciuto O che forse io, potrei dire quasi nato, certo cresciuto sotto la tenda di mio padre, famosissimo generale, io che ho soggiogato la Spagna e la Gallia, che ho vinto nello stesso tempo non solo le popolazioni alpine, ma le stesse Alpi, che è molto di più, dovrei paragonarmi con costui che è generale da appena sei mesi e che ha abbandonato il suo esercito Che se qualcuno, tolte le insegne, oggi gli mostrasse Cartaginesi e Romani, io do per certo che ignorerebbe di quale dei due eserciti egli sia il console |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 16 - 20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 16 - 20
Non ego illud parui aestimo, milites, quod nemo est uestrum cuius non ante oculos ipse saepe militare aliquod ediderim facinus, cui non idem ego uirtutis spectator ac testis notata temporibus locisque referre sua possim decora Cum laudatis a me miliens donatisque, alumnus prius omnium uestrum quam imperator, procedam in aciem aduersus ignotos inter se ignorantesque [44] Quocumque circumtuli oculos, plena omnia uideo animorum ac roboris, ueteranum peditem, generosissimarum gentium equites frenatos infrenatosque, uos socios fidelissimos fortissimosque, uos, Carthaginienses, cum ob patriam, tum ob iram iustissimam pugnaturos |
Io non giudico, o soldati, di poca importanza il fatto che non vi è alcuno di voi, dinanzi agli occhi del quale io stesso non abbia spesso compiuta qualche impresa militare, al quale io medesimo, spettatore e testimonio di atti di valore, nonpossa enumerarli, ricordando il tempo ed il luogo in cui essi avvennero Con voi, che mille volte avete ricevuto da me lodi e doni, io che mi considero compagno di tutti voi, prima che generale, avanzerò in campo contro un capitano e contro soldati che non si conoscono tra loro 44 Dovunque io giri lo sguardo, vedo che tutto è pieno di forza e di coraggio: i fanti veterani, i cavalieri di nobilissimi popoli, sia quelli che usano le briglie sia quelli che non le usano, voi fedelissimi e fortissimi alleati, voi Cartaginesi pronti a combattere sia per la patria, sia per un giustissimo sdegno |