Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 01 - 20, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 01 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 32; 01 - 20

Eorum prodigiorum causa supplicatio unum diem habita, et consules rebus divinis operam dederunt placatisque diis in provincias profecti sunt: Aelius cum Helvio praetore in Galliam; exercitumque ab L Lentulo acceptum, quem dimittere debebat, praetori tradidit, ipse novis legionibus quas secum adduxerat bellum gesturus; neque memorabilis rei quicquam gessit

T Quinctius alter consul maturius quam priores soliti erant consules a Brundisio cum tramisisset, Corcyram tenuit cum octo milibus peditum, equitibus quingentis

Ab Corcyra in proxima Epiri quinqueremi traiecit et in castra Romana magnis itineribus contendit
A seguito di tali prodigi si tenne una giornata di preghiere pubbliche, e i consoli si occuparono delle cerimonie religiose, dopo aver placato gli dei partirono per le loro province: Elio con il pretore Elvio si diresse in Gallia e, ricevuto da L Lentulo l'esercito che doveva congedare, lo affidò al pretore, per condurre personalmente la guerra con le nuove legioni che aveva condotto con sé

L'altro console, T Quinzio, salpato da Brindisi più presto di quanto non avessero fatto i consoli degli anni precedenti, si fermò a Corcira con ottomila fanti e ottocentocavalieri

Da Corcira passò con una quinquereme sulla costa più vicina dell'Epiro e si diresse a marce forzate verso, il campo romano
Inde Villio dimisso paucos moratus dies, dum se copiae ab Corcyra adsequerentur, consilium habuit, utrum recto itinere per castra hostium vim facere conaretur an ne temptata quidem re tanti laboris ac periculi per Dassaretios potius Lyncumque tuto circuitu Macedoniam intraret; vicissetque ea sententia ni timuisset ne, cum a mari longius recessisset emisso e manibus hoste, si, quod antea fecerat, solitudinibus silvisque se tutari rex voluisset, sine ullo effectu aestas extraheretur

Utcumque esset igitur illo ipso tam iniquo loco adgredi hostem placuit

Sed magis fieri id placebat quam quomodo fieret satis expediebant; [10] Diesque quadraginta sine ullo conatu sedentes in conspectu hostium absumpserant
Qui, congedato Villio, attese alcuni giorni che lo raggiungessero le sue truppe da Corcira e tenne consiglio per decidere se tentare di sfondare frontalmente forzando il campo nemico o se invece, senza neppure tentare un'impresa così faticosa e rischiosa, penetrare in Macedonia con un giro più sicuro attraverso il territorio dei Dassareti e la regione di Linco; e avrebbe prevalso questa seconda opinione se non avesse temuto, nel caso si fosse allontanato troppo dal mare, di lasciarsi sfuggire il nemico, se il re, come aveva fatto in precedenza, avesse voluto cercare protezione nei deserti e nelle foreste: allora tutta l'estate sarebbe stata perduta senza alcun risultato

In ogni modo decise di attaccare il nemico in quella posizione pur così sfavorevole

Ma se la decisione era presa, assai meno chiaro era il modo di attuarla;[10]Per quaranta giorni rimasero inattivi sotto gli occhi dei nemici, senza tentare nulla
Inde spes data Philippo est per Epirotarum gentem temptandae pacis; habitoque concilio delecti ad eam rem agendam Pausanias praetor et Alexander magister equitum consulem et regem, ubi in artissimas ripas Aous cogitur amnis, in conloquium adduxerunt

Summa postulatorum consulis erat: praesidia ex civitatibus rex deduceret; iis quorum agros urbesque populatus esset, redderet res quae comparerent; ceterorum aequo arbitrio aestimatio fieret

Philippus aliam aliarum civitatium condicionem esse respondit: quas ipse cepisset, eas liberaturum; quae sibi traditae a maioribus essent, earum hereditaria ac iusta possessione non excessurum

Si quas quererentur belli clades eae civitates cum quibus bellatum foret, arbitro quo vellent populorum cum quibus pax utrisque fuisset se usurum
Da ciò nacque in Filippo la speranza di poter allacciare trattative di pace per mezzo del popolo degli Epiroti; tenne un'assemblea e vennero scelti per quella trattativa il pretore Pausania ed il comandante della cavalleria Alessandro; costoro portarono ad un colloquio il console ed il re, proprio dove più strette si fanno le sponde tra cui scorre lAoo

Ciò che il console richiedeva era essenzialmente questo: il re doveva ritirare le sue guarnigioni dalle diverse città; doveva restituire ciò che ancora si poteva trovare alle genti di cui aveva saccheggiato le città e le campagne; per il resto vi sarebbe stato un equo arbitrato

Filippo rispose che le varie città si trovavano in condizioni diverse l'una dall'altra: quelle che aveva conquistate lui le avrebbe lasciate libere; quelle che gli erano state lasciate dagli antenati le avrebbe conservate, trattandosi di un possesso ereditario e legittimo

Se le città contro le quali aveva combattuto si lamentavano di qualche danno di guerra, avrebbe accettato l'arbitrato di qualunque popolo volessero, tra quelli che erano rimasti neutrali

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 41 -  43
Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 41 - 43

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 41 - 43

Consul nihil ad id quidem arbitro aut iudice opus esse dicere: cui enim non apparere ab eo qui prior arma intulisset iniuriam ortam, nec Philippum ab ullis bello lacessitum priorem vim omnibus fecisse

Inde cum ageretur quae civitates liberandae essent, Thessalos primos omnium nominavit consul

Ad id vero adeo accensus indignatione est rex ut exclamaret 'quid victo gravius imperares, T Quincti

' atque ita se ex conloquio proripuit; et temperatum aegre est quin missilibus, quia dirempti medio amni fuerant, pugnam inter se consererent

Postero die per excursiones ab stationibus primo in planitie satis ad id patenti multa levia commissa proelia sunt; deinde recipientibus se regiis in arta et confragosa loca aviditate accensi certaminis eo quoque Romani penetravere
Il console rispose che, almeno per quello, non vi era certo bisogno di un arbitro o di un giudice: chi non vedeva che il torto era dalla parte di chi aveva iniziato le ostilità e che Filippo, senza essere stato minimamente provocato, aveva per primo aggredito tutti gli altri

Poi, quando si venne a discutere delle città che dovevano essere lasciate libere, il console nominò prima di tutto i Tessali

A tali parole il re si indignò talmente da esclamare: - Quali peggiori condizioni potresti impormi se io fossi stato sconfitto, T Quinzio

- E con questo abbandonò precipitosamente il colloquio; a fatica si riuscì ad impedire che venissero a battaglia tra di loro con armi da lancio, dato che erano separati dal fiume

Il giorno seguente, a causa di sortite fatte dagli avamposti, si ingaggiarono dapprima numerose piccole battaglie in una pianura sufficientemente vasta a tale scopo; poi, mentre le truppe del re si ritiravano verso luoghi difficili e scoscesi, anche i Romani si spinsero in essi, bramosi di combattere
Pro his ordo et militaris disciplina et genus armorum erat, aptum tegendis corporibus; pro hoste loca et catapultae ballistaeque in omnibus prope rupibus quasi in muro dispositae

Multis hinc atque illinc volneribus acceptis cum etiam, ut in proelio iusto, aliquot cecidissent, nox pugnae finem fecit

[11] Cum in hoc statu res esset, pastor quidam a Charopo principe Epirotarum missus deducitur ad consulem

Is se in eo saltu qui regiis tum teneretur castris armentum pascere solitum ait omnes montium eorum anfractus callesque nosse

Si secum aliquos consul mittere velit, se non iniquo nec perdifficili aditu super caput hostium eos educturum
A loro favore stava l'ordine e la disciplina militare e il tipo di armamento, adatto a coprire i corpi; a vantaggio del nemico erano la natura del terreno e le catapulte e le balestre poste quasi su ogni roccia come su un bastione

Ci furono molti feriti da una parte e dall'altra, e quando vi erano già stati anche alcuni morti, come in una battaglia regolare, la notte pose fine al combattimento

[11] Questa era la situazione quando un pastore mandato dal principe epirota Caropo venne condotto alla presenza del console

Questi disse che era solito pascolare i suoi animali nella gola che era allora occupata dal campo del re, e che conosceva tutti gli anfratti e i sentieri di quelle montagne

Se se il console avesse voluto mandare insieme a lui alcuni uomini, li avrebbe condotti sopra le teste dei nemici per un passaggio privo di pericoli e senza eccessive difficoltà

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 15 - 16
Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 15 - 16

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 15 - 16

Haec ubi consul audivit, percunctatum ad Charopum mittit satisne credendum super tanta re agresti censeret: Charopus renuntiari iubet, ita crederet ut suae potius omnia quam illius potestatis essent

Cum magis vellet credere quam auderet mixtumque gaudio et metu animum gereret, auctoritate motus Charopi experiri spem oblatam statuit et, ut averteret regem ab suspicione, biduo insequenti lacessere hostem dispositis ab omni parte copiis succedentibusque integris in locum defessorum non destitit

Quattuor milia inde lecta peditum et trecentos equites tribuno militum tradit
Udito questo, il console mandò a chiedere a Caropo se ritenesse che in una questione di tanta importanza fosse prudente affidarsi ad un contadino: Caropo fece rispondere che si affidasse pure al contadino, in modo però da conservare sempre il comando delle operazioni piuttosto che lasciarlo a quest'ultimo

Il console, più desideroso di fidarsi di quanto non osasse, con l'animo combattuto tra la gioia e il timore, convinto dal consiglio di Caropo decise di provare quanto gli veniva fatto sperare e, per allontanare dal re ogni sospetto, non cessò nei giorni seguenti di molestare il nemico con truppe disposte da tutte le parti, sostituendo quelle affaticate con truppe fresche

Sceglie poi quattromila fanti e trecento cavalieri e li affida ad un tribuno militare
Equites quoad loca patiantur ducere iubet: ubi ad invia equiti ventum sit, in planitie aliqua locari equitatum, pedites qua dux monstraret viam ire; ubi, ut polliceatur, super caput hostium perventum sit, fumo dare signum nec antea clamorem tollere quam ab se signo recepto pugnam coeptam arbitrari posset

Nocte itinera fieri iubetet pernox forte luna erat: interdiu cibi quietisque sumeret tempus

Ducem promissis in gentibus oneratum, si fides exstet, vinctum tamen tribuno tradit

His copiis ita dimissis eo intentius Romanus undique instat, [capit] stationes
Gli ordina di portare con sé i cavalieri finché il terreno lo permetterà; quando saranno giunti in luoghi inaccessibili alla cavalleria, la faccia fermare in qualche zona pianeggiante ed i fanti proseguano per la strada indicata dalla guida; quando saranno giunti, come promette la guida, sopra le teste dei nemici, faccia un segnale con il fumo e non lasci alzare il grido di guerra prima di poter giudicare che il console, ricevuto il segnale, abbia attaccato battaglia

Ordina che la marcia si faccia di notte -e per caso la luna risplendeva per l'intera notte-; durante il giorno pensassero a mangiare e a riposarsi

Colma di grandi promesse la guida, se avesse mantenuto la sua parola, ma lo consegna legato al tribuno

Dopo aver mandato con tali istruzioni queste truppe, con insistenza ancora maggiore il Romano incalza il nemico, attaccandone da ogni parte gli avamposti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 21 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 21 - 25

[12] Interim die tertio cum verticem quem petierant Romani cepisse ac tenere se fumo significarent, tum vero trifariam divisis copiis consul valle media cum militum robore succedit, cornua dextra laeuaque admovet castris; nec segnius hostes obviam eunt

Et dum aviditate certaminis provecti extra munitiones pugnant, haud paulo superior est Romanus miles et virtute et scientia et genere armorum: postquam multis volneratis interfectisque recepere se regii in loca aut munimento aut natura tuta, verterat periculum in Romanos temere in loca iniqua nec faciles ad receptum angustias progressos

Neque impunita temeritate inde recepissent sese, ni clamor primum ab tergo auditus, dein pugna etiam coepta amentes repentino terrore regios fecisset
[12] Intanto il terzo giorno i Romani segnalarono con il fumo di aver raggiunto e occupata la cima alla quale puntavano; allora il console, divise in tre formazioni le sue truppe, avanza in mezzo alla valle con i soldati migliori e spinge contro il campo del re l'ala destra e l'ala sinistra; i nemici non sono meno pronti a muovere loro contro

Finché, trascinati dal desiderio di lotta, i Macedoni combattono fuori delle fortificazioni, i soldati romani sono notevolmente superiori per coraggio, per tecnica di combattimento e per tipo di armi; dopo che le truppe del re, molti essendo stati i caduti e i feriti, si furono ritirate in luoghi difesi o dalla natura del terreno o dalle opere di fortificazione, furono i Romani a trovarsi in pericolo, poiché si erano imprudentemente spinti in luoghi ad essi sfavorevoli, in gole che rendevano difficile la ritirata

E non avrebbero mancato di pagar cara la loro imprudenza prima di potersi ritirare se prima delle grida udite alle spalle e poi l'inizio di una vera e propria battaglia non avessero riempito improvvisamente di una folle paura i soldati del re
Pars in fugam effusi sunt; pars magis quia locus fugae deerat quam quod animi satis esset ad pugnam cum substitissent, ab hoste et a fronte et ab tergo urgente circumventi sunt

Deleri totus exercitus potuit si fugientes persecuti victores essent; sed equitem angustiae locorumque asperitas, peditem armorum gravitas impediit

Rex primo effuse ac sine respectu fugit; dein quinque milium spatium progressus cum ex iniquitate locorum, id quod erat, suspicatus esset sequi non posse hostem, substitit in tumulo quodam dimisitque suos per omnia iuga vallesque qui palatos in unum colligerent

Non plus duobus milibus hominum amissis cetera omnis multitudo, velut signum aliquod secuta, in unum cum convenisset, frequenti agmine petunt Thessaliam
Parte si dispersero in fuga, parte cercarono di resistere più perché mancava lo spazio per la fuga che perché avessero coraggio sufficiente a combattere, e furono circondati dal nemico che incalzava di fronte e da tergo

Se i vincitori avessero inseguito i fuggiaschi tutto quell'esercito avrebbe potuto essere annientato; ma la cavalleria era ostacolata dalla ristrettezza e dalla difficoltà dei luoghi, la fanteria dal peso delle armature

Il re fuggì dapprima a precipizio e senza volgersi indietro; poi, dopo aver percorso cinque miglia, supponendo, come era in realtà, che per la difficoltà del terreno il nemico non potesse inseguirlo, si fermò su di una altura e mandò suoi uomini per creste e valli a riunire i dispersi

Le perdite non furono superiori a duemila uomini: tutto il grosso delle truppe, riunito come se avesse seguìto un'insegna, raggiunge con una numerosa formazione la Tessaglia

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 16 - 20

Romani quoad tutum fuit insecuti caedentes spoliantesque caesos castra regia, etiam sine defensoribus difficili aditu, diripiunt; atque ea nocte in suis castris manserunt

[13] Postero die consul per ipsas angustias quas inter valle se flumen insinuat hostem sequitur

Rex primo die ad castra Pyrrhi pervenit; locus quem ita vocant est in Triphylia terrae Molottidis

Inde postero dieingens iter agmini, sed metus urgebatin montes Lyncon perrexit

Ipsi Epiri sunt, interiecti Macedoniae Thessaliaeque: latus, quod vergit in Thessaliam, oriens spectat, septentrio a Macedonia obicitur

Vestiti frequentibus silvis sunt; iuga summa campos patentes aquasque perennes habent

Ibi stativis rex per aliquot dies habitis fluctuatus animo est utrum protinus in regnum se reciperet an praeverti in Thessaliam posset
I Romani dopo averli inseguiti finché lo potevano senza pericolo, facendone strage e spogliando i caduti, mettono a sacco il campo del re, difficile da raggiungere anche privo di difensori; e in quella notte restarono nel loro accampamento

[13] Il giorno seguente il console insegue il nemico per le stesse gole attraverso cui il fiume scorre nella valle

Il re all'alba giunse al campo di Pirro; la località così denominata è nella Trifilia, nel territorio dì Molottide

Di qui il giorno successivo - lunga marcia per una colonna rnílitare, ma la paura incalzava - si spinse fino ai monti Linco

Questi monti appartengono all'Epiro e sorgono tra la Macedonia e la Tessaglia; il lato rivolto verso la Tessaglia guarda ad oriente, mentre il lato settentrionale è posto di fronte alla Macedonia

Sono coperti di fitte foreste; in alto, presso le cime, sono ampi pianori e sorgenti perenni

Tenendo lassù il suo campo per alcuni giorni il re era incerto se dovesse subito ritirarsi nel suo regno o se potesse prima fare una puntata in Tessaglia

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