[1] Consules praetoresque cum idibus Martiis magistratum inissent provincias sortiti sunt L Lentulo Italia, P Villio Macedonia, praetoribus L Quinctio urbana, Cn Baebio Ariminum, L Valerio Sicilia, L Villio Sardinia evenit Lentulus consul novas legiones scribere iussus, Villius a P Sulpicio exercitum accipere: in supplementum eius quantum militum videretur ut scriberet ipsi permissum Praetori Baebio legiones quas C Aurelius consul habuisset ita decretae ut retineret eas donec consul novo cum exercitu succederet; in Galliam ubi is venisset omnes milites exauctorati domum dimitterentur praeter quinque milia socium: iis obtineri circa Ariminum provinciam satis esse |
[1] I consoli e i pretori, entrati in carica agli Idi di Marzo, estrassero a sorte le loro province A L Lentulo toccò l'Italia, a P Villio la Macedonia, e, tra i pretori, a L Quinzio la Provincia urbana, a Gn Bebio Rimini, a L Valerio la Sicilia, a L Villio la Sardegna Il console Lentulo venne incaricato di arruolare nuove legioni, Villio di ricevere da Po Sulpicio il suo esercito; gli venne concesso di arruolare quanti soldati ritenesse opportuno per completarne gli effettivi Al pretore Bebio vennero assegnate le legioni che aveva comandato il console C Aurelio, con il compito di tenerle finché non sopraggiungesse il console con il nuovo esercito; quando questi fosse giunto in Gallia tutti i soldati veterani dovevano essere mandati a casa, ad eccezione di cinquemila alleati; questo numero sarebbe stato sufficiente per presidiare la Provincia di Rimini |
Prorogata imperia praetoribus prioris anni, C Sergio ut militibus qui in Hispania Sicilia Sardinia stipendia per multos annos fecissent agrum adsignandum curaret, Q Minucio ut in Bruttiis idem de coniurationibus quaestiones quas praetor cum fide curaque exercuisset perficeret et eos quos sacrilegii compertos in vinculis Romam misisset Locros mitteret ad supplicium quaeque sublata ex delubro Proserpinae essent reponenda cum piaculis curaret Feriae Latinae pontificum decreto instauratae sunt, quod legati ab Ardea questi in senatu erant sibi in monte Albano Latinis carnem, ut adsolet, datam non esse |
Furono prorogati i loro poteri ai pretori dell'anno precedente: a C Sergio perché si occupasse dell'assegnazione di terre ai soldati che avevano prestato servizio per molti anni in Ispagna, in Sicilia e in Sardegna, a Q Minucio perché nel Bruzio colui che da pretore aveva condotto con scrupolo e diligenza le inchieste sulle congiure le portasse anche a termine, e coloro che, riconosciuti colpevoli di sacrilegio, aveva mandato a Roma in catene, li rimandasse a Locri per esservi giustiziati, perché inoltre procurasse di far rimettere nel santuario di Proserpina, con cerimonie espiatorie, quanto vi era stato rubato Le Feriae Latinae vennero ricominciate per decreto dei pontefici poiché i delegati di Ardea avevano lamentato in senato che in esse, sul monte Albano, non era stata loro data, come d'uso, la carne della vittima |
Ab Suessa nuntiatum est duas portas quodque inter eas muri erat de caelo tactum, et Formiani legati aedem Iovis, item Ostienses aedem Iovis, et Veliterni Apollinis et Sancus aedes, et in Herculis aede capillum enatum; et ex Bruttiis ab Q Minucio propraetore scriptum eculeum cum quinque pedibus, pullos gallinaceos tres cum ternis pedibus natos esse A P Sulpicio proconsule ex Macedonia litterae adlatae, in quibus inter cetera scriptum erat lauream in puppi navis longae enatam Priorum prodigiorum causa senatus censuerat ut consules maioribus hostiis quibus diis videretur sacrificarent; ob hoc unum prodigium haruspices in senatum vocati, atque ex responso eorum supplicatio populo in diem unum indicta et ad omnia pulvinaria res divinae factae |
Da Suessa venne annunziato che due porte e il tratto di muro compreso tra di esse erano state colpite dal fulmine; dei legati di Formia riferirono la stessa cosa del tempio di Giove, e così legati di Ostia del tempio di Giove e legati di Velletri dei templi di Apollo e di Sancus; inoltre nel tempio di Ercole era cresciuta una capigliatura; dal Bruzio il pretore Q Minucio scrisse che era nato un puledro con cinque gambe e tre pulcini con tre gambe ciascuno Il proconsole P Sulpicio inviò dalla Macedonia una lettera in cui tra l'altro era scritto che sulla poppa di una nave da guerra era spuntato un lauro Per gli altri fatti prodigiosi il senato aveva deciso che i consoli sacrificassero vittime adulte a divinità di loro scelta; soltanto per quest'ultimo vennero convocati in senato gli aruspici e in base al loro responso venne prescritto al popolo un giorno di preghiere pubbliche e vennero celebrate cerimonie religiose presso tutte le sedi degli dèi |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 41 - 43
[2] Carthaginienses eo anno argentum in stipendium impositum primum Romam advexerunt Id quia probum non esse quaestores renuntiaverant experientibusque pars quarta decocta erat, pecunia Romae mutua sumpta intertrimentum argenti expleverunt Petentibus deinde ut, si iam videretur senatui, obsides sibi redderentur, centum redditi obsides; de ceteris, si in fide permanerent, spes facta Petentibus iisdem qui non reddebantur obsides ut ab Norba, ubi parum commode essent, alio traducerentur, concessum ut Signiam et Ferentinum transirent Gaditanis item petentibus remissum ne praefectus Gades mitteretur, adversus id quod iis in fidem populi Romani venientibus cum L Marcio Septimo convenisset |
[2] Quell'anno per la prima volta i Cartaginesi versarono a Roma la quantità di argento imposta quale tributo Poiché i questori avevano denunziato che quell'argento non era di buona lega e coloro che lo saggiavano lo avevano ridotto di un quarto con la fusione i delegati cartaginesi rimediarono alla diminuzione di argento con denaro preso a prestito in Roma Chiesero poi che, se il senato lo riteneva ormai opportuno, venissero loro restituiti gli ostaggi; ne furono restituiti cento; per gli altri si diedero buone speranze, purché fossero stati fedeli agli impegni Chiesero allora che gli ostaggi non restituiti da Norba, dove si trovavano male, fossero trasferiti altrove: venne loro concesso il trasferimento a Signa e Ferentino Agli abitanti di Gades che lo richiedevano venne fatta la concessione di non mandare a Gades un prefetto, contrariamente agli accordi da essi presi con L Marcio Settimo quando si erano posti sotto il protettorato di Roma |
Et Narniensium legatis querentibus ad numerum sibi colonos non esse et immixtos quosdam non sui generis pro colonis se gerere, earum rerum causa tresviros creare L Cornelius consul iussus Creati P Et Sex AeliiPaetis fuit ambobus cognomenet Cn Cornelius Lentulus Quod Narniensibus datum erat, ut colonorum numerus augeretur, id Cosani petentes non impetraverunt [3] Rebus quae Romae agendae erant perfectis consules in provincias profecti P Villius in Macedoniam cum venisset, atrox seditio militum iam ante inritata nec satis in principio compressa excepit Duo milia ea militum fuere, quae ex Africa post devictum Hannibalem in Siciliam, inde anno fere post in Macedoniam pro voluntariis transportata erant Id voluntate factum negabant: ab tribunis recusantes in naves impositos |
Poiché i delegati di Narni lamentavano che il numero dei coloni non era completo e che degli estranei di diversa condizione, mischiati ad essi, si comportavano come se fossero coloni, il console L Cornelio venne incaricato di nominare una commissione di tre uomini che si occupasse della cosa Vennero nominati P e Ses Elio, entrambi dal cognome di Peto, e Gn Cornelio Lentulo Ciò che venne concesso agli abitanti di Narni, ossia l'aumento del numero dei coloni, venne invece negato agli abitanti di Cosa, che pure lo richiedevano [3] Dopo aver esaurito i loro compiti a Roma, i consoli partirono per le Province P Villio, giunto in Macedonia, vi trovò una furiosa rivolta militare, già suscitata in precedenza e non soffocata agli inizi con sufficiente energia Ne erano protagonisti duemila soldati, trasportati come volontari dall'Africa in Sicília dopo la sconfitta di Annibale e poi, circa un anno dopo, dalla Sicilia in Macedonia Sostenevano che ciò era avvenuto contro la loro volontà: erano stati fatti imbarcare nonostante il loro rifiuto |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 11-20
Sed utcumque, seu iniuncta seu suscepta foret militia, et eam exhaustam et finem aliquem militandi fieri aequum esse Multis annis sese Italiam non vidisse; consenvisse sub armis in Sicilia, Africa, Macedonia; confectos iam se labore opere, exsangues tot acceptis volneribus esse Consul causam postulandae missionis probabilem, si modeste peteretur, videri dixit: seditionis nec eam nec ullam aliam satis iustam causam esse Itaque si manere ad signa et dicto parere velint, se de missione eorum ad senatum scripturum; modestia facilius quam pertinacia quod velint impetraturos [4] Thaumacos eo tempore Philippus summa vi oppugnabat aggeribus vineisque et iam arietem muris admoturus erat |
In ogni caso però, sia che quel servizio fosse stato imposto, sia che fosse stato liberamente accettato, era ormai compiuto, ed era giusto porvi un termine Da molti anni non vedevano più l'Italia; erano invecchiati sotto le armi in Sicilia, in Africa, in Macedonia, erano stremati dalla fatica, dai lavori, quasi senza più sangue per le tante ferite ricevute Il console disse che la ragione della domanda di congedo gli pareva accettabile, se presentata nel rispetto della disciplina; per una rivolta invece né quella né alcuna altra ragione poteva essere valida Se pertanto volevano rimanere sotto le loro insegne e obbedire ai suoi ordini, avrebbe scritto al senato per il loro congedo: ciò che desideravano lo avrebbero ottenuto più facilmente con la moderazione che con l'ostinazione [4] Filippo in quel tempo attaccava con estrema decisione Taumaci, valendosi di terrapieni e di vigne, e stava ormai per battere il muro con l'ariete |
Ceterum incepto absistere eum coegit subitus Aetolorum adventus, qui Archidamo duce inter custodias Macedonum moenia ingressi nec nocte nec die finem ullum erumpendi nunc in stationes, nunc in opera Macedonum faciebant Et adiuvabat eos natura ipsa loci Namque Thaumaci a Pylis sinuque Maliaco per Lamiam eunti loco alto siti sunt in ipsis faucibus, imminentes quam Coelen vocant Thessaliae; quae transeunti confragosa loca implicatasque flexibus vallium vias ubi ventum ad hanc urbem est, repente velut maris vasti sic universa panditur planities ut subiectos campos terminare oculis haud facile queas: ab eo miraculo Thaumaci appellati Nec altitudine solum tuta urbs sed quod saxo undique absciso rupibus imposita est |
Venne però costretto a desistere dall'impresa dall'improvviso arrivo degli Etoli i quali, guidati da Archidamo, infiltrandosi tra le postazioni macedoni, erano entrati in città e non cessavano né di notte né di giorno di operare delle sortite ora contro i posti di guardia ora contro le opere dei Macedoni La natura stessa del terreno era favorevole agli Etoli Taumaci, per chi attraversa Lamia venendo dalle Termopili e dal golfo Maliaco, è posta su di un'altura proprio entro la gola e domina quella che chiamano Tessaglia Cava; chi supera questi luoghi dirupati, queste strade rese sinuose dai giri delle valli, non appena è giunto alla città tutto d'un tratto vede aprirsi una regione completamente pianeggiante, simile ad un vasto mare, tanto da non poter facilmente scorgere con gli occhi la fine dei campi sottostanti: dalla meraviglia che un tale spettacolo provoca viene il nome di Taumaci Non solo la posizione elevata rende sicura la città, ma anche il suo trovarsi su rocce con le pareti a picco da ogni lato |
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Hae difficultates et quod haud satis dignum tanti laboris periculique pretium erat ut absisteret incepto Philippus effecerunt Hiemps quoque iam instabat, cum inde abscessit et in Macedoniam in hiberna copias reduxit [5] Ibi ceteri quidem data quanticumque quiete temporis simul animos corporaque remiserant; Philippum quantum ab adsiduis laboribus itinerum pugnarumque laxaverat animum, tanto magis intentum in universum eventum belli curae angunt, non hostes modo timentem qui terra marique urgebant, sed nunc sociorum, nunc etiam popularium animos, ne et illi ad spem amicitiae Romanorum deficerent et Macedonas ipsos cupido novandi res caperet |
Tali difficoltà e il pensiero che l'impresa non meritava tante fatiche e tanti rischi fecero sì che Filippo la abbandonasse Ormai del resto incalzava l'inverno quando se ne partì di là e ricondusse le truppe in Macedonia, ai quartieri d'inverno [5] Qui tutti, grazie al riposo, per quanto breve, che veniva concesso, ristoravano il corpo e lo spirito;soltanto Filippo, se aveva sollevato l'animo dalla continua tensione delle marce e delle battaglie, tanto più era agitato dalla preoccupazione intensa per l'esito finale della guerra; temeva non i nemici soltanto, che incalzavano per terra e per mare, ma anche le intenzioni ora degli alleati ora del suo stesso popolo: dei primi per paura che lo tradissero nella speranza di diventare amici di Roma, dei secondi per paura che si lasciassero prendere dal desiderio di un rivolgimento |
Itaque et in Achaiam legatos misit, simul qui ius iurandumita enim pepigerant quotannis iuraturos in verba Philippiexigerent, simul qui redderent Achaeis Orchomenon et Heraean et Triphylian Eleis Alipheran, contendentibus nunquam eam urbem fuisse ex Triphylia sed sibi debere restitui, quia una esset ex iis quae ad condendam Megalen polin ex concilio Arcadum contributae forent Et cum Achaeis quidem per haec societatem firmabat: Macedonum animos cum Heracliden amicum maxime invidiae sibi esse cerneret, multis criminibus oneratum in vincla coniecit ingenti popularium gaudio |
Inviò pertanto una legazione in Acaia, perché richiedesse il giuramento - così era stato difatti convenuto, che ogni anno giurassero fedeltà a Filippo - e nello stesso tempo restituisse agli Achei Orcomeno ed Erea , e la Trifilia tolta agli Elei, ed Alifera tolta ai Megalopoliti benché questi sostenessero che la città non aveva mai fatto parte della Trifilia e doveva invece essere restituita a loro, poiché era una delle città che, in base alla deliberazione di una assemblea di Arcadi, aveva contribuito a fondare Megalopoli Con questi mezzi dunque cercava di consolidare l'alleanza con gli Achei: nei confronti dei Macedoni, vedendo che causa di ostilità verso di lui era soprattutto l'amicizia per Eraclide, lo accusò di molti delitti e lo fece gettare in carcere, con grande giubilo del popolo |
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Bellum si quando unquam ante alias, tum magna cura apparavit exercuitque in armis et Macedonas et mercennarios milites principioque veris cum Athenagora omnia externa auxilia quodque levis armaturae erat in Chaoniam per Epirum ad occupandas quae ad Antigoneam fauces suntStena vocant Graecimisit Ipse post paucis diebus graviore secutus agmine, cum situm omnem regionis adspexisset, maxime idoneum ad muniendum locum credidit esse praeter amnem Aoum Is inter montes, quorum alterum Meropum, alterum Asnaum incolae vocant, angusta valle fluit, iter exiguum super ripam praebens Asnaum Athenagoram cum levi armatura tenere et communire iubet; ipse in Meropo posuit castra Qua abscisae rupes erant, statio paucorum armatorum tenebat; qua minus tuta erant, alia fossis, alia vallo, alia turribus muniebat |
Preparò la guerra con cura ancora maggiore che tutte le volte precedenti; esercitò al combattimento sia i Macedoni che i mercenari e all'inizio della primavera mandò tutti gli ausiliari stranieri e tutte le sue truppe leggere, al comando di Atenagora, in Caonía, attraverso l'Epiro, per occupare le gole presso ad Antigonea - che i Greci chiamano Stena Seguì lui stesso, pochi giorni dopo, con le truppe pesanti, esaminò la topografia dell'intera regione e giudicò che il luogo più adatto ad essere fortificato era sulla riva dell'Aoo Questo fiume scorre in una stretta valle, tra due montagne chiamate dalla gente del posto Meropo ed Asnao, lasciando uno stretto passaggio sulla riva Ordinò ad Atenagora di occupare 1'Asnao con le truppe leggere e di fortificarlo e pose il proprio accampamento sul Meropo I punti incui le pareti erano a picco potevano essere tenuti da una postazione di pochi soldati; i punti meno sicuri li fortificava ora con dei fossati ora con una palizzata ora con torri |