Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 16 - 17, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 16 - 17

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 16 - 17
In hoc legato uestro--dant enim animum ad loquendum libere ultimae miseriae--nec hominis quicquam est, patres conscripti, praeter figuram et speciem neque Romani ciuis praeter habitum uestitumque et sonum Latinae linguae; pestis ac belua immanis, quales fretum quondam quo ab Sicilia diuidimur ad perniciem nauigantium circumsedisse fabulae ferunt Poiché le nostre supreme sventure ci danno il coraggio di parlare liberamente, vi dirò che in quel vostro ufficiale, o senatori, non vi è nulla di umano, al di fuori della conformazione e dell'aspetto, nulla che riveli il cittadino romano al di fuori del portamento, dell'abito e dell'eloquio latino: egli è una bestia feroce e mostruosa, simile a quei mostri che la leggenda racconta che un tempo si siano posti intorno allo stretto che ci divide dalla Sicilia, per decimare i naviganti
Ac si scelus libidinemque et auaritiam solus ipse exercere in socios uestros satis haberet, unam profundam quidem uoraginem tamen patientia nostra expleremus: nunc omnes centuriones militesque uestros--adeo in promiscuo licentiam atque improbitatem esse uoluit--Pleminios fecit Se si fosse accontentato di sfogare lui solo la sua crudeltà e la sua cupidigia contro i vostri alleati, la nostra rassegnazione avrebbe, tuttavia, potuto colmare unabisso per quanto profondo; ora, invece, Pleminio ha fatto sì che tutti i vostri centurioni e soldati divenissero altrettanti Plemini, a tal punto volle che tutti fossero eguali nella cattiveria più dissoluta
Omnes rapiunt, spoliant, uerberant, uolnerant, occidunt; constuprant matronas, uirgines, ingenuos raptos ex complexu parentium Tutti quanti fanno rapine, spogliazioni, bastonature, ferite, assassini; violentano matrone e vergini, po nostri figli e le nostre donne, portano via figli di uomini liberi dalle braccia dei genitori

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 32; 21 - 40

Cottidie capitur urbs nostra, cottidie diripitur; dies noctesque omnia passim mulierum puerorumque qui rapiuntur atque asportantur ploratibus sonant Ogni giorno la nostra città è presa e saccheggiata; giorno e notte tutti i luoghi risuonano qua e là dei pianti delle donne e dei fanciulli che sono afferrati e condotti a forza via
Miretur qui sciat, quomodo aut nos ad patiendum sufficiamus aut illos qui faciunt nondum tantarum iniuriarum satietas ceperit Si stupirebbe a ragione chi sapesse come mai da una parte noi abbiamo tanta forza di adattamento, mentre dall'altra parte quelli che operano tante infamie non ne abbiano ancora la nausea

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 31 - 35

Neque ego exsequi possum nec uobis operae est audire singula quae passi sumus: communiter omnia amplectar ; nego domum ullam Locris, nego quemquam hominem expertem iniuriae esse; nego ullum genus sceleris, libidinis, auaritiae superesse quod in ullo qui pati potuerit praetermissum sit Né io posso riferire tutti i particolari di questo stato di cose, né a voi interessa molto sapere quello che ciascuno di noi ha patito; riassumerò, pertanto, la situazione dicendo che in Locri non v'è alcuna casa né alcun abitante a cui sia stato risparmiato un oltraggio; che non è rimasta alcuna forma di crudeltà, di libidine, di cupidigia a cui non sia stato sottoposto qualcuno che avesse la forza di soffrirla
Vix ratio iniri potest uter casus ciuitati sit detestabilior, cum hostes bello urbem cepere an cum exitiabilis tyrannus ui atque armis oppressit Non è facile stabilire se per una città sia sciagura più deprecabile l'essere occupata dai nemici con un'azione di guerra, oppure subire l'oppressione armata e violenta di un tiranno detestabile

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Omnia quae captae urbes patiuntur passi sumus et cum maxime patimur, patres conscripti; omnia quae crudelissimi atque importunissimi tyranni scelera in oppressos ciues edunt Pleminius in nos liberosque nostros et coniuges edidit Noi abbiamo sofferto tutto quanto possono subire le città occupate dal nemico ed ancor più oggi lo subiamo, o senatori; tutti quei delitti, che nella loro sfrenata crudeltà i despoti commettono contro i cittadini oppressi, Pleminio li ha commessi contro di noi, i nostri figli e le nostre donne

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