Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 01 - 03

Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 01 - 03

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 01 - 03
[1] Scipio postquam in Siciliam uenit, uoluntarios milites ordinauit centuriauitque

Ex iis trecentos iuuenes, florentes aetate et uirium robore insignes, inermes circa se habebat, ignorantes quem ad usum neque centuriati neque armati seruarentur

Tum ex totius Siciliae iuniorum numero principes genere et fortuna trecentos equites qui secum in Africam traicerent legit, diemque iis qua equis armisque instructi atque ornati adessent edixit

Grauis ea militia, procul domo, terra marique multos labores magna pericula allatura uidebatur; neque ipsos modo sed parentes cognatosque eorum ea cura angebat

Ubi dies quae dicta erat aduenit, arma equosque ostenderunt
[1] Scipione, dopo essere arrivato in Sicilia, ordinò e divise per centurie i soldati volontari

Fra costoro teneva intorno a sé senza armi trecento giovani nel fiore dell'età e delle forze, che ignoravano quale compito fosse a loro riservato, non essendo stati ancora né organizzati in centurie né muniti di armi

Scipione scelse, inoltre, tra i giovani di tutta la Sicilia trecento cavalieri, i più considerevoli per nobiltà e per ricchezza, al fine di recarli con sé in Africa e fissò a loro il giorno in cui avrebbero dovuto presentarsi a lui pronti ed equipaggiati di armi e di cavalli

Quella difficile iniziativa lontano dalla patria, per terra e per mare, sembrava che dovesse sopportare molte fatiche e pericoli, il che preoccupava non solo i giovani ma anche i loro genitori e familiari

Quando giunse il giorno fissato tutti si presentarono con armi e cavalli
Tum Scipio renuntiari sibi dixit quosdam equites Siculorum tamquam grauem et duram horrere eam militiam: si qui ita animati essent, malle eos sibi iam tum fateri quam postmodo querentes segnes atque inutiles milites rei publicae esse

Expromerent quid sentirent; cum bona uenia se auditurum

Ubi ex iis unus ausus est dicere se prorsus, si sibi utrum uellet liberum esset, nolle militare, tum Scipio ei: quoniam igitur, adulescens, quid sentires non dissimulasti, uicarium tibi expediam cui tu arma equumque et cetera instrumenta militiae tradas et tecum hinc extemplo domum ducas exerceas docendum cures equo armisque

Laeto condicionem accipienti unum ex trecentis quos inermes habebat tradit
Scipione allora rivelò di aver saputo che alcuni cavalieri siciliani erano tormentati all'idea di quel servizio pesante e pericoloso; se alcuni di loro erano così mal disposti, egli voleva piuttosto che lo ammettessero subito piuttosto che lamentarsi poi e divenire soldati inetti e dannosi alla repubblica

Esponessero subito ciò che pensavano; egli li avrebbe ascoltati con benevolenza

Quando uno di loro ebbe il coraggio dichiarare che, se fosse stato libero di fare ciò che desiderava, non avrebbe sicuramente scelto il mestiere del soldato, allora Scipione così gli rispose: Dal momento che tu, o giovane, non hai esitato a svelare il tuo pensiero, io ti sostituirò con un altro, al quale tu dovrai dare armi e cavallo con tutti gli altri attrezzi militari; dovrai poi condurlo subito a casa tua, e prenderti cura di esercitarlo e di istruirlo a servirsi del cavallo e delle armi

Scipione allora consegnò al cavaliere, che era ben lieto di ricevere tale proposta, uno di quei trecento giovani che egli teneva privi di armi presso di sé
Ubi hoc modo exauctoratum equitem cum gratia imperatoris ceteri uiderunt, se quisque excusare et uicarium accipere

Ita trecentis Siculis Romani equites substituti sine publica impensa

Docendorum atque exercendorum curam Siculi habuerunt, quia edictum imperatoris erat ipsum militaturum qui ita non fecisset

Egregiam hanc alam equitum euasisse ferunt multisque proeliis rem publicam adiuuisse

Legiones inde cum inspiceret, plurimorum stipendiorum ex iis milites delegit, maxime qui sub duce Marcello militauerant, quos cum optima disciplina institutos credebat tum etiam ab longa Syracusarum obsidione peritissimos esse urbium oppugnandarum
Quando gli altri Siciliani videro che il loro compagno era stato liberato dall'impegno col consenso benevolo di Scipione, tutti cercarono una scusa per ricusare il servizio, dichiarando di accettare un sostituto

Così a trecento Siciliani furono sostituiti altrettanti cavalieri romani senza alcuna aggiunta della spesa pubblica

I Siciliani si assunsero l'obbligo di istruirli e di esercitarli, poiché Scipione aveva ordinato che quello che non avesse adempiuto tale obbligo, sarebbe stato chiamato al servizio militare

Si dice che quella schiera di cavalieri avesse raggiunto un alto grado di efficienza e che in molte battaglie fosse stata di grande aiuto alla repubblica

Indi Scipione perlustrò le legioni, scegliendo i soldati che avessero al loro attivo un più lungo servizio militare, soprattutto quelli che avevano combattuto sotto il comando di Marcello, poiché pensava che costoro non solo fossero abituati ad una severa disciplina, ma avessero anche una vasta esperienza nell'assediare città in quanto avevano partecipato al lungo assedio di Siracusa

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Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 01 - 22
Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 01 - 22

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 01 - 22

Nihil enim paruum sed Carthaginis iam excidia agitabat animo

Inde exercitum per oppida dispertit; frumentum Siculorum ciuitatibus imperat, ex Italia aduecto parcit; ueteres naues reficit et cum iis C Laelium in Africam praedatum mittit

Nouas Panhormi subducit, quia ex uiridi materia raptim factae erant, ut in sicco hibernarent

Praeparatis omnibus ad bellum Syracusas, nondum ex magnis belli motibus satis tranquillas, uenit

Graeci res a quibusdam Italici generis eadem ui qua per bellum ceperant retinentibus, concessas sibi ab senatu repetebant
Non era, infatti, piccola iniziativa quella che dominava la mente di Scipione, che meditava nientemeno che la distruzione di Cartagine

Divise poi l'esercito suddividendolo nelle diverse località; alle città della Sicilia ripose le forniture di grano, risparmiando così quello portato dall'Italia; riparò anche delle vecchie navi con le quali mandò in Africa C Lelio a predare

Tirò in secco a Panormo le navi di recente costruzione per tenerle all'asciutto durante l'inverno perché erano state fabbricate celermente con legname ancor verde

Condotti a termine tutti i preparativi per la guerra, Scipione venne a Siracusa che non si era ancora calmata dopo i grandi sconvolgimenti della guerra

I Greci pretesero ad alcuni di stirpe italica che, come il senato aveva ordinato, fossero restituiti a loro tutti quei beni che essi trattenevano presso di sé con la stessa prepotenza con la quale per diritto di guerra se n'erano impadroniti
Omnium primum ratus tueri publicam fidem, partim edicto, partim iudiciis etiam in pertinaces ad obtinendam iniuriam redditis suas res Syracusanis restituit

Non ipsis tantum ea res sed omnibus Siciliae populis grata fuit, eoque enixius ad bellum adiuuerunt

Eadem aestate in Hispania coortum ingens bellum conciente Ilergete Indibili nulla alia de causa quam per admirationem Scipionis contemptu imperatorum aliorum orto

Eum superesse unum ducem Romanis ceteris ab Hannibale interfectis [rebantur]; eo nec in Hispaniam caesis Scipionibus alium quem mitterent habuisse, et postquam in Italia grauius bellum urgeret, aduersus Hannibalem eum arcessitum
Scipione, ritenendo che la cosa principale fosse che lo stato mantenesse le sue promesse, parte con un decreto, parte con procedimenti giudiziari a carico di coloro che insistevano a non voler rendere ciò che avevano preso illegalmente, rese ai Siracusani le loro proprietà

Non solo a costoro fu apprezzato questo comportamento, ma a tutte le genti di Sicilia che, perciò, con maggiore impeto aiutarono Scipione nella guerra

Nella stessa estate divampò un conflitto di vaste proporzioni provocato dall'ilergete Indibile, conflitto che non ebbe altra ragione se non il fatto che l'ammirazione che Indibile sostentava per Scipione, gli faceva tenere in dispregio gli altri comandanti romani

Indibile pensava, infatti, che Scipione fosse l'unico generale rimasto ai Romani, dopo che Annibale aveva ucciso gli altri e che, dopo la morte degli Scipioni, i Romani non avevano avuto nessun altro generale da mandare in Spagna; infatti, ora avevano richiamato Scipione contro Annibale in Italia poiché qui incalzava una più aspra guerra

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Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 36 - 40
Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 36 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 36 - 40

Praeterquam quod nomina tantum ducum in Hispania Romani habeant, exercitum quoque inde ueterem deductum; trepida omnia et inconditam turbam tironum esse

Nunquam talem occasionem liberandae Hispaniae fore

Seruitum ad eam diem aut Carthaginiensibus aut Romanis, nec in uicem his aut illis sed interdum utrisque simul

Pulsos ab Romanis Carthaginienses: ab Hispanis, si consentirent, pelli Romanos posse, ut ab omni externo imperio soluta in perpetuum Hispania in patrios rediret mores ritusque

Haec taliaque dicendo non populares modo sed Ausetanos quoque, uicinam gentem, concitat et alios finitimos sibi atque illis populos

Itaque intra paucos dies triginta milia peditum quattuor ferme equitum in Sedetanum agrum, quo edictum erat, conuenerunt
A parte il fatto che in Spagna i Romani avevano soltanto condottieri di scarso valore e, che per di più, anche l'esercito dei veterani era stato condotto via, Indibile faceva osservare che tutta la situazione era nervosa ed insicura, affidata ad una massa di reclute rozze e senza istruzione alcuna

Non si sarebbe perciò mai più presentata un'occasione così propensa per liberare la Spagna

Fino a quel giorno avevano servito o ai Cartaginesi o ai Romani e non a turno a questi o a quelli, ma talvolta ad ambedue parallelamente

Poiché i Cartaginesi erano stati cacciati dai Romani, se tutti gli Spagnoli si fossero messi d'accordo, avrebbero potuto cacciar via i Romani, in modo che la Spagna per sempre liberata da ogni potere straniero potesse ritornare ai suoi antichi costumi ed alle sue leggi

Con queste e con altre parole Indibile sollecitò non solo i suoi compatrioti, ma anche la vicina popolazione degli Ausetani ed altre genti ancora confinanti con quelli e col suo popolo

In pochi giorni trentamila soldati di fanteria e circa quattromila cavalieri si raccolsero nel territorio dei Sedetani, come era stato fissato
[2] Romani quoque imperatores L Lentulus et L Manlius Acidinus, ne glisceret prima neglegendo bellum, iunctis et ipsi exercitibus per agrum Ausetanum hostico tamquam pacato clementer ductis militibus ad sedem hostium peruenere et trium milium spatio procul a castris eorum posuerunt castra

Primo per legatos nequiquam temptatum ut discederetur ab armis; dein cum in pabulatores Romanos impetus repente ab equitibus Hispanis factus esset, summisso ab statione Romana equitatu equestre proelium fuit haud sane memorando in partem ullam euentu

Sole oriente postero die armati instructique omnes mille ferme passus procul a castris Romanis aciem ostendere
[2] Anche i generali romani L Lentulo e L Manlio Acidino, per non ingrandire la guerra trascurandone i primi indizi, congiunsero i loro eserciti e dopo averli condotti sulle terre degli Ausetani, come attraverso territori nemici ormai amicati, senza permettere ai soldati alcuna violenza, giunsero là dove gli Spagnoli si erano stanziati e posero i loro accampamenti alla distanza di tre miglia da quelli del nemico

In un primo tempo si tentò inutilmente per mezzo di incontri di far sì che gli Spagnoli desistessero dal combattere; ma poi, quando i loro cavalieri assalirono improvvisamente dei foraggiatori romani, che la cavalleria romana mandata dagli avamposti accorse ad aiutare, si accese un combattimento equestre, senza che lo scontro avesse un risultato degno di memoria né per gli uni né per gli altri

Al sorgere dei sole, il giorno dopo gli Spagnoli tutti quanti in armi e disposti in ordine di battaglia si schierarono a circa mille passi dal campo romano

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Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 51 - 56
Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 51 - 56

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 51 - 56

Medii Ausetani erant; cornua dextrum Ilergetes, laeuum ignobiles tenebant Hispani populi; inter cornua et mediam aciem interualla patentia satis late fecerant qua equitatum, ubi tempus esset, emitterent

Et Romani more suo exercitum cum instruxissent, id modo hostium imitati sunt ut inter legiones et ipsi patentes equiti relinquerent uias

Ceterum Lentulus ei parti usum equitis fore ratus quae prior in dehiscentem interuallis hostium aciem equites emisisset, Ser Cornelio tribuno militum imperat equites per patentes in hostium acie uias permittere equos iubeat

Ipse coepta parum prospere pedestri pugna tantum moratus dum cedenti duodecimae legioni, quae in laeuo cornu aduersus Ilergetes locata erat, tertiam decimam legionem ex subsidiis in primam aciem firmamentum ducit, postquam aequata ibi pugna est
Gli Ausetani stavano nel mezzo, gli Ilergeti all'ala destra, quella sinistra era tenuta da popolazioni iberiche poco note; tra le ali e la zona mediana si erano mantenuti degli spazi abbastanza ampi, attraverso i quali al momento opportuno la cavalleria potesse inveire

Anche i Romani, pur avendo disposto il loro esercito nell'ordine solito, imitarono, tuttavia, i nemici nel lasciare aperti fra una legione e l'altra dei passaggi per la cavalleria

Tuttavia, Lentulo, ritenendo che l'impiego dei cavalieri sarebbe stato vantaggioso per quello dei due eserciti che per primo li avesse lanciati contro gli intervalli aperti nello schieramento nemico, comandò al tribuno dei soldati Ser Cornelio di fare avanzare i cavalieri attraverso gli spazi lasciati liberi tra le file dei nemici

Lentulo, poi, avviato con poco successo lo scontro delle fanterie, si fermò il tempo necessario per portare avanti dalle riserve la tredicesima legione come rinforzo alla dodicesima, che all'ala sinistra contro gli Ilergeti stava cedendo
Ad L Manlium inter prima signa hortantem ac subsidia quibus res postulabat locis inducentem uenit; indicat tuta ab laeuo cornu esse; iam missum ab se Cornelium procella equestri hostes circumfusurum

Vix haec dicta dederat cum Romani equites in medios inuecti hostes simul pedestres acies turbarunt, simul equitibus Hispanorum uiam immittendi equos clauserunt

Itaque omissa pugna equestri ad pedes Hispani descenderunt

Romani imperatores ut turbatos hostium ordines et trepidationem pauoremque et fluctuantia uiderunt signa, hortantur orant milites ut perculsos inuadant neu restitui aciem patiantur

Non sustinuissent tam infestum impetum barbari, ni regulus ipse Indibilis cum equitibus ad pedes degressis ante prima signa peditum se obiecisset
Dopo che in questo punto la lotta fu livellata, Lentulo venne da L Manlio che nelle prime file incitava i suoi e gli portò quei rinforzi che il caso richiedeva; lo avvertì inoltre, che nell'ala sinistra la situazione era sicura e che Ser Cornelio da lui mandato stava per travolgere gli Spagnoli con un'ondata procellosa di cavalieri

Aveva appena detto queste parole, quando la cavalleria romana, rovesciandosi in mezzo alle linee avversarie, da una parte sconvolse le file della fanteria, dall'altra precluse ai cavalieri nemici la via per entrare a forza nella battaglia

Perciò, costretti a rinunciare al combattimento equestre, gli Spagnoli si appiedarono

I generali romani, come videro le schiere nemiche sconvolte in preda all'incertezza e al panico, e le insegne oscillare, incoraggiarono i loro soldati spingendoli ad assalire i nemici mentre erano sbigottiti e ad impedire che le loro file si riordinassero

I barbari non avrebbero potuto sostenere un assalto così violento, se il loro stesso re Indibile coi cavalieri appiedati non si fosse gettato davanti alle prime linee della fanteria

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 07, 31-36

Ibi aliquamdiu atrox pugna stetit; tandem postquam ii qui circa regem seminecem restantem deinde pilo terrae adfixum pugnabant obruti telis occubuerunt, tum fuga passim coepta

Plures caesi, quia equos conscendendi equitibus spatium non fuerat, et quia perculsis acriter institerunt Romani; nec ante abscessum est quam castris quoque exuerunt hostem

Tredecim milia Hispanorum caesa eo die, mille octingenti ferme capti: Romanorum sociorumque paulo amplius ducenti, maxime in laeuo cornu, ceciderunt

Pulsi castris Hispani aut qui ex proelio effugerant, sparsi primo per agros, deinde in suas quisque ciuitates redierunt
Qui per molto tempo si combatté ferocemente; alla fine, dopo che sommersi dai dardi caddero quelli che combattevano intorno al re che si ostinava ad opporre resistenza, pur essendo vicino a morire, e che subito dopo fu piantato in terra da un giavellotto, allora gli Spagnoli cominciarono a fuggire in ogni direzione

La maggior parte di essi fu uccisa perché ai cavalieri non fu possibile salire a cavallo e perché i Romani incalzarono fieramente gli sbandati atterriti, non rinunciando dall'inseguirli prima di aver costretto i nemici ad abbandonare i loro accampamenti

In quel giorno furono massacrati tredicimila Spagnoli, circa milleottocento furono fatti prigionieri; dei Romani e degli alleati caddero poco più di duecento, soprattutto all'ala sinistra

Gli Spagnoli cacciati dagli alloggiamenti o coloro che erano riusciti a fuggire dalla battaglia, in un primo tempo si dispersero per le campagne, poi ciascuno fece ritorno nella sua città

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