Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 13 -14, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 13 -14

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 13 -14
Tum iam non unus manipulus, sed pro se quisque miles qui modo adsequi agmen fugientium elephantorum poterat, pila conicere Allora non un solo plotone, ma ogni soldato per conto suo, che appena avesse la condizione di seguire la moltitudine degli elefanti in fuga, si offrirono a scagliare aste
Eo magis ruere in suos belvae tantoque maiorem stragem edere quam inter hostes ediderant, quanto acrius pauor consternatam agit quam insidentis magistri imperio regitur Le belve allora si buttarono con maggior violenza contro i Cartaginesi e seminarono fra questi una carneficina più grande di quella che avevano procurato fra i nemici; tanto più forte è l'impeto col quale il terrore trascina questi animali quando sono trepidanti, in paragone a quello col quale ascoltano agli sproni del soldato che li comanda seduto sul loro dorso
In perturbatam transcursu beluarum aciem signa inferunt Romani pedites et haud magno certamine dissipatos trepidantesque avertunt La fanteria romana si scagliò contro la linea nemica confusa dal passaggio degli elefanti e senza grande lotta mosse i Cartaginesi disseminati ed affamati

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 26 - 30

Tum in fugientes equitatum immittit Marcellus, nec ante finis sequendi est factus quam in castra pauentes compulsi sunt Marcello allora scaraventò la cavalleria contro i rivali fuggenti; la guerra non terminò prima che i Cartaginesi spaventati non furono rimandati fino ai loro campi
Nam super alia quae terrorem trepidationemque facerent, elephanti quoque duo in ipsa porta corruerant, coactique erant milites per fossam uallumque ruere in castra Ad aumentare le ragioni di terrore e di agitazione, successe che due elefanti caddero sulla soglia della stessa porta, in modo che i soldati furono obbligati a scaraventarsi nei campi con lo steccato e la trincea

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 16 - 45

Ibi maxima hostium caedes facta; caesa ad octo milia hominum, quinque elephanti In questa guerra fu fatta una strage enorme di avversari; circa ottomila uomini furono uccisi e cinque elefanti
Nec Romanis incruenta uictoria fuit: mille ferme et septingenti de duabus legionibus et sociorum supra mille et trecentos occisi; uolnerati permulti ciuium sociorumque Ma, neanche per i Romani la conquista fu pacifica; delle due legioni crollarono circa millesettecento soldati, degli alleati oltre milletrecento; tantissimi i feriti tra i cittadini e gli alleati

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Hannibal nocte proxima castra mouit: cupientem insequi Marcellum prohibuit multitudo sauciorum Annibale nella notte successiva spostò il campo; la moltitudine di feriti vietò a Marcello d'inseguirlo come bramava impetuosamente

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