Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 31-41
cum prope iusta obsidio esset futuramque artiorem eam appareret, si se Indibilis, quem cum septem milibus et quingentis Suessetanorum aduentare fama erat, Poenis coniunxisset, dux cautus et prouidens Scipio uictus necessitatibus temerarium capit consilium, ut nocte Indibili obuiam iret et quocumque occurrisset loco proelium consereret

relicto igitur modico praesidio in castris praepositoque Ti Fonteio legato media nocte profectus cum obuiis hostibus manus conseruit

agmina magis quam acies pugnabant; superior tamen, ut in tumultuaria pugna, Romanus erat
Si trovavano stretti da un vero e proprio assedio che minacciava di diventare in futuro più serrato se Indibile che, secondo le notizie, si stava avvicinando con settemilacinquecento Suessetani, si fosse unito ai Cartaginesi; Scipione, comandante cauto e previdente, vinto dalla necessità, prese una temeraria decisione, quella di andare di notte incontro a Indibile ed attaccare battaglia in qualunque luogo l'avesse incontrato

Lasciato dunque negli accampamenti uno scarso presidio, al quale pose a capo il luogotenente Tiberio Fonteio, partito in piena notte attaccò battaglia contro i nemici che a mano a mano incontrava

Si trovarono così a combattere schiere in marcia più che truppe in ordine strategico; tuttavia, per quanto era possibile in uno scontro disordinato, i Romani rimanevano in vantaggio
ceterum et equites Numidae repente, quos fefellisse se dux ratus erat, ab lateribus circumfusi magnum terrorem intulere, et contracto aduersus Numidas certamine nouo tertius insuper aduenit hostis, duces Poeni adsecuti ab tergo iam pugnantes; ancepsque proelium Romanos circumsteterat incertos in quem potissimum hostem quamue in partem conferti eruptionem facerent

pugnanti hortantique imperatori et offerenti se ubi plurimus labor erat latus dextrum lancea traicitur; cuneusque is hostium, qui in confertos circa ducem impetum fecerat, ut exanimem labentem ex equo Scipionem uidit, alacres gaudio cum clamore per totam aciem nuntiantes discurrunt imperatorem Romanum cecidisse
Peraltro, improvvisamente i cavalieri numidi, ai quali Scipione pensava di essersi sottratto, irruppero in massa accerchiandolo da ogni lato e spargendo ovunque grande terrore; mentre Scipione attaccava una nuova battaglia contro i Numidi si trovò improvvisamente di fronte un terzo nemico: i comandanti cartaginesi che avevano inseguito alle spalle i Romani mentre già combattevano; i Romani erano stretti da ogni parte nel mezzo di una battaglia senza speranza, incerti contro quale nemico o verso quale direzione potessero, subito serrati in massa, dirigere un assalto

Mentre Scipione combatteva incitando i soldati e si esponeva là dove il pericolo era più grande, fu trafitto da una lancia al fianco destro; allora quel cuneo di nemici, che aveva assalito il gruppo dei soldati che si era stretto intorno al generale ferito, come vide Scipione cadere esanime da cavallo, eccitato dalla gioia si disperse con grande clamore per dare a tutto l'esercito l'annuncio che il comandante romano era caduto
ea peruagata passim uox, ut et hostes haud dubie pro uictoribus et Romani pro uictis essent, fecit

fuga confestim ex acie duce amisso fieri coepta est; ceterum ut ad erumpendum inter Numidas leuiumque armorum alia auxilia haud difficilis erat, ita effugere tantum equitum aequantiumque equos uelocitate peditum uix poterant caesique prope plures in fuga quam in pugna sunt; nec superfuisset quisquam ni praecipiti iam ad uesperum die nox interuenisset

(35) Haud segniter inde duces Poeni fortuna usi confestim e proelio, uix necessaria quiete data militibus ad Hasdrubalem Hamilcaris citatum agmen rapiunt non dubia spe, si se coniunxissent, debellari posse
Questa notizia, diffusasi qua e là, fece sì che i nemici ritenessero con certezza di essere vincitori, considerando ormai i Romani sconfitti

Perduto il generale, subito i soldati romani cominciarono a fuggire dal campo; per quanto non fosse difficile irrompere in mezzo ai Numidi e ad altre forze ausiliarie armate alla leggera, pure a stento i Romani potevano sottrarsi ad un così gran numero di cavalieri e di fanti che erano pariai cavalli in velocità; furono perciò massacrati quasi in numero maggiore nella fuga che nella battaglia; non sarebbe rimasto alcun superstite se, avvicinandosi già il tramonto' non fosse sopravvenuta la notte

35 In seguito i comandanti cartaginesi furono sollecitati a trarre profitto da quella fortunata circostanza e, subito dopo la battaglia, dopo aver concesso appena il necessario riposo ai soldati, a marce forzate trassero dietro di sé l'esercito verso Asdrubale figlio di Amilcare, nella certezza di poter concludere la guerra, qualora avessero potuto unire le proprie forze con quelle di lui

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 18 - 20

quo ubi est uentum, inter exercitus ducesque uictoria recenti laetos gratulatio ingens facta, imperatore tanto cum omni exercitu deleto et alteram pro haud dubia parem uictoriam exspectantes

ad Romanos nondum quidem fama tantae cladis peruenerat, sed maestum quoddam silentium erat et tacita diuinatio, qualis iam praesagientibus animis imminentis mali esse solet

imperator ipse, praeterquam quod ab sociis se desertum, hostium tantum auctas copias sentiebat, coniectura etiam et ratione ad suspicionem acceptae cladis quam ad ullam bonam spem pronior erat: quonam modo enim Hasdrubalem ac Magonem, nisi defunctos suo bello, sine certamine adducere exercitus potuisse
Giunti là dove era Asdrubale, tra gli eserciti e i comandanti lieti della recente vittoria furono scambiate calorose espressioni di gioia; mentre tutti si rallegravano di aver sconfitto un generale così valoroso con tutto il suo esercito, aspettavano in piena certezza un'altra simile vittoria

Ai Romani non era ancora giunta notizia di una così grande disfatta; tuttavia, si erano diffusi tra loro un triste silenzio ed un tacito presagio, come di solito avviene quando nell'animo sorge il presentimento di una sventura imminente

Lo stesso generale Cn Cornelio Scipione che, oltre ad essere stato abbandonato dagli alleati, si era altresì accorto che le forze nemiche erano grandemente aumentate, per supposizione e per ragionamento era più incline a sospettare una sconfitta del fratello che a sperare una sorte favorevole; si domandava, infatti, in che modo Asdrubale e Magone avrebbero potuto condurre fili là il loro esercito senza combattere, se non avessero già conclusa la guerra
quomodo autem non obstitisse aut ab tergo secutum fratrem, ut, si prohibere quo minus in unum coirent et duces et exercitus hostium non posset, ipse certe cum fratre coniungeret copias

his anxius curis id modo esse salutare in praesens credebat, cedere inde quantum posset; exinde una nocte ignaris hostibus et ob id quietis aliquantum emensus est iter

luce ut senserunt profectos, hostes praemissis Numidis quam poterant maxime citato agmine sequi coeperunt

ante noctem adsecuti Numidae, nunc ab tergo, nunc in latera incursantes, consistere coegerunt ac tutari agmen; quantum possent tamen tuto ut simul pugnarent procederentque

Scipio hortabatur, priusquam pedestres copiae adsequerentur
Come mai poi P Cornelio non si era opposto a loro o non li aveva inseguiti alle spalle per unire almeno le sue forze con quelle del fratello, se non poteva impedire che l'esercito ed i comandanti nemici si congiungessero fra loro

Pieno di ansietà per queste preoccupazioni ritenne che miglior consiglio fosse per il momento quello di ritirarsi quanto gli era possibile; in una sola notte, senza che i nemici se ne accorgessero, percome un discreto tratto di strada

All'alba, quando i nemici s'avvidero che i Romani erano partiti, mandarono avanti i Numidi che in corsa precipitosa cominciarono ad inseguirli

prima di notte i Numidi raggiunsero i Romani ed assalendoli ora alle spalle ora ai fianchi, obbligarono Scipione a fermarsi per difendere le sue schiere, per quanto potessero, tuttavia con sicurezza e insieme combattevano e procedevano

Scipione incitava i suoi, a procedere nella marcia prima di essere raggiunti dalla fanteria

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 32; 01 - 20

(36) Ceterum nunc agendo, nunc sustinendo agmen cum aliquamdiu haud multum procederetur et nox iam instaret, reuocat e proelio suos Scipio et collectos in tumulum quendam non quidem satis tutum, praesertim agmini perculso, editiorem tamen quam cetera circa erant, subducit

ibi primo impedimentis et equitatu in medium receptis circumdati pedites haud difficulter impetus incursantium Numidarum arcebant; dein, postquam toto agmine tres imperatores cum tribus iustis exercitibus aderant apparebatque, parum armis ad tuendum locum sine munimento ualituros esse, circumspectare atque agitare dux coepit si quo modo posset uallum circumicere
36 Pertanto Scipione, ora con lo spingere innanzi l'esercito, ora col farlo sostare, non aveva percorso molto cammino in parecchio tempo, mentre già sovrastava la notte; allora egli fece ritirare i suoi dalla battaglia e, adunatili insieme, li mise al sicuro sopra un'altura, che non era certo priva di pericoli soprattutto per soldati stanchi e sgomenti, ma che, tuttavia, era in una posizione più elevata di quanto non fossero gli altri luoghi intorno

Quivi, collocati in mezzo i bagagli e la cavalleria, la fanteria disposta intorno si difendeva senza difficoltà dall'assalto dei Numidi che attaccavano; in seguito quando nella schiera che assaliva si presentarono insieme tre generali con tre eserciti completi ed apparve chiaro che i Romani avrebbero avuto scarsa possibilità di difender un luogo privo di opere di fortificazione, Scipione cominciò a guardarsi intorno e a considerare se in qualche modo si potesse chiudere il terreno con una trincea
sed erat adeo nudus tumulus et asperi soli, ut nec uirgulta uallo caedendo nec terra caespiti faciendo aut ducendae fossae aliiue ulli operi apta inueniri posset; nec natura quicquam satis arduum aut abscisum erat, quod hosti aditum adscensumue difficilem praeberet; omnia fastigio leni subuexa

ut tamen aliquam imaginem ualli obicerent, clitellas inligatas oneribus uelut struentes ad altitudinem solitam circumdabant, cumulo sarcinarum omnis generis obiecto, ubi ad moliendum clitellae defuerant

Punici exercitus postquam aduenere, in tumulum quidem perfacile agmen erexere; munitionis facies noua primo eos uelut miraculo quodam tenuit, cum duces undique uociferarentur quid starent et non ludibrium illud, uix feminis puerisue morandis satis ualidum, distraherent diriperentque
L'altura, tuttavia, era così spoglia e il suolo così arido che non si potevano trovare né rami da farne pali, né terra per fare zone o per costruire fossati o altre opere di difesa; nessun punto era per natura abbastanza arduo e scosceso da rendere difficile l'accesso al nemico; da qualunque parte il luogo si elevava con una leggera pendenza

Per opporre pertanto, una parvenza di difesa, i Romani quasi alzando un riparo sino all'altezza consueta disposero in giro i basti degli asini legati ai rispettivi carichi, ammonticchiando fardelli di ogni genere là dove mancavano i basti a compiere la costruzione del vallo

Allorché giunsero gli eserciti cartaginesi, i loro capi fecero salire con gran facilità i soldati sull'altura; dapprima l'aspetto insolito dell'apparato difensivo li trattenne come se si trattasse d'un prodigio mentre i loro comandanti gridavano da ogni parte chiedendo perché si erano fermati, invece di buttar per aria e distruggere quel ludibrio buono soltanto a far sostare per meraviglia donne e fanciulli

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 31 - 35

captum hostem teneri, latentem post sarcinas

haec contemptim duces increpabant; ceterum neque transilire nec moliri onera obiecta nec caedere stipatas clitellas ipsisque obrutas sarcinis facile erat

at trudibus cum amoliti obiecta onera armatis dedissent uiam pluribusque idem partibus fieret, capta iam undique castra erant

pauci a multis perculsique a uictoribus passim caedebantur; magna pars tamen militum, cum in propinquas refugisset siluas, in castra P Scipionis, quibus Ti Fonteius legatus praeerat, perfugerunt
Ormai essi avevano già nelle mani il nemico nascosto dietro ai mucchi delle some

Questo andavano gridando i comandanti in tono di disprezzo; d'altra parte non era facile né superare né rimuovere i pesanti carichi che si opponevano, né abbattere i basti accumulati e coperti dalle stesse some

Taluni, pertanto, servendosi di pali rimossero la massa dei bagagli ammucchiati, aprendo così una via agli assalitori; compiuta in ogni direzione la stessa manovra, alla fine gli accampamenti furono presi da ogni parte

pochi armati assaliti da molti furono qua e là massacrati dai vincitori; tuttavia gran parte dei soldati romani, essendosi rifugiati nelle vicine selve, trovarono scampo negli alloggiamenti di Scipione, ai quali era preposto il luogotenente Tiberio Fonteio
Cn Scipionem alii in tumulo primo impetu hostium caesum tradunt, alii cum paucis in propinquam castris turrim perfugisse; hanc igni circumdatam atque ita exustis foribus, quas nulla moliri potuerant ui, captam omnesque intus cum ipso imperatore occisos

anno octauo postquam in Hispaniam uenerat, Cn Scipio undetricesimo die post fratris mortem est interfectus

luctus ex morte eorum non Romae maior quam per totam Hispaniam fuit; quin apud ciues partem doloris et exercitus amissi et alienata prouincia et publica trahebat clades; Hispaniae ipsos lugebant desiderabantque duces, Gnaeum magis, quod diutius praefuerat iis priorque et fauorem occupauerat et specimen iustitiae temperantiaeque Romanae primus dederat
Riguardo alla sorte di Cn Scipione, alcuni raccontano ch'egli cadde ucciso sull'altura al primo assalto dei nemici; altri, invece, che si rifugiò con pochi soldati nella torre adiacente al campo; la torre fu incendiata e tutte le porte arse; poiché queste non si erano potute smuovere in nessun modo, la torre fu presa e tutti quelli che vi erano dentro furono massacrati insieme con lo stesso generale

Scipione cadde ucciso otto anni dopo la sua venuta in Spagna e dodici giorni dopo la morte del fratello

La costernazione per la loro scomparsa non fu più grande in Roma che in tutta la Spagna, poiché anzi nei cittadini romani la perdita dell'esercito, la ribellione della provincia ed il pensiero della pubblica sventura distoglievano una parte del dolore; gli Spagnoli, invece, sentivano cordoglio e rimpianto proprio per la perdita dei due generali, soprattutto per Cneo che più a lungo li aveva governati e che prima di suo fratello si era conquistato il loro favore, offrendo per primo la testimonianza del senso di giustizia e di moderazione dei Romani

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(37) Cum deleti exercitus amissaeque Hispaniae uiderentur, uir unus res perditas restituit

erat in exercitu L Marcius Septimi filius, eques Romanus, impiger iuuenis animique et ingenii aliquanto quam pro fortuna in qua erat natus maioris

ad summam indolem accesserat Cn Scipionis disciplina, sub qua per tot annos omnes militiae artes edoctus fuerat

is et ex fuga collectis militibus et quibusdam de praesidiis deductis haud contemnendum exercitum fecerat iunxeratque cum Ti Fonteio, P Scipionis legato
37 un solo uomo risollevò la drammatica situazione, quando gli eserciti parvero distrutti e la Spagna perduta

Vi era nell'esercito un cavaliere romano, L Marcio, figlio di Settimo, giovane alacre di animo e di ingegno molto più valente di quanto potessero comportare le condizioni in cui era nato

Al pregio di un'indole eccezionale si era aggiunta l'esperienza acquisita sotto il comando di Cn Scipione, in virtù della quale in tanti anni egli aveva acquistato conoscenza di ogni principio dell'arte militare

L Marcio, raccolti i fuggitivi e fatti scendere dai presidi altri soldati, aveva organizzato un esercito non disprezza bile e si era unito con Tiberio Fonteio, luogotenente di P Scipione

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