Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 31-41

tres deinde duces, tres exercitus sustinebimus hostium quos Cn Scipio incolumi exercitu non sustinuit

ut diuidendo copias periere duces nostri, ita separatim ac diuisi opprimi possunt hostes

alia belli gerendi uia nulla est

proinde nihil praeter noctis proximae opportunitatem exspectemus

ite, deis bene iuuantibus, corpora curate, ut integri uigentesque eodem animo in castra hostium inrumpatis quo uestra tutati estis

laeti et audiere ab nouo duce nouum consilium et quo audacius erat magis placebat

reliquum diei expediendis armis et curatione corporum consumptum et maior pars noctis quieti data est

quarta uigilia mouere

(39) Erant ultra proxima castra sex milium interuallo distantes aliae copiae Poenorum
Come potremo noi sostenere l'impeto di tre comandanti e di tre corpi d'esercito, quando Cn Scipione non poté reggere a loro con un esercito non ancora provato

Come col dividere le loro truppe perirono i nostri capi, così anche i nemici separati e divisi potranno essere sopraffatti

Non vi è altra possibilità di condurre la guerra

Perciò non ci rimane che aspettare la buona occasione offertaci dalla prossima notte

Andate con la protezione degli dei, dedicatevi alle cure del corpo, pronti ad irrompere nell'accampamento nemico in piene forze e vigorosi, con lo stesso coraggio col quale avete difeso il vostro campo

I soldati ascoltarono con gioia il piano del loro nuovo capo e, quanto più lo trovarono ardito, tanto più lo accolsero con favore

Il resto della giornata fu impiegato nel preparare le armi e nel curare i corpi; la maggior parte della notte fu dedicata al riposo

Al quarto turno di guardia le schiere si incamminarono

39 Al di là dei più vicini accampamenti vi erano ad una distanza di sei miglia altre truppe cartaginesi
uallis caua intererat, condensa arboribus; in huius siluae medio ferme spatio cohors Romana arte Punica abditur et equites

ita medio itinere intercepto ceterae copiae silenti agmine ad proximos hostes ductae et, cum statio nulla pro portis neque in uallo custodiae essent, uelut in sua castra nullo usquam obsistente penetrauere

inde signa canunt et tollitur clamor

pars semisomnos hostes caedunt, pars ignes casis stramento arido tectis iniciunt, pars portas occupant ut fugam intercludant

hostes simul ignis, clamor, caedes, uelut alienatos sensibus, nec audire nec prouidere quicquam sinunt

incidunt inermes inter cateruas armatorum
Nel mezzo si stendeva una valle profonda folta di alberi; quasi al centro di questo bosco, secondo la strategia cartaginese, stavano nascosti una coorte romana e la cavalleria

Così, intercettata la strada che vi era tra un campo e l'altro, le truppe rimanenti furono condotte in silenzio in prossimità del nemico; non essendovi alcun posto di guardia alle porte né sentinelle nella trincea, senza che alcuno si opponesse, penetrarono negli accampamenti cartaginesi come fossero i loro propri

Subito le trombe diedero il segnale, mentre si levava il grido di guerra

Alcuni Romani fecero strage dei nemici mezzo addormentati, altri appiccarono il fuoco a delle capanne coperte di paglia secca, parte occuparono le porte per impedire che i nemici fuggissero

II fuoco, le grida, la strage non permisero che i Cartaginesi, che sembravano impazziti, udissero alcunché né provvedessero alle difese

inermi caddero tra schiere di armati
alii ruunt ad portas, alii obsaeptis itineribus super uallum saliunt et ut quisque euaserat protinus ad castra altera fugiunt, ubi ab cohorte et equitibus ex occulto procurrentibus circumuenti caesique ad unum omnes sunt; quamquam, etiamsi quis ex ea caede effugisset, adeo raptim a captis propioribus castris in altera transcursum castra ab Romanis est, ut praeuenire nuntius cladis non posset

ibi uero, quo longius ab hoste aberant et quia sub lucem pabulatum lignatumque et praedatum quidam dilapsi fuerant, neglecta magis omnia ac soluta inuenere, arma tantum in stationibus posita, milites inermes aut humi sedentes accubantesque aut obambulantes ante uallum portasque

cum his tam securis solutisque Romani calentes adhuc ab recenti pugna ferocesque uictoria proelium ineunt
Alcuni si precipitarono alle porte, altri, visto occupato ogni accesso, balzarono al di là della trincea; quelli che erano riusciti ad evadere, tentarono subito di fuggire verso gli altri accampamenti, ma furono circondati dalla coorte e dalla cavalleria, che, precipitandosi fuori dal loro nascondiglio, li massacrarono tutti fino all'ultimo; tuttavia, anche se qualcuno fosse sfuggito all'eccidio, non avrebbe potuto precedere ad annunziare la strage, tanto fu improvvisa la corsa dei Romani dagli accampamenti più vicini verso gli altri più lontani

Qui, in verità, poiché il nemico era più distante ed alcuni dei Cartaginesi si erano dispersi qua e là a foraggiare, a far legna e a predare, i Romani trovarono ogni posizione abbandonata e trascurata; nei corpi di guardia vi erano solo le armi al posto dei soldati, che inermi sedevano a terra o erano coricati o passeggiavano dinanzi alla trincea ed alle porte

Contro costoro così sicuri e noncuranti i Romani, ancora eccitati dalla recente battaglia e fieri della vittoria, attaccarono il combattimento

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Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 01 - 22
Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 01 - 22

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 01 - 22

itaque nequaquam resisti in portis potuit; intra portas concursu ex totis castris ad primum clamorem et tumultum facto atrox proelium oritur; diuque tenuisset, ni cruenta scuta Romanorum uisa indicium alterius cladis Poenis atque inde pauorem iniecissent

hic terror in fugam auertit omnes effusique qua iter est, nisi quos caedes oppressit, exuuntur castris

ita nocte ac die bina castra hostium oppugnata ductu L Marcii

ad triginta septem milia hostium caesa auctor est Claudius, qui annales Acilianos ex Graeco in Latinum sermonem uertit; captos ad mille octingentos triginta, praedam ingentem partam; in ea fuisse clipeum argenteum pondo centum triginta septem cum imagine Barcini Hasdrubalis
Invano i Cartaginesi tentarono di resistere dinanzi alle porte, entro le quali scoppiò un terribile conflitto, poiché da ogni accampamento al primo grido e al tumulto tutti i soldati si erano precipitati in massa; lo scontro sarebbe continuato a lungo, se gli scudi insanguinati dei Romani non fossero apparsi ai Cartaginesi indizio dell'altra sconfitta, onde nacque grande spavento

A questo punto il terrore travolse tutti nella fuga; dispersi nella ricerca di un varco per scampare furono costretti ad abbandonare gli alloggiamenti, eccetto coloro che la strage aveva abbattuti

Così in una sola notte ed un giorno, due campi nemici furono occupati sotto il comando di L Marcio

Claudio Quadrigario, che tradusse dal greco in latino gli annali di Acilio, racconta che furono uccisi settemila nemici, che furono fatti circa milleottocentotrenta prigionieri e che fu conquistato un immenso bottino; fra gli oggetti predati vi fu lo scudo d'argento del peso di centotrentasette libbre, con l'effigie di Asdrubale Barca
Ualerius Antias una castra Magonis capta tradit, septem milia caesa hostium; altero proelio eruptione pugnatum cum Hasdrubale, decem milia occisa, quattuor milia trecentos triginta captos

Piso quinque milia hominum, cum Mago cedentes nostros effuse sequeretur, caesa ex insidiis scribit

apud omnes magnum nomen Marcii ducis est; et uerae gloriae eius etiam miracula addunt flammam ei contionanti fusam e capite sine ipsius sensu cum magno pauore circumstantium militum; monumentumque uictoriae eius de Poenis usque ad incensum Capitolium fuisse in templo clipeum, Marcium appellatum, cum imagine Hasdrubalis

quietae deinde aliquamdiu in Hispania res fuere, utrisque post tantas in uicem acceptas inlatasque clades cunctantibus periculum summae rerum facere
Valerio Anziate , invece, narra che fu occupato il solo accampamento di Magone e che furono uccisi settemila nemici; in una seconda battaglia con una sortita si combatté contro Asdrubale; diecimila furono allora i nemici uccisi e quattromilatrecento i prigionieri

Pisone, a sua volta, scrive che cinquemila soldati furono uccisi in un'insidia, mentre Magone inseguiva i nostri che si ritiravano in disordine

Presso tutti gli storici fu esaltato il nome del generale L Marcio; alla vera gloria di lui si aggiungono anche dei particolari prodigiosi: raccontano, infatti, che mentre egli parlava, una fiamma era balzata fuori dal suo capo senza che egli se ne accorgesse, con grande sgomento dei soldati che gli stavano intorno; come documento della sua vittoria sui Cartaginesi narrano che vi sia statonel tempio fino all'incendio del Campidoglio lo scudo come effigie di Asdrubale, scudo che si chiamava Marcio

Di poi in Spagna le cose si calmarono per qualche tempo, poiché gli uni e gli altri esitavano a mettere di nuovo in pericolo la situazione dopo tante disfatte, date e ricevute da ambedue le parti

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(40) Dum haec in Hispania geruntur, Marcellus captis Syracusis, cum cetera in Sicilia tanta fide atque integritate composuisset ut non modo suam gloriam sed etiam maiestatem populi Romani augeret, ornamenta urbis, signa tabulasque quibus abundabant Syracusae, Romam deuexit, hostium quidem illa spolia et parta belli iure; ceterum inde primum initium mirandi Graecarum artium opera licentiaeque hinc sacra profanaque omnia uolgo spoliandi factum est, quae postremo in Romanos deos, templum id ipsum primum quod a Marcello eximie ornatum est, uertit

uisebantur enim ab externis ad portam Capenam dedicata a M Marcello templa propter excellentia eius generis ornamenta, quorum perexigua pars comparet

Legationes omnium ferme ciuitatium Siciliae ad eum conueniebant

dispar ut causa earum, ita condicio erat
40 Mentre tali avvenimenti si succedevano in Spagna, Marcello, presa Siracusa, avendo sistemato la situazione in Sicilia con tanta lealtà e con tanta integrità da accrescere non solo la sua gloria, ma anche la maestà del popolo romano, fece trasportare a Roma le cose preziose della città, le statue, i quadri dei quali era ricca Siracusa: oggetti che erano considerati spoglie nemiche e conquiste per diritto di guerra; cominciò pertanto allora quell'ammirazione per le arti greche e quello sfrenato arbitrio di depredare in massa le cose sacre e le profane; tale costume portò alla fine ad onorare gli dei romani con quello stesso primo tempio che fu così riccamente ornato da Marcello

Infatti, gli stranieri visitavano, a causa dei loro splendidi ornamenti, i templi che Marcello aveva dedicato presso la porta Capena, dei quali oggi si vede solo una piccolissima parte

Frattanto da tutte le città della Sicilia venivano ambascerie ad incontrarsi con Marcello

Tuttavia, il modo con cui erano accolte dipendeva dalla disparità delle cagioni che le muovevano
qui ante captas Syracusas aut non desciuerant aut redierant in amicitiam ut socii fideles accepti cultique; quos metus post captas Syracusas dediderat ut uicti a uictore leges acceperunt

erant tamen haud paruae reliquiae belli circa Agrigentum Romanis, Epicydes et Hanno, duces reliqui prioris belli, et tertius nouus ab Hannibale in locum Hippocratis missus, Libyphoenicum generis Hippacritanus Muttinen populares uocabant, uir impiger et sub Hannibale magistro omnes belli artes edoctus
Quelle città, che prima della presa di Siracusa o non avevano defezionato o erano tornate in amicizia coi Romani, erano accolte ed onorate come fedeli alleate; quelle, invece, che per paura si erano arrese dopo l'occupazione della città, dovettero accettare quelle condizioni che i vincitori impongono aiVinti

pertanto, intorno ad Agrigento restava ancora per i Romani qualche residua occasione di guerra di non poco conto, rappresentata da Epicide e da Annone, i superstiti comandanti della guerra precedente e da un terzo, nuovo, che Annibale aveva messo al posto di Ippocrate, libiofenicio di stirpe, nativo di Impaccar e che dai suoi concittadini era chiamato Muttine; costui era uomo alacre ed energico ed era stato istruito da Annibale in tutte le arti della guerra

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huic ab Epicyde et Hannone Numidae dati auxiliares, cum quibus ita peruagatus est hostium agros, ita socios ad retinendos in fide animos eorum ferendo in tempore cuique auxilium adiit, ut breui tempore totam Siciliam impleret nominis sui nec spes alia maior apud fauentes rebus Carthaginiensium esset

itaque inclusi ad id tempus moenibus Agrigenti dux Poenus Syracusanusque, non consilio Muttinis quam fiducia magis ausi egredi extra muros ad Himeram amnem posuerunt castra

quod ubi perlatum ad Marcellum est, extemplo copias mouit et ab hoste quattuor ferme milium interuallo consedit, quid agerent pararentue exspectaturus
Epicide ed Annone avevano assegnato a lui i Numidi come truppe ausiliarie; con queste egli fece larghe scorrerie per i territori nemici e si incontrò con gli alleati per influire sul loro animo, affinché conservassero fedeltà all'alleanza cartaginese, recando a ciascuno di loro aiuto al momento opportuno; fece così in modo che in breve tempo tutta la Sicilia si riempisse del suo nome e null'altra speranza più grande rimanesse a coloro che erano favorevoli alla causa dei Cartaginesi

Pertanto, i due comandanti, quello cartaginese e il siracusano, rinchiusi fino a quel momento entro le mura di Agrigento, non tanto per consiglio di Muttine quanto perché si fidavano grandemente di lui, avendo osato uscire dalle mura, posero il campo presso il fiume Imera

Come la cosa fu riferita a Marcello, subito egli mosse il suo esercito e si collocò ad una distanza di circa quattordici miglia dal nemico, in attesa di ciò che questi potesse fare e preparare
sed nullum neque locum neque tempus cunctationi consilioue dedit Muttines, transgressus amnem ac stationibus hostium cum ingenti terrore ac tumultu inuectus

postero die prope iusto proelio compulit hostes intra munimenta

inde reuocatus seditione Numidarum in castris facta, cum trecenti ferme eorum Heracleam Minoam concessissent, ad mitigandos reuocandosque eos profectus magno opere monuisse duces dicitur ne absente se cum hoste manus consererent

id ambo aegre passi duces, magis Hanno, iam ante anxius gloria eius: Muttinem sibi modum facere, degenerem Afrum imperatori Carthaginiensi misso ab senatu populoque
Muttine, a sua volta, non diede né tempo né possibilità ad alcun prudente indugio; attraversato il fiume si lanciò contro i corpi di guardia dei Romani con grandissimo terrore e confusione di questi

Il giorno dopo con un combattimento quasi regolare respinse il nemico entro le sue difese

Si racconta che in seguito fu richiamato indietro a causa di una ribellione sorta nell'accampamento per iniziativa dei Numidi che, con quasi trecento dei loro si erano ritirati ad Eraclea Minoa; Muttine allora, partito per calmare e richiamare i ribelli, avvertì i due comandanti Epicide ed Annone di non attaccare battaglia coi Romani mentre egli era assente

Costoro invece mal sopportarono quellavvertimento, soprattutto Annone che già dapprima era invidioso della gloria di Muttine, e sdegnato per dover subire, lui, un generale cartaginese mandato dal popolo e dal senato, un ordine da Muttine, africano degenere

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is perpulit cunctantem Epicyden ut transgressi flumen in aciem exirent: nam si Muttinem opperirentur et secunda pugnae fortuna euenisset, haud dubie Muttinis gloriam fore

(41) Enimuero indignum ratus Marcellus se, qui Hannibalem subnixum uictoria Cannensi ab Nola reppulisset, his terra marique uictis ab se hostibus cedere, arma propere capere milites et efferri signa iubet

instruenti exercitum decem effusis equis aduolant ex hostium acie Numidae nuntiantes populares suos, primum ea seditione motos qua trecenti ex numero suo concesserint Heracleam, dein quod praefectum suum ab obtrectantibus ducibus gloriae eius sub ipsam certaminis diem ablegatum uideant, quieturos in pugna

gens fallax promissi fidem praestitit
Annone indusse lesitante Epicide ad attraversare il fiume e a scendere sul campo di battaglia: infatti se avessero aspettato Muttine e il combattimento fosse stato a loro favorevole, senza dubbio la gloria sarebbe stata di Muttine

41 Marcello, da parte sua, giudicando cosa indegna di lui, che aveva cacciato da Nola Annibale superbo della vittoria di Canne, il cedere a questi nemici da lui vinti per terra e per mare, comandò ai suoi soldati di afferrare in fretta le armi e di portar fuori del campo le insegne

Mentre egli disponeva l'esercito in ordine di battaglia, dieci Numidi a briglia sciolta accorsero volando dal campo nemico per annunciare che i loro connazionali non avrebbero preso le armi nella battaglia, prima perché impressionati da quella sedizione nella quale trecento dei loro si erano ritirati ad Eraclea, poi perché avevano visto che il loro comandante proprio nel giorno del combattimento era stato mandato via dagli altri comandanti gelosi della sua gloria

Quella gente infida pur tenne la parola data

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