Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 41-50

Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 41-50

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 41-50

[41] Ceterum temeritati consulis ac praepropero ingenio materiam etiam fortuna dedit, quod in prohibendis praedatoribus tumultuario proelio ac procursu magis militum quam ex praeparato aut iussu imperatorum orto haudquaquam par Poenis dimicatio fuit

Ad mille et septingenti caesi, non plus centum Romanorum sociorumque occisis

Ceterum uictoribus effuse sequentibus metu insidiarum obstitit Paulus consul, cuius eo die, am alternis imperitabant, imperium erat, Varrone indignante ac uociferante emissum hostem e manibus debellarique ni cessatum foret potuisse

Hannibal id damnum haud aegerrime pati; quin potius credere uelut inescatam temeritatem ferocioris consulis ac nouorum maxime militum esse
41 D'altra parte anche il caso offerse un'occasione all'imprudente avventatezza del console ed al suo carattere precipitoso poiché nel dare la caccia ai predatori nacque una zuffa tumultuosa, non per comando o disegno dei comandanti ma più per l'inseguimento dei soldati; lo scontro fu del tutto sfavorevole ai Cartaginesi

Di questi millesettecento furono uccisi, mentre non ne ferirono più di cento fra Romani ed alleati

Pertanto il console Paolo che in quel giorno aveva il comando che era esercitato a giorni alterni per timore di insidie frenò i vincitori che disordinatamente inseguivano il nemico, per quanto Varrone sdegnato andasse gridando che si erano lasciati scappare il nemico dalle mani quando si sarebbe potuto far cessare la guerra se non si fosse sospeso l inseguimento

Annibale al contrario, non si rammaricò eccessivamente dello scacco subito; anzi credeva che in tal modo si fosse eccitata la sconsiderata leggerezza del console più baldanzoso e soprattutto quella dei soldati novellini
Et omnia ei hostium haud secus quam sua nota erant: dissimiles discordesque imperitare, duas prope partes tironum militum in exercitu esse

Itaque locum et tempus insidiis aptum se habere ratus, nocte proxima nihil praeter arma ferente secum milite castra plena omnis fortunae publicae priuataeque relinquit, transque proximos montes laeua pedites instructos condit, dextra equites, impedimenta per conuallem mediam traducit, ut diripiendis uelut desertis fuga dominorum castris occupatum impeditumque hostem opprimeret

Crebri relicti in castris ignes, ut fides fieret dum ipse longius spatium fuga praeciperet falsa imagine castrorum, sicut Fabium priore anno frustratus esset, tenere in locis consules uoluisse
Ed infatti tutto quello che riguardava il nemico gli era noto come se si trattasse di cose sue: cioè che i consoli, dissimili per indole, esercitavano il comando discordi nella tattica di guerra; sapeva anche che due terzi dei soldati erano reclute

Pertanto ritenendo di avere luogo e tempo per ordire delle insidie nella notte successiva, poiché i soldati non portavano con sé nulla al di fuori delle armi, abbandonò gli accampamenti pieni di sostanze pubbliche e private e nascose, dietro i monti vicini, a sinistra i fanti, a destra i cavalieri facendo passare le salmerie attraverso la convalle tra l'una e l'altra schiera, per assalire e sopraffare il nemico appena si fosse rivolto ed impegnato nell'operazione di saccheggio degli accampamenti, che parevano abbandonati per la fuga dei loro padroni

Annibale lasciò anche nel campo parecchi fuochi perché, mentre fuggendo badava ad avanzare sempre più, con una falsa apparenza di accampamenti, si potesse credere che egli avesse voluto trattenere i consoli fermi nelle loro posizioni, come nell'anno precedente aveva ingannato Fabio
[42] Vbi inluxit, subductae primo stationes, deinde propius adeuntibus insolitum silentium admirationem fecit

Tum satis comperta solitudine in castris concursus fit ad praetoria consulum nuntiantium fugam hostium adeo trepidam ut tabernaculis stantibus castra reliquerint, quoque fuga obscurior esset, crebros etiam relictos ignes

Clamor inde ortus ut signa proferri iuberent ducerentque ad persequendos hostes ac protinus castra diripienda et consul alter uelut unus turbae militaris erat: Paulus etiam atque etiam dicere prouidendum praecauendumque esse; postremo, cum aliter neque seditionem neque ducem seditionis sustinere posset, Marium Statilium praefectum cum turma Lucana exploratum mittit
42 Quando spuntò il giorno destarono meraviglia due fatti, primo il ritiro dei posti di guardia, poi l'insolito silenzio che colpì coloro che più dappresso si erano accostati

Come ormai si ebbe la certezza che il campo di Annibale era deserto vi fu un accorrere alle tende dei consoli da parte di coloro i quali portavano la notizia che Annibale era fuggito con tanta rapidità che il campo era stato abbandonato senza che nemmeno si fossero levate le tende; perché poi la fuga fosse tenuta più nascosta si erano anche lasciati parecchi fuochi

Sorsero quindi, alte grida poiché i soldati chiedevano a gran voce che i consoli comandassero di avanzare e li conducessero all'inseguimento del nemico e subito dopo al saccheggio dell'accampamento; mentre l'uno dei consoli si comportava come se appartenesse alla folla dei soldati Paolo continuava a dire che si doveva essere prudenti e cauti; alla fine, non potendo più tenere a freno né la ribellione dei soldati né il capo di questa ribellione mandò in ricognizione il prefetto Mario Statilio con uno squadrone di cavalieri lucani

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Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 36 - 40
Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 36 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 36 - 40

Qui ubi adequitauit portis, subsistere extra munimenta ceteris iussis ipse cum duobus equitibus uallum intrauit speculatusque omnia cum cura renuntiat insidias profecto esse

ignes in parte castrorum quae uergat in hostem relictos; tabernacula aperta et omnia cara in promptu relicta

argentum quibusdam locis temere per uias uel[ut] obiectum ad praedam uidisse

Quae ad deterrendos a cupiditate animos nuntiata erant, ea accenderunt, et clamore orto a militibus, ni signum detur, sine ducibus ituros, haudquaquam dux defuit; nam extemplo Varro signum dedit proficiscendi

Paulus, cum ei sua sponte cunctanti pulli quoque auspicio non addixissent, nuntiari iam efferenti porta signa collegae iussit
Appena Statilio ebbe cavalcato presso le porte avendo ordinato agli altri di fermarsi fuori delle fortificazioni egli stesso entrò nella trincea con due cavalieri e' dopo aver accuratamente esaminato tutto all'intorno tornò indietro a riferire che in tutta quella situazione si dovevano certamente nascondere delle insidie

Erano stati infatti, lasciati dei fuochi in quella parte del campo che era rivolta in direzione del nemico; le tende erano aperte e tutti gli oggetti di valore erano stati lasciati a portata di mano

Egli aveva inoltre visto in alcuni luoghi l'argento quasi gettato a caso per le vie dell'accampamento come offerto al saccheggio

Proprio quelle notizie che erano state date per trattenere gli animi dalla cupidigia al contrario l'eccitarono; quando sorse un clamore fra i soldati che gridavano che sarebbero andati avanti senza comandanti anche se non fosse stato dato alcun segnale allora il comandante non si sottrasse di certo poiché Varrone diede subito il segnale della partenza

Paolo, non avendo i polli dato buon presagio a lui che già per istinto voleva sospendere l'impresa ordinò di avvertire di questo fatto il collega che già stava per uscire con le insegne
Quod quamquam Varro aegre est passus, Flamini tamen recens casus Claudique consulis primo Punico bello memorata naualis clades religionem animo incussit

Di prope ipsi eo die magis distulere quam prohibuere imminentem pestem Romanis; nam forte ita euenit ut, cum referri signa in castra iubenti consuli milites non parerent, serui duo Formiani unus, alter Sidicini equitis, qui Seruilio atque Atilio consulibus inter pabulatores excepti a Numidis fuerant, profugerent eo die ad dominos

deductique ad consules nuntiant omnem exercitum Hannibalis trans proximos montes sedere in insidiis

Horum opportunus aduentus consules imperii potentes fecit, cum ambitio alterius suam primum apud eos praua indulgentia maiestatem soluisset
Benché Varrone mal sopportasse ciò tuttavia, l'episodio recente di Flaminio e la famosa sconfitta navale riportata dal console Claudio nella prima guerra punica, determinarono nel suo animo un certo timore superstizioso

Gli stessi dei, starei per dire, differirono soltanto più che impedire la sciagura che in quel giorno sovrastava ai Romani; infatti avvenne per caso che mentre i soldati non volevano ubbidire al console che ordinava di riportare le insegne al campo, due schiavi, l'uno di un cavaliere formiano l'altro di un cavaliere sidicino, che durante il consolato di Servilio ed Atilio erano stati fatti prigionieri dai Numidi mentre foraggiavano riuscirono quel giorno a fuggire e a ritornare ai loro padroni

Condotti dinanzi al console lo informarono che tutto l'esercito di Annibale stava al di là dei monti vicini pronto all'agguato

Il provvidenziale arrivo di costoro ridiede autorità al comando dei consoli, poiché il desiderio di popolarità di uno di loro aveva con la sua colpevole indulgenza annullato per prima cosa la sua stessa autorità presso i soldati

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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 29 - 31
Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 29 - 31

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 29 - 31

[43] Hannibal postquam motos magis inconsulte Romanos quam ad ultimum temere euectos uidit, nequiquam detecta fraude in castra rediit

Ibi plures dies propter inopiam frumenti manere nequit, nouaque consilia in dies non apud milites solum mixtos ex conluuione omnium gentium sed etiam apud ducem ipsum oriebantur

Nam cum initio fremitus, deinde aperta uociferatio fuisset exposcentium stipendium debitum querentiumque annonam primo, postremo famem, et mercennarios milites, maxime Hispani generis, de transitione cepisse consilium fama esset, ipse etiam interdum Hannibal de fuga in Galliam dicitur agitasse ita ut relicto peditatu omni cum equitibus se proriperet
43 Annibale, dopo che vide che i Romani avevano compiuto soltanto dei movimenti inconsulti e non erano ancora stati trascinati dalla loro avventatezza alle estreme conseguenze, ritornò negli accampamenti senza aver raggiunto il proprio intento in quanto l'inganno era stato scoperto

Qui non poté trattenersi più giorni a causa della mancanza di frumento; nel frattempo, ogni giorno si escogitava un nuovo piano non solo da parte dei soldati, che erano un'accozzaglia di popoli di ogni specie, ma anche da parte dello stesso comandante

Infatti se da principio nacque solo un mormorio, poi si ebbero addirittura aperte grida di coloro che reclamavano lo stipendio dovuto e di quelli che protestavano prima per la scarsezza del cibo poi per la fame, mentre si diceva che i soldati mercenari, soprattutto quelli di nazionalità spagnola avevano deliberato disertare; allora si racconta che lo stesso Annibale abbia più volte pensato a riparare in Gallia, coll'idea di darsi alla fuga con tutta la cavalleria, abbandonando la cavalleria
Cum haec consilia atque hic habitus animorum esset in castris, mouere inde statuit in calidiora atque eo maturiora messibus Apuliae loca, simul ut, quo longius ab hoste recessisset, eo transfugia impeditiora leuibus ingeniis essent

Profectus est nocte ignibus similiter factis tabernaculisque paucis in speciem relictis, ut insidiarum par priori metus contineret Romanos

Sed per eundem Lucanum Statilium omnibus ultra castra transque montes exploratis, cum relatum esset uisum procul hostium agmen, tum de insequendo eo consilia agitari coepta
Questi erano i piani e questo era lo stato d'animo degli accampamenti, quando Annibale stabilì di muoversi verso località dell'Apulia più calde e perciò più orevoli ad una più rapida maturazione delle messi; nello stesso tempo pensava che quanto più lontano egli si fosse ritirato dal nemico, tanto più difficili sarebbero state le diserzioni per uomini di carattere così volubile

Partì nottetempo lasciando come aveva già fatto, alcuni fuochi accesi e poche tende in piedi per mostra, perché una paura degli agguati simile alla precedente riuscisse a trattenere i Romani

Tuttavia, quando lo stesso lucano Statilio, che aveva fatto un'accurata ricognizione oltre gli alloggiamenti e al di là dei monti riferì che si vedeva da lontano l'esercito nemico in marcia, allora ricominciarono a diffondersi progetti di inseguimento

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Livio, Ab urbe condita: LIbro 27; 17 - 18

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte LIbro 27; 17 - 18

Cum utriusque consulis eadem quae ante semper fuisset sententia, ceterum Varroni fere omnes, Paulo nemo praeter Seruilium, prioris anni consulem, adsentiretur, [ex] maioris partis sententia ad nobilitandas clade Romana Cannas urgente fato profecti sunt

Prope eum uicum Hannibal castra posuerat auersa a Volturno uento, qui campis torridis siccitate nubes pulueris uehit

Id cum ipsis castris percommodum fuit, tum salutare praecipue futurum erat cum aciem dirigerent, ipsi auersi terga tantum adflante uento in occaecatum puluere offuso hostem pugnaturi

[44] Consules satis exploratis itineribus sequentes Poenum, ut uentum ad Cannas est et in conspectu Poenum habebant, bina castra communiunt, eodem ferme interuallo quo ad Gereonium sicut ante copiis diuisis
Poiché ciascuno dei due consoli persisteva nell'opinione che aveva sempre avuto, quasi tutti erano del parere di Varrone, mentre nessuno seguiva Paolo, eccetto Servilio, console l'anno precedente; così per decisione della maggioranza i consoli e gli eserciti si avviarono per rendere famosa, sotto l'imperversare del destino, la disfatta dei mani a Canne

Nei pressi di questo villaggio, Annibale aveva posto gli accampamenti in una posizione contraria al soffiare del vento scirocco, che sollevava nubi di polvere dai campi torridi per la siccità

Questa circostanza gli tornò molto favorevole allora e soprattutto in futuro quando si dovette ordinare lo schieramento per la battaglia; i Cartaginesi avrebbero perciò combattuto in posizione contraria al vento, che avrebbe soffiato soltanto alle loro spalle, mentre il nemico sarebbe stato accecato dal polverone che si levava tutto intorno

44 I consoli, sorvegliando bene le strade mentre inseguivano Annibale, come giunsero a Canne di fronte a lui fortificarono i due accampamenti che distavano l'uno dall'altro lo stesso spazio come a Gereonio, prima che le milizie si dividessero
Aufidus amnis, utrisque castris adfluens, aditum aquatoribus ex sua cuiusque opportunitate haud sine certamine dabat; ex minoribus tamen castris, quae posita trans Aufidum erant, liberius aquabantur Romani, quia ripa ulterior nullum habebat hostium praesidium

Hannibal spem nanctus locis natis ad equestrem pugnam, qua parte uirium inuictus erat, facturos copiam pugnandi consules, dirigit aciem lacessitque Numidarum procursatione hostes

Inde rursus sollicitari seditione militari ac discordia consulum Romana castra, cum Paulus Sempronique et Flamini temeritatem Varroni Varro speciosum timidis ac segnibus ducibus exemplum Fabium obiceret
Il fiume Aufido che scorreva vicino ad ambedue i campi, lasciava libero accesso a coloro che andavano ad attingere acqua secondo le necessità di ciascuno, senza, pertanto che non avvenissero piccoli scontri; tuttavia, i Romani preferivano attingere acqua movendo dall'accampamento minore, che era posto al di là dell'Aufido perché la riva sinistra del fiume non aveva alcun presidio nemico

Annibale nutrendo la speranza che i consoli gli avrebbero offerto l'opportunità di combattere in quei luoghi fatti per uno scontro di cavalleria arma nella quale egli si sentiva invincibile dispose le schiere a battaglia e ordinò ai Numidi di provocare con scaramucce i nemici

In conseguenza di ciò negli accampamenti romani si accendevano di nuovo e le ribellioni dei soldati e le discordie fra i due consoli, quando Paolo rinfacciava a Varrone l'avventatezza di Sempronio e di Flaminio, mentre Varrone opponeva Fabio come esempio ben noto a comandanti pigri e codardi

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testareturque deos hominesque hic nullam penes se culpam esse, quod Hannibal iam uel[ut] usu cepisset Italiam; se constrictum a collega teneri; ferrum atque arma iratis et pugnare cupientibus adimi militibus

ille, si quid proiectis ac proditis ad inconsultam atque improuidam pugnam legionibus accideret; se omnis culpae exsortem, omnis euentus participem fore diceret; uideret ut quibus lingua prompta ac temeraria, aeque in pugna uigerent manus

[45] Dum altercationibus magis quam consiliis tempus teritur, Hannibal ex acie, quam ad multum diei tenuerat instructam, cum in castra ceteras reciperet copias, Numidas ad inuadendos ex minoribus castris Romanorum aquatores trans flumen mittit
Chiamava poi a testimoni gli dei e gli uomini che egli non aveva nessuna colpa se Annibale aveva occupato l'Italia come una terra propria; egli, al contrario era costretto e trattenuto dal collega, mentre si portavano via le armi e gli strumenti di guerra ai soldati che, pieni di sdegno contro il nemico, bramavano di combattere

Paolo Emilio, al contrario affermava di ritenere sé esente da ogni colpa qualora accadesse qualche triste evento alle legioni abbandonate e gettate in preda ad una sconsiderata ed incauta battaglia; nonostante ciò egli prometteva che avrebbe condiviso la responsabilità di qualsiasi sorte; provvedesse Varrone a far si che coloro che avevano la lingua lunga ed avventata fossero altrettanto forti e pronti di mano

45 Mentre i Romani passavano il tempo a fare vivaci discussioni più che piani concreti, Annibale che aveva raccolto nell'accampamento anche le altre milizie da quella schiera che fino a giorno tardo aveva mantenuto in ordine di battaglia, staccò i Numidi e li mandò ad assalire di sorpresa quelli dei Romani che uscivano dall'accampamento minore per provvedere acqua al di là del fiume

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