Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 41-50
Inferimus bellum infestisque signis descendimus in Italiam, tanto audacius fortiusque pugnaturi quam hostis, quanto maior spes, maior est animus inferentis uim quam arcentis

Accendit praeterea et stimulat animos dolor, iniuria, indignitas

Ad supplicium depoposcerunt me ducem primum, deinde uos omnes qui Saguntum oppugnassetis; deditos ultimis cruciatibus adfecturi fuerunt

Crudelissima ac superbissima gens sua omnia suique arbitrii facit; cum quibus bellum, cum quibus pacem habeamus, se modum imponere aequum censet

Circumscribit includitque nos terminis montium fluminumque, quos non excedamus, neque eos, quos statuit, terminos obseruat

Ne transieris Hiberum

ne quid rei tibi sit cum Saguntinis

Ad Hiberum est Saguntum

Nusquam te uestigio moueris
Portiamo la guerra e discendiamo in Italia con insegne ostili, decisi a combattere tanto più audacemente e fortemente di quanto non lo faccia il nemico, poiché maggiore è la speranza e maggiore è il coraggio di chi assale a paragone di quello di chi è costretto a difendersi

Inoltre, il dolore e l'indignazione per l'oltraggio patito accendono ed eccitano gli animi

Chiesero la consegna prima di me, comandante, poi quella di voi tutti per punirci di aver assalito Sagunto; ci avrebbero sottoposto agli estremi tormenti se fossimo stati consegnati a loro

Quella gente maestra di ogni crudeltà e di ogni superbia fa tutto a suo arbitrio; sia che dobbiamo fare la pace, sia che dobbiamo fare la guerra contro costoro, essi ritengono giusto che spetti a loro stabilire i termini e le condizioni

Tracciano intorno a noi dei limiti e ci rinchiudono in confini di monti e di fiumi, che noi non dobbiamo oltrepassare; il popolo romano, a sua volta, non osserva i limiti che ha fissato

Non varcare l'Ebro

Non immischiarti nelle faccende dei Saguntini

All'Ebro sta Sagunto

Non avanzare di un passo
Parum est quod ueterrimas prouincias meas, Siciliam ac Sardiniam, [ademisti]

Adimis etiam Hispanias et, si inde cessero, in Africam transcendes

[Transcendes] dico

Duos consules huius anni, unum in Africam, alterum in Hispaniam miserunt

Nihil usquam nobis relictum est nisi quod armis uindicarimus

Illis timidis et ignauis esse licet, qui respectum habent, quos sua terra, suus ager per tuta ac pacata itinera fugientes accipient: uobis necesse est fortibus uiris esse et, omnibus inter uictoriam mortemue certa desperatione abruptis, aut uincere aut, si fortuna dubitabit, in proelio potius quam in fuga mortem oppetere
poca cosa che tu mi porti via le due antichissime mie province diSicilia e di Sardegna

tu vuoi togliermi anche la Spagna: se mi ritirerò di qua passerai in Africa

Che dico, passerai

I Romani, infatti, hanno mandato i due consoli di quest'anno uno in Africa, l'altro in Spagna

Ormai non c'è rimasto più nulla, se non quello che noi potremo riconquistare con le armi

concesso essere timidi e vili a coloro che hanno la possibilità di un rifugio alle loro spalle, sapendo che la loro terra e i loro campi attraverso vie sicure e tranquille li accoglieranno nella fuga; voi siete costretti ad essere soldati coraggiosi e con la consapevolezza di trovarvi in condizione disperata, essendo tolta per voi ogni via di mezzo tra la vittoria e la morte; o dovete vincere o, se la sorte ci sarà contraria, dovete affrontare la morte in battaglia piuttosto che nella fuga
Si hoc [bene fixum] omnibus destinatum in animo est, iterum dicam, uicistis; nullum contemptu m[ortis incitamentum] ad uincendum homini ab dis immortalibus acrius datum est

[45] His adhortationibus cum utrimque ad certamen accensi militum animi essent, Romani ponte Ticinum iungunt tutandique pontis causa castellum insuper imponunt: Poenus hostibus opere occupatis Maharbalem cum ala Numidarum, equitibus quingentis, ad depopulandos sociorum populi Romani agros mittit; Gallis parci quam maxime iubet principumque animos ad defectionem sollicitari

Ponte perfecto traductus Romanus exercitus in agrum Insubrium quinque milia passuum ab Uictumulis consedit

Ibi Hannibal castra habebat
Se ciò sarà per voi tutti nel vostro animo un proposito ben fisso e determinato, io ve lo ripeterò ancora una volta: avete già vinto; nessun'arma più valida del disprezzo della morte gli dei immortali hanno dato agli uomini per vincere

45 Dopo che con questi incitamenti a combattere fu esaltato l'animo dei soldati dell'uno e dell'altro esercito, i Romani gettarono un ponte sul Ticino e costruirono al principio del ponte un baluardo per difenderlo; Annibale, mentre i nemici erano occupati in quel lavoro, mandò Maarbale con una schiera di Numidi di cinquecento cavalieri a devastare i campi degli alleati dei popolo romano; ordinò di risparmiare il più possibile i Galli per attirare a sé l'animo dei loro capi ed indurli alla defezione

Finita la costruzione del ponte, l'esercito romano si fermò nel territorio degli Insubri a cinquemila passi da Victumuli

Qui c'erano gli accampamenti di Annibale

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 21 - 24
Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 21 - 24

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 21 - 24

reuocatoque propere Maharbale atque equitibus cum instare certamen cerneret, nihil unquam satis dictum praemonitumque ad cohortandos milites ratus, uocatis ad contionem certa praemia pronuntiat in quorum spem pugnarent

agrum sese daturum esse in Italia, Africa, Hispania, ubi quisque uelit, immunem ipsi qui accepisset liberisque; qui pecuniam quam agrum maluisset, ei se argento satisfacturum; qui sociorum ciues Carthaginienses fieri uellent, potestatem facturum; qui domos redire mallent, daturum se operam ne cuius suorum popularium mutatum secum fortunam esse uellent

Seruis quoque dominos prosecutis libertatem proponit binaque pro his mancipia dominis se redditurum
Richiamati in fretta Maarbale e i cavalieri, vedendo che la battaglia era più che mai imminente, pensando che non si è mai detto abbastanza per ammonire e per incitare i soldati, convocatili adunanza Annibale rammentò a loro chiaramente le sicure ricompense, nella speranza delle quali avrebbero dovuto combattere

Ricordò che avrebbe a loro distribuito del territorio in Italia, in Africa, in Spagna, là dove uno lo desiderasse, libero da imposte non solo per loro che lo avessero ricevuto, ma anche per i loro figli; qualcuno avesse preferito ai campi ricompense in denaro, lo avrebbe accontentato con il denaro; quelli fra gli alleati che volessero diventare cittadini cartaginesi avrebbero avuto la facoltà di farlo; quanto poi a coloro che avessero preferito ritornare in patria, egli li avrebbe tratti in modo che nessuno avrebbe voluto mutare la propria sorte con quella di alcun altro dei suoi concittadini

Offerse la libertà anche agli schiavi che avessero volontariamente seguito i padroni e ai loro padroni promise di re due prigionieri in compenso di ogni schiavo liberato
Eaque ut rata scirent fore, agnum laeua manu, dextra silicem retinens, si falleret, Iouem ceterosque precatur deos ita se mactarent quemadmodum ipse agnum mactasset, et secundum precationem caput pecudis saxo elisit

Tum uero omnes, uelut dis auctoribus in spem suam quisque acceptis, id morae quod nondum pugnarent ad potienda sperata rati, proelium uno animo et uoce una poscunt

[46] Apud Romanos haudquaquam tanta alacritas erat, super cetera recentibus etiam territos prodigiis; nam et lupus intrauerat castra laniatisque obuiis ipse intactus euaserat, [et] examen apum in arbore praetorio imminente consederat
Perché sapessero bene che queste promesse sarebbero te mantenute, afferrò un agnello con la mano sinistra un sasso con la destra ed invocando Giove e gli altri dei e lo colpissero così come egli stesso immolava l'agnellose fosse venuto meno alle promesse, dopo l'invocazione stasfracellò il capo della pecora

Allora tutti, accogliendo alcuno nella sua speranza gli dei come mallevadori, credendo che il fatto che ancora non combattevano fosse considerarsi come un ritardo nell'impadronirsi di quelle cose che ormai speravano di avere, all'unanimità e una sola voce chiesero insistentemente la battaglia

46 Presso i Romani, invece, l'ardore non era per nulla altrettanto vivo; essi erano per di più terrorizzati da recentiprodigi: infatti, un lupo era entrato negli accampamenti e, dopo aver dilaniato quelli che gli venivano incontro, era scampato illeso; uno sciame di api si era poi collocato su di un albero che sovrastava la tenda del generale

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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20
Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20

Quibus procuratis Scipio cum equitatu iaculatoribusque expeditis profectus ad castra hostium exque propinquo copias, quantae et cuius generis essent, speculandas obuius fit Hannibali et ipsi cum equitibus ad exploranda circa loca progresso

Neutri alteros primo cernebant; densior deinde incessu tot hominum [et] equorum oriens puluis signum propinquantium hostium fuit

Consistit utrumque agmen et ad proelium sese expediebant

Scipio iaculatores et Gallos equites in fronte locat, Romanos sociorumque quod roboris fuit in subsidiis; Hannibal frenatos equites in medium accipit, cornua Numidis firmat

Uixdum clamore sublato iaculatores fugerunt inter subsidia ac secundam aciem

Inde equitum certamen erat aliquamdiu anceps
Dopo aver scongiurati secondo il rito questi presagi, Scipione, partito con la cavalleria e coi frombolieri armati alla leggera alla volta degli accampamenti nemici, per spiare da vicino quante fossero le truppe e di che genere, si fece incontro ad Annibale che pure era venuto avanti coi cavalieri per esplorare le posizioni intorno

Nessuno dei due dapprima poteva scorgere l'altro; poi l'avanzare di tanti uomini e cavalli sollevò un nugolo di polvere che indicava l'avvicinarsi dei nemici

Ambedue le schiere si arrestarono per prepararsi al combattimento

Scipione collocò dinanzi i frombolieri e i cavalieri Galli; tenne poi in seconda linea i Romani ed il nerbo delle forze alleate; Annibale pose in mezzo la cavalleria spagnola ed ai lati i Numidi come rinforzo

Appena si levò un grido, i frombolieri fuggirono nella seconda schiera di riserva

La battaglia dei cavalieri risultò poi per qualche tempo incerta
dein quia turbabant equos pedites intermixti, multis labentibus ex equis aut desilientibus ubi suos premi circumuentos uidissent, iam magna ex parte ad pedes pugna abierat, donec Numidae qui in cornibus erant circumuecti paulum ab tergo se ostenderunt

Is pauor perculit Romanos, auxitque pauorem consulis uolnus periculumque intercursu tum primum pubescentis filii propulsatum

Hic erit iuuenis penes quem perfecti huiusce belli laus est, Africanus ob egregiam uictoriam de Hannibale Poenisque appellatus

Fuga tamen effusa iaculatorum maxime fuit quos primos Numidae inuaserunt; alius confertus equitatus consulem in medium acceptum, non armis modo sed etiam corporibus suis protegens, in castra nusquam trepide neque effuse cedendo reduxit
Successivamente, poiché i fanti frammischiati ai cavalli generavano confusione e molti cadevano o si gettavano giù da cavallo ogni qualvolta vedevano i loro compagni circondati ed incalzati, la battaglia ormai si era in gran parte trasformata in uno scontro di soldati di fanteria, finché i Numidi che erano ai lati, fatto un piccolo giro, apparvero alle spalle

Lo spavento che invase allora i Romani fu accresciuto dal fatto che il console cadde ferito; il pericolo che da ciò poteva derivare fu scongiurato dall'accorrere immediato del figlio giovinetto di Scipione

Questo adolescente sarà colui al quale spetterà la lode di aver condotto a termine la seconda guerra punica ricevendo così il soprannome di Africano per la famosa vittoria riportata su Annibale e i Cartaginesi

Tuttavia, la fuga degli arcieri che per primi i Numidi avevano assalito fu molto disordinata, mentre il resto della cavalleria, serrato intorno al console, per proteggerlo non solo con le armi, ma anche coi corpi, si rifugiò negli accampamenti ripiegando ordinatamente senza alcuno scompiglio

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 16 - 20

Seruati consulis decus Coelius ad seruum natione Ligurem delegat; malim equidem de filio uerum esse, quod et plures tradidere auctores et fama obtinuit

[47] Hoc primum cum Hannibale proelium fuit; quo facile apparuit et equitatu meliorem Poenum esse et ob id campos patentes, quales sunt inter Padum Alpesque, bello gerendo Romanis aptos non esse

Itaque proxima nocte iussis militibus uasa silentio colligere castra ab Ticino mota festinatumque ad Padum est ut ratibus, quibus iunxerat flumen, nondum resolutis sine tumultu atque insectatione hostis copias traiceret

Prius Placentiam peruenere quam satis sciret Hannibal ab Ticino profectos; tamen ad sescentos moratorum in citeriore ripa Padi segniter ratem soluentes cepit
L'annalista Celio attribuisce l'onore della salvezza del console ad uno schiavo di nazionalità figure; per parte mia preferisco credere che sia piuttosto vero l'episodio del figlio, come parecchi storici hanno tramandato e la tradizione ha confermato

47 Questa fu la prima battaglia combattuta contro Annibale, dalla quale apparve chiaro che il Cartaginese superava gli avversari nella cavalleria e che proprio per questo i Romani non erano adatti a combattere una guerra in aperte pianure quali si stendono tra il Po e le Alpi

Pertanto, nella notte successiva Scipione, avendo comandato ai soldati di raccogliere in silenzio i bagagli, tolti gli accampamenti dal Ticino, cercò di raggiungere in fretta il Po per trasportare senza scompiglio e senza inseguimento nemico le truppe sulle zattere, con le quali aveva gettato un ponte sul fiume e che non erano ancora state sciolte

I Romani giunsero così a Piacenza, prima che Annibale venisse a sapere con certezza che erano partiti dal Ticino; qui, nonostante ciò, Annibale fece circa seicento prigionieri fra coloro che sulla riva sinistra del Po si erano indugiati a sciogliere la zattera
Transire pontem non potuit, ut extrema resoluta erant tota rate in secundam aquam labente

Coelius auctor est Magonem cum equitatu et Hispanis peditibus flumen extemplo tranasse, ipsum Hannibalem per superiora Padi uada exercitum traduxisse, elephantis in ordinem ad sustinendum impetum fluminis oppositis

Ea peritis amnis eius uix fidem fecerint; nam neque equites armis equisque saluis tantam uim fluminis superasse ueri simile est, ut iam Hispanos omnes inflati trauexerint utres, et multorum dierum circuitu Padi uada petenda fuerunt qua exercitus grauis impedimentis traduci posset

Potiores apud me auctores sunt qui biduo uix locum rate iungendo flumini inuentum tradunt; ea cum Magone equites [et] Hispanorum expeditos praemissos
Non poté, tuttavia, passare il ponte, poiché, essendo stati sciolti i leganti all'estremità, tutta la zattera scorreva galleggiando lungo la corrente

L'annalista Celio afferma che Magone passò subito a nuoto il fiume con la cavalleria e che lo stesso Annibale fece passare l'esercito attraverso i guadi della parte alta del Po, avendo disposto in fila gli elefanti allineandoli in modo da opporsi all'impeto del fiume

Questa versione troverà difficilmente credito presso coloro che hanno pratica di quel fiume; infatti non è verosimile che dei cavalieri abbiano potuto superare una corrente così forte, portando in salvo armi e cavalli ed, anche ammesso che gli Spagnoli abbiano potuto passare il fiume su otri gonfiati, pure la ricerca dei guadi nel corso superiore del Po, attraverso i quali l'esercito potesse essere tragittato, richiedeva un giro di molti giorni

Sono per me più attendibili quegli storici che raccontano che a stento con una marcia di due giorni risalendo il fiume i Cartaginesi trovarono un punto sul quale gettare un ponte di zattere, sul quale furono mandati avanti Magone e i cavalieri spagnoli

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 21-30

Dum Hannibal, circa flumen legationibus Gallorum audiendis moratus, traicit grauius peditum agmen, interim Mago equitesque ab transitu fluminis diei unius itinere Placentiam ad hostes contendunt

Hannibal paucis post diebus sex milia a Placentia castra communiuit et postero die in conspectu hostium acie directa potestatem pugnae fecit

[48] Insequenti nocte caedes in castris Romanis, tumultu tamen quam re maior, ab auxiliaribus Gallis facta est

Ad duo milia peditum et ducenti equites uigilibus ad portas trucidatis ad Hannibalem transfugiunt

quos Poenus benigne adlocutus et spe ingentium donorum accensos in ciuitates quemque suas ad sollicitandos popularium animos dimisit
Mentre Annibale, che si era fermato nei pressi del Po per dare udienza agli ambasciatori dei Galli, faceva tragittare le truppe di fanteria con armi pesanti, Magone e i cavalieri nel frattempo, dopo il passaggio del fiume, in un sol giorno di marcia s'avviarono verso Piacenza incontro ai nemici

Annibale pochi giorni dopo, a sei miglia da Piacenza, fortificò gli accampamenti ed il giorno successivo, schierato l'esercito in ordine di battaglia, stette fermo in cospetto dei nemici offrendo ad essi l'occasione di attaccare

48La notte seguente vi fu una rivolta sanguinosa negli accampamenti romani da parte degli ausiliari galli, rivolta, tuttavia, non tanto grande di per sé, quanto per lo scompiglio che ne nacque

Massacrate le sentinelle alle porte, ca duemila fanti e duecento cavalieri passarono ad Annibale

Il Cartaginese, dopo aver parlato a loro benelmente ed averli eccitati con la speranza di grandi doni, rimandò ciascuno presso la sua gente a sobillare l'animo i concittadini

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