Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 41-50
Scipio caedem eam signum defectionis omnium Gallorum esse ratus contactosque eo scelere uelut iniecta rabie ad arma ituros, quamquam grauis adhuc uolnere erat, tamen quarta uigilia noctis insequentis tacito agmine profectus, ad Trebiam fluuium iam in loca altiora collesque impeditiores equiti castra mouet

Minus quam ad Ticinum fefellit; missisque Hannibal primum Numidis, deinde omni equitatu turbasset utique nouissimum agmen, ni auiditate praedae in uacua Romana castra Numidae deuertissent

Ibi dum perscrutantes loca omnia castrorum nullo satis digno morae pretio tempus terunt, emissus hostis est de manibus

et cum iam transgressos Trebiam Romanos metantesque castra conspexissent, paucos moratorum occiderunt citra flumen interceptos
Scipione, persuaso che quella strage era il segno della defezione di tutti i Galli e credendo che costoro, contagiati da quel tradimento, quasi invasi dalla rabbia sarebbero corsi alle armi, per quanto fosse ancora sofferente per la ferita, tuttavia, alla quarta vigilia della notte seguente tolse gli accampamenti e, fatte marciare le schiere in silenzio, partì diretto al fiume Trebbia, verso posizioni più alte e verso colline che offrivano un maggior ostacolo alla cavalleria

Riuscì ad ingannare il nemico meno di quanto avesse fatto al Ticino; infatti, Annibale, avendo mandato avanti prima i Numidi e poi tutta la cavalleria, avrebbe sconvolto per lo meno la retroguardia, se i Numidi per cupidigia di preda non avessero fatto una diversione verso gli accampamenti romani vuoti

Qui, mentre perdevano tempo ad indagare tutti i luoghi dove i Romani si erano accampati, senza che da questo indugio venisse a loro degno compenso, il nemico sfuggì dalle loro mani

Come scorsero i Romani che, già tragittato la Trebbia, prendevano le misure per gli accampariamenti, uccisero pochi di loro che avevano indugiato, sorprendendoli ancora al di qua del fiume
Scipio, nec uexationem uolneris in uia iactati ultra patiens et collegam,iam enim et reuocatum ex Sicilia audierat, ratus exspectandum, locum qui prope flumen tutissimus statiuis est uisus delectum communiit

Nec procul inde Hannibal cum consedisset, quantum uictoria equestri elatus, tantum anxius inopia quae per hostium agros euntem, nusquam praeparatis commeatibus, maior in dies excipiebat

ad Clastidium uicum, quo magnum frumenti numerum congesserant Romani, mittit

Ibi cum uim pararent, spes facta proditionis; nec sane magno pretio, nummis aureis quadringentis, Dasio Brundisino praefecto praesidii corrupto traditur Hannibali Clastidium

Id horreum fuit Poenis sedentibus ad Trebiam
Scipione, non potendo sopportare più a lungo il tormento della ferita, che gli si era acutizzata durante il viaggio, e pensando di aspettare il collega, che, come sapeva, era già stato richiamato dalla Sicilia, scelse e fortificò una località che, essendo vicina al fiume, gli era apparsa adatta per piantarvi il campo

Annibale, essendosi fermato nelle vicinanze, per quanto fosse inorgoglito per la vittoria dei suoi cavalieri, era tuttavia preoccupato per la scarsezza di viveri che lo travagliava ogni giorno più per il fatto che egli marciava in territorio nemico, senza poter trovare in alcun luogo delle vettovaglie

Mandò allora dei soldati al borgo di Clastidio, dove i Romani avevano accumulato una gran quantità di frumento

Mentre qui i soldati si preparavano ad usare la forza, si affacciò ad Annibale la speranza di potersi impadronire di quella località per tradimento e non certo a gran prezzo; con quattrocento nummi d'oro comprò Dasio di Brindisi, prefetto del presidio; così la cittadina di Clastidio passò ad Annibale

Questa fu il granaio per i Cartaginesi finché stettero sulle rive della Trebbia
In captiuos ex tradito praesidio, ut fama clementiae in principio rerum colligeretur, nihil saeuitum est

[49] Cum ad Trebiam terrestre constitisset bellum, interim circa Siciliam insulasque Italiae imminentes et a Sempronio consule et ante aduentum eius terra marique res gestae

Uiginti quinqueremes cum mille armatis ad depopulandam oram Italiae a Carthaginiensibus missae; nouem Liparas, octo ad insulam Uolcani tenuerunt, tres in fretum auertit aestus

Ad eas conspectas a Messana duodecim naues ab Hierone rege Syracusanorum missae, qui tum forte Messanae erat consulem Romanum opperiens, nullo repugnante captas naues Messanam in portum deduxerunt
Contro i prigionieri del presidio che si era arreso non fu commesso alcun atto di crudeltà; al fine di conquistare, all'inizio dell'impresa, fama di clemenza

49 Mentre presso il Trebbia avevano una sosta le ostilità per terra, nei pressi della Sicilia e delle isole vicine all'Italia, frattanto, furono compiute imprese per terra e per mare per mano del console Sempronio ed anche prima dell'arrivo di lui

I Cartaginesi avevano mandati venti quinqueremi con mille soldati a devastare le spiagge dell'Italia; nove diressero il corso verso Lipari, otto verso l'isola diVulcano, tre furono deviate dalla corrente verso lo stretto

Appena queste furono avvistate, Gerone re di Siracusa, che allora per caso si trovava a Messina ad aspettare il console romano, mandò dodici navi; senza che alcuno opponesse resistenza le navi cartaginesi furono catturate e condotte a Messina

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Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 25 - 38
Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 25 - 38

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 25 - 38

Cognitum ex captiuis praeter uiginti naues, cuius ipsi classis essent, in Italiam missas, quinque et triginta alias quinqueremes Siciliam petere ad sollicitandos ueteres socios; Lilybaei occupandi praecipuam curam esse

credere eadem tempestate qua ipsi disiecti forent eam quoque classem ad Aegates insulas deiectam

Haec, sicut audita erant, rex M Aemilio praetori, cuius Sicilia prouincia erat, perscribit monetque [et] Lilybaeum firmo teneret praesidio
Si venne a sapere dai prigionieri che, oltre le venti navi del cui contingente essi stessi facevano parte, erano state mandate in Italia trentacinque altre quinqueremi, che si dirigevano verso la Sicilia per incitare alla ribellione gli antichi alleati

Si seppe, inoltre, che il principale obbiettivo era l'occupazione del Lilibeo; essi supponevano che quella flotta era stata gettata verso le isole Egadi da quella stessa tempesta dallaquale essi erano stati dispersi

Il re comunicò tali notizie così come le aveva apprese al pretore M Emilio, al quale apparteneva la provincia di Sicilia e gli consigliò di occupare il Lilibeo con forte presidio
Extemplo et circa a praetore ad ciuitates missi legati tribunique suos ad curam custodiae intendere, et ante omnia Lilybaeum tueri apparatu belli, edicto proposito ut socii nauales decem dierum cocta cibaria ad naues deferrent et ubi signum datum esset ne quis moram conscendendi faceret, perque omnem oram qui ex speculis prospicerent aduentantem hostium classem missis

Itaque quamquam de industria morati cursum nauium erant Carthaginienses ut ante lucem accederent Lilybaeum, praesensum tamen est quia et luna pernox erat et sublatis armamentis ueniebant

Extemplo datum signum ex speculis et in oppido ad arma conclamatum est et in naues conscensum; pars militum in muris portarumque in stationibus, pars in nauibus erant
Immediatamente furono mandati dal pretore nelle diverse città degli ambasciatori e dei tribuni perché incitassero i loro presidi a vigilare attentamente e perché il Lilibeo, in particolare, fosse tenuto fornito di ogni apparato di difesa; fu emesso l'ordine che le ciurme portassero sulle navi cibi cotti per dieci giorni perché, ad un dato segnale, non si indugiasse in alcun modo a salpare; per ogni spiaggia furono mandate guardie che dai posti di osservazione spiassero l'arrivo della flotta nemica

Pertanto, benché i Cartaginesi a bella posta avessero rallentato il corso delle navi per avvicinarsi al Lilibeo prima dell'alba, pur tuttavia, si ebbe chiaro sentore del loro arrivo, perché la luna brillò tutta la notte nel cielo e perché le navi venivano a vele spiegate

Subito dai posti di osservazione fu dato il segnale; nella cittadella si corse alle armi ed i soldati si imbarcarono sulle navi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20
Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20

Et Carthaginienses, quia rem fore haud cum imparatis cernebant, usque ad lucem portu se abstinuerunt, demendis armamentis eo tempore aptandaque ad pugnam classe absumpto

Ubi inluxit, recepere classem in altum ut spatium pugnae esset exitumque liberum e portu naues hostium haberent

Nec Romani detractauere pugnam et memoria circa ea ipsa loca gestarum rerum freti et militum multitudine ac uirtute

[50] Ubi in altum euecti sunt, Romanus conserere pugnam et ex propinquo uires conferre uelle; contra eludere Poenus et arte non ui rem gerere nauiumque quam uirorum aut armorum malle certamen facere
I Cartaginesi, allorché si accorsero che la cosa si sarebbe dovuta decidere con gente niente affatto impreparata, si trattennero dall'entrare nel porto fino al mattino impiegando quel tempo nell'ammainare le vele ed abbassare le antenne per preparare la flotta alla battaglia

Come venne il giorno, presero il largo in modo da lasciare spazio per lo scontro ed alle navi nemiche la libertà di uscire dal porto

I Romani a loro volta non tentarono di sfuggire alla battaglia, confidando sia nel ricordo delle imprese compiute in quegli stessi luoghi, sia nella moltitudine e nel valore dei soldati

50 Allorché ebbero fatto vela verso l'alto mare, i Romani vollero attaccare battaglia e mettere di fronte da vicino le forze; al contrario i Cartaginesi volevano eludere lo scontro e manovrare con l'abilità tattica, non con la forza d'urto, preferendo condurre una battaglia di movimento più che di uomini e di armi
Nam ut sociis naualibus adfatim instructam classem, ita inopem milite habebant et, sicubi conserta nauis esset, haudquaquam par numerus armatorum ex ea pugnabat

Quod ubi animaduersum est, et Romanis multitudo sua auxit animum et paucitas illis minuit

Extemplo septem naues Punicae circumuentae: fugam ceterae ceperunt

Mille et septingenti fuere in nauibus captis milites nautaeque, in his tres nobiles Carthaginiensium

Classis Romana incolumis, una tantum perforata naui sed ea quoque ipsa reduce, in portum rediit

Secundum hanc pugnam, nondum gnaris eius qui Messanae erant Ti Sempronius consul Messanam uenit
Infatti, se la flotta era abbondantemente fornita di equipaggi, non lo era altrettanto di soldati e, se in qualche luogo una nave cartaginese veniva alle prese con una nave nemica, in nessun modo da quella sarebbe potuto uscire a combattere un numero di soldati pari a quello delle unità romane

Allorché i Romani si accorsero di ciò, il fatto di sapersi in numero maggiore accrebbe in loro quel coraggio che nei Cartaginesi, invece, venne meno a causa della loro inferiorità

Subito sette navi cartaginesi furono circondate; le altre cominciarono a fuggire

Sulle navi catturate vi erano millesettecento soldati e marinai; tra questi tre nobili cartaginesi

La flotta romana uscì incolume; soltanto una nave ebbe un guasto, ma anch'essa, avendo fatto ritorno da sola, rientrò in porto

Dopo questa battaglia, mentre coloro che erano in Messina non ne sapevano ancora niente, giunse là il console Tiberio Sempronio

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 43; 01 - 23

Ei fretum intranti rex Hiero classem ornatam obuiam duxit, transgressusque ex regia in praetoriam nauem, gratulatus sospitem cum exercitu et nauibus aduenisse precatusque prosperum ac felicem in Siciliam transitum, statum

deinde insulae et Carthaginiensium conata exposuit pollicitusque est, quo animo priore bello populum Romanum iuuenis adiuuisset, eo senem adiuturum; frumentum uestimentaque sese legionibus consulis sociisque naualibus gratis praebiturum; grande periculum Lilybaeo maritimisque ciuitatibus esse et quibusdam uolentibus nouas res fore

Ob haec consuli nihil cunctandum uisum quin Lilybaeum classe peteret

Et rex regiaque classis una profecti

Nauigantes inde pugnatum ad Lilybaeum fusasque et captas hostium naues accepere

A lui che entrava nello stretto, il re Gerone condusse incontro una flotta armata di tutto punto e, passato dalla nave regia alla nave del console, si congratulò con lui per essere giunto sano e salvo con l'esercito e le navi e gli augurò prospero e felice il passaggio in Sicilia

Gli espose, inoltre, la condizione dell'isola e i tentativi dei Cartaginesi, promettendo che avrebbe aiutato da vecchio il popolo romano con lo stesso animo col quale lo aveva aiutato da giovane nella guerra recedente; promise, inoltre, che avrebbe offerto senza ricompensa alcuna frumento e vestiti alle legioni del console ed agli equipaggi delle navi; grande era il pericolo per le popolazioni del Lilibeo e delle città poste sul mare, mentre presso alcuni si manifestava un certo desiderio di rivolgimenti politici

Per tutte queste ragioni, parve opportuno al console che non si dovesse frapporre indugio nel dirigersi con la flotta verso il Lilibeo

Insieme partirono il re e la sua flotta

Mentre erano in navigazione vennero a sapere che vi era stata battaglia al Lilibeo, che navi artaginesi erano state sbaragliate e catturate

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