Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 46-60, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 46-60

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 46-60
Qui cum haud parvus et ipse militiae adderetur labor, minus tamen plebs gravabatur se templa deum exaedificare manibus suis quam postquam et ad alia, ut specie minora, sic laboris aliquanto maioris traducebantur opera foros in circo faciendos cloacamque maximam, receptaculum omnium purgamentorum urbis, sub terra agendam; quibus duobus operibus vix nova haec magnificentia quicquam adaequare potuit

His laboribus exercita plebe, quia et urbi multitudinem, ubi usus non esset, oneri rebatur esse et colonis mittendis occupari latius imperii fines volebat, Signiam Circeiosque colonos misit, praesidia urbi futura terra marique
Non era certo un lavoro da poco e in più c'era il servizio militare; tuttavia, ai plebei pesava meno dover costruire i templi degli dèi con le proprie mani che essere impiegati, come poi in séguito successe, in lavori meno spettacolari ma molto più sfibranti (come la costruzione dei sedili del Circo o quella, da realizzarsi sotto terra, della Cloaca Massima, ricettacolo di tutto il liquame della città, opere queste al cui confronto la grandiosità dei giorni nostri ha ben poco da contrapporre)

Dopo aver impegnato la plebe in queste grandi costruzioni, Tarquinio, pensando che una popolazione numerosa se disoccupata sarebbe stata per Roma un peso morto, e volendo nel contempo ampliare i confini del suo regno con la deduzione di colonie, inviò coloni a Signa e Circei per farne un giorno dei bastioni di Roma sulla terra e sul mare
Haec agenti portentum terribile visum: anguis ex columna lignea elapsus cum terrorem fugamque in regia fecisset, ipsius regis non tam subito pavore perculit pectus quam anxiis implevit curis

Itaque cum ad publica prodigia Etrusci tantum uates adhiberentur, hoc velut domestico exterritus visu Delphos ad maxime inclitum in terris oraculum mittere statuit

Neque responsa sortium ulli alii committere ausus, duos filios per ignotas ea tempestate terras, ignotiora maria in Graeciam misit

Titus et Arruns profecti; comes iis additus L Iunius Brutus, Tarquinia, sorore regis, natus, iuvenis longe alius ingenii quam cuius simulationem induerat
Nel bel mezzo di queste iniziative, si assistette a un prodigio tremendo: da una colonna di legno sbucò fuori un serpente che gettò nel panico il palazzo reale; quanto al re, la sua reazione non fu di improvviso terrore ma di ansia e preoccupazione

Per i prodigi di carattere pubblico Tarquinio consultava soltanto gli indovini etruschi; ma in questo caso, spaventatissimo da un fenomeno che sembrava interessare la sua casa, stabilì che fosse interrogato l'oracolo di Delfi, il più famoso del mondo

Non osando però affidarne a nessun altro il responso, mandò due dei suoi figli in Grecia attraverso terre a quel tempo ignote e attraverso mari ancora più ignoti

Tito e Arrunte partirono; al loro séguito si imbarcò anche Lucio Giunio Bruto, figlio di Tarquinia, sorella del re, giovane dal carattere completamente diverso da quello che dava a vedere
Is cum primores civitatis, in quibus fratrem suum, ab auunculo interfectum audisset, neque in animo suo quicquam regi timendum neque in fortuna concupiscendum relinquere statuit contemptuque tutus esse ubi in iure parum praesidii esset

Ergo ex industria factus ad imitationem stultitiae, cum se suaque praedae esse regi sineret, Bruti quoque haud abnuit cognomen ut sub eius obtentu cognominis liberator ille populi Romani animus latens opperiretur tempora sua

Is tum ab Tarquiniis ductus Delphos, ludibrium verius quam comes, aureum baculum inclusum corneo cauato ad id baculo tulisse donum Apollini dicitur, per ambages effigiem ingenii sui
Quando era venuto a sapere che i personaggi più in vista della città, e tra questi suo fratello, erano stati eliminati dallo zio, aveva deciso di rinunciare a ogni atteggiamento e a ogni successo economico che avrebbero potuto innervosire il re o suscitarne l'invidia, e si era risolto a cercare la sicurezza nel disprezzo, visto che la giustizia offriva ormai ben poca protezione

Così, facendo apposta l'imbecille e lasciando che il re disponesse liberamente della sua persona e delle sue sostanze, non aveva rifiutato nemmeno il soprannome di Bruto, per mascherare il grande coraggio che, una volta scoccata l'ora fatale, lo avrebbe spinto a liberare il popolo romano

Era lui che i Tarquini si portavano a Delfi, più come una spassosa macchietta che come un compagno di viaggio: pare che il suo dono ad Apollo consistesse in un bastone d'oro racchiuso in un altro di corno che era stato scavato proprio con quell'intento, a rappresentazione simbolica del suo carattere

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 44 - 46
Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 44 - 46

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 44 - 46

Quo postquam ventum est, perfectis patris mandatis cupido incessit animos iuvenum sciscitandi ad quem eorum regnum Romanum esset venturum

Ex infimo specu vocem redditam ferunt: imperium summum Romae habebit qui uestrum primus, O iuvenes, osculum matri tulerit

Tarquinii ut Sextus, qui Romae relictus fuerat, ignarus responsi expersque imperii esset, rem summa ope taceri iubent; ipsi inter se uter prior, cum Romam redisset, matri osculum daret, sorti permittunt

Brutus alio ratus spectare Pythicam vocem, velut si prolapsus cecidisset, terram osculo contigit, scilicet quod ea communis mater omnium mortalium esset

Reditum inde Romam, ubi adversus Rutulos bellum summa vi parabatur
Una volta arrivati e compiuta la missione per conto del padre, i giovani furono presi dal desiderio insopprimibile di sapere a chi di loro sarebbe toccato il regno di Roma

Pare che dal profondo dell'antro si sentì una voce pronunciare le seguenti parole: A Roma regnerà, o giovani, il primo di voi che darà un bacio a sua madre

I Tarquini, per far sì che Sesto, rimasto a Roma, non venisse a sapere del responso e restasse così tagliato fuori dal potere, impongono il segreto più assoluto sull'episodio; di comune accordo lasciano che la sorte decida chi, una volta a Roma, bacerà per primo la madre

Bruto pensò invece che il responso della Pizia avesse un altro significato: per questo, facendo finta di scivolare, cadde a terra e vi appoggiò le labbra, considerando la terra madre comune di tutti i mortali

Quindi rientrarono a Roma, dove fervevano i preparativi per una guerra contro i Rutuli
[57] Ardeam Rutuli habebant, gens, ut in ea regione atque in ea aetate, divitiis praepollens; eaque ipsa causa belli fuit, quod rex Romanus cum ipse ditari, exhaustus magnificentia publicorum operum, tum praeda delenire popularium animos studebat, praeter aliam superbiam regno infestos etiam quod se in fabrorum ministeriis ac seruili tam diu habitos opere ab rege indignabantur

Temptata res est, si primo impetu capi Ardea posset: ubi id parum processit, obsidione munitionibusque coepti premi hostes

In his statiuis, ut fit longo magis quam acri bello, satis liberi commeatus erant, primoribus tamen magis quam militibus; regii quidem iuvenes interdum otium conuiuiis comisationibusque inter se terebant
[57] Ardea apparteneva ai Rutuli, popolo che in quella regione e in quell'epoca spiccava per le sue ricchezze; la vera causa della guerra fu questa: il re di Roma, dopo essersi svenato con la sontuosità dei suoi progetti urbanistici, contava di riassestare il proprio bilancio e, nel contempo, facendo del bottino sperava di placare gli animi della gente, esacerbati non soltanto dalla sua ferocia, ma incapaci di perdonargli di essere stati così a lungo impegnati in lavori faticosi e servili

Si tentò di prendere Ardea al primo assalto; visto il fallimento del tentativo, i Romani scelsero la via dell'assedio e scavarono una trincea intorno alla città nemica

In questa guerra di posizione, come sempre accade quando si tratta di una guerra più lunga che aspra, le licenze erano all'ordine del giorno, anche se ne beneficiavano più i capi che la truppa; i figli del re, tanto per fare un esempio, ammazzavano il tempo spassandosela in festini e bevute

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Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 01- 05
Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 01- 05

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 01- 05

Forte potantibus his apud Sex Tarquinium, ubi et Collatinus cenabat Tarquinius, Egeri filius, incidit de uxoribus mentio

Suam quisque laudare miris modis; inde certamine accenso Collatinus negat verbis opus esse; paucis id quidem horis posse sciri quantum ceteris praestet Lucretia sua

'Quin, si vigor iuventae inest, conscendimus equos inuisimusque praesentes nostrarum ingenia

id cuique spectatissimum sit quod necopinato viri adventu occurrerit oculis'

Incaluerant uino; 'Age sane' omnes; citatis equis auolant Romam
Un giorno, mentre stavano gozzovigliando nella tenda di Sesto Tarquinio e c'era anche Tarquinio Collatino, figlio di Egerio, il discorso cadde per caso sulle mogli

Ciascuno prese a dire mirabilia della propria; la discussione si animò e Collatino affermò che era inutile starne a parlare perché di lì a poche ore si sarebbero resi conto che nessuna poteva tener testa alla sua Lucrezia

Giovani e forti come siamo, perché non saltiamo a cavallo e andiamo a verificare di persona la condotta delle nostre spose

La prova più sicura sarà ciò che ciascuno di noi vedrà all'arrivo inaspettato del marito

Infiammati dal vino, urlarono tutti: D'accordo, andiamo Un colpo di speroni al cavallo e volano a Roma
Quo cum primis se intendentibus tenebris pervenissent, pergunt inde Collatiam, ubi Lucretiam haudquaquam ut regias nurus, quas in conuiuio luxuque cum aequalibus viderant tempus terentes sed nocte sera deditam lanae inter lucubrantes ancillas in medio aedium sedentem inveniunt

Muliebris certaminis laus penes Lucretiam fuit

Adveniens vir Tarquiniique excepti benigne; victor maritus comiter inuitat regios iuvenes

Ibi Sex Tarquinium mala libido Lucretiae per vim stuprandae capit; cum forma tum spectata castitas incitat

Et tum quidem ab nocturno iuvenali ludo in castra redeunt

[58] Paucis interiectis diebus Sex Tarquinius inscio Collatino cum comite uno Collatiam venit
Arrivarono alle prime luci della sera e di lì proseguirono alla volta di Collazia, dove trovarono Lucrezia in uno stato completamente diverso da quello delle nuore del re (sorprese a ingannare l'attesa nel pieno di un festino e in compagnia di coetanei): nonostante fosse notte fonda, Lucrezia invece era seduta nel centro dell'atrio e stava trafficando intorno alle sue lane insieme alle serve anche loro indaffarate

Si aggiudicò così la gara delle mogli

All'arrivo di Collatino e dei Tarquini, li accoglie con estrema gentilezza e il marito vincitore invita a cena i giovani principi

Fu allora che Sesto Tarquinio, provocato non solo dalla bellezza ma dalla provata castità di Lucrezia, fu preso dalla insana smania di averla a tutti i costi

Poi, dopo una notte passata a godersi le gioie della giovinezza, rientrarono alla base

[58] Qualche giorno dopo, Sesto Tarquinio, all'insaputa di Collatino, andò a Collazia con un solo compare

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Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 11-15

Ubi exceptus benigne ab ignaris consilii cum post cenam in hospitale cubiculum deductus esset, amore ardens, postquam satis tuta circa sopitique omnes videbantur, stricto gladio ad dormientem Lucretiam venit sinistraque manu mulieris pectore oppresso 'Tace, Lucretia' inquit; 'Sex Tarquinius sum; ferrum in manu est; moriere, si emiseris vocem'

Cum pavida ex somno mulier nullam opem, prope mortem imminentem videret, tum Tarquinius fateri amorem, orare, miscere precibus minas, versare in omnes partes muliebrem animum

Ubi obstinatam videbat et ne mortis quidem metu inclinari, addit ad metum dedecus: cum mortua iugulatum seruum nudum positurum ait, ut in sordido adulterio necata dicatur
Lì fu accolto ospitalmente perché nessuno era al corrente dei suoi progetti; finita la cena, si andò a coricare nella camera degli ospiti; invasato dalla passione, quando capì che c'era via libera e tutti erano nel primo sonno, sguainata la spada andò nella stanza di Lucrezia che stava dormendo: la immobilizzò con la mano puntata sul petto e disse: Lucrezia, chiudi la bocca, sono Sesto Tarquinio e sono armato; Una sola parola e sei morta

La povera donna, svegliata dallo spavento, capì di essere a un passo dalla morte; Tarquinio cominciò allora a dichiarare il suo amore, ad alternare suppliche a minacce e a tentarle tutte per far cedere il suo animo di donna

Ma vedendo che Lucrezia era irremovibile e non cedeva nemmeno di fronte all'ipotesi della morte, allora aggiunse il disonore all'intimidazione e le disse che, una volta morta, avrebbe sgozzato un servo e glielo avrebbe messo nudo accanto, in modo che si dicesse che era stata uccisa nel degrado più basso dell'adulterio
Quo terrore cum vicisset obstinatam pudicitiam velut vi victrix libido, profectusque inde Tarquinius ferox expugnato decore muliebri esset, Lucretia maesta tanto malo nuntium Romam eundem ad patrem Ardeamque ad virum mittit, ut cum singulis fidelibus amicis veniant; ita facto maturatoque opus esse; rem atrocem incidisse

SP Lucretius cum P Valerio Volesi filio, Collatinus cum L Iunio Bruto venit, cum quo forte Romam rediens ab nuntio uxoris erat conuentus

Lucretiam sedentem maestam in cubiculo inveniunt

Aduentu suorum lacrimae obortae, quaerentique viro 'Satin salue

' 'Minime' inquit; 'quid enim salui est mulieri amissa pudicitia

Vestigia viri alieni, Collatine, in lecto sunt tuo; ceterum corpus est tantum violatum, animus insons; mors testis erit
Con questa spaventosa minaccia, la libidine di Tarquinio ebbe, per così dire, la meglio sull'ostinata castità di Lucrezia; quindi, fiero di aver violato l'onore di una donna, ripartì; Lucrezia, affranta dalla grossa disavventura capitatale, manda un messaggero al padre a Roma e uno al marito ad Ardea pregandoli di venire da lei, ciascuno con un amico fidato, e di non perdere tempo perché era successa una cosa spaventosa

Arrivarono così Spurio Lucrezio con Publio Valerio, figlio di Voleso, e Collatino con Lucio Giunio Bruto (questi ultimi stavano per caso rientrando a Roma quando si erano imbattuti nel messaggero inviato da Lucrezia)

Trovano Lucrezia seduta nella sua stanza e immersa in una profonda tristezza

Alla vista dei congiunti, scoppia a piangere; il marito allora le chiede: “Tutto bene”

Lei gli risponde: Come fa ad andare tutto bene a una donna che ha perduto l'onore

Nel tuo letto, Collatino, ci son le tracce di un altro uomo: solo il mio corpo è stato violato, il mio cuore è puro e te lo proverò con la mia morte

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Sed date dexteras fidemque haud impune adultero fore

Sex est Tarquinius qui hostis pro hospite priore nocte vi armatus mihi sibique, si vos viri estis, pestiferum hinc abstulit gaudium'

Dant ordine omnes fidem; consolantur aegram animi avertendo noxam ab coacta in auctorem delicti: mentem peccare, non corpus, et unde consilium afuerit culpam abesse

'Vos' inquit 'uideritis quid illi debeatur: ego me etsi peccato absoluo, supplicio non libero; nec ulla deinde impudica Lucretiae exemplo uiuet'

Cultrum, quem sub ueste abditum habebat, eum in corde defigit, prolapsaque in volnus moribunda cecidit

Conclamat vir paterque
Ma giuratemi che l'adutero non rimarrà impunito

Si tratta di Sesto Tarquinio: è lui che ieri notte è venuto qui e, restituendo ostilità in cambio di ospitalità, armato e con la forza ha abusato di me; se siete uomini veri, fate sì che quel rapporto non sia fatale solo a me ma anche a lui; uno dopo l'altro giurano tutti

Cercano quindi di consolarla con questi argomenti: in primo luogo la colpa ricadeva solo sull'autore di quell'azione abominevole e non su di lei che ne era stata la vittima; poi non è il corpo che pecca ma la mente e quindi, se manca l'intenzione, non si può parlare di colpa

Ma lei replica: Sta a voi stabilire quel che si merita; quanto a me, anche se mi assolvo dalla colpa, non significa che non avrò una punizione; e da oggi in poi, più nessuna donna, dopo l'esempio di Lucrezia, vivrà nel disonore

Afferrato il coltello che teneva nascosto sotto la veste, se lo piantò nel cuore e, piegandosi sulla ferita, cadde a terra esanime

Tra le urla del marito e del padre

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