Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 02; 01-41, pag 3

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 02; 01-41

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 02; 01-41
[19] Quid enim dicant et quid sentiant ii qui sunt ab ea disciplina, nemo [ne] mediocriter quidem doctus ignorat [19] Nessuno, neppure di cultura modesta, ignora che cosa dicano e che cosa pensino coloro che sono seguaci di questa scuola
[20] Quam ob rem, quoniam quem ad modum dicant ipsi non laborant, cur legendi sint nisi ipsi inter se qui idem sentiunt, non intellego [20] Per questo motivo, dato che essi stessi non si preoccupano del modo in cui parlano, non capisco perché dovrebbero essere letti a meno che non vogliano leggersi fra di loro che condividono le stesse idee
[21] Nam, ut Platonem reliquosque Socraticos et deinceps eos qui ab his profecti sunt legunt omnes, etiam qui illa aut non adprobant aut non studiosissime consectantur, Epicurum autem et Metrodorum non fere praeter suos quisquam in manus sumit, sic hos Latinos ii soli legunt qui illa recte dici putant [21] Infatti, come tutti leggono Platone e gli altri Socratici e poi quelli che da loro hanno preso spunto, anche coloro che non concordano con quelle idee o non le seguono molto appassionatamente, mentre quasi nessuno tranne i loro discepoli, prende in mano Epicuro e Metrodoro, così solo quelli che ritengono che queste idee siano espresse giustamente leggono questi latini

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 05; 31-40

[22] Nobis autem videtur, quicquid litteris mandetur, id commendari omnium eruditorum lectioni decere; nec, si id ipsi minus consequi possumus, idcirco minus id ita faciendum esse sentimus [22] A me invece sembra giusto che tutto ciò che si mette per iscritto debba raccomandarsi alla letteratura di tutte le persone colte; se noi non siamo capaci di raggiungere tale risultato, non per questo siamo meno consapevoli che bisogna fare ciò
[23] Itaque mihi semper Peripateticorum Academiaeque consuetudo de omnibus rebus in contrarias partis disserendi non ob eam causam solum placuit, quod aliter non posset quid in quaque re veri simile esset inveniri, sed etiam quod esset ea maxuma dicendi exercitatio [23] Perciò a me è sempre piaciuta la consuetudine dei Peripatetici e dellAccademia di discutere le differenze di tutti gli argomenti, non solo perché altrimenti non si potrebbe trovare che cosa sia verosimile in ogni questione, ma anche perché essa è unottima esercitazione dellarte del dire

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 02; 176-220

[24] Qua princeps usus est Aristoteles, deinde eum qui secuti sunt [24] Aristotele usufruì per primo di questo metodo, poi coloro che lo seguirono
[25] Nostra autem memoria Philo, quem nos frequenter audivimus, instituit alio tempore rhetorum praecepta tradere, alio philosophorum: ad quam nos consuetudinem a familiaribus nostris adducti in Tusculano, quod datum est temporis nobis, in eo consumpsimus [25] Poi ai nostri tempi Filone, che ho ascoltato assiduamente, ha introdotto luso di riservare alcune ore allinsegnamento della retorica, altre a quello della filosofia: io, invitato dai miei amici a seguire questa consuetudine, ho trascorso il tempo che avevo a disposizione nella villa di Tuscolo

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[26] Itaque cum ante meridiem dictioni operam dedissemus, sicut pridie feceramus, post meridiem in Academiam descendimus; in qua disputationem habitam non quasi narrantes exponimus, sed iisdem fere verbis, ut actum disputatumque est [26] Perciò dopo aver dedicato la mattinata alla declamazione, come avevamo fatto il giorno prima, nel pomeriggio scendemmo nellAccademia; non espongo in forma narrativa la discussione che in essa si svolse, ma quasi con le stesse parole con cui fu condotta e portata avanti
[27] Est igitur ambulantibus ad hunc modum sermo ille nobis institutus et a tali quodam ductus esordio: dici non potest quam sim hesterna disputatione tua delectatus vel potius adiutus [27] Dunque, mentre noi passeggiavamo, la conversazione iniziò nel seguente modo ed egli prese lo spunto da un esordio più o meno così: non è possibile dire quale piacere o piuttosto quale giovamento mi sia stato procurato dalla tua conversazione di ieri

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[28] Etsi enim mihi sum conscius numquam me nimis vitae cupidum fuisse, tamen interdum obiciebatur animo metus quidam et dolor cogitanti fore aliquando finem huius lucis et amissionem omnium vitae commodorum [28] Infatti anche se so bene di non aver mai desiderato eccessivamente la vita, tuttavia a volte un certo timore e un dolore mi penetravano nellanimo quando pensavo che un giorno ci sarebbe stata la perdita di questa luce e di tutti i vantaggi della vita

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