Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 02; 01-41

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 02; 01-41

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 02; 01-41
[1] Neoptolemus quidem apud Ennium philosophari sibi ait necesse esse, sed paucis; nam omnino haud placere [1] In Ennio, Neottolemo certamente sostiene che per lui è necessario dedicarsi alla filosofia, ma con moderazione; infatti un impegno totale non gli piace
[2] Ego autem, Brute, necesse mihi quidem esse arbitror philosophari; nam quid possum, praesertim nihil agens, agere melius [2] Io invece, Bruto, certamente ritengo che per me sia necessario dedicarmi alla filosofia; infatti, soprattutto ora che sono inattivo, che cosa potrei fare di meglio
Sed non paucis, ut ille Ma non con moderazione, come lui

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Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 05; 31-40
Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 05; 31-40

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 05; 31-40

[3] Difficile est enim in philosophia pauca esse ei nota cui non sint aut pleraque aut omnia [3] Infatti nella filosofia è difficile che siano pochi gli argomenti noti per chi non ne conosce la maggior parte o tutti
[4] Nam nec pauca nisi e multis eligi possunt nec, qui pauca perceperit, non idem reliqua eodem studio persequetur [4] Infatti né si può scegliere il poco se non dal molto, né chi ha compreso questi pochi concetti, rinuncerà ad occuparsi degli altri con la stessa passione

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Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 02; 176-220
Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 02; 176-220

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 02; 176-220

[5] Sed tamen in vita occupata atque, ut Neoptolemi tum erat, militari, pauca ipsa multum saepe prosunt et ferunt fructus, si non tantos quanti ex universa philosophia percipi possunt, tamen eos quibus aliqua ex parte interdum aut cupiditate aut aegritudine aut metu liberemur; velut ex ea disputatione quae mihi nuper habita est in Tusculano, magna videbatur mortis effecta contemptio, quae non minimum valet ad animum metu liberandum [5] Ma tuttavia in una vita impegnata e, come era allora quella di Neottolemo, trascorsa fra le armi, spesso pochi concetti sono molto utili e portano vantaggi che, se non riescono a raggiungere la stessa importanza di quelli offerti dalla conoscenza dellintera filosofia, tuttavia grazie ad essi saremo liberati, almeno in parte, dal desiderio, dal dolore o dalla paura; per esempio in quella discussione che è stata tenuta da me poco fa nella villa di Tuscolo, mi sembrava che si fosse raggiunto un grande disprezzo della morte, che ha unimportanza non trascurabile nel liberare lanima dalla paura
[6] Nam qui id quod vitari non potest metuit, is vivere animo quieto nullo modo potest; sed qui non modo quia necesse est mori, verum etiam quia nihil habet mors quod sit horrendum, mortem non timet, magnum is sibi praesidium ad beatam vitam comparat [6] Infatti chi teme ciò che non può essere evitato, non può assolutamente vivere con serenità; ma chi non teme la morte non solo perché è inevitabile morire, ma anche perché la morte non ha nulla che sia spaventoso, costui si procura un valido sostegno per una vita felice

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 91-153

[7] Quamquam non sumus ignari multos studiose contra esse dicturos, quod vitare nullo modo potuimus, nisi nihil omnino scriberemus [7] Anche se non siamo ignari che molti sosterranno con forza argomenti contrari, non avremmo potuto evitare in nessun modo ciò, se non a condizione di astenerci totalmente dallo scrivere
[8] Etenim si orationes, quas nos multitudinis iudicio probari volebamus (popularis est enim illa facultas, et effectus eloquentiae est audientium adprobatio) sed si reperiebantur non nulli qui nihil laudarent, nisi quod se imitari posse confiderent, quemque sperandi sibi, eundem bene dicendi finem proponerent, et cum obruerentur copia sententiarum atque verborum, ieiunitatem et famen se malle quam ubertatem et copiam dicerent, unde erat exortum genus Atticorum iis ipsis qui id sequi se profitebantur ignotum, qui iam conticuerunt paene ab ipso foro inrisi; quid futurum putamus, cum adiutore populo quo utebamur antea, nunc minime nos uti posse videamus [8] Infatti se i discorsi, che noi volevamo che fossero approvati dallopinione della massa (infatti quella è unarte che riguarda il pubblico, e il successo delleloquenza è lapprovazione degli ascoltatori) ma se si trovavano alcuni che non lodavano nulla, tranne ciò che pensavano di riuscire a imitare, che proponevano come modello perfetto di eloquenza ciò che speravano di raggiungere, e che quando erano sommersi dalla ricchezza di frasi e di parole, dicevano di preferire il digiuno e la fame alla ricchezza e allabbondanza, da qui trasse origine la scuola degli Attivisti, ma in che cosa consistesse lo stile attico era ignoto anche a coloro che sostenevano di esserne seguaci, che ormai si sono zittiti poiché erano quasi derisi dallo stesso foro; che cosa pensiamo che succederà, ora che vediamo di non poter assolutamente usufruire dellaiuto del popolo su cui prima contavamo

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 04; 01-10

Est enim philosophia paucis contenta iudicibus, multitudinem consulto ipsa fugiens eique ipsi et suspecta et invisa, ut, vel si quis universam velit vituperare, secundo id populo facere possit, vel si in eam quam nos maxime sequimur, conetur invadere, magna habere possit auxilia a reliquorum philosophorum disciplinis Infatti la filosofia si accontenta di pochi giudici, mentre essa si allontana volutamente dalla folla ed è da essa vista con astio e con sospetto, a tal punto che, se qualcuno volesse biasimarla nel suo complesso, potrebbe farlo con il consenso del popolo, o se tentasse di attaccare quella che noi seguiamo con particolare interesse, potrebbe avere un grande aiuto da parte delle scuole delle altre correnti filosofiche

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