Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 11-15, pag 3

Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 11-15
[35] Neque enim dici potest in ulla rerum institutione non esse aliquid extremum atque perfectum [35] Ciò non esclude, naturalmente, che qualcosa di definitivo e di perfetto possa esistere anche in altri campi della realtà naturale
Ut enim in vite, ut in pecude, nisi, quae vis obstitit, videmus naturam suo quodam itinere ad ultimum pervenire, atque ut pictura et fabrica ceteraeque artes habent quendam absoluti operis effectum, sic in omni natura ac multo etiam magis necesse est absolvi aliquid ac perfici Come nello sviluppo delle viti e degli armenti, se non interviene una forza ostile, la natura seguendo un suo particolare cammino riesce a giungere alla piena realizzazione del suo scopo e come la pittura, l'architettura e le altre arti posseggono un loro supremo grado di perfezione, allo stesso modo ed in grado assai maggiore la perfezione dovrà realizzarsi ed attuarsi nell'ambito della natura presa nel suo insieme
Etenim ceteris naturis multa externa, quo minus perficiantur, possunt obsistere, universam autem naturam nulla res potest impedire propterea, quod omnis naturas ipsa cohibet et continet Alla piena realizzazione dei singoli esseri possono opporsi molteplici cause esterne, ma nulla può essere di impedimento alla totalità della realtà naturale dal momento che essa tutto contiene e racchiude in sé

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 06-10

Quocirca necesse est esse quartum illum et altissimum gradum, quo nulla vis possit accedere Deve quindi esistere nella scala degli esseri questo quarto grado superiore a tutti gli altri ed inaccessibile ad ogni forza contraria
[36] Is autem est gradus, in quo rerum omnium natura ponitur; quae quoniam talis est, ut et praesit omnibus et eam nulla res possit impedire, necesse est intellegentem esse mundum et quidem etiam sapientem [36] In esso ha sede l'intera realtà naturale e poiché da essa dipendono tutti gli esseri e nulla può esserle di ostacolo ne viene di conseguenza che il mondo debba essere dotato di intelligenza e di sapienza

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 31-35

Quid autem est inscitius quam eam naturam, quae omnis res sit complexa, non optumam dici, aut, cum sit optuma, non primum animantem esse, deinde rationis et consilii compotem, postremo sapientem Che v'è di più sciocco che affermare che quella natura che abbraccia in sé tutti gli esseri, non eccella al massimo grado su tutti o che, pur eccellendo, non sia in primo luogo dotata di vita, in secondo luogo dotata di ragione e di giudizio e, infine, non sia sapiente
Qui enim potest aliter esse optima Come potrebbe altrimenti eccellere su tutti

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 61-67

Neque enim, si stirpium similis sit aut etiam bestiarum, optuma putanda sit potius quam deterruma Se fosse simile ai vegetali o agli animali potrebbe essere indifferentemente considerata come la migliore o la peggiore delle creature
Nec vero, si rationis particeps sit nec sit tamen a principio sapiens, non sit deterior mundi potius quam humana condicio Se fosse partecipe della ragione, ma non lo fosse fin dalle origini, la condizione dell'uomo non sarebbe inferiore a quella del mondo

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Homo enim sapiens fieri potest, mundus autem, si in aeterno praeteriti temporis spatio fuit insipiens, numquam profecto sapientiam consequetur; ita erit homine deterior Mentre l'uomo può divenire sapiente, il mondo, se non lo è stato per tutta l'immensa estensione del tempo passato, non è certamente destinato a raggiungere la sapienza neppure in futuro: in tal caso sarebbe addirittura inferiore all'uomo

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