Cicerone, Pro Cluentio: 162 - 171

Cicerone, Pro Cluentio: 162 - 171

Latino: dall'autore Cicerone, opera Pro Cluentio parte 162 - 171
[162] P Aeli testamento propinquus exheredatus cum esset, heres hic alienior institutus est

P Aelius Habiti merito fecit, neque hic in testamento faciendo interfuit, idque testamentum ab huius inimico Oppianico est obsignatum

Floro legatum ex testamento infitiatum esse

Non est ita; sed cum HS XXX milia scripta essent pro HS CCC milibus, neque ei cautum satis videretur, voluit eum aliquid acceptum referre liberalitati suae

Primo debere negavit; post sine controversia solvit

Cei cuiusdam Samnitis uxorem post bellum ab hoc esse repetitam

Mulierem cum emisset a sectoribus, quo tempore eam primum liberam esse audivit, sine iudicio reddidit Ceio
[162] Dal testamento di P Elio si evidenziò che un parente prossimo era stato diseredato, mentre il titolo di erede era stato dato al mio cliente, anche se estraneo alla famiglia di quello

Ebbene, P Elio ha voluto in questo modo ricompensare Abito dei suoi servigi, né daltronde il mio cliente fu presente alla stesura dl testamento, testamento che inoltre fu sigillato dal suo nemico Oppianico

Costui, dite, ha negato a Florio il pagamento di un lascito stabilito nel testamento

Non è così: ma poiché la cifra scritta era di trentamila e non di trecentomila sesterzi e non gli sembrava inoltre che esistessero le garanzie necessarie, volle fare in modo che Florio attribuisse alla sua generosità la somma che avrebbe ricevuta

Così in un primo tempo negò di dovergliela, poi gliela pagò senza discussioni

Dopo la guerra si chiese a questo uomo di rendere la moglie di un sannita, tale Ceio

Cluenzio, che aveva comprato la donna da alcuni trafficanti durante la vendita allasta dei beni del marito, appena seppe che era di nascita libera, la ridiede a Ceio senza bisogno di arrivare al processo
[163] Ennium esse quendam cuius bona teneat Habitus

Est hic Ennius egens quidam calumniator, mercennarius Oppianici, qui permultos annos quievit; deinde aliquando cum servis Habiti furti egit; nuper ab ipso Habito petere coepit

Hic illo privato iudicio, mihi credite, vobis isdem fortasse patronis, calumniam non effugiet

Atque etiam, ut nobis renuntiatur, hominem multorum hospitem, Ambivium quendam, coponem de via Latina, subornatis, qui sibi a Cluentio servisque eius in taberna sua manus adlatas esse dicat

Quo de homine nihil etiam nunc dicere nobis est necesse: si invitaverit, id quod solet, sic hominem accipiemus ut moleste ferat se de via decessisse
[163] Esiste un tale Ennio i beni del quale sono controllati da Abito

Ma questo Ennio è un povero, un calunniatore, uno assoldato da Oppianico, che per molti anni è stato tranquillo; poi un giorno ha accusato di furto gli schiavi di abito, e da poco tempo ha iniziato ad accusare lo stesso Abito

Costui, credetemi, nella relativa causa civile non potrà evitare la condanna per calunnia, neanche se, come sarà, utilizzerà il vostro patrocinio

Ci è detto, inoltre, che state fomentando un individuo noto per i suoi molti rapporti di ospitalità, si chiama Ambivio e è un oste sulla via Latina, a testimoniare che Cluenzio e i suoi schiavi hanno levato le mani su di lui nella sua osteria

Di questo uomo, per adesso, non abbiamo necessità di parlare; se ci farà giungere un invito, come è sua abitudine per lavoro, gli riserveremo un trattamento tale che gli dispiacerà molto di essersi allontanato dalla propria strada
[164] Habetis, iudices, quae in totam causam de moribus A Cluenti, quem illi invidiosum esse reum volunt, annos octo meditati accusatores collegerunt; quam levia genere ipso

quam falsa re

quam brevia responsu

LX Cognoscite nunc id quod ad vestrum ius iurandum pertinet, quod vestri iudicii est, quod vobis oneris imposuit ea lex qua coacti huc convenistis, de criminibus veneni; ut omnes intellegant quam paucis verbis haec causa perorari potuerit, et quam multa a me dicta sint quae ad huius voluntatem maxime, ad vestrum iudicium minime pertinerent

[165] Obiectum est C Vibium Cappadocem ab hoc A Cluentio veneno esse sublatum
[164] Ecco, o giudici, tutti gli elementi che, in otto anni di lavoro, gli accusatori hanno raccolto, per screditare tutta una vita, sulla condotta di a Cluenzio, che essi vorrebbero descrivere come un imputato odioso e impopolare: che sciocchezza

Che falsità

Che bazzecole

LX E ora esaminate ciò che concerne strettamente il vostro giuramento, ciò che cade sotto il vostro giudizio e rappresenta lincarico che vi è stato assegnato da quella legge agli ordini della quale siete convenuti qua, voglio dire le accuse di veneficio, in modo che tutti capiscano con quale piccolo numero di parole questa causa avrebbe potuto essere difesa e quante al contrario io ne abbia dette che, anche se corrispondono al meglio ai desideri del mio cliente, erano di fatto poco pertinenti ai fini del vostro giudizio

[165] E stata avanzata laccusa che C Vibio Capace sarebbe stato ucciso con il veleno dal mio cliente A Cluenzio

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Cicerone, Pro Cluentio: 01 - 09
Cicerone, Pro Cluentio: 01 - 09

Latino: dall'autore Cicerone, opera Pro Cluentio parte 01 - 09

Opportune adest homo summa fide et omni virtute praeditus, L Plaetorius, senator, qui illius Vibi hospes fuit et familiaris

Apud hunc ille Romae habitavit, apud hunc aegrotavit, huius domi est mortuus

At heres est Cluentius

Intestatum dico esse mortuum possessionemque eius bonorum, ex edicto praetoris, huic, illius sororis filio, adulescenti pudentissimo et in primis honesto, equiti Romano datam, Numerio Cluentio, quem videtis

[166] Alterum veneficii crimen Oppianico huic adulescenti, cum eius in nuptiis more Larinatium multitudo hominum pranderet, venenum Habiti consilio paratum; id cum daretur in mulso, Balbutium quendam, eius familiarem, intercepisse, bibisse, statimque esse mortuum
Capita a proposito che sia qui presente un uomo di chiara onestà e ricco di ogni virtù, il senatore L Pletorio, che fu ospite e intimo amico di quel Vibio

Fu presso di lui che Vibio abitò a Roma, fu lì che si ammalò, fu in casa sua che morì

Ma lerede è Cluenzio

Io qui affermo che egli morì senza aver fatto testamento e che il possesso delle sue fortune fu dato per editto al figlio di sua sorella, un giovane estremamente virtuoso e fra i più onorati, un cavaliere romano, Numerio Cluenzio, che vedete qui davanti a voi

[166] E eccoci alla seconda accusa di avvelenamento: mentre, come è abitudine a Larino, una folla di persone partecipava al suo pranzo nuziale, al giovane Oppianico qui presente fu preparata, dietro pressione di Cluenzio, una pozione avvelenata: quando stava per essergli somministrata, sciolta in una bevanda a base di vino e miele, casualmente un certo Balbuzie, amico di oppianico, intercettò quella coppa, bevve e subito cadde morto
Hoc ego si sic agerem tamquam mihi crimen esset diluendum, haec pluribus verbis dicerem per quae nunc paucis percurrit oratio mea

[167] Quid umquam Habitus in se admisit ut hoc tantum ab eo facinus non abhorrere videatur

quid autem magno opere Oppianicum metuebat, cum ille verbum omnino in hac ipsa causa nullum facere potuerit, huic autem accusatores viva matre deesse non possint id quod iam intellegetis

An ut de causa eius periculi nihil decederet, ad causam novum crimen accederet

Quod autem tempus veneni dandi illo die, illa frequentia

per quem porro datum

unde sumptum

quae deinde interceptio poculi

cur non de integro autem datum
Certamente, se parlassi di ciò come si deve fare quando bisogna confutare un capo daccusa, userei un maggior numero di parole nel riportare queste vicende: ora al contrario il mio discorso le attraversa velocemente

[167] Che cosa ha commesso mai Abito, perché un delitto così grave, non possa sembrare estraneo alla sua natura

Che ragione poi aveva di aver paura così tanto di Oppianico, dal momento che, mentre questultimo non ha potuto dire una sola parola durante questa causa, lui, Cluenzio, sì che non può rimanere privo di accusatori finché vive sua madre, e ciò lo comprenderete ben presto

O affinché al caso del mio cliente venisse meno qualche componente di rischio, allo stesso caso doveva aggiungersi una nuova imputazione

E poi, che momento per somministrare il veleno: proprio quel giorno, con tutta la gente che cera

Chi fu il tramite dellavvelenamento

Da dove fu preso il veleno

Che dire della coppa intercettata

Perché allora non si cercò di somministrarglielo unaltra volta

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Cicerone, Pro Cluentio: 112 - 121
Cicerone, Pro Cluentio: 112 - 121

Latino: dall'autore Cicerone, opera Pro Cluentio parte 112 - 121

Multa sunt quae dici possunt, sed non committam ut videar non dicendo voluisse dicere; res enim iam se ipsa defendit

[168]Nego illum adulescentem, quem statim epoto poculo mortuum esse dixistis, omnino illo die esse mortuum

Magnum crimen et impudens mendacium

Perspicite cetera

Dico illum, cum ad illud prandium crudior venisset et, ut aetas illa fert, sibi tum non pepercisset, aliquot dies aegrotasse et ita esse mortuum

Quis huic rei testis est

Idem qui sui luctus, pater, pater, inquam, illius adulescentis; quem propter animi dolorem pertenuis suspicio potuisset ex illo loco testem in A Cluentium constituere, is hunc suo testimonio sublevat; quod recita
Ce ne sarebbero ancora molte di cose da dire, ma io non darò modo di credere che ho voluto dire senza dire: la causa infatti si difende da sola

[168] Io affermo che quel giovane, che per ciò che avete detto sarebbe morto subito dopo aver bevuto alla coppa, non è affatto morto quel giorno

Che grande e impudente menzogna

Fate attenzione al resto

Io affermo che quello era già arrivato al pranzo sofferente di stomaco e che poi, come sono soliti i giovani di quelletà, non si era moderato nel mangiare: quindi stette male per qualche giorno e infine morì

Chi è testimone di ciò

Lo stesso che è testimone del proprio lutto, il padre: il padre, dico, di quel giovane, che, lacerato come era dal dolore, il più piccolo sospetto lo avrebbe portato a deporre da quel banco come testimone contro A Cluenzio e che, invece, lo scagiona con la sua testimonianza; leggi ad alta voce
Tu autem, nisi molestum est, paulisper exsurge; perfer hunc dolorem commemorationis necessariae, in qua ego diutius non morabor, quoniam, quod fuit viri optimi, fecisti ut ne cui innocenti maeror tuus calamitatem et falsum crimen adferret

LXI [169] Unum etiam mihi reliquum eius modi crimen est, iudices, ex quo illud perspicere possitis quod a me initio orationis meae dictum est: quicquid mali per hosce annos A Cluentius viderit, quicquid hoc tempore habeat sollicitudinis ac negotii, id omne a matre esse conflatum

Oppianicum veneno necatum esse quod ei datum sit in pane per M Asellium quendam, familiarem illius, idque Habiti consilio factum esse dicitis

In quo primum illud quaero, quae causa Habito fuerit cur interficere Oppianicum vellet
E tu adesso, se non ti dà troppo dolore, alzati un attimo in piedi; sopporta il dolore di un ricordo necessario; non vi indugerò troppo a lungo, poiché, comportandoti come un vero galantuomo, hai fatto sì che il tuo lutto non arrecasse la rovina e la falsa accusa di un innocente

LXI [169] Mi rimane ancora un capo daccusa simile, o giudici, dal quale vi possiate rendere conto chiaramente di ciò che ho detto allinizio della mia orazione, che cioè tutto il male che A Cluenzio ha conosciuto in questi anni, tutte le ansie e i tormenti che ora sta sopportando, sono stati provocati da sua madre

Voi affermate che Oppianico è stato ucciso dal veleno contenuto in un pane datogli da un certo Asellio, amico suo, e che ciò è accaduto su istigazione di Abito

Riguardo ciò, io chiedo prima di tutto quale fu il motivo per il quale Abito voleva uccidere Oppianico

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Pro Cluentio parte 21 - 30

Inimicitias enim inter eos fuisse confiteor; sed homines inimicos suos morte adfici volunt aut quod [eos] metuunt aut quod oderunt

[170] Quo tandem igitur Habitus metu adductus tantum in se facinus suscipere conatus est

quid erat quod iam Oppianicum poena adfectum pro maleficiis et eiectum e civitate quisquam timeret

quid metuebat

ne oppugnaretur a perdito

an ne accusaretur a damnato an ne exsulis testimonio laederetur

Si autem quod oderat Habitus inimicum, idcirco illum vita frui noluit, adeone erat stultus ut illam, quam tum ille vivebat vitam esse arbitraretur, damnati, exsulis, deserti ab omnibus quem propter animi importunitatem nemo recipere tecto, nemo adire, nemo adloqui, nemo aspicere vellet

Huius igitur Habitus vitae invidebat
Ammetto che fra di loro non cera amicizia; ma di regola la gente vuole uccidere i propri nemici o perché li teme o perché li odia

[170] Spinto da quale paura, quindi, Abito trovò il coraggio di commettere un delitto così grave

Che motivo cera ormai di temere Oppianico, ormai punito per i suoi crimini e esiliato dalla città

E cosa temeva

Forse di essere attaccato da uno sconfitto

O di essere accusato da un condannato o forse di essere danneggiato dalla testimonianza di un esiliato

Se invece era lodio il motivo per il quale Abito non volle che egli conservasse il bene della vita, era così stolto da considerare vita quella che Oppianico conduceva allora, quella di condannato, di esule, abbandonato da tutti, quella di un uomo che nessuno voleva accogliere in casa, nessuno voleva andare a trovare, nessuno renderlo degno di una parola, di uno sguardo a causa della sua natura malvagia

Era la vita di un uomo così ridotto che provocava lostilità di Abito
[171]Hunc si acerbe et penitus oderat, non eum quam diutissime vivere velle debebat

huic mortem maturabat inimicus, quod illi unum in malis erat perfugium calamitatis

Qui si quid animi et virtutis habuisset, ut multi saepe fortes viri in eius modi dolore, mortem sibi ipse conscisset

Huis quam ob rem id vellet inimicus offerre quod ipse sibi optare deberet

Nam nunc quidem quid tandem illi mali mors attulit

nisi forte ineptis fabulis ducimur ut existimemus illum ad inferos impiorum supplicia perferre ac plures illic offendisse inimicos quam hic reliquisse: a socrus, ab uxorum, a fratris, a liberum Poenis actum esse praecipitem in sceleratorum sedem ac regionem
[171] Se veramente nutriva odio acuto e viscerale per questo uomo, non doveva desiderare che vivesse il più a lungo possibile

Proprio un nemico doveva accelerare la morte a costui, per cui, tra queste sciagura, essa costituiva lunica via di salvezza dalla rovina

Un uomo che, se avesse avuto un minimo di coraggio e di valore, si sarebbe ucciso con le sue mani, come hanno fatto spesso molti grandi uomini che si sono venuti a trovare in una simile e disgraziata situazione

Perché un nemico gli avrebbe offerto in modo volontario proprio ciò che lui stesso si augurava

E ora, esaminando bene, che male gli ha procurato la morte

A meno che, casualmente, non ci facciamo abbindolare da storie sciocche, in modo da credere che egli sia costretto a sopportare negli inferi le pene dei peccatori, che lì abbia trovato più nemici di quanti ne ha lasciati qui e che sia stato gettato dalle Furie vendicatrici di suocera, mogli, fratello e figli nel dirupo dove si trovano gli scellerati

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Quae si falsa sunt, id quod omnes intellegunt, quid ei tandem mors eripuit praeter sensum doloris Se tutto ciò è falso, come ognuno sa bene, che cosaltro gli ha tolto la morte a parte la sensibilità al dolore

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