Cicerone, Filippiche: 02; 26-30

Cicerone, Filippiche: 02; 26-30

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 26-30

[26] Caesar Alexandria se recepit felix, ut sibi quidem videbatur; mea autem sententia, qui rei publicae sit hostis, felix esse nemo potest

Hasta posita pro aede Iovis Statoris bona Cn Pompei (miserum me

consumptis enim lacrimis tamen infixus haeret animo dolor), bona, inquam, Cn Pompei Magni voci acerbissimae subiecta praeconis

Una in illa re servitutis oblita civitas ingemuit, servientibusque animis, cum omnia metu tenerentur, gemitus tamen populi Romani liber fuit
[26] Cesare se ne tornò da Alessandria tutto felice, almeno a suo giudizio; ché io ritengo che non vi possa essere felicità per chi sia funesto alla sua patria

Annunziata la vendita all'incanto davanti al tempio di Giove Statore, i beni di Pompeo furono affidati (povero me

non ho più lacrime per piangere, eppure il dolore mi dà, continua, una fitta al cuore), sì, lo ripeto, i beni di Pompeo Magno furono affidati alla stridula e aspra voce di un pubblico banditore

In quella circostanza i nostri concittadini, dimen tichi della schiavitù, manifestarono il loro dolore e, nonostante si sentissero asserviti nellanimo, tenendoli il terrone, tuttavia i gemiti si levarono del popolo romano
Expectantibus omnibus, quisnam esset tam impius, tam demens, tam dis hominibusque hostis, qui ad illud scelus sectionis auderet accedere, inventus est nemo praeter Antonium, praesertim cum tot essent circum hastam illam, qui alia omnia auderent; unus inventus est, qui id auderet, quod omnium fugisset et reformidasset audacia

Tantus igitur te stupor oppressit vel, ut verius dicam, tantus furor, ut primum, cum sector sis isto loco natus, deinde cum Pompei sector, non te exsecratum populo Romano, non detestabilem, non omnis tibi deos, non omnis homines et esse inimicos et futuros scias

At quam insolenter statim helluo invasit in eius viri fortunas, cuius virtute terribilior erat populus Romanus exteris gentibus, iustitia carior
Essendo tutti in attesa di chi fosse così empio, così insensato, così nemico degli dèi e degli uomini da osare partecipare a quell'asta delittuosa, nessuno se la sentì di fare la sua offerta ad eccezione di Antonio, eppure erano tanti i presenti a quella vendita e ben capaci di osare ogni altra scelleratezza, si trovò uno che osasse fare ciò che aveva fatto in dietreggiare, riempiendola di spavento, l'audacia di tutti

Dunque si impadronì di te una così grande stupidità, o per dir meglio follia, da non accorgerti di attirarti la male dizione e l'odio del popolo romano, l'ostilità presente e fu tura di tutti gli dèi e di tutti gli uomini, anzitutto fa cendo l'incettatore, a dispetto della tua nobile nascita, di beni venduti all'asta, e poi l'incettatore dei beni di Pompeo

Al contrario, con che sfrontatezza il nostro amante dei bagordi si buttò subito sui beni di quell'uomo, al cui valore il popolo Romano doveva se erano più te mibili presso le genti straniere, alla cui giustizia se erano più cari
[27] In eius igitur viri copias cum se subito ingurgitasset, exsultabat gaudio persona de mimo modo egens, repente dives

Sed, ut est apud poetam nescio quem, 'Male parta male dilabuntur

' Incredibile ac simile portenti est, quonam modo illa tam multa quam paucis non dico mensibus, sed diebus effuderit

Maximus vini numerus fuit, permagnum optimi pondus argenti, pretiosa vestis, multa et lauta supellex et magnifica multis locis non illa quidem luxuriosi hominis, sed tamen abundantis

Horum paucis diebus nihil erat

Quae Charybdis tam vorax

Charybdim dico, quae si fuit, animal unum fuit; Oceanus medius fidius vix videtur tot res tam dissipatas, tam distantibus in locis positas tam cito absorbere potuisse

Nihil erat clausum, nihil obsignatum, nihil scriptum
[27] Dunque non appena si fu voracemente rimpinzato delle ricchezze di quelluomo, esultava con gioia vistosi all'improvviso ricco da pezzente che era

Ma, come dice non so quale poeta, ciò che mal si acquista, mal si perde

incredibile e quasi prodigioso in che modo abbia potuto sperperare tante ricchezze non dico in mesi, ma in giorni

Vi fu una grandissima abbondanza di vino, un'immensa quantità di magnifica argenteria, preziosa tappezzeria, abbondante, sontuosa e splendida suppellettile, sparsa in più luoghi, beni di una persona non certo lussuriosa, ma tuttavia assai facoltosa

Di tutto questo in pochi giorni non esisteva nulla

Quale Cariddi è tanto vorace

Parlo di Cariddi, se è davvero esistita, si trattava di un solo mostro; mi sembra addirittura l'Oceano a mala pena avrebbe potuto inghiottire con pari velocità tante cose così sparpagliate, poste in luoghi così distanti tra loro

Niente era sotto chiave, niente sotto sigillo, niente inventariato

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Cicerone, Filippiche: 02; 16-20
Cicerone, Filippiche: 02; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 16-20

Apothecae totae nequissimis hominibus condonabantur; alia mimi rapiebant, alia mimae; domus erat aleatoribus referta, plena ebriorum; totos dies potabatur, atque id locis pluribus; suggerabantur etiam saepe (non enim semper iste felix) damna aleatoria; conchyliatis Cn Pompei peristromatis servorum in cellis lectos stratos videres

Quam ob rem desinite mirari haec tam celeriter esse consumpta

Non modo unius patrimonium quamvis amplum, ut illud fuit, sed urbis et regna celeriter tanta nequitia devorare potuisset

At idem aedis etiam et hortos

O audaciam immanem

Tu etiam ingredi illam domum ausus es, tu illud sanctissimum limen intrare, tu illarum aedium dis penatibus os impurissimum ostendere
Intere riserve di vino venivano regalate a uomini ignobilissimi; altre le afferravano gente di teatro, altre ballerine; la casa era piena di giocatori d'azzardo, piena di ubriaconi; si beveva senza ritegno per giornate intere, e non in un posto soltanto; spesso si aggiungevano anche le perdite al gioco (non sempre costui era fortunato); si potevano vedere le coperte di porpora di Pompeo stese sui letti nelle camerette degli schiavi

Cessate dunque di stupirvi di un così rapido sperpero di tutti questi beni

Una così grande dissolutezza avrebbe potuto rapida mente divorare non solo il patrimonio di una sola persona, per quanto grosso esso fosse, ma addirittura città e regni

Ma allo stesso tempo la casa e i giardini

Oh, che mostruosa impudenza

Tu hai anche osato di entrare in quell'abitazione, tu di varcare quella sacra soglia, tu di mostrare la tua im monda faccia agli dèi penati di quella casa
Quam domum aliquamdiu nemo adspicere poterat, nemo sine lacrimis praeterire, hac te in domo tam diu deversari non pudet, in qua, quamvis nihil sapias, tamen nihil tibi potest esse iucundum

[28] An tu, illa vestibulo rostra [spolia] cum adspexisti, domum tuam te introire putas

Fieri non potest

Quamvis enim sine mente, sine sensu sis, ut es, tamen et te et tua et tuos nosti

Nec vero te umquam neque vigilantem neque in somnis credo posse mente consistere

Necesse est, quamvis sis, ut es, vinulentus et furens, cum tibi obiecta sit species singularis viri, perterritum te de somno excitari, furere etiam saepe vigilantem

Me quidem miseret parietum ipsorum atque tectorum
Una casa alla quale nessuno per un po' di tempo aveva il coraggio di vol gere lo sguardo, nessuno di passarle davanti senza piangere e tu non ti vergogni di abitarvi da tanto tempo, in essa, sebbene non abbia nessuna sensibilità, tuttavia non c'è niente che possa riuscirti gradito

[28] 0 forse che tu, ogni volta che nel vestibolo scorgi quei rostri di nave quel bottino di guerra, pensi di entrare in casa tua

Non è possibile

Sebbene infatti sia senza intelligenza, senza sensibilità, come sei, pure ti conosci bene, come conosci bene tanto le cose tue quanto i tuoi pari

Ritengo invero tu non potresti mai stare con l'animo in pace, né da sveglio né nel sonno

necessario, sebbene sia, come sei, violento e furioso, ogni volta che ti si presenta l'immagine di quell'uomo straordinario, se stai dor mendo il terrore ti fa balzare dal sonno, se sei sveglio anche questo accade spesso dai in smanie

A me per fino i muri e i tetti mi fanno pietà

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Cicerone, Filippiche: 08; 18-33
Cicerone, Filippiche: 08; 18-33

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 08; 18-33

Quid enim umquam domus illa viderat nisi pudicum, quid nisi ex optimo more et sanctissima disciplina

Fuit enim ille vir, patres conscripti, sicuti scitis, cum foris clarus, tum domi admirandus neque rebus externis magis laudandus quam institutis domesticis

Huius in sedibus pro cubiculis stabula, pro conclavibus popinae sunt

Etsi iam negat

Nolite quaerere; frugi factus est; mimulam suam suas res sibi habere iussit, ex duodecim tabulis clavis ademit, exegit

Quam porro spectatus civis, quam probatus

Cuius ex omni vita nihil est honestius, quam quod cum mima fecit divortium

At quam crebro usurpat: 'Et consul et Antonius'

hoc est dicere: et consul et impudicissimus, et consul et homo nequissimus

Quid est enim aliud Antonius
Perché infatti quella casa non aveva mai visto un'azione che non fosse improntata a virtù, che non fosse conforme alla più alta moralità e ad una onestissima norma di vita

Fu infatti quelluomo senatori, come sapete, che si guadagnò la fama nella vita pubblica, era pareggiata dall'ammirazione che lo circondava nella vita privata, e meritarono pari elogio tanto le sue imprese gloriose, quanto i suoi costumi domestici

nella casa di quest'uomo che le stanze da letto si sono trasformate in bordello e le sale da pranzo in taverne

Sebbene orami lo neghi

Non vogliate indagare; è diventato un uomo onesto; ha ripudiato la sua attricetta, secondo una legge delle XII Tavole le ha tolto le chiavi e l'ha cacciata via

D'ora in poi che cittadino spec chiato e stimato

Da tutta la sua vita l'azione più onesta che si può ricavare è questo suo divorzio da una ballerina

Eppure frequentemente rivendica: Io, e console e Antonio

; che equivale a dire: e console e campione di spudoratezza, e console e campione di disonestà

Forse che Antonio è qualcos'altro
Nam, si dignitas significaretur in nomine, dixisset, credo, aliquando avus tuus se et consulem et Antonium

Numquam dixit

Dixisset etiam conlega meus, patruus tuus, nisi si tu es solus Antonius

Sed omitto ea peccata, quae non sunt earum partium propria, quibus tu rem publicam vexavisti; ad ipsas tuas partis redeo, id est ad civile bellum, quod natum, conflatum, susceptum opera tua est

[29] Cui bello cum propter timiditatem tuam, tum propter libidines defuisti

Gustaras civilem sanguinem vel potius exorbueras; fueras in acie Pharsalica antesignanus; L Domitium, clarissimum et nobilissimum virum, occideras multosque praeterea, qui e proelio effugerant, quos Caesar ut non nullos fortasse servasset, crudelissime persecutus trucidaras
Infatti, se il nome compren desse e facesse arguire l'onorabilità, il tuo avo, ritengo, avrebbe potuto dire un giorno: io, e console e Antonio

Giammai lo disse

Avrebbe potuto dirlo anche il mio collega, tuo zio, se non sei tu il solo e unico Antonio

Ma voglio omettere quelle colpe che non sono stretta mente connesse con la parte che hai tenuto angariando lo stato; voglio tornare a ciò che peculiarmente è tuo proprio, cioè alla guerra civile, che nella sua prima origine, nel suo prendere piede, nel suo scoppiare è opera tua

[29] Una guerra alla quale sia a causa della tua viltà sia a causa della tua dissolutezza facesti mancare il tuo contributo

Il sangue dei concittadini l'avevi assaggiato, o per meglio dire avidamente bevuto; nella battaglia di Farsalo avevi combattutto in prima fila ; avevi ucciso l'illustre e nobile L Domizio e trucidato inoltre molti concittadini che, scampati alla battaglia, sareb bero stati forse graziati, come alcuni altri, da Cesare, tu li inseguisti uccidendoli senza nessuna pietà

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Cicerone, Filippiche: 14; 11-15
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Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 14; 11-15

Quibus rebus tantis ac talibus gestis quid fuit causae, cur in Africam Caesarem non sequerere, cum praesertim belli pars tanta restaret

Itaque quem locum apud ipsum Caesarem post eius ex Africa reditum obtinuisti

Quo numero fuisti

Cuius tu imperatoris quaestor fueras, dictatoris magister equitum, belli princeps, crudelitatis auctor, praedae socius, testamento, ut dicebas ipse, filius, appellatus es de pecunia, quam pro domo, pro hortis, pro sectione debebas

Primo respondisti plane ferociter et, ne omnia videar contra te, prope modum aequa et iusta dicebas: 'A me C Caesar pecuniam

Cur potius quam ego ab illo

an sine me ille vicit

At ne potuit quidem
Dopo aver com piuto queste imprese così gloriose, perché non hai seguito Cesare in Africa, specialmente in considerazione del fatto che c'era ancora tanto da fare per concludere la guerra

Pertanto quale posizione hai occupato al fianco di Cesare dopo il suo ritorno dall'Africa

In quale conto sei stato tenuto

Tu che eri stato suo questore, quando era comandante supremo, suo comandante della cavalleria, quando era dittatore, tu che eri stato il promotore della guerra, l'istigatore della sua crudeltà, il compartecipe del bottino, nonché il figlio per sua disposizione testamentaria eri proprio tu ad affermarlo, fosti citato in tribunale per il pagamento della somma che dovevi al tesoro per la casa, per i giardini, insomma per i beni, incettati all'asta

La tua prima risposta fu davvero piena di fierezza e quasi, perché non si pensi a una mia totale ostilità preconcetta nei tuoi riguardi, ragionevole e giusta: E a me che Cesare chiede il denaro

Perché mai invece che io a lui

Forse che ha otte nuto la vittoria senza di me

Ma non gli sarebbe stato nem meno possibile
Ego ad illum belli civilis causam attuli, ego leges perniciosas rogavi, ego arma contra consules imperatoresque populi Romani, contra senatum populumque Romanum, contra deos patrios arasque et focos, contra patriam tuli

Num sibi soli vicit

Quorum facinus est commune, cur non sit eorum praeda communis

' Ius postulabas, sed quid ad rem

Plus ille poterat

Itaque excussis tuis vocibus et ad te et ad praedes tuos milites misit, cum repente a te praeclara illa tabula prolata est

Qui risus hominum, tantam esse tabulam, tam varias, tam multas possessiones, ex quibus praeter partem Miseni nihil erat, quod, qui auctionaretur, posset suum dicere
Io gli ho fornito un pretesto per la guerra civile; io ho portato in votazione delle leggi esiziali 10; io ho combattuto contro i consoli e i generali del popolo romano, contro il senato e il popolo romano, contro gli dei patrii, gli altari e i focolari, contro la patria

forse vinse soltanto per sé

Se abbiamo agito in comune, perché non dovrebbe essere comune anche il bottino

Reclamavi i tuoi diritti, ma per quali cose

Ben più grande era la sua potenza

Le tue proteste vennero dunque respinte e tenne dietro l'invio di soldati a casa tua e a quella dei tuoi garanti

E all'improvviso tra il riso degli uomini la presentazione da parte tua di quel famoso inventario, dove erano elencate tante e così diverse proprietà, tra le quali, tranne una parte del podere di Miseno , non ce n'era una sola che il venditore potesse dire sua

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Auctionis vero miserabilis adspectus; vestis Pompei non multa, eaque maculosa, eiusdem quaedam argentea vasa conlisa, sordidata mancipia, ut doleremus quicquam esse ex illis reliquiis, quod videre possemus

Hanc tamen auctionem heredes L Rubri decreto Caesaris prohibuerunt

Haerebat nebulo; quo se verteret, non habebat

Quin his ipsis temporibus domi Caesaris percussor ab isto missus deprehensus dicebatur esse cum sica; de quo Caesar in senatu aperte in te invehens questus est

Proficiscitur in Hispaniam Caesar paucis tibi ad solvendum propter inopiam tuam prorogatis diebus

Ne tum quidem sequeris

Tam bonus gladiator rudem tam cito

Hunc igitur quisquam, qui in suis partibus, id est in suis fortunis, tam timidus fuerit, pertimescat
Un'asta che a vederla faceva dav vero pietà; qualche tappeto di Pompeo e per di più pieno di macchie; alcuni vasi d'argento, sempre di Pompeo, pieni di ammaccature; degli schiavi cenciosi: era un dolore perfino il poterli vedere quei poveri resti

Tuttavia a questa vendita s'opposero, forti di un decreto di Cesare, gli eredi di L Rubrio

Limbroglione era nei guai; non sapeva più dove battere la testa

Anzi, fu proprio in questo torno di tempo che correva la voce che in casa di Cesare era stato scoperto un sicario armato di pugnale inviato da costui; un attentato da Cesare condannato apertamente in senato con una violenta invettiva contro di te

Intanto Cesare parte per la Spagna , ma prima ti concede una proroga di pochi giorni, in considerazione della tua indigenza, per il pagamento del tuo debito

Neppure allora sei al suo seguito

Tuttavia un così valoroso gladiatore che riceve così presto la verga del congedo

Nessuno dunque potrebbe aver paura di uno che si è dimostrato così vile nella difesa del suo partito, cioè del suo stesso interesse

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