Particulam litterularum tuarum, quas misisti Octavio, legi missam ab Attico mihi Studium tuum curaque de salute mea nulla me nova voluptate adfecit Non solum enim usitatum sed etiam cotidianum est aliquid audire de te, quod pro nostra dignitate fideliter atque honorifice dixeris aut feceris At dolore quantum maximum capere animo possum eadem illa pars epistulae scripta ad Octavium de nobis adfecit Sic enim illi gratias agis de re publica, tam suppliciter ac demissequid scribam Pudet condicionis ac fortunae sed tamen scribendum est: commendas nostram salutem illi, quae morte qua non perniciosior Ut prorsus prae te feras non sublatam dominationem sed dominum commutatum esse Verba tua recognosce et aude negare servientis adversus regem istas esse preces |
Ho letto una parte delle tue lettere, che mandasti ad Ottavio, inviatami da Attico La tua preoccupazione e attenzione sulla mia salvezza non mi procurò nessun piacere imprevisto Non è solo consueto ma anche quotidiano ascoltare riguardo a te qualcosa che hai detto o hai fatto in maniera fedele e onorevole a vantaggio della mia dignità Ma quella parte della lettera scritta ad Ottavio riguardo a noi mi diede il più grande dolore che posso sostenere nellanimo Lo ringrazi per lo stato in maniera così umile e dimessa- che ti devo scrivere Mi fanno vergogna la situazione e la sorte, ma tuttavia devo scrivertelo: affidi a lui la nostra salvezza, che non è più pericolosa di una certa morte Tanto da sostenere che per mezzo tuo non è stata tolta via la dominazione ma è stato cambiato il capo Riconosci le tue parole e osa dire che queste non sono le preghiere di uno schiavo verso un re |
Vnum ais esse quod ab eo postuletur et exspectetur, ut eos civis de quibus viri boni populusque Romanus bene existimet salvos velit Quid si nolit Non erimus Atqui non esse quam esse per illum praestat [2] Ego medius fidius non existimo tam omnis deos aversos esse a salute populi Romani ut Octavius orandus sit pro salute cuiusquam civis, non dicam pro liberatoribus orbis terrarum; iuvat enim magnifice loqui et certe decet adversus ignorantis quid pro quoque timendum aut a quoque petendum sit Hoc tu, Cicero, posse fateris Octavium et illi amicus es Aut, si me carum habes, vis Romae videre, cum ut ibi esse possem commendandus puero illi fuerim Cui quid agis gratias, si ut nos salvos esse velit et patiatur rogandum putas |
Dici che questo solo è ciò che può essergli chiesto e che ci si aspetta da lui, cioè che voglia salvi quei cittadini di cui gli uomini buoni e il popolo romano pensano bene E che succede se non vorrà Non ci saremo Ma è meglio non esistere che esistere grazie a lui [2] Io non credo che tutti gli dei siano stati distolti dalla salvezza del popolo romano al punto che debba essere pregato Ottavio per la salvezza di un qualunque cittadino, non dirò per i liberatori del mondo; infatti è utile parlare bene e certo è bello nei riguardi di chi non sa che cosa si debba temere o si debba chiedere a chi Tu, Cicerone, credi che Ottavio possa questo e gli sei amico O, se mi consideri caro, vuoi vedermi a Roma, pur essendo stato raccomandato ad un ragazzino per poter essere lì E perché lo ringrazi, se credi che voglia che noi ci salviamo e accetta che debba essergli chiesto |
An hoc pro beneficio habendum est, quod se quam Antonium esse maluerit a quo ista petenda essent Vindici quidem alienae dominationis, non vicario, ecquis supplicat ut optime meritis de re publica liceat esse salvis [3] Ista vero imbecillitas et desperatio, cuius culpa non magis in te residet quam in omnibus aliis, et Caesarem in cupiditatem regni impulit et Antonio post interitum illius persuasit ut interfecti locum occupare conaretur et nunc puerum istum extulit, ut tu iudicares precibus esse impetrandam salutem talibus viris misericordiaque unius vix etiam nunc viri tutos fore nos, haud ulla alia re Quod si Romanos nos esse meminissemus, non audacius dominari cuperent postremi homines quam id nos prohiberemus, neque magis inritatus esset Antonius regno Caesaris quam ob eiusdem mortem deterritus |
O forse bisogna considerare come beneficio questo, il fatto che abbia preferito essere lui più che Antonio quello a cui debbano essere chieste queste cose E chi porge suppliche al vendicatore, non al vicario, di un potere esterno tanto che conceda che siano salvi i benemeriti dello stato [3] Proprio questa debolezza e disperazione la cui colpa non sta in te più che in tutti gli altri, da una parte spinse Cesare al desiderio di un regno e dallaltra persuase Antonio, dopo la sua morte, a provare a prendere il posto dellucciso e ora fa venir fuori questo ragazzo tanto che tu credi che debba essergli chiesta la salvezza di uomini tali che ora noi saremo al sicuro per la misericordia di un un solo uomo, se così si può definirlo, non per qualsiasi altra cosa Ma, se ci ricordassimo di essere romani, gli uomini più screditati non desidererebbero essere dominati in maniera più audace di quanto audacemente noi glielo proibiremmo e Antonio non sarebbe stato invogliato al regno di Cesare più di quanto fu atterrito dalla sua morte |
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[4] Tu quidem consularis et tantorum scelerum vindex, quibus oppressis vereor ne in breve tempus dilata sit abs te pernicies, qui potes intueri quae gesseris, simul et ista vel probare vel ita demisse ac facile pati ut probantis speciem habeas Quod autem tibi cum Antonio privatim odium Nempe quia postulabat haec, salutem ab se peti, precariam nos incolumitatem habere a quibus ipse libertatem accepisset, esse arbitrium suum de re publica, quaerenda esse arma putasti quibus dominari prohiberetur, scilicet ut illo prohibito rogaremus alterum qui se in eius locum reponi pateretur, an ut esset sui iuris ac mancipi res publica Nisi forte non de servitute sed de condicione serviendi recusatum est a nobis |
[4] Tu, poi, sei un uomo che fu console e vendicatore dei grandi delitti, e, soppressi questi, temo che la disgrazia fu da te, che puoi riflettere sulle cose che facesti, allontanata in breve tempo, hai da approvare contemporaneamente queste cose o dallaccettarle in maniera così dimessa e umile come nellimmagine di chi approva Quale antipatia hai personalmente con Antonio Forse perché chiedeva le stesse cose, che a lui fosse chiesto aiuto, che noi, da cui anche lui aveva ricevuto la libertà, considerassimo precaria la sicurezza, che fosse suo il capo della repubblica, ritenesti che bisognava cercare armi con cui fosse impedito di essere dominati, soprattutto per chiedere, bloccato lui, ad un altro che accettasse di essere messo al posto di lui o perché lo stato fosse di proprio possesso e competenza A meno che per caso da noi non si rifiutò la servitù, ma il modo di esser servi |
Atqui non solum bono domino potuimus Antonio tolerare nostram fortunam sed etiam beneficiis atque honoribus ut participes frui quantis vellemus Quid enim negaret iis quorum patientiam videret maximum dominationis suae praesidium esse Sed nihil tanti fuit quo venderemus fidem nostram et libertatem [5] Hic ipse puer quem Caesaris nomen incitare videtur in Caesaris interfectores, quanti aestimet, si sit commercio locus, posse nobis auctoribus tantum quantum profecto poterit, quoniam vivere et pecunias habere et dici consulares volumus Ceterum nequiquam perierit ille cuius interitu quid gavisi sumus, si mortuo nihilo minus servituri eramus |
E non solo avremmo potuto tollerare la nostra sorte , essendo Antonio un buon padrone, ma anche fruire, come persone che ci stanno in mezzo, di quanti benefici e onori avremmo voluto Che cosa infatti avrebbe avrebbe negato a quelli la cui sopportazione vedeva essere il massimo baluardo della sua dominazione Ma niente valse tanto da vendere la nostra fedeltà e la libertà [5] E questo stesso ragazzo che sembra opportuno che inciti contro gli assassini di Cesare lo stesso nome di Cesare, quanto valuterebbe, se fosse motivo di trattativa, avere tanto potere, per mezzo nostro, quanto avrebbe potuto con la nostra protezione, poiché vogliamo vivere, e avere soldi ed essere chiamati consolari Ma allora non fosse mai morto quello della cui morte perché ci rallegrammo, se avevamo intenzione di non servirlo di meno dopo morto |
Nulla cura ab aliis adhibeatur; sed mihi prius omnia di deaeque eripuerint quam illud iudicium, quo non modo heredi eius quem occidi non concesserim quod in illo non tuli, sed ne patri quidem meo, si revivescat, ut patiente me plus legibus ac senatu possit An hoc tibi persuasum est, fore ceteros ab eo liberos quo invito nobis in ista civitate locus non sit Qui porro id quod petis fieri potest ut impetres Rogas enim velit nos salvos esse Videmur ergo tibi salutem accepturi cum vitam acceperimus Quam, nisi prius dimittimus dignitatem et libertatem, qui possumus accipere [6] An tu Romae habitare, id putas incolumem esse Res non locus oportet praestet istuc mihi |
Nessuna preoccupazione venga agli altri; ma a me, gli dei e le dee strappino tutte le cose prima che questa opinione, per la quali non solo non avrei concesso allerede di chi uccisi ciò che in quello non sopportai, ma neppure a mio padre, se tornasse in vita, avrei concesso che, tollerandolo io, avesse più potere delle leggi e del senato O forse per te questo è possibile, che gli altri saranno liberi da uno tale che, se egli non vuole, non cè posto per noi in questa città E poi come può accadere ciò che chiedi tanto da supplicarlo Gli chiedi infatti che noi siamo incolumi Dunque ti sembra che noi otterremo la salvezza quando avremo ottenuto la vita E come possiamo accettarla, se non rinunciamo prima alla vita e alla dignità [6] O forse pensi che sia senza pericolo abitare a Roma Bisogna che sia importante per me lì la situazione e non il luogo |
Neque incolumis Caesare vivo fui, nisi postea quam illud conscivi facinus, neque usquam exsul esse possum, dum servire et pati contumelias peius odero malis omnibus aliis Nonne hoc est in easdem tenebras recidisse, ab eo qui tyranni nomen adscivit sibi, cum in Graecis civitatibus liberi tyrannorum oppressis illis eodem supplicio adficiantur, petitur ut vindices atque oppressores dominationis salvi sint Hanc ego civitatem videre velim aut putem ullam, quae ne traditam quidem atque inculcatam libertatem recipere possit plusque timeat in puero nomen sublati regis quam confidat sibi, cum illum ipsum qui maximas opes habuerit paucorum virtute sublatum videat Me vero posthac ne commendaveris Caesari tuo, ne te quidem ipsum, si me audies |
Non fui incolume, quando Cesare era vivo, né poi quando organizzai quellazione né posso mai essere un esule finchè odierò più di tutti gli altri mali il servire e il subire arbitrii E questo non significa forse ricadere nelle tenebre se da quello che prese per sé il nome di tiranno, quando in Grecia i figli dei tiranni venivano colpiti dalla stessa pena essendo state oppresse le città, si chiede che noi, vendicatori e nemici della monarchia, siamo salvi Io vorrei vedere questa città o reputare tale una che non può riappropriarsi di una libertà anche restituita e inculcata e che temi più il nome di un re eliminato, in un fanciullo, di quanto non confidi in sé, vedendo che fu eliminato per la virtù di pochi quello stesso che ebbe grandissimi onori E quindi, dora in poi, non raccomandare al tuo Cesare né me né te stesso, se mi ascolterai |
Valde care aestimas tot annos quot ista aetas recipit, si propter eam causam puero isti supplicaturus es [7] Deinde quod pulcherrime fecisti ac facis in Antonio vide ne convertatur a laude maximi animi ad opinionem formidinis Nam si Octavius tibi placet, a quo de nostra salute petendum sit, non dominum fugisse sed amiciorem dominum quaesisse videberis Quem quod laudas ob ea quae adhuc fecit plane probo; sunt enim laudanda, si modo contra alienam potentiam non pro sua suscepit eas actiones |
E considera con moltissima attenzione tanti anni quanti ti offre questa età, se per questo motivo, devi aver intenzione di supplicare questo ragazzino [7] E quindi fai in modo che non sia convertito dalla lode di un animo nobile alla nomea di paura ciò che hai fatto e fai contro Antonio Infatti, se ti piace Ottavio, a cui bisogna chiedere la nostra salvezza, non sembrerà che tu abbia rifuggito un padrone, ma che abbia cercato un padrone un po più amico Approvo appieno il fatto che tu lo lodi per le cose che fece; infatti sono da lodare se solo fece queste azioni contro un potere estraneo non per il suo |
Cum vero iudicas tantum illi non modo licere sed etiam a te ipso tribuendum esse ut rogandus sit ne nolit esse nos salvos, nimium magnam mercedem statuis (id enim ipsum illi largiris quod per illum habere videbatur res publica), neque hoc tibi in mentem venit, si Octavius ullis dignus sit honoribus quia cum Antonio bellum gerat, iis qui illud malum exciderint cuius istae reliquiae sunt nihil quo expleri possit eorum meritum tributurum umquam populum Romanum, si omnia simul congesserit [8] Ac vide quanto diligentius homines metuant quam meminerint, quia Antonius vivat atque in armis sit, de Caesare vero quod fieri potuit ac debuit transactum est neque iam revocari in integrum potest |
Quando giudichi che non solo a lui sia lecito tanto, ma anche che debba essergli attribuito da te che debba essere pregato perché non gli dispiaccia che noi siamo salvi, stabilisci una ricompensa troppo ampia (infatti attribuisci a lui ciò che sembrava che la repubblica dovesse fare nei suoi confronti), e non ti viene in mente questo, che, se Ottavio è degno di tutti gli onori, perché combatte contro Antonio, a quelli che stroncarono quel male di cui questi sono rimasugli, il popolo Romano mai potrà attribuire niente di ciò con cui il merito di quelli possa essere giustamente valutato, se anche avesse riunito tutte le cose [8] E vedi con quanta più attenzione gli uomini temano più che ricordino, perché Antonio può vivere e stare in armi, è stato cancellato ciò che sarebbe potuto e dovuto essere quanto a Cesare e ormai non può essere del tutto ricordato |
Octavius is est qui quid de nobis iudicaturus sit exspectet populus Romanus; nos ii sumus de quorum salute unus homo rogandus videatur Ego vero, ut istoc revertar, is sum qui non modo non supplicem sed etiam coerceam postulantis ut sibi supplicetur Aut longe a servientibus abero mihique esse iudicabo Romam ubicumque liberum esse licebit, ac vestri miserebor quibus nec aetas neque honores nec virtus aliena dulcedinem vivendi minuere potuerit [9] mihi quidem ita beatus esse videbor, si modo constanter ac perpetuo placebit hoc consilium ut relatam putem gratiam pietati meae Quid enim est melius quam memoria recte factorum et libertate contentum neglegere humana Sed certe non succumbam succumbentibus nec vincar ab iis qui se vinci volunt experiarque et temptabo omnia neque desistam abstrahere a servitio civitatem nostram |
Ottavio è quello da cui il popolo Romano aspetta che cosa ha intenzione di decidere riguardo a noi; noi siamo quelli sulla vui salvezza sembra che un solo uomo sia da consultare Io, invece, per tornare al punto, sono uno che non solo non supplica, ma anche che rampogna chi chiede che si supplichi per lui O andrò lontano da questi servi e crederò che per me Roma sia dovunque sarà lecito essere liberi, o avrò pietà di voi a cui né letà, né gli onori, né la virtù di un altro hanno potuto diminuire il piacere di vivere [9] Perciò, mi sembrerà di essere felice, se solo piacerà sempre e in continuazione questa azione, così che riterrò che è stata offerta una ricompensa al mio gesto damore Infatti che cosa è meglio che il ricordo dei fatti in maniera onesta e disprezzare la negazione della libertà umana Ma certo non soccomberò a chi soccombe né sarò vinto da quelli che vogliono essere vinti e proverò e tenterò tutte le cose e non smetterò di tirar fuori dalla servitù la nostra città |