Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 11-15, pag 4

Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 11-15
[37] Quod quoniam absurdum est, et sapiens a principio mundus et deus habendus est [37] Ma poiché ciò è assurdo dobbiamo considerare il mondo come dotato fin dai primordi di sapienza e facente tutt'uno con la divinità
Neque enim est quicquam aliud praeter mundum quoi nihil absit quodque undique aptum atque perfectum expletumque sit omnibus suis numeris et partibus Non v'è alcun essere, al di fuori del mondo, cui nulla manchi e che sia perfettamente compiuto ed idoneo alle sue funzioni in ogni minimo particolare
XIV Scite enim Chrysippus, ut clipei causa involucrum vaginam autem gladii, sic praeter mundum cetera omnia aliorum causa esse generata, ut eas fruges atque fructus, quos terra gignit, animantium causa, animantes autem hominum, ut ecum vehendi causa, arandi bovem, venandi et custodiendi canem XIV Con singolare acutezza Crisippo sostiene che, come per lo scudo si escogitò una copertura e per la spada un fodero, così tutti gli esseri, fatta eccezione per il mondo nel suo insieme, furono creati a motivo di altri, affinchè quelle messi e quei frutti che la terra produce fossero stati creati per servire agli animali creati a loro volta per servire all'uomo: il cavallo per trasportarlo, il bue per arare la terra, il cane per aiutarlo nella caccia e per proteggerlo

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 06-10

Ipse autem homo ortus est ad mundum contemplandum et imitandum nullo modo perfectus, sed est quaedam particula perfecti L'uomo poi, in sé imperfetto ma partecipe di ciò che è perfetto, sarebbe nato per contemplare ed imitare il mondo
[38] Sed mundus quoniam omnia complexus est neque est quicquam, quod non insit in eo, perfectus undique est [38]Ma il mondo, poiché abbraccia in sé ogni cosa e nulla esiste che non ne faccia parte, è assolutamente perfetto

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 31-35

Qui igitur potest ei desse id, quod est optimum Non potrà quindi mancare dell'elemento che eccelle su tutti gli altri
Nihil autem est mente et ratione melius; ergo haec mundo deesse non possunt Poiché tale elemento si identifica con il pensiero e con la ragione, al mondo non potrà mancare tale facoltà

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 61-67

Bene igitur idem Chrysippus, qui similitudines adiungens omnia in perfectis et maturis docet esse meliora, ut in equo quam in eculeo, in cane quam in catulo, [39] in viro quam in puero; item quod in omni mundo optimum sit, id in perfecto aliquo atque absoluto esse debere; est autem nihil mundo perfectius, nihil virtute melius; igitur mundi est propria virtus Esatto è quindi quanto dice Crisippo il quale, ricorrendo a delle similitudini, afferma che ogni creatura è più apprezzabile quando ha raggiunto il suo pieno sviluppo (che cioè, tanto per fare degli esempi, un cavallo è preferibile ad un puledro, un cane ad un cucciolo, [39] un uomo ad un bambino) e che, parimenti, poiché ciò che di buono si trova nel mondo deve consistere in qualcosa di assolutamente compiuto e realizzato; poiché, d'altra parte, nulla vi è di superiore al mondo, nulla di più apprezzabile della virtù, anche la virtù è propria del mondo
Nec vero hominis natura perfecta est, et efficitur tamen in homine virtus; quanto igitur in mundo facilius; est ergo in eo virtus ; sapiens est igitur et propterea deus La natura umana non è affatto perfetta, eppure si attua in essa la virtù : quanto più facilmente si attuerà allora nel mondo, e se le virtù nel mondo, esso è sapiente e, conseguentemente, divino

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XV Atque hac mundi divinitate perspecta tribuenda est sideribus eadem divinitas; quae ex mobilissima purissimaque aetheris parte gignuntur neque ulla praeterea sunt admixta natura totaque sunt calida atque perlucida, ut ea quoque rectissime et animantia esse et sentire atque intellegere dicantur XV Una volta accertata la divinità del mondo, questa stessa divinità dovremo attribuirla alle stelle che traggono origine dalla parte più mobile e più pura dell'etere: esse non sono contaminate da alcun altro elemento e sono in tutto calde e trasparenti sì che molto giustamente si afferma che siano dotate di vita, di sensibilità e di ragione

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