Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 221-223
hebetes esse qui negent subtermeare sidera ac rursus eadem exsurgere, similemque terris, immo vero naturae universae, et inde faciem in isdem ortus occasusque operibus, non aliter sub terra manifesto sideris cursu aliove effectu quam cum praeter oculos nostros feratur Essere ottusi quelli che neghino che gli astri passino sotto (l'altro emisfero) e che gli stessi di nuovo spuntino, e che (é) simile per le terre, anzi in verità per tutta la natura, anche poi l'aspetto nelle stesse fasi di nascita e tramonto, con il percorso di un astro al di sotto della terra non diversamente manifesto o con altro effetto rispetto a quando è portato davanti ai nostri occhi
[215] Multiplex etiamnum lunaris differentia, primumque septenis diebus [215] Ed ancora varia la differenza dell'influsso lunare, e soprattutto ogni sette giorni
quippe modici a nova ad dividuam aestus, pleniores ab ea exundant plenaque maxime fervent Pertanto le maree deboli dalla luna nuova al primo quarto, aumentano più intense da questa e fervono maggiormente con il plenilunio

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 26, Paragrafi 144-164

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 26, Paragrafi 144-164

inde mitescunt, pares ad septimam primis, iterumque alio latere dividua augentur Poi diminuiscono, uguali alle prime nel settimo giorno, e di nuovo si accrescono con l'ultimo quarto
in coitu solis pares plenae Nella congiunzione del sole (sono) pari alla luna piena

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 26, Paragrafi 95-106

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 26, Paragrafi 95-106

eadem in aquilonia et a terris longius recedente mitiores quam cum in austros digressa propiore nisu vim suam exercet Quando la stessa al nord e recede più lontano dalla terra (sono) più miti di quando scesa al sud esercita la sua forza con sforzo più vicino
per octonos quosque annos ad principia motus et paria incrementa centesimo lunae revocantur ambitu Ogni otto anni tornano col centesimo giro della luna all'origine del movimento e ad uguali incrementi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 18 - 32

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 08, Paragrafi 18 - 32

augent ea cuncta solis annuis causis, duobus aequinoctiis maxime tumentes et autumnali amplius quam verno, inanes vero bruma et magis solstitio Tutti insieme questi aumentano per gli influssi annui del sole, crescendo soprattutto nei due equinozi e di più in quello autunnale che primaverile, inermi invece al solstizio d'inverno e di più in estate
[216] nec tamen in ipsis quos dixi temporum articulis, sed paucis post diebus, sicuti neque in plena aut novissima, sed postea, nec statim ut lunam mundus ostendat occultetve aut media plaga declinet, verum fere duabus horis aequinoctialibus serius, tardiore semper ad terras omnium, quae geruntur in caelo, effectu cadente quam visu, sicuti fulguris et tonitrus et fulminum [216] Tuttavia non negli stessi momenti dei tempi che ho riportato, ma pochi giorni dopo, come pure non durante la luna piena o nuovissima, ma dopo, né subito cosicché il mondo mostri o nasconda la luna o la spinga dalla zona centrale, ma circa due ore equinoziali più tardi, sempre con effetto più lento nella caduta che nella vista, rispetto alla terra di tutte le cose, che sono generate nel cielo, come quello del lampo e del tuono e dei fulmini

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 24, Paragrafi 171-188

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 24, Paragrafi 171-188

[217] Omnes autem aestus in oceano maiora integunt spatia nudantque quam in reliquo mari, sive quia in totum universitate animosius quam parte est, sive quia magnitudo aperta sideris vim laxe grassantis efficacius sentit, eandem angustiis arcentibus; qua de causa nec lacus nec amnes similiter moventur [217] Tutte le onde poi nell'oceano coprono e scoprono superfici maggiori che nel restante mare, sia perché il tutto nell'insieme è più intenso di una parte, sia perché l'aperta distesa avverte più efficacemente la forza dell'astro che spazia ampiamente, mentre gli spazi piccoli la riducono