Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 72-91

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 72-91

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 72-91
[72] et, cum magnis suffragiis superatus a Timanthe esset Sami in Aiace armorumque iudicio, herois nomine se moleste ferre dicebat, quod iterum ab indigno victus esset

(Pinxit et minoribus tabellis libidines, eo genere petulantis ioci se reficiens)

[73] Nam Timanthi vel plurimum adfuit ingenii

eius enim est Iphigenia oratorum laudibus celebrata, qua stante ad aras peritura cum maestos pinxisset omnes praecipueque patruum et tristitiae omnem imaginem consumpsisset, patris ipsius voltum velavit, quem digne non poterat ostendere

[74] sunt et alia ingenii eius exempla, veluti Cyclops dormiens in parvola tabella, cuius et sic magnitudinem exprimere cupiens pinxit iuxta Satyros thyrso pollicem eius metientes

atque in unius huius operibus intellegitur plus semper quam pingitur et, cum sit ars summa, ingenium tamen ultra artem est
[72] e, essendo stato superato con molti voti a Samo da Timante e su un Aiace nella gara delle armi, diceva che egli da parte sua tollerava a malapena, il fatto che l'eroe fosse stato vinto di nuovo da uno indegno

(Dipinse anche lussurie su quadretti minori, divertendosi in questo genere di gioco sfacciato)

[73] In effetti Timante ebbe certo moltissimo ingegno

Infatti c'è una sua Ifigenia esaltata dalle lodi degli oratori, che sta davanti agli altari destinata a morire avendo dipinto tutti tristi e specialmente lo zio paterno e avendo perfezionato tutta l'immagine della tristezza, velò il volto del padre stesso, che non aveva potuto mostrare adeguatamente

[74] Ci sono anche altri esempi della sua genialità, come il Ciclope dormiente su un piccolo quadro, di cui desiderando esprimere così anche la grandezza dipinse vicino i Satiri che misurano il suo pollice col tirso

E nelle opere di questo solo si coglie sempre più di quanto sia dipinto ed, pur essendo l'arte somma, tuttavia l'ingegno è oltre l'arte
pinxit et heroa absolutissimi operis, artem ipsam complexus viros pingendi, quod opus nunc Romae in templo Pacis est

[75] Euxinidas hac aetate docuit Aristiden, praeclarum artificem, Eupompus Pamphilum, Apellis praeceptorem

est Eupompi victor certamine gymnico palmam tenens

ipsius auctoritas tanta fuit, ut diviserit picturam: genera, quae ante eum duo fuere, Helladicum et Asiaticum appellabant, propter hunc, qui erat Sicyonius, diviso Helladico tria facta sunt, Ionicum, Sicyonium, Atticum

[76] Pamphili cognatio et proelium ad Phliuntem ac victoria Atheniensium, item Ulixes in rate

ipse Macedo natione, sed primus in pictura omnibus litteris eruditus, praecipue arithmetica et geometria, sine quibus negabat artem perfici posse, docuit neminem talento minoris, annuis D, quam mercedem et Apelles et Melanthius dedere ei
Dipinse anche l'eroe di un'opera perfettissima, avendo espresso l'arte stessa del dipingere uomini, quest'opera ora è nel tempio della Pace a Roma

[75] In questo periodo Eussinida istruì Aristide, famoso artista, Eupompo (istruì) Panfilo, maestro di Apelle

E' di Eupompo che regge la palma in una gara ginnica

Tanta fu l'autorità di costui, che aveva diviso la pittura: chiamavano elladico ed asiatico i due generi che ci furono prima di lui, per questo, lui che era di Sicione, diviso l'elladico ne furono fatti tre, ionico, sicionico, attico

[76] Di Panfilo una famiglia e una battaglia presso Fliunte e una vittoria degli Ateniesi, anche un Ulisse sulla zattera

Lo stesso di nazionalità Macedone ma il primo in pittura esperto in tutti i campi, specie aritmetica e geometria, senza cui negava potesse essere perfezionata l'arte, non istruì nessuno per meno di un talento, 500 annuali, prezzo che anche Apelle e Melanzio gli pagarono
[77] huius auctoritate effectum est Sicyone primum, deinde in tota Graecia, ut pueri ingenui omnia ante graphicen, hoc est picturam in buxo, docerentur recipereturque ars ea in primum gradum liberalium

semper quidem honos ei fuit, ut ingenui eam exercerent, mox ut honesti, perpetuo interdicto ne servitia docerentur

ideo neque in hac neque in toreutice ullius, qui servierit, opera celebrantur

[78] Clari et centesima septima olympiade exstitere Aetion ac Therimachus

Aetionis sunt nobiles picturae Liber pater, item Tragoedia et Comoedia, Semiramis ex ancilla regnum apiscens, anus lampadas praeferens et nova nupta verecundia notabilis

[79] Verum omnes prius genitos futurosque postea superavit Apelles Cous olympiade centesima duodecima

picturae plura solus prope quam ceteri omnes contulit, voluminibus etiam editis, quae doctrinam eam continent
[77] Per insistenza di costui fu stabilito dapprima a Sicione, poi in tutta la Grecia, affinché i bambini liberi s'istruissero prima di tutto sulla grafica, cioè la pittura su tavoletta cerata, e quest'arte si ritenesse il primo gradino di quelle liberali

Certo ci fu sempre stima per essa, affinchè l'esercitassero i liberi, poi i distinti, con divieto perenne affinchè non s'istruissero i servi

Perciò né in questa né nella scultura sono esaltate opere di qualcuno, che sia stato servo

[78] Anche nella 107° olimpiade furono famosi Aezione e Terimaco

Sono celebri pitture di Aezione il padre Libero, anche una Tragedia e una Commedia, Semiramide che da ancella conquista il regno, una vecchia che regge le fiaccole e una novella sposa notevole per il pudore

[79] Ma Apelle di Cos nella 112° olimpiade superò tutti quelli nati prima e quelli che sarebbero venuti dopo

Alla pittura da solo contribuì quasi più che tutti gli altri, anche con volumi pubblicati, che contengono questa teoria

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 124-129
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 124-129

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 124-129

praecipua eius in arte venustas fuit, cum eadem aetate maximi pictores essent; quorum opera cum admiraretur, omnibus conlaudatis deesse illam suam venerem dicebat, quam Graeci χαριτα vocant; cetera omnia contigisse, sed hac sola sibi neminem parem

[80] et aliam gloriam usurpavit, cum Protogenis opus inmensi laboris ac curae supra modum anxiae miraretur; dixit enim omnia sibi cum illo paria esse aut illi meliora, sed uno se praestare, quod manum de tabula sciret tollere, memorabili praecepto nocere saepe nimiam diligentiam

fuit autem non minoris simplicitatis quam artis

Melanthio dispositione cedebat, Asclepiodoro de mensuris, hoc est quanto quid a quoque distare deberet

[81] Scitum inter Protogenen et eum quod accidit
Particolare bellezza ci fu nella sua arte, pur essendoci grandissimi pittori nella stessa epoca; apprezzando di questi le opere, con lodi per tutti, diceva che mancava quel suo fascino, che i Greci chiamano grazia; e che avevano raggiunto tutte le altre cose, ma in questa sola nessuno uguale a lui

[80] E rivendicò un'altra gloria, ammirando un'opera di Protogene di immenso lavoro e di una precisione oltre misura; disse infatti che con quello tutte le cose erano pari a sé o migliori per quello, ma che egli in una prevaleva, poiché sapeva togliere la mano dal quadro, con un precetto memorabile che la troppa cura spesso nuoce

Fu poi di non minore semplicità che l'arte

Era inferiore a Melanzio per la composizione, ad Asclepiodoro per le distanze, cioè di quanto qualcosa doveva distare da qualcuno

[81] Simpatico ciò che avvenne fra lui e Protogene
ille Rhodi vivebat, quo cum Apelles adnavigasset, avidus cognoscendi opera eius fama tantum sibi cogniti, continuo officinam petiit

aberat ipse, sed tabulam amplae magnitudinis in machina aptatam una custodiebat anus

haec foris esse Protogenen respondit interrogavitque, a quo quaesitum diceret

ab hoc, inquit Apelles adreptoque penicillo lineam ex colore duxit summae tenuitatis per tabulam

[82] et reverso Protogeni quae gesta erant anus indicavit

ferunt artificem protinus contemplatum subtilitatem dixisse Apellen venisse, non cadere in alium tam absolutum opus; ipsumque alio colore tenuiorem lineam in ipsa illa duxisse abeuntemque praecepisse, si redisset ille, ostenderet adiceretque hunc esse quem quaereret

atque ita evenit
Quello viveva a Rodi, dove essendo sbarcato Apelle, avido di conoscere le opere di costui noto a lui solo per fama, si diresse subito al laboratorio

Lui era assente, ma una vecchia sorvegliava un quadro di grandi dimensioni montato su un supporto

Questa rispose che Protogene era fuori e chiese, da chi riferisse essere richiesto

Da questo, disse Apelle e preso un pennello tracciò col colore una linea di massima sottigliezza lungo il quadro

[82] E a Protogene tornato la vecchia spiegò le cose che erano accadute

Dicono che l'artista dopo aver guardato la sottigliezza dicesse subito che era venuto Apelle, che un'opera tanto perfetta non capitava in un altro; e che lui stesso aveva tracciato con un altro colore una linea più sottile su quella stessa e che lui andandosene aver raccomandato, se quello fosse tornato, di mostrarla e di aggiungere che questo era colui che cercava

E così avvenne

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 14, Paragrafi 61-72
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 14, Paragrafi 61-72

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 14, Paragrafi 61-72

revertit enim Apelles et vinci erubescens tertio colore lineas secuit nullum relinquens amplius subtilitati locum

[83] at Protogenes victum se confessus in portum devolavit hospitem quaerens, placuitque sic eam tabulam posteris tradi omnium quidem, sed artificum praecipuo miraculo

consumptam eam priore incendio Caesaris domus in Palatio audio, spectatam Rhodi ante, spatiose nihil aliud continentem quam lineas visum effugientes, inter egregia multorum opera inani similem et eo ipso allicientem omnique opere nobiliorem

[84] Apelli fuit alioqui perpetua consuetudo numquam tam occupatum diem agendi, ut non lineam ducendo exerceret artem, quod ab eo in proverbium venit
Infatti Apelle tornò e arrossendo di essere superato tracciò linee con un terzo colore non lasciando alla sottigliezza nessun margine più oltre

[83] Ma Protogene dopo aver ammesso di essere stato vinto andò al porto cercando il forestiero, e piacque che quel quadro fosse tramandato così ai posteri certo con ammirazione di tutti, ma particolare degli artisti

Apprendo essere stato distrutto questo nel primo incendio della casa di Cesare sul Palatino, ammirato prima a Rodi, che non conteneva ampiamente niente altro che linee che sfuggivano la vista, simile al vuoto fra opere insigni di molti e per questo stesso affascinante e più pregevole di ogni opera

[84] Del resto per Apelle ci fu la costante abitudine di non trascorrere mai un giorno così occupato, che non esercitasse l'arte col tracciare una linea, cosa che da lui divenne proverbiale
idem perfecta opera proponebat in pergula transeuntibus atque, ipse post tabulam latens, vitia quae notarentur auscultabat, vulgum diligentiorem iudicem quam se praeferens

[85] feruntque reprehensum a sutore, quod in crepidis una pauciores intus fecisset ansas, eodem postero die superbo emendatione pristinae admonitionis cavillante circa crus, indignatum prospexisse denuntiantem, ne supra crepidam sutor iudicaret, quod et ipsum in proverbium abiit

fuit enim et comitas illi, propter quam gratior Alexandro Magno frequenter in officinam ventitanti, nam, ut diximus, ab alio se ingi vetuerat edicto, sed in officina imperite multa disserenti silentium comiter suadebat, rideri eum dicens a pueris, qui colores tererent

[86] tantum erat auctoritati iuris in regem alioqui iracundum
Lo stesso esponeva le opere finite sul ballatoio per quelli che passavano e, nascondendosi lui stesso dietro il quadro, ascoltava quali difetti notassero, anteponendo il popolo come giudice più scrupoloso che se stesso

[85] E raccontano che era stato rimproverato da un calzolaio, perché in uno dei sandali aveva messo dentro meno occhielli, il giorno dopo quello superbo per la correzione della precedente osservazione criticando riguardo alla gamba, indignato aver rimproverato quello che criticava, affinchè un calzolaio non giudicasse oltre la calzatura, cosa che passò anch'essa in proverbio

Infatti ci fu anche affabilità in lui, per la quale alquanto gradito ad Alessandro Magno che andava frequentemente nel laboratorio, infatti, come abbiamo detto, aveva vietato con un editto che egli fosse dipinto da un altro, ma nel laboratorio a lui che esponeva senza competenza molte cose consigliava gentilmente il silenzio, dicendo che egli era deriso dai ragazzi, che pestavano i colori

[86] Tanta era la forza del prestigio su un re altrimenti iracondo

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 26, Paragrafi 03-78

quamquam Alexander honorem ei clarissimo perhibuit exemplo

namque cum dilectam sibi e pallacis suis praecipue, nomine Pancaspen, nudam pingi ob admirationem formae ab Apelle iussisset eumque, dum paret, captum amore sensisset, dono dedit ei, magnus animo, maior imperio sui nec minor hoc facto quam victoria alia, quia ipse se vicit, [87] nec torum tantum suum, sed etiam adfectum donavit artifici, ne dilectae quidem respectu motus, cum modo regis ea fuisset, modo pictoris esset

sunt qui Venerem anadyomenen ab illo pictam expari putent

Apelles et in aemulis benignus Protogeni dignationem primus Rhodi constituit

[88] sordebat suis, ut plerumque domestica, percontantique, quanti liceret opera effecta, parvum nescio quid dixerat, at ille quinquagenis talentis poposcit famamque dispersit, se emere, ut pro suis venderet
Sebbene Alessandro gli abbia attribuito onore con un famosissimo esempio

Infatti avendo ordinato che una particolarmente cara a lui fra le sue concubine, di nome Pancaspe, fosse ritratta nuda da Apelle per omaggio alla bellezza e avendo visto lui, mentre obbediva, preso d'amore, gliela dette in dono, grande nell'animo, più grande nel dominio di se stesso né minore per questa azione a un'altra vittoria, perché egli vinse se stesso, [87] donò all'artista non solo il suo talamo, ma anche un affetto, nemmeno spinto dal riguardo per l'amata, essendo stata essa ora di un re, essendo ora di un pittore

Ci sono quelli che ritengono la Venere anadiomene dipinta da quello

Apelle generoso anche verso i rivali assegnò per primo a Protogene la fama a Rodi

[88] Era disprezzato dai suoi, come per lo più le cose familiari, e a lui che chiedeva, quanto valutasse le opere realizzate, aveva detto non so quale cifra modesta, ma quello propose a cinquanta talenti e diffuse la fama, che egli comprava, per venderle come sue
ea res concitavit Rhodios ad intellegendum artificem, nec nisi augentibus pretium cessit

Imagines adeo similitudinis indiscretae pinxit, ut, incredibile dictu, Apio grammaticus scriptum reliquerit, quendam ex facie hominum divinantem, quos metoposcopos vocant, ex iis dixisse aut futurae mortis annos aut praeteritae vitae

[89] non fuerat ei gratia in comitatu Alexandri cum Ptolemaeo, quo regnante Alexandriam vi tempestatis expulsus, subornato fraude aemulorum plano regio invitatus, ad cenam venit indignantique Ptolemaeo et vocatores suos ostendenti, ut diceret, a quo eorum invitatus esset, arrepto carbone extincto e foculo imaginem in pariete delineavit, adgnoscente voltum plani rege inchoatum protinus
Questo fatto spinse i Rodiesi a capire l'artista, e non concesse il prezzo se non a quelli che l'aumentavano

Dipinse immagini di somiglianza così assoluta, che, incredibile a dirsi, il grammatico Apione lasciò uno scritto, che un tale che indovinava dal volto degli uomini, che chiamano metoposcopi, da questi (ritratti) aver detto o gli anni della futura morte o della vita trascorsa

[89] Per lui non c'era stata simpatia nel seguito di Alessandro con Tolomeo, regnando costui spinto ad Alessandria dalla forza di una tempesta, invitato con subdolo inganno dei rivali da un buffone regio, andò a cena e a Tolomeo indignato e che indicava i suoi addetti agli inviti, affinchè dicesse, da chi di loro fosse stato invitato, preso un tizzone spento dal focolare disegnò sulla parete una figura, riconoscendo subito il re il volto appena iniziato del buffone

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 73-76
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 73-76

[90] pinxit et Antigoni regis imaginem altero lumine orbati primus excogitata ratione vitia condendi; obliquam namque fecit, ut, quod deerat corpori, picturae deesse potius videretur, tantumque eam partem a facie ostendit, quam totam poterat ostendere

sunt inter opera eius et exspirantium imagines

quae autem nobilissima sint, non est facile dictu

[91] Venerem exeuntem e mari divus Augustus dicavit in delubro patris Caesaris, quae anadyomene vocatur, versibus Graecis tantopere dum laudatur, aevis victa, sed inlustrata

cuius inferiorem partem corruptam qui reficeret non potuit reperiri, verum ipsa iniuria cessit in gloriam artificis

consenuit haec tabula carie, aliamque pro ea substituit Nero in principatu suo Dorothei manu

[90] Dipinse anche la figura del re Antigono privo di un occhio escogitato per primo il sistema di nascondere i difetti; infatti la fece di traverso, così, che sembrasse piuttosto mancare alla pittura, quello che mancava al fisico, e mostrò solo quella parte del viso, che poteva mostrare tutta

Fra le sue opere ci sono anche immagini di moribondi

Non è facile a dirsi, quali però siano molto insigni

[91] Il divino Augusto consacrò nel tempio del padre Cesare una Venere che esce dal mare, che è detta anadiomene, viene ancora lodata dai versi greci, superata dai tempi, ma elogiata

Non potè essere trovato che rifacesse la sua parte inferiore, ma il danno stesso si mutò nella gloria dell'artista

Questo quadro si rovinò completamente, e Nerone sostituì un altro al posto suo durante il suo principato per mano di Doroteo

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 01 - 28

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 75-131

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 161-205