Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 01 - 28

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 01 - 28

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 01 - 28
[1] Animalium, quae terrestria appellavimus hominum quadam consortione degentia, indicata natura est

ex reliquis minimas esse volucres convenit

quam ob rem prius aequorum, amnium stagnorumque dicentur

[2] Sunt autem conplura in his maiora etiam terrestribus

causa evidens umoris luxuria

alia sors alitum quibus vita pendentibus

in mari autem, tam late supino mollique ac fertili nutrimento, accipiente causas genitales e sublimi semperque pariente natura pleraque etiam monstrifica reperiuntur, perplexis et in semet aliter atque aliter nunc flatu nunc fluctu convolutis seminibus atque principiis, vera ut fiat vulgi opinio, quicquid nascatur in parte naturae ulla, et in mari esse praeterque multa quae nusquam alibi
[1] E' stata indicata la natura degli animali, che abbiamo chiamato terrestri che vivono in una certa compagnia degli uomini

Si ritiene che fra gli altri i più piccoli siano gli uccelli

Per questo saranno trattati prima (quelli) dei mari, dei fiumi e degli stagni

[2] Fra questi ci sono poi parecchi più grandi dei terrestri

Causa evidente l'abbondanza di acqua

Diversa la condizione per quelli che nella vita vivono sospesi per nutrirsi

Nel mare poi, tanto largamente esteso e piano e con ricco nutrimento, poiché la natura riceve i principi generativi dall'alto e continuamente genera vengono trovati anche diversi mostri, mescolatisi semi e principi ed intrecciatisi fra loro in un modo o nell'altro ora col vento ora con l'onda, cosicché si formi la reale opinione del popolo che, qualunque cosa nasca in qualche parte della natura, si trova anche nel mare e anche molte cose che non sono altrove
[3] rerum quidem, non solum animalium, simulacra inesse licet intellegere intuentibus uvam, gladium, serras, cucumin vero et colore et odore similem, quo minus miremur equorum capita in tam parvis eminere cocleis

[4] Plurima autem et maxima animalia in Indico mari, ex quibus ballaenae quaternum iugerum, pristes docenum cubitorum, quippe ubi locustae quaterna cubita impleant, anguillae quoque in Gange amne tricenos pedes

[5] sed in mari belvae circa solstitia maxime visuntur

tunc illic ruunt turbines, tunc imbres, tunc deiectae montium iugis procellae ab imo vertunt maria pulsatasque ex profundo belvas cum fluctibus volvunt tanta, ut alias thynnorum, multitudine, ut Magni Alexandri classis haut alio modo quam hostium acie obvia contrarium agmen adversa fronte derexerit: aliter sparsis non erat evadere
[3] E' possibile poi per chi osserva l'uva, la spada, le seghe, il cocomero simile certo per colore e odore, capire che ci sono immagini di cose, non solo di animali, per cui dovremmo meravigliarci meno che in conchiglie così piccole compaiano teste di valli

[4] Nell'oceano Indiano poi la maggior parte degli animali più grandi, fra cui balene di quattro iugeri, pesci sega di duecento cubiti, certamente dove la aragoste riempiono quattro cubiti, anche le anguille nel fiume Gange trenta piedi

[5] Ma nel mare si vedono mostri soprattutto verso i solstizi

Allora lì irrompono turbini, allora piogge, allora tempeste scese dai gioghi dei monti sconvolgono in profondità i mari e strappano dall'abisso le belve spinte con le onde in così tanta moltitudine, come altrove quella dei tonni, che la flotta di Alessandro Magno si schierò di fronte non in modo diverso che contro una schiera di nemici: diversamente per quelli che erano sparsi non c'era da scappare
non voce, non sonitu, non ictu, sed fragore terrentur nec nisi ruina turbantur

[6] Cadara appellatur Rubri maris paeninsula ingens; huius obiectu vastus efficitur sinus, XII dierum et noctium remigio enavigatus Ptolemaeo regi, quando nullius aurae recipit afflatum

huius loci quiete praecipue ad inmobilem magnitudinem belvae adolescunt

[7] Gedrosos, qui Arabim amnem accolunt, Alexandri Magni classium praefecti prodiderunt in domibus fores maxillis belvarum facere, ossibus tecta contignare, ex quibus multa quadragenum cubitorum longitudinis reperta

exeunt et pecori similes belvae ibi in terram pastaeque radices fruticum remeant et quaedam equorum, asinorum, taurorum capitibus, quae depascuntur sata
Non sono spaventati né con la voce, né col rumore, né con un colpo, ma dal fragore e non sono sopraffatti se non con lo sterminio

[6] E' chiamata Cadara una grande penisola del mar Rosso; dal protendersi di questa è formato un grande golfo, attraversato a remi con una navigazione di 12 giorni e notti dal re Tolomeo, dal momento che non riceve il soffio di nessun vento

Per la caratteristica tranquillità di questo luogo le belve crescono fino ad una grandezza che rende immobili

[7] I comandanti delle flotte di Alessandro Magno tramandarono che i Gedrosi, che abitano il fiume Arabi, costruirono nelle case le porte con le mascelle degli animali, ricoprirono i tetti con ossa, fra cui trovate molte della lunghezza di quaranta cubiti

Qui le bestie escono anche simili alla mandria e dopo aver mangiato sul terreno radici di arbusti ritornano e alcuni con teste di cavalli, asini, tori, che pascolano i seminati

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 11-50
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 11-50

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 11-50

[8] Maximum animal in Indico mari pristis et ballaena est, in Gallico oceano physeter, ingentis columnae modo se attollens altiorque navium velis diluviem quandam eructans, in Gaditano oceano arbor, in tantum vastis dispansa ramis, ut ex ea causa fretum numquam intrasse credatur

apparent et rotae appellatae a similitudine, quaternis distinctae hae radiis, modiolos earum oculis duobus utrimque claudentibus

[9] Tiberio principi nuntiavit Olisiponensium legatio ob id missa visum auditumque in quodam specu concha canentem Tritonem qua noscitur forma

et Nereidum falsa non est, squamis modo hispido corpore etiam qua humanam effigiem habent; namque haec in eodem spectata litore est, cuius morientis etiam cantum tristem accolae audivere longe; et divo Augusto legatus Galliae complures in litore apparere examines Nereidas scripsit
[8] Nell'oceano Indiano l'animale più grande è il pesce sega e la balena, nel mare Gallico il capodoglio, che s'innalza a modo di una grande colonna e più alto delle vele delle navi emettendo come un diluvio, nel mare di Cadice il pesce albero, esteso con ampie fronde tanto, che si crede per questo motivo che non sia mai entrato nello stretto

Compaiono anche le ruote denominate per analogia, queste divise in quattro raggi, con i loro due occhi che delimitano i mozzi su entrambi i lati

[9] Un'ambasceria di abitanti di Lisbona mandata per questo, annunciò al principe Tiberio che era stato visto e udito in una certa grotta un Tritone con quella forma con cui è conosciuto che cantava con una conchiglia

E non è falsa quella delle Nereidi, col corpo ispido come squame anche dove hanno aspetto umano; infatti questa fu vista sullo stesso litorale, gli abitanti sentirono da lontano anche il canto triste di questa morente; e un ambasciatore della Gallia scrisse al divino Augusto che sul litorale apparivano molte Nereidi esanimi
[10]Auctores habeo in equestri ordine splendentes visum ab his in Gaditano oceano marinum hominem toto corpore absoluta similitudine; ascendere eum navigia nocturnis temporibus statimque degravari quas insederit partes et, si diutius permaneat, etiam mergi

Tiberio principe contra Lugdunensis provinciae litus in insula simul trecentas amplius belvas reciprocans destituit oceanus, mirae varietatis et magnitudinis, nec pauciores in Santonum litore interque reliquas elephantos et arietes candore tantum cornibus adsimulatis, Nereidas vero multas

[11] Turranius prodidit expulsam belvam in Gaditana litora, cuius inter duas pinnas ultimae caudae cubita sedecim fuissent, dentes eiusdem CXX, maximi dodrantium mensura, minimi semipedum

belvae, cui dicebatur exposita fuisse Andromeda, ossa Romae apportata ex oppido Iudaeae Iope ostendit inter reliqua miracula in aedilitate sua M
[10] Annovero autori nell'ordine equestre illustri per aver visto fra questi nel mare di Cadice un uomo marino con una somiglianza assoluta in tutto il corpo; che egli di notte saliva sulle navi e subito le parti su cui si era seduto si abbassavano e, se si fermava più a lungo, affondavano anche

Mentre era principe Tiberio in un'isola di fronte al litorale della provincia di Lione l'oceano rifluendo lasciò contemporaneamente più di trecento animali, di straordinaria varietà e grandezza, e non meno sul litorale dei Santoni e fra le altre elefanti e arieti con corna riprodotte solo di bianco, poi molte Nereidi

[11] Turannio tramandò che sul litorale di Cadice fu gettato un animale, fra le cui due pinne dell'estremità della coda c'erano sedici cubiti, i cui denti 120, i più grandi con la misura di tre quarti di piede, i più piccoli di mezzo piede

M

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 91-100
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 91-100

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 91-100

Scaurus longitudine pedum XL, altitudine costarum Indicos elephantos excedente, spinae crassitudine sesquipedali

[12] Ballaenae et in nostra maria penetrant

in Gaditano oceano non ante brumam conspici eas tradunt, condi autem statis temporibus in quodam sinu placido et capaci, mire gaudentes ibi parere

hoc scire orcas, infestam iis belvam et cuius imago nulla repraesentatione exprimi potest alia quam carnis inmensae dentibus truculentae

[13] inrumpunt ergo in secreta ac vitulos earum aut fetas vel etiamnum gravidas lancinant morsu incursuque ceu Liburnicarum rostris fodiunt
Scauro durante la sua edilità esibì a Roma, tra le altre meraviglie, le ossa portate dalla città di Giaffa in Giudea di una belva, a cui si diceva essere stata esposta Andromeda, della lunghezza di 40 piedi, con l'altezza delle costole che superava gli elefanti indiani, con una grandezza della spina dorsale di un piede e mezzo

[12] Le balene penetrano anche nei nostri mari

Nel mare di Cadice tramandano che queste non si vedono prima del solstizio d'inverno, in periodi determinati nascondersi poi in un certo golfo tranquillo e ampio, qui generare straordinariamente contente

Che le orche sanno ciò, animale dannoso per loro e la cui immagine non può essere rappresentata con nessuna descrizione diversa da quella di un immenso corpo minaccioso per i denti

[13] Irrompono dunque nei nascondigli e sbranano col morso i loro piccoli o quelle che hanno partorito o anche le gravide e nell'assalto trafiggono come con i rostri dei Liburnici
illae ad flexum inmobiles, ad repugnandum inertes et pondere suo oneratae, tunc quidem et utero graves pariendive poenis invalidae, solum auxilium novere in altum profugere et se tuto defendere oceano

contra orcae occurrere laborant seseque opponere et caveatas angustiis trucidare, in vada urguere, saxis inlidere

spectantur ea proelia ceu mari ipso sibi irato, nullis in sinu ventis, fluctibus vero ad anhelitus ictusque quantos nulli turbines volvant

[14] orca et in portu Ostiensi visa est oppugnata a Claudio principe

venerat tum exaedificante eo portum, invitata naufragiis tergorum advectorum e Gallia, satiansque se per conplures dies alveum in vado sulcaverat, adtumulata fluctibus in tantum, ut circumagi nullo modo posset et, dum saginam persequitur in litus fluctibus propulsam, emineret dorso multum super aquas carinae vice inversae
Quelle impedite nel voltarsi, inerti a combattere e appesantite dalla loro mole, allora certo anche pesanti per il ventre o deboli per le sofferenze del parto, conoscono il solo scampo nel fuggire in alto mare e difendersi in pieno oceano

Al contrario le orche si affannano ad affrontale e contrastare e massacrare quelle chiuse in stretti spazi, spingerle nelle secche, sfracellarle sulle rocce

Si vedono queste battaglie come in un mare irato contro se stesso, in un golfo con nessun vento, ma con onde riguardo a soffi e colpi quanto nessun turbine scatena

[14] Anche nel porto di Ostia fu vista un'orca affrontata dal principe Claudio

Era giunta quando lui edificava il porto, attirata dai naufragi di pelli trasportate dalla Gallia, e saziandosi per diversi giorni si era scavata un alveo nel fondale, ricoperta tanto di sabbia dalle onde, che in nessun modo poteva girarsi e, mentre cerca il cibo spinto dalle onde sulla riva, emerge col dorso di molto sopra le acque a modo di una barca rovesciata

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 96-116
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 96-116

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 96-116

[15] praetendi iussit Caesar plagas multiplices inter ora portus profectusque ipse cum praetorianis cohortibus populo Romano spectaculum praebuit, lanceas congerente milite e navigiis adsultantibus, quorum unum mergi vidimus reflatu belvae oppletum unda

[16] Ora ballaenae habent in frontibus ideoque summa aqua natantes in sublime nimbos efflant

spirant autem confessione omnium et paucissima alia in mari, quae internorum viscerum pulmonem habent, quoniam sine eo spirare animal nullum putatur

nec piscium branchias habentes anhelitum reddere ac per vices recipere existimant quorum haec opinio est, nec multa alia genera etiam branchiis carentia, in qua sententia fuisse Aristotelem video et multis persuasisse doctrina insignibus
[15] Cesare ordinò di tendere molte reti fra l'imboccatura del porto e avendo iniziato lui stesso con le coorti pretoriane offrì lo spettacolo al popolo romano, con l'esercito che scagliava lance dalle navi assaltatrici, una delle quali vedemmo venire affondata riempita da un'onda col soffio della belva

[16] Le balene hanno sfiatatoi sulle fronti e pertanto nuotando sulla superficie dell'acqua soffiano rovesci in alto

Per ammissione di tutti poi nel mare respirano anche pochissimi altri, che hanno un polmone delle viscere interne, perché senza questo si ritiene che nessun animale respiri

Questa è l'opinione di quelli che pensano dei pesci quelli che hanno le branchie non emettono ed immettono alternativamente il respiro, né molti altri generi anche privi di branchie, vedo che Aristotele è stato di questo parere e ha persuaso molti uomini insigni con la teoria
[17] nec me protinus huic opinioni eorum accedere haut dissimulo, quoniam et pulmonum vice alia possint spirabilia inesse viscera ita volente natura, sicut et pro sanguine est multis alius umor

in aquas quidem penetrare vitalem hunc halitum quis miretur, qui etiam reddi ab his eum cernat et in terras quoque, tanto spissiorem naturae partem, penetrare argumento animalium quae semper defossa vivunt, ceu talpae

[18] accedunt apud me certe efficacia ut credam, etiam omnia in aquis spirare naturae suae sorte, primum saepe adnotata piscium aestivo calore quaedam anhelatio et alia tranquillo velut oscitatio, ipsorum quoque, qui sunt in adversa opinione, de somno piscium confessio quis enim sine respiratione somno locus

, praeterea bullantium aquarum sufflatio lunaeque effectu concharum quoque corpora augescentia
[17] Non dissimulo di aderire subito a questa loro opinione, poiché invece dei polmoni potrebbero esserci altri organi respiratori volendo così la natura, come anche invece del sangue c'è per molti un altro liquido

Chi si meraviglierebbe che nelle acque penetri quindi questo alito vitale, poiché lo vede anche essere esalato da questi e penetrare pure nella terra, elemento di natura tanto più compatto, con la testimonianza degli animali che vivono sempre sotterrati come le talpe

[18] Aderiscono certamente con efficacia presso di me affinché io creda che, anche nell'acqua tutti respirino secondo la condizione della propria natura, dapprima perché è stato notato spesso durante il caldo estivo un certo ansito dei pesci e come un altro sbadiglio nel mare calmo, l'ammissione anche di quelli stessi, che sono di parere contrario, riguardo al sonno dei pesci - infatti quale spazio per il sonno senza respiro

-,inoltre il rigonfiamento di bolle di acqua e per effetto della luna anche i corpi delle conchiglie che crescono

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 353-365
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 353-365

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 353-365

super omnia est quod esse auditum et odoratum piscibus non erit dubium, ex aëris utrumque materia

odorem quidem non aliud quam infectum aëra intellegi possit

quam ob rem de his opinetur ut cuique libitum erit

[19] branchiae non sunt ballaenis nec delphinis

haec duo genera fistula spirant, quae ad pulmonem pertinet, ballaenis a fronte, delphinis a dorso

et vituli marini, quae vocant phocas, spirant ac dormiunt in terra; item testudines, de quibus mox plura

[20] Velocissimum omnium animalium, non solum marinorum, est delphinus, ocior volucre, acrior telo, ac nisi multum infra rostrum os illi foret medio paene in ventre, nullus piscium celeritatem eius evaderet

sed adfert moram providentia naturae, quia nisi resupini atque conversi non corripiunt, quae causa praecipue velocitatem eorum ostendit
Soprattutto c'è questo che non ci sarà dubbio che per i pesci vi è l'udito e l'odorato, entrambe le facoltà dall'aria

Che certo l'odore possa essere percepito non altro che come aria impregnata

Perciò su queste cose si pensi come a ciascuno sarà gradito

[19] Non ci sono branchie per le balene né per i delfini

Queste due specie respirano con un condotto che si estende al polmone, per le balene sulla fronte, per i delfini sul dorso

Anche i vitelli marini, che chiamano foche, respirano e dormono sulla terra; lo stesso le testuggini, di cui in seguito (dirò) più cose

[20] Il più veloce di tutti gli animali, non solo marini, è il delfino, più svelto di un volatile, più pronto di un dardo, e se la bocca per lui non fosse molto sotto il muso quasi a metà del ventre, nessun pesce sfuggirebbe la sua velocità

Ma la provvidenza della natura mette un ostacolo, perché non afferrano se non supini o voltati, questa circostanza mostra particolarmente la loro velocità

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 191-197
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 191-197

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 15, Paragrafi 01-20
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 15, Paragrafi 01-20

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 66-97
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 66-97

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 34, Paragrafi 66-97

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 191 - 203
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 191 - 203

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 75-131

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 161-205

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 146 - 156

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione