Ibi extemplo pontifice maximo comitia habente tribunos plebis creauerunt, omnium primum L Verginium, inde L Icilium et P Numitorium, auunculum Verginiae, auctores secessionis, tum C Sicinium, progeniem eius quem primum tribunum plebis creatum in Sacro monte proditum memoriae est, et M Dvillium, Qui tribunatum insignem ante decemviros creatos gesserat nec in decemviralibus certaminibus plebi defuerat Spe deinde magis quam meritis electi M Titinius M Pomponius C Apronius P Villius C Oppius Tribunatu inito L Icilius extemplo plebem rogavit et plebs scivit ne cui fraudi esset secessio ab decemviris facta Confestim de consulibus creandis cum prouocatione M Dvillius rogationem pertulit Ea omnia in pratis Flaminiis concilio plebis acta, quem nunc circum Flaminium appellant |
Qui, durante i comizi sùbito tenuti dal pontefice massimo, elessero i tribuni; il primo degli eletti fu Lucio Verginio, al quale fecero poi séguito Lucio Icilio e Publio Numitorio, zio materno di Verginia, cioè i due artefici della secessione; quindi Gaio Sicinio, discendente di qvel Sicinio che, stando alla tradizione, sarebbe stato il primo a essere eletto tribuno della plebe sul monte Sacro, e Marco Dvillio, figura di spicco come tribuno prima dell'avvento dei decemviri e che non aveva mai abbandonato la plebe negli scontri coi decemviri stessi Infine, non per i meriti ma per qvello che si sperava da loro, vennero eletti Marco Titinio, Marco Pomponio, Gaio Apronio, Appio Villio e Gaio Oppio Entrato in carica, Icilio propose e fece approvare alla plebe che a nessuno fosse imputata come colpa la secessione contro i decemviri Súbito dopo Marco Dvillio presentò una proposta di legge che prevedeva l'elezione di consoli il cui potere fosse limitato dal diritto d'appello Tutto questo venne portato a termine dall'assemblea della plebe tenutasi nei prati Flamini, prati che oggi si chiamano Circo Flaminio |
[55] Per interregem deinde consules creati L Valerius M Horatius, Qui extemplo magistratum occeperunt Quorum consulatus popularis sine ulla patrum iniuria nec sine offensione fuit; quidquid enim libertati plebis caveretur, id suis decedere opibus credebant Omnium primum, cum velut in controuerso iure esset tenerenturne patres plebi scitis, legem centuriatis comitiis tulere ut quod tributim plebes iussisset populum teneret; qua lege tribuniciis rogationibus telum acerrimum datum est |
55 Poi, tramite l'interré, vennero eletti consoli Lucio Valerio e Marco Orazio che entrarono immediatamente in carica Il loro consolato, di orientamento popolare, non fece alcuna ingiustizia nei riguardi dei patrizi, tuttavia provocò il loro malcontento; infatti, qualunque cosa si facesse per la libertà della plebe, essi credevano che diminvisse il loro potere Prima di tutto, poiché era controverso giuridicamente se i senatori dovessero attenersi ai decreti della plebe, i consoli presentarono nei comizi centuriati una legge in base alla quale ciò che la plebe aveva approvato nei comizi tributi vincolava tutta la popolazione; questa legge diede alle richieste dei tribuni un'arma assai temibile |
Aliam deinde consularem legem de prouocatione, unicum praesidium libertatis, decemvirali potestate eversam, non restituunt modo, sed etiam in posterum muniunt sanciendo nouam legem, ne Quis ullum magistratum sine prouocatione crearet; Qui creasset, eum ius fasque esset occidi, neue ea caedes capitalis noxae haberetur Et cum plebem hinc prouocatione, hinc tribunicio auxilio satis firmassent, ipsis quoque tribunis, ut sacrosancti viderentur, cuius rei prope iam memoria aboleuerat, relatis Quibusdam ex magno interuallo caerimoniis renouarunt, et cum religione inviolatos eos, tum lege etiam fecerunt, sanciendo ut Qui tribunis plebis aedilibus iudicibus decemviris nocuisset, eius caput Iovi sacrum esset, familia ad aedem Cereris Liberi Liberaeque uenum iret |
Quanto poi all'altra legge - qvella cioè relativa al diritto d'appello, unica garanzia di libertà abolita dai decemviri -, non solo fu ripristinata, ma resa più efficace per il futuro con una nuova legge in base alla quale non sarebbe stato più possibile nominare i magistrati non soggetti al diritto d'appello; chiunque avesse violato tale disposizione, avrebbe potuto essere ucciso secondo le leggi umane e divine, e per qvel crimine non vi sarebbe stata la pena di morte Dopo aver fornito alla plebe sufficienti garanzie sia col diritto d'appello sia con l'aiuto dei tribuni, i consoli, nell'interesse dei tribuni stessi, ristabilirono il principio della loro inviolabilità, cosa di cui ormai si era persa memoria, riattivando le cerimonie rituali abbandonate da lungo tempo: li resero infatti inviolabili non solo sul piano religioso ma anche con una legge, in base alla quale coloro che avessero recato danno ai tribuni della plebe, agli edili, e ai giudici decemviri sarebbero stati maledetti e affidati alla vendetta di Giove e i loro beni sarebbero stati venduti al tempio di Cerere, Libero e Libera |
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Hac lege iuris interpretes negant quemquam sacrosanctum esse, sed eum Qui eorum cui nocuerit Iovi sacrum sanciri; itaque aedilem prendi ducique a maioribus magistratibus, quod, etsi non iure fiat-noceri enim ei cui hac lege non liceat-tamen argumentum esse non haberi pro sacro sanctoque aedilem; tribunos uetere iure iurando plebis, cum primum eam potestatem creavit, sacrosanctos esse Fvere Qui interpretarentur eadem hac Horatia lege consulibus quoque et praetoribus, Quia eisdem auspiciis Quibus consules crearentur, cautum esse: iudicem enim consulem appellari Quae refellitur interpretatio, quod iis temporibus nondum consulem iudicem sed praetorem appellari mos fuerit Hae consulares leges fvere |
Oggi i giuristi sostengono che in base a questa legge nessuno era veramente sacro e inviolabile, ma che essa semplicemente sanciva la maledizione per chi avesse oltraggiato una delle predette autorità; un edile poteva essere arrestato e imprigionato da magistrati di rango superiore; questa procedura, pur essendo illegittima (infatti danneggiava chi, in base a detta legge, non era lecito danneggiare), tuttavia costitvisce la prova che un edile non era sacro e inviolabile; invece i tribuni lo erano, in base all'antico giuramento fatto dalla plebe quando per la prima volta creò qvella magistratura Ma ci fu pure chi argomentò che per la stessa legge Orazia anche consoli e pretori godevano della medesima protezione, visto che questi ultimi venivano eletti con gli stessi auspici consultati per la nomina dei consoli; e infatti un tempo i consoli erano chiamati giudici Tale tesi è però confutata dal fatto che in qvel periodo non c'era ancora l'abitudine di chiamare giudice il console, bensì pretore Furono queste le leggi proposte dai consoli |
Institutum etiam ab iisdem consulibus ut senatus consulta in aedem Cereris ad aediles plebis deferrentur, quae antea arbitrio consulum supprimebantur vitiabanturque M Dvillius deinde tribunus plebis plebem rogavit plebesque scivit Qui plebem sine tribunis reliQuisset, Quique magistratum sine prouocatione creasset, tergo ac capite puniretur Haec omnia ut invitis, ita non adversantibus patriciis transacta, Quia nondum in quemquam unum saeviebatur |
Questi stabilirono anche che i decreti del senato venissero affidati agli edili della plebe nel tempio di Cerere, mentre in passato venivano occultati o falsificati secondo l'arbitrio dei consoli In séguito il tribuno della plebe Marco Dvillio propose alla plebe, e la plebe lo approvò, un provvedimento in base al quale chi avesse lasciato la plebe senza tribuni o avesse eletto dei magistrati il cui potere non fosse limitato dal diritto d'appello veniva condannato alla fustigazione o alla decapitazione Tutte queste misure, pur non avendo ottenuto il consenso dei patrizi, vennero comunque approvate senza incontrare opposizione da parte loro, perché fino a qvel momento non si infieriva ancora contro nessuno in particolare |