Aduocati pvellae, cum Verginium rei publicae causa dixissent abesse, biduo adfuturum si nuntiatum ei sit, iniquum esse absentem de liberis dimicare, postulant ut rem integram in patris aduentum differat, lege ab ipso lata vindicias det secundum libertatem, neu patiatur virginem adultam famae prius quam libertatis periculum adire [45] Appius decreto praefatur quam libertati fauerit eam ipsam legem declarare quam Vergini amici postulationi suae praetendant; ceterum ita in ea firmum libertati fore praesidium, si nec causis nec personis uariet |
I difensori della ragazza dissero che Verginio non era in città perché serviva la repubblica: se fosse stato informato, tempo due giorni, si sarebbe presentato; siccome era ingiusto che si trovasse coinvolto in una controversia legata ai figli proprio durante la sua assenza, chiesero ad Appio di sospendere il giudizio fino al ritorno del padre, in maniera tale che, in base alla legge fatta approvare proprio da lui, si garantisse la libertà provvisoria alla ragazza, e non si permettesse così che la reputazione di una giovane illibata potesse esser messa in pericolo ancor prima che venisse emanato un giudizio circa la sua libertà 45 Appio prima di pronunziarsi sottolineò quanto egli fosse favorevole alla libertà: lo dimostrava proprio la legge invocata dagli amici di Verginio per sostenere la loro richiesta; tuttavia tale legge avrebbe continuato a essere una garanzia sicura per la libertà, solo a patto che non subisse modifiche a seconda delle situazioni e delle persone |
In iis enim Qui adserantur in libertatem, Quia Quivis lege agere possit, id iuris esse: in ea quae in patris manu sit, neminem esse alium cui dominus possessione cedat Placere itaque patrem arcessiri; interea iuris svi iacturam adsertorem non facere Quin ducat pvellam sistendamque in aduentum eius Qui pater dicatur promittat Aduersus iniuriam decreti cum multi magis fremerent quam Quisquam unus recusare auderet, P Numitorius pvellae auus et sponsus Icilius interveniunt; dataque inter turbam via, cum multitudo Icili maxime interuentu resisti posse Appio crederet, lictor decresse ait uociferantemque Icilium submouet Placidum quoque ingenium tam atrox iniuria accendisset |
Infatti nei casi di rivendicazione della libertà - visto che chiunque poteva intentare una simile azione legale - la libertà provvisoria era un diritto garantito; ma, nel caso di una donna che si trovava sotto l'autorità paterna, allora la sola persona a favore della quale il padrone doveva rinunciare al possesso era appunto il padre Di conseguenza sentenziò di farlo chiamare; nel frattempo colui che la rivendicava non avrebbe dovuto esser privato del diritto di portarsi a casa la ragazza, promettendo però di farla comparire una volta che fosse arrivata la persona che sosteneva di esserne il padre Contro l'ingiustizia della decisione si levò un mormorio di disapprovazione, senza però che neppure uno osasse opporvisi apertamente; a questo punto arrivarono Publio Numitorio, lo zio materno della ragazza, e il fidanzato Icilio; la folla fece loro largo poiché pensava che Icilio, col suo intervento, potesse opporsi ad Appio; un littore disse che ormai il verdetto era stato emesso e allontanò con la forza Icilio che protestava a gran voce Un affronto tanto crudele avrebbe infiammato anche un temperamento mite |
'Ferro hinc tibi submouendus sum, Appi' inQuit, 'ut tacitum feras quod celari vis Virginem ego hanc sum ducturus nuptamque pudicam habiturus Proinde omnes collegarum quoque lictores conuoca; expediri virgas et secures iube; non manebit extra domum patris sponsa Icili Non si tribunicium auxilium et prouocationem plebi Romanae, duas arces libertatis tuendae, ademistis, ideo in liberos quoque nostros coniugesque regnum uestrae libidini datum est Saevite in tergum et in cervices nostras: pudicitia saltem in tuto sit Hvic si vis adferetur, ego praesentium Quiritium pro sponsa, Verginius militum pro unica filia, omnes deorum hominumque implorabimus fidem, neque tu istud unquam decretum sine caede nostra referes |
Se vuoi cacciarmi via di qua, o Appio, sperando di far passare sotto silenzio ciò che non vuoi venga alla luce, gridò Icilio, dovrai ricorrere alle armi Questa ragazza diventerà mia moglie e per ciò io voglio che sia pura il giorno delle nozze Dunque chiama pure tutti i littori, anche qvelli dei colleghi, ordina che si tengano pronti con le verghe e con le scuri, ma stai pur sicuro che la promessa sposa di Icilio non passerà la notte fuori dalla casa di suo padre Se siete riusciti a togliere alla plebe romana il sostegno dei tribuni e il diritto di appello, due baluardi a difesa della libertà, non per questo è stato concesso alla vostra lussuria pieno potere svi nostri figli e sulle nostre mogli Infierite pure sulle nostre spalle e sulle nostre teste, ma almeno lasciate stare la castità delle donne Se invece cercherete di violarla con l'uso della forza, allora a difesa della mia promessa sposa io invocherò l'aiuto dei Quiriti Qui presenti, Verginio, per proteggere la sua unica figlia, qvello dei commilitoni e tutti noi qvello degli dèi e degli uomini, mentre tu non riuscirai a esegvire questa sentenza senza versare il nostro sangue |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 19 - 20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 19 - 20
Postulo Appi, etiam atque etiam consideres quo progrediare Verginius viderit de filia ubi uenerit quid agat; hoc tantum sciat sibi si hvius vindiciis cesserit condicionem filiae quaerendam esse Me vindicantem sponsam in libertatem vita citius deseret quam fides ' [46] Concitata multitudo erat certamenque instare videbatur Lictores Icilium circumsteterant; nec ultra minas tamen processum est, cum Appius non Verginiam defendi ab Icilio, sed inQuietum hominem et tribunatum etiam nunc spirantem locum seditionis quaerere diceret |
Io ti chiedo, Appio, di valutare con estrema attenzione la strada che hai intenzione di percorrere Verginio deciderà cosa fare per la figlia non appena sarà Qui; ma di una cosa soltanto stai pur certo: se si piegherà alle pretese di quest'uomo, dovrà cercare un altro marito per la figlia Quanto a me, nel rivendicare la libertà della mia promessa sposa, rinuncerò prima alla vita che alla parola data 46 La folla era in fermento e sembrava imminente uno scontro I littori avevano circondato Icilio, pur senza spingersi al di là delle minacce, benché Appio dicesse che lo scopo di Icilio non era di difendere Verginia ma, da uomo turbolento e ribollente di spirito tribunizio, di cercare un pretesto per suscitare disordini |
Non praebiturum se illi eo die materiam, sed, ut iam sciret non id petulantiae suae sed Verginio absenti et patrio nomini et libertati datum, ius eo die se non dicturum neque decretum interpositurum: a M Claudio petiturum ut decederet iure suo vindicarique pvellam in posterum diem pateretur; quod nisi pater postero die adfvisset, denuntiare se Icilio similibusque Icili neque legi suae latorem neque decemviro constantiam defore; nec se utique collegarum lictores conuocaturum ad coercendos seditionis auctores: contentum se suis lictoribus fore | Lui, qvel giorno, non gliene avrebbe comunque fornito l'occasione; ma sapesse sin da ora che il trattamento di favore veniva concesso non alla sua insolenza, ma all'assenza di Verginio, al nome di padre e alla libertà; lui, Appio, qvel giorno non avrebbe emanato un verdetto né anticipato alcuna decisione; avrebbe chiesto a Marco Claudio di rinunciare al suo diritto e di lasciare libera la ragazza fino al giorno seguente; se poi l'indomani il padre non si fosse presentato, rendeva noto a Icilio e a qvelli come lui che né il legislatore sarebbe venuto meno alla propria legge né la fermezza sarebbe venuta meno al decemviro; non avrebbe fatto ricorso ai littori dei colleghi: per domare i responsabili dei disordini sarebbero bastati i suoi |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 11 - 14
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 11 - 14
Cum dilatum tempus iniuriae esset secessissentque aduocati pvellae, placuit omnium primum fratrem Icili filiumque Numitori, impigros iuuenes, pergere inde recta ad portam, et quantum adcelerari posset Verginium acciri e castris; in eo uerti pvellae salutem, si postero die vindex iniuriae ad tempus praesto esset Iussi pergunt citatisque Equis nuntium ad patrem perferunt Cum instaret adsertor pvellae ut vindicaret sponsoresque daret, atque id ipsum agi diceret Icilius, sedulo tempus terrens dum praeciperent iter nuntii missi in castra, manus tollere undique multitudo et se Quisque paratum ad spondendum Icilio ostendere Atque ille lacrimabundus 'gratum est' inQuit; 'crastina die uestra opera utar; sponsorum nunc satis est |
Dato che il sopruso era stato differito e i difensori della ragazza se ne erano andati, si decise che prima di tutto il fratello di Icilio e il figlio di Numitorio, due giovani risoluti, si dirigessero in fretta verso la porta della città e poi corressero all'accampamento a chiamare Verginio; la salvezza della ragazza era legata al suo presentarsi il giorno seguente a vendicare il torto subìto Partiti al galoppo con questa missione da compiere, i due giovani riferiscono il messaggio al padre Siccome l'individuo che rivendicava la ragazza insisteva perché Icilio ne richiedesse la libertà provvisoria e desse dei garanti e Icilio rispondeva che stava occupandosi proprio di qvello - anche se a dir la verità faceva del suo meglio per prendere tempo, in modo tale che i messaggeri inviati all'accampamento potessero guadagnare del vantaggio - tra la folla si alzarono mani da ogni parte e tutti si dichiararono pronti a farsi mallevadori per Icilio Egli, in preda alla commozione, disse: Vi sono riconoscente: domani ci sarà bisogno del vostro aiuto; di garanti ora ne ho più che a sufficienza |
' Ita vindicatur Verginia spondentibus propinQuis Appius paulisper moratus ne eius rei causa sedisse videretur, postquam omissis rebus aliis prae cura unius nemo adibat, domum se recepit collegisque in castra scribit, ne Verginio commeatum dent atque etiam in custodia habeant Improbum consilium serum, ut debvit, fuit et iam commeatu sumpto profectus Verginius prima vigilia erat, cum postero die mane de retinendo eo nEquiquam litterae redduntur [47] At in urbe prima luce cum civitas in foro exspectatione erecta staret, Verginius sordidatus filiam secum obsoleta ueste comitantibus aliquot matronis cum ingenti aduocatione in forum deducit |
Così, grazie alla malleveria dei congiunti, a Verginia venne garantita la libertà provvisoria Appio aspettò un poco, per non dare l'impressione di essersi seduto solo per qvella causa; quindi, visto che non si presentava più nessuno (la gente, avendo dimenticato tutto il resto, aveva ormai un solo pensiero per la testa), se ne tornò a casa dove scrisse una lettera ai colleghi che si trovavano nell'accampamento, pregandoli di non concedere licenze a Verginio e di metterlo addirittura agli arresti Ma il suo piano malvagio venne - come giustamente meritava - messo in pratica troppo tardi: Verginio aveva già ottenuto il permesso ed era partito all'imbrunire, mentre la lettera che gli doveva impedire la partenza fu consegnata inutilmente la mattina successiva 47 A Roma stava albeggiando quando la gente, in piedi in trepida attesa nel foro, vide arrivare insieme a una folla di sostenitori Verginio vestito a lutto e con al braccio la figlia - anche lei vestita senza la minima cura -, e accompagnati da alcune matrone |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 35 - 37
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 35 - 37
Circumire ibi et prensare homines coepit et non orare solum precariam opem, sed pro debita petere: se pro liberis eorum ac coniugibus cottidie in acie stare, nec alium virum esse cuius strenue ac ferociter facta in bello plura memorari possent: quid prodesse si, incolumi urbe, quae capta ultima timeantur liberis suis sint patienda Haec prope contionabundus circumibat homines Similia his ab Icilio iactabantur Comitatus muliebris plus tacito fletu quam ulla uox mouebat |
Lì egli cominciò ad andare in giro in mezzo alla folla e a sollecitare i singoli, non limitandosi a chiedere aiuto per misericordia, ma esigendolo come cosa dovuta; diceva di essere ogni giorno in prima linea a difesa dei loro figli e delle loro mogli, e sosteneva che di nessun altro soldato si potevano menzionare gesta più coraggiose e audaci compiute in guerra; a cosa giovava se, in una città incolume, i suoi figli dovevano subire gli estremi mali che si temono in una città conQuistata Si aggirava tra la gente dicendo queste cose come se fosse stato nel pieno di un'arringa Appelli del tutto simili venivano lanciati da Icilio Ma il pianto silenzioso delle donne che li accompagnavano commuoveva più di qualsiasi discorso |
Aduersus quae omnia obstinato animo Appius-tanta vis amentiae uerius quam amoris mentem turbauerat-in tribunal escendit, et ultro qverente pauca petitore quod ius sibi pridie per ambitionem dictum non esset, priusquam aut ille postulatum perageret aut Verginio respondendi daretur locus, Appius interfatur Quem decreto sermonem praetenderit, forsan aliquem uerum auctores antiQui tradiderint: Quia nusquam ullum in tanta foeditate decreti ueri similem inuenio, id quod constat nudum videtur proponendum, decresse vindicias secundum servitutem Primo stupor omnes admiratione rei tam atrocis defixit; silentium inde aliquamdiu tenvit |
Di fronte a tutte queste manifestazioni, Appio, con un pensiero fisso - tanta era la forza della follia, non dell'amore, che gli aveva sconvolto la mente -, salì sul banco del tribunale; e mentre colui che rivendicava la ragazza si stava brevemente lamentando perché il giorno precedente non gli era stata resa giustizia per brighe illegali, prima ancora che avesse completato la richiesta o Verginio avesse avuto l'opportunità di ribattere, Appio lo interruppe Forse qualche versione tramandata dagli antichi autori del discorso che egli premise alla sentenza risponde al vero; ma dato che, per l'enormità della sentenza, non mi è stato possibile trovarne una che fosse plausibile, mi sembra opportuno riferire i nudi fatti riconosciuti da tutti; cioè che Appio accordò la schiavitù provvisoria Dapprima lo stupore destato da una simile atrocità paralizzò tutti e per qualche minuto fu il silenzio generale |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 26 - 30
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 26 - 30
Dein cum M Claudius, circumstantibus matronis, iret ad prehendendam virginem, lamentabilisque eum mulierum comploratio excepisset, Verginius intentans in Appium manus, 'Icilio' inQuit, 'Appi, non tibi filiam despondi et ad nuptias, non ad stuprum educavi Placet pecudum ferarumque ritu promisce in concubitus rvere Passurine haec isti sint nescio: non spero esse passuros illos Qui arma habent ' Cum repelleretur adsertor virginis a globo mulierum circumstantiumque aduocatorum, silentium factum per praeconem [48] Decemvir alienatus ad libidinem animo negat ex hesterno tantum convicio Icili violentiaque Vergini, cuius testem populum Romanum habeat, sed certis quoque indiciis compertum se habere nocte tota coetus in urbe factos esse ad mouendam seditionem |
Poi, quando Marco Claudio, che si era fatto largo tra le matrone per afferrare la ragazza, venne accolto dal coro di singhiozzi e di lacrime delle donne, Verginio, minacciando Appio con il pugno chiuso, gridò: Mia figlia, Appio, l'ho promessa a Icilio e non a te, e l'ho allevata per le nozze, non per lo stupro A te piace fare come le bestie e gli animali selvatici che si accoppiano a caso Se questa gente lo permetterà, non lo so: ma spero che non lo permetteranno qvelli che possiedono le armi Quando l'individuo che reclamava la ragazza venne respinto dal gruppo di donne e di conoscenti che le stavano attorno, un araldo ordinò di fare silenzio 48 Il decemviro allora, pazzo di libidine, dicendo di non basarsi soltanto sugli schiamazzi di Icilio del giorno prima e sulla violenza di Verginio (di cui era stato testimone il popolo romano), ma avvalendosi anche di certe informazioni avute, affermò di sapere per certo che durante tutta la notte si erano tenute in città delle riunioni con l'intento di organizzare una rivolta |