Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 06 - Parte 02, pag 4

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 06 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 06 - Parte 02
Casuum nunc contemplemur uarietatem

L Lentulus consularis lege Caecilia repetundarum crimine oppressus censor cum L Censorino creatus est

quem quidem fortuna inter ornamenta et dedecora alterna uice uersauit, consulatu illius damnationem, damnationi censuram subiciendo et neque bonis eum perpetuis frui neque malis aeternis ingemescere patiendo

Isdem uiribus uti uoluit in Cn Cornelio Scipione Asina

qui consul a Poenis apud Liparas captus, cum belli iure omnia perdidisset, laetiore subinde uultu eius adiutus cuncta recuperauit, consul etiam iterum creatus est

quis crederet illum a xii securibus ad Karthaginiensium peruenturum catenas

quis rursus existimaret a Punicis uinculis ad summi imperii peruenturum insignia

sed tamen ex consule captiuus et ex captiuo consul est factus

Quid
Soffermiamoci, ora, a considerare la varietà dei casi della fortuna

L'exconsole Lucio Lentulo, pur dopo essere stato condannato per concussione secondo la legge Cecilia, fu creato censore insieme a Lucio Censorino

Indubbiamente la fortuna con alterne vicende lo fece passare attraverso glorie e vergogne, facendo seguire al suo consolato la condanna e alla condanna la censura e non permettendo ch'egli godesse d'ininterrotta fortuna né che piangesse per eterne sventure

Gli stessi capricci la sorte volle usare nei confronti di Cneo Cornelio Scipione Asina

questo, quand'era console, catturato dai Cartaginesi presso le isole Eolie e perduta ogni cosa secondo le leggi di guerra, per un benevolo mutamento dell'umore della fortuna recuperò tutto e fu persino eletto console una seconda volta

Chi avrebbe creduto che dalla dignità consolare sarebbe giunto alla prigionia cartaginese

Chi avrebbe creduto che da quella prigionia sarebbe tornato ancora alla più alta carica

Eppure da console divenne prigioniero e da prigioniero che era fu rieletto console

[] E che
Crasso nonne pecuniae magnitudo locupletis nomen dedit

sed eidem postea inopia turpem decoctoris appellationem inussit, siquidem bona eius a creditoribus, quia solidum praestare non poterat, uenierunt

itaque qui amara suggillatione non caruit, cum egens ambularet, Diues ab occurrentibus salutabatur

Crassum casus acerbitate Q Caepio praecucurrit: is namque praeturae splendore, triumphi claritate, consulatus decore, maximi pontificis sacerdotio ut senatus patronus diceretur adsecutus in publicis uinculis spiritum deposuit, corpusque eius funestis carnificis manibus laceratum in scalis Gemoniis iacens magno cum horrore totius fori Romani conspectum est

Iam C Marius maximae fortunae luctatione: omnes enim eius impetus qua corporis qua animi robore fortissime sustinuit
L'immensa copia dei beni di fortuna non meritò forse a Crasso l'appellativo di Ricco

Ma in seguito la miseria gli impresse il turpe marchio di Bancarottiere, se i suoi beni furono venduti dai creditori, non potendo egli pagare la somma dovuta

così non mancò a lui l'amara ironia di essere salutato per la strada, ormai povero, con l'appellativo di Ricco da coloro che lo incontravano

[] Le vicende di Quinto Cepione precedono per dolorosità quelle di Crasso: dopo aver ottenuto, per la splendida pretura, per l'illustre trionfo, per il glorioso consolato, per la carica rivestita di pontefice massimo, il titolo di difensore del senato, morì nelle pubbliche carceri, e il suo corpo straziato dalle impure mani del carnefice giacque sulle Gemonie, osservato con raccapriccio da tutto il Foro romano

[] Anche Caio Mario in lotta con la potente fortuna; infatti ne dovette sostenere ora col corpo, ora con la forza d'animo tutti gli assalti
Arpinatibus honoribus iudicatus inferior quaesturam Romae petere ausus est

patientia deinde repulsarum inrupit magis in curiam quam uenit

in tribunatus quoque et aedilitatis petitione consimilem campi notam expertus praeturae candidatus supremo in loco adhaesit, quem tamen non sine periculo obtinuit: ambitus enim accusatus uix atque aegre absolutionem ab iudicibus impetrauit

ex illo Mario tam humili Arpini, tam ignobili Romae, tam fastidiendo candidato ille Marius euasit, qui Africam subegit, qui Iugurtham regem ante currum egit, qui Teutonorum Cimbrorumque exercitus deleuit, cuius bina tropaea in urbe spectantur, cuius septem in fastis consulatus leguntur, cui post exilium consulem creari proscriptoque facere proscriptionem contigit

quid huius condicione inconstantius aut mutabilius
Giudicato di condizione troppo bassa per occupare cariche pubbliche in Arpino, osò presentarsi candidato alla questura in Roma

Quindi, ribellandosi alle sconfitte elettorali, più che entrare nella Curia la prese d'assalto

Dopo avere sperimentato identico oltraggio da candidato alle cariche di tribuno e di edile, insistette da ultimo per farsi eleggere pretore, il che ottenne pur con suo rischio: poiché, accusato di broglio elettorale, fu a mala pena assolto dai giudici

Da quel Mario, ritenuto così oscuro in Arpino, così ignobile in Roma e così repellente quale candidato, venne fuori quell'altro Mario che sottomise l'Africa, che fece camminare davanti al carro trionfale il re Giugurta, che distrusse le orde dei Teutoni e dei Cimbri, dei cui due trionfi mirai in Roma i due trofei, di cui si legge nei Fasti che fu sette volte console, cui toccò di ottenere il consolato dopo l'esilio e di bandire dopo essere stato bandito

Che di più instabile o di più mutevole della sua condizione

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01

quem si inter miseros posueris, miserrimus, si inter felices, felicissimus reperietur

C autem Caesar, cuius uirtutes aditum sibi in caelum struxerunt, inter primae iuuentae initia priuatus Asiam petens, a maritimis praedonibus circa insulam Pharmacusam exceptus L se talentis redemit

parua igitur summa clarissimum mundi sidus in piratico myoparone rependi fortuna uoluit

quid est ergo quod amplius de ea queramur, si ne consortibus quidem diuinitatis suae parcit

sed caeleste numen se ab iniuria uindicauit: continuo enim captos praedones crucibus adfixit

ext Adtento studio nostra commemorauimus: remissiore nunc animo aliena narrentur

perditae luxuriae Athenis adulescens Polemo, neque inlecebris eius tantum modo, sed etiam ipsa infamia gaudens, cum e conuiuio non post occasum solis
Se posto tra gli infelici, si troverà ch'egli fu tra i più infelici, se tra i felici, che fu il più felice degli uomini

[] Caio Cesare, che con le sue virtù si fece strada per salire al cielo, nella sua prima giovinezza faceva privatamente un viaggio verso l'Asia: catturato da predoni del mare presso l'isola di Farmacusa, si riscattò versando loro cinquanta talenti

La fortuna, dunque, volle che l'astro più luminoso del mondo, venutosi a trovare su un brigantino di pirati, fosse liberato in cambio di una piccola somma

Che motivo abbiamo, allora, di lamentarci con essa, se non risparmia nemmeno i compagni della sua divinità

Ma quel nume celeste vendicò l'offesa subìta, catturando ben presto quei pirati e facendoli crocifiggere

Abbiamo ricordato con attenta cura esempi nostrani: narriamo ora, con meno teso impegno, di quelli stranieri

Un giovane ateniese estremamente depravato, Polemone, che godeva non solo delle proprie dissolutezze, ma addirittura della propria cattiva fama, si era allontanato da un convito non al tramonto
sed post ortum surrexisset domumque rediens Xenocratis philosophi patentem ianuam uidisset, uino grauis, unguentis delibutus, sertis capite redimito, perlucida ueste amictus refertam turba doctorum hominum scholam eius intrauit

nec contentus tam deformi introitu consedit etiam, ut clarissimum eloquium et prudentissima praecepta temulentiae lasciuiis eleuaret

orta deinde, ut par erat, omnium indignatione Xenocrates uultum in eodem habitu continuit omissaque re, quam disserebat, de modestia ac temperantia loqui coepit

cuius grauitate sermonis resipiscere coactus Polemo primum coronam capite detractam proiecit, paulo post brachium intra pallium reduxit, procedente tempore oris conuiualis hilaritatem deposuit, ad ultimum totam luxuriam exuit uniusque orationis saluberrima medicina sanatus ex infami ganeone maximus philosophus euasit
ma al sorgere del sole; mentre tornava a casa, veduta aperta la porta di casa del filosofo Senocrate, pieno di vino, profumato di unguenti, con la testa recinta da una ghirlanda di fiori e con addosso abiti trasparenti, entrò nella sua scuola, affollata di dotti

e, non contento di esservi entrato in condizioni così pietose, vi si sedette persino, intenzionato a disturbare con la sua petulanza da ebbro le nobili parole e i saggissimi precetti del filosofo

Mentre tutti, com'era naturale, mostravano il proprio sdegno, Senocrate non batté ciglio e, troncato l'argomento del suo discorso, venne a parlare della modestia e della temperanza

Polemone, costretto dalla gravità di quelle parole a tornare in sé, prima si tolse dalla testa e gettò a terra la corona, poco dopo ritirò il braccio entro il mantello, poi smise di atteggiare il suo viso come quello di un convitato reso allegro dal vino, infine abbandonò ogni lussuria e, guarito dalla saluberrima medicina di un solo discorso, da quel malfamato crapulone che era divenne un grandissimo filosofo

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peregrinatus est huius animus in nequitia, non habitauit

ext Piget Themistoclis adulescentiam adtingere, siue patrem aspiciam abdicationis iniungentem notam, siue matrem suspendio finire uitam propter fili turpitudinem coactam, cum omnium postea Grai sanguinis uirorum clarissimus extiterit mediumque Europae et Asiae uel spei uel desperationis pignus fuerit: haec enim eum salutis suae patronum habuit, illa uadem uictoriae adsumpsit

ext Cimonis uero incunabula opinione stultitiae fuerunt referta: eiusdem adulti imperia salutaria Athenienses senserunt

itaque coegit eos stuporis semet ipsos damnare, qui eum stolidum crediderant
Il suo spirito peregrinò nel male, ma non vi soggiornòa lungo

[] Dispiace toccare dell'adolescenza di Temistocle, o al pensiero che obbligò il padre a ripudiarlo o al ricordo di come costrinse per la propria turpitudine sua madre ad impiccarsi, quando poi era destinato a riuscire il più illustre degli uomini di sangue greco e ad esser pegno di speranze e di disperazione a mezzo tra l'Europa e l'Asia: la prima, infatti, lo ebbe come patrono della sua salvezza, la seconda come garante della sua vittoria

[] Cimone da giovane era comunemente giudicato uno sciocco: ma quando fu adulto, gli Ateniesi ne sperimentarono la capacità salutare dell'operato di governo

Così egli costrinse a riconoscersi rei di stupidità quelli che avevano creduto stupido lui
ext Nam Alcibiaden quasi duae fortunae partitae sunt, altera, quae ei nobilitatem eximiam, abundantes diuitias, formam praestantissimam, fauorem ciuium propensum, summa imperia, praecipuas potentiae uires, flagrantissimum ingenium adsignaret, altera, quae damnationem, exilium, uenditionem bonorum, inopiam, odium patriae, uiolentam mortem infligeret: nec aut haec aut illa uniuersa, sed uarie perplexa, freto atque aestui similia

ext Ad inuidiam usque Polycratis Samiorum tyranni abundantissimis bonis conspicuus uitae fulgor excessit, nec sine causa: omnes enim conatus eius placido excipiebantur itinere, spes certum cupitae rei fructum adprehendebant, uota nuncupabantur simul et soluebantur, uelle ac posse in aequo positum erat
[] Alcibiade, ad esempio, fu, per così dire, diviso tra due diverse fortune: una che gli assegnava particolare nobiltà, ricchissimo patrimonio, eccezionale bellezza fisica, simpatia da parte dei concittadini, altissime cariche, non comune potenza, ingegno brillantissimo; l'altra, che gli infliggeva una condanna, l'esilio, la vendita dei suoi beni, la povertà, l'odio della patria, la morte violenta: né la sua condizione cambiò una volta sola, ma si intrecciò variamente, come avviene dei flutti del mare in tempesta

[] La splendida vita del ricchissimo tiranno di Samo, Policrate, arrivò fino a suscitare invidia, e non senza motivo: perché tutti i suoi tentativi avevano buon corso e felice esito, ogni sua speranza arrivava infallibilmente a frutto, ogni suo desiderio era appena espresso che veniva soddisfatto, talché per lui volere significava potere

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semel dumtaxat uultum mutauit, perquam breui tristitiae salebra succussum, tunc cum admodum gratum sibi anulum de industria in profundum, ne omnis incommodi expers esset, abiecit

quem tamen continuo recuperauit capto pisce, qui eum deuorauerat

sed hunc, cuius felicitas semper plenis uelis prosperum cursum tenuit, Orontes Darii regis praefectus in excelsissimo Mycalensis montis uertice cruci adfixit, e qua putres eius artus et tabido cruore manantia membra atque illam laeuam, cui Neptunus anulum piscatoris manu restituerat, situ marcidam Samos, amara seruitute aliquamdiu pressa, liberis ac laetis oculis aspexit
Solo una volta egli mutò fisionomia, mostrandosi turbato da un leggero velo di mestizia: e fu quando gettò in alto mare un anello, che gli era molto caro, a bella posta per avere almeno un inconveniente da lamentare

E tuttavia lo riebbe, quando fu pescato giusto il pesce che l'aveva inghiottito

Ma costui, la cui fortuna aveva sempre navigato a gonfie vele, fu da Oronte, satrapo del re Dario, inchiodato sulla più alta cima del promontorio di Micale ad una croce, donde i Samii, che da lui per parecchi anni erano stati dolorosamente oppressi, con occhi liberi e lieti videro i suoi arti putrefarsi, le membra stillare sangue marcio e disfarsi quella sinistra, cui il mare aveva restituito l'anello per mano di un pescatore
ext Dionysius autem, cum hereditatis nomine a patre Syracusanorum ac paene totius Siciliae tyrannidem accepisset, maximarum opum dominus, exercituum dux, rector classium, equitatuum potens, propter inopiam litteras puerulos Corinthi docuit eodemque tempore tanta mutatione maiores natu ne quis nimis fortunae crederet magister ludi factus ex tyranno monuit

ext Sequitur hunc Syphax rex, consimilem fortunae iniquitatem expertus, quem amicum hinc Roma per Scipionem, illinc Karthago per Hasdrubalem ultro petitum ad penates deos eius uenerat
[] Dionigi, dopo avere ricevuto dal padre a titolo di eredità la tirannide di Siracusa e di quasi tutta la Sicilia, padrone di grandi ricchezze, capo di eserciti, ammiraglio di flotte, avendo a sua disposizione ingenti forze di cavalleria, si ridusse per la sopraggiunta miseria ad insegnare l'alfabeto ai ragazzi di Corinto e nello stesso tempo, col radicale mutamento della sua condizione, divenuto da tiranno maestro di scuola, ammonì i più grandi a non fidarsi troppo della fortuna

Segue a questo l'esempio del re Siface, che sperimentò una simile iniquità della sorte, dopo che da una parte i Romani per mezzo di Scipione, i Cartaginesi dall'altra per mezzo di Asdrubale avevano fatto a gara per arrivare prima nella sua reggia per chiederne l'amicizia

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ceterum eo claritatis euectus, ut ualidissimorum populorum tantum non arbiter uictoriae existeret, parui temporis interiecta mora catenatus a Laelio legato ad Scipionem imperatorem pertractus est, cuiusque dexteram regio insidens solio adroganti manu attigerat, eius genibus supplex procubuit

Caduca nimirum et fragilia puerilibusque consentanea crepundiis sunt ista, quae uires atque opes humanae uocantur; adfluunt subito, repente dilabuntur, nullo in loco, nulla in persona stabilibus nixa radicibus consistunt, sed incertissimo flatu fortunae huc atque illuc acta quos sublime extulerunt inprouiso recussu destitutos profundo cladium miserabiliter inmergunt

itaque neque existimari neque dici debent bona, quae, ut inflictorum malorum amaritudine desiderium sui duplicent
Ma pur arrivato a così alto culmine di splendore, da ergersi quasi arbitro della vittoria tra due potentissimi popoli, poco tempo dopo fu trascinato in catene dal legato Lelio al generale Scipione e cadde supplice alle ginocchia di colui, del quale, stando sul seggio reale, aveva sfiorato la destra con la sua mano superba

Naturalmente le cosiddette forze e risorse degli uomini sono caduche e fragili e somiglianti ai sonagli dei bambini; come subito traboccano, così presto svaniscono, non hanno stabili radici in alcun luogo, in alcuna persona; ma, qua e là portate dal soffio mutevolissimo della fortuna, quanti hanno innalzato sulla cresta dell'onda, abbandonano con un improvviso contraccolpo e immergono miserevolmente nell'abisso delle sciagure

Così non debbono essere valutati né chiamati beni quelli che, per raddoppiare con l'amarezza dei mali inflitti il rimpianto di sé

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