Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 06 - Parte 02

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 06 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 06 - Parte 02

Timocharis autem nomen suppressit, utroque modo aequitatem amplexus, quia nec hostem malo exemplo tollere neque eum, qui bene mereri paratus fuerat, prodere uoluit

Summa iustitia in quattuor quoque tribunis pl eodem tempore conspecta est: nam cum L Atratino, sub quo duce aciem nostram apud Verruginem a Volscis inclinatam cum ceteris equitibus correxerant, diem ad populum L Hortensius collega eorum dixisset, pro rostris iurauerunt in squalore se esse, quoad imperator ipsorum reus esset, futuros: non sustinuerunt enim egregii iuuenes, cuius armati periculum uulneribus et sanguine suo defenderant, eius togati ultimum discrimen potestatis insignia retinentes intueri

qua iustitia mota contio actione Hortensium desistere coegit

Nec se eo facto, quod sequitur, exhibuit
Tacque, però, il nome di Timocare, rispettando il senso della giustizia in ambedue i modi, col non volere, cioè, né eliminare un nemico dando un cattivo esempio né tradire colui che si era messo a sua disposizione per ben meritare

[] Un altissimo senso di giustizia si poté vedere anche in quattro tribuni della plebe contemporaneamente: quando il loro collega Lucio Ortensio citò in giudizio davanti al popolo Lucio Atratino responsabile dell'incipiente rotta del nostro esercito ad opera dei Volsci presso Verrugine, ma cui si era riparato per l'intervento loro e degli altri cavalieri, giurarono davanti ai rostri che sarebbero rimasti in gramaglie, finché il loro comandante rimanesse in stato di accusa: quegli eccezionali giovani non ebbero il coraggio di assistere, conservando le insegne del potere, all'estremo cimento da cittadino di colui, del quale da armati avevano difeso la vita con le proprie ferite e col proprio sangue

L'assemblea del popolo, colpita da questo senso di giustizia, costrinse Ortensio a desistere

né diversa si rivelò nell'episodio che segue
Cum Ti Gracchus et C Claudius ob nimis seuere gestam censuram maiorem partem ciuitatis exasperassent, diem iis P Popilius tribunus pl perduellionis ad populum dixit, praeter communem consternationem priuata etiam ira accensus, quia necessarium eius Rutilium ex publico loco parietem demoliri iusserant

quo in iudicio primae classis permultae centuriae Claudium aperte damnabant, de Gracchi absolutione uniuersae consentire uidebantur

qui clara uoce iurauit, si de collega suo grauius esset iudicatum, in factis se paribus eandem cum illo poenam exilii subiturum, eaque iustitia tota illa tempestas ab utriusque fortunis et capite depulsa est: Claudium enim populus absoluit, Graccho causae dictionem Popilius remisit
[] Tiberio Gracco e Caio Claudio avevano esasperato la maggior parte dei cittadini per l'eccessiva severità della loro censura; pertanto il tribuno della plebe Publio Popilio li citò davanti al popoli sotto l'accusa di alto tradimento, acceso, oltre che dal generale malcontento, anche da ira personale, perché avevano ordinato a Rutilio, suo congiunto, di demolire una parete in un luogo pubblico

Nel corso di questo giudizio moltissime centurie della prima classe condannavano apertamente Claudio, mentre tutte parevano concordare sull'assoluzione di Gracco

Ma questi giurò con voce chiara che, se la sentenza contro il suo collega fosse stata troppo grave, trattandosi di azioni uguali alle sue, avrebbe affrontato come lui e con lui la pena dell'esilio: con tale atto, determinato da senso di giustizia, quella tempesta fu completamente allontanata dalle fortune e dalla vita di entrambi: difatti il popolo assolse Claudio, mentre Popilio ritirò l'accusa fatta a Gracco
Magnam laudem et illud collegium tribunorum tulit, quod, cum unus ex eo L Cotta fiducia sacrosanctae potestatis creditoribus suis satis facere nollet, decreuit, si neque solueret pecuniam neque daret cum quo sponsio fieret, se appellantibus eum creditoribus auxilio futurum, inicum ratum maiestatem publicam priuatae perfidiae obtentu esse

itaque Cottam in tribunatu quasi in aliquo sacrario latentem tribunicia inde iustitia extraxit

Cuius ut ad alium aeque inlustrem actum transgrediar, Cn Domitius tribunus pl M Scaurum principem ciuitatis in iudicium populi deuocauit, ut, si fortuna aspirasset, ruina, sin minus, certe ipsa obtrectatione amplissimi uiri incrementum claritatis adprehenderet
[] Con grande lode fu approvato quel collegio di tribuni, i quali, non volendo Lucio Cotta, uno di loro, soddisfare i suoi creditori perché riteneva che il suo intoccabile potere garantisse per lui, decretarono che, se il collega non pagasse la somma dovuta e non designasse la persona pronta a garantire per lui con un'obbligazione, sarebbero intervenuti a favore dei creditori che lo citavano: il che facevano, ritenendo cosa ingiusta che la pubblica maestà costituisse un pretesto per un atto di privata slealtà

Così Cotta, che si nascondeva nel suo tribunato come in un sacrario, ne uscì, toltovi fuori dal senso di giustizia del collegio dei tribuni

[] Per passare ad un altro atto ugualmente famoso di giustizia, il tribuno della plebe Cneo Domizio chiamò in giudizio davanti al popolo il più illustre personaggio di Roma a quei tempi, Marco Scauro, al fine di acquistare popolarità con sua rovina, se la fortuna gli fosse stata favorevole, e in caso contrario per arrestare con calunnie l'ingrandirsi della fama di un autorevolissimo cittadino

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01

cuius opprimendi cum summo studio flagraret, seruus Scauri noctu ad eum peruenit, instructurum se eius accusationem multis et grauibus domini criminibus promittens

erat in eodem pectore et inimicus et Domitius et dominus, diuersa aestimatione nefarium indicium perpendens

iustitia uicit odium: continuo enim et suis auribus obseratis et indicis ore clauso duci eum ad Scaurum iussit

accusatorem etiam reo suo, ne dicam diligendum, certe laudandum

quem populus cum propter alias uirtutes tum hoc nomine libentius et consulem et censorem et pontificem maximum fecit

Nec aliter se L Crassus in eodem iustitiae experimento gessit
E desiderava ardentemente eliminarlo, quando un servo di Scauro gli si presentò di notte, promettendo di fornirgli molti e gravi capi di accusa contro il padrone

Coincidevano nella stessa persona sia il nemico personale di Scauro sia Domizio, pronti a soppesare con diversa valutazione la nefanda denunzia

Ma il senso di giustizia ebbe la meglio sull'odio personale: giacché, serrati subito i propri orecchi e chiusa la bocca del delatore, dispose che costui fosse accompagnato fin presso Scauro

o accusatore degno di essere, non dirò amato, ma senz'altro elogiato anche da chi ne subiva le accuse

Il popolo, sia per altre virtù, sia soprattutto per questi titoli di merito, molto volentieri lo elesse console, censore e pontefice massimo

[] Non diversamente si comportò Lucio Crasso in un caso giudiziario del genere
Cn Carbonis nomen infesto animo utpote inimicissimi sibi detulerat, sed tamen scrinium eius a seruo adlatum ad se, conplura continens, quibus facile opprimi posset, ut erat signatum cum seruo catenato ad eum remisit

quo pacto igitur inter amicos uiguisse tunc iustitiam credimus, cum inter accusatores quoque et reos tantum uirium obtinuisse uideamus

Iam L Sulla non se tam incolumem quam Sulpicium Rufum perditum uoluit, tribunicio furore eius sine ullo fine uexatus

ceterum cum eum proscriptum et in uilla latentem a seruo proditum conperisset, manu missum parricidam, ut fides edicti sui constaret, praecipitari protinus saxo Tarpeio cum illo scelere parto pilleo iussit, uictor alioquin insolens, hoc imperio iustissimus
Egli aveva accusato con animo ostile Cneo Carbone come il suo peggior nemico, ma tuttavia, quando un servo di costui gli portò una cassetta contenente parecchie prove schiaccianti a suo carico, gli rimandò la cassetta chiusa com'era e, insieme, il servo in catene

Come dobbiamo credere, dunque, che in quei tempi sia fiorito il senso della giustizia tra amici, quando vediamo che tanta forza esso aveva anche nei rapporti tra accusatori e accusati

[] Orbene, Lucio Silla preferì non tanto conservare la sua incolumità, quanto mandare in rovina Sulpicio Rufo, dopo essere stato perseguitato senza fine dal suo furore di tribuno

Ma quando venne a sapere che, proscritto e nascosto in una villa, egli era stato tradito da un suo servo, per essere coerente con la lettera del suo editto liberò dalla servitù quel parricida, ma lo fece immediatamente precipitare a capofitto dalla rupe Tarpea con la testa coperta da quel berretto di liberto, che si era delittuosamente procurato: vincitore in altre circostanze insolente, ma, almeno in riguardo a quest'ordine impartito, più chegiusto

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 06 - Parte 01

ext Verum ne alienigenae iustitiae obliti uideamur, Pittacus Mitylenaeus, cuius aut meritis tantum ciues debuerunt aut moribus crediderunt, ut ei suis suffragiis tyrannidem deferrent, tam diu illud imperium sustinuit, quam diu bellum de Sigeo cum Atheniensibus gerendum fuit

postquam autem pax uictoria parta est, continuo reclamantibus Mitylenaeis deposuit, ne dominus ciuium ultra quamrei publicae necessitas exegerat permaneret

atque etiam cum recuperati agri dimidia pars consensu omnium offerretur, auertit animum ab eo munere deforme iudicans uirtutis gloriam magnitudine praedae minuere

ext Alterius nunc mihi prudentia referenda est, ut alterius repraesentari iustitia possit
Ma perché non sembri che abbiamo dimenticato i casi di giustizia stranieri, Pittaco di Mitilene ai cui meriti i suoi concittadini tanto dovettero o alla cui saggezza tanto si affidarono da crearlo tiranno con i loro stessi suffragi tenne questo potere fin quando durò la guerra con gli Ateniesi per il possesso del promontorio Sigeo

Ottenuta con la vittoria la pace, malgrado le sollecitazioni dei Mitilenesi che lo invitavano a rimanere tiranno, egli depose lì per lì la sua carica, per non rimanere signore dei suoi concittadini oltre quanto gli avevano imposto le ragioni di Stato

Ed anche quando, per consenso generale, gli venne offerta metà del territorio recuperato, rifiutò, giudicando poco bello diminuire il prestigio, procuratosi cori la vittoria, del proprio valore con la grandezza della preda

[] Debbo ora riferirmi alla saggezza di un personaggio, onde potere rappresentare il senso di giustizia di un altro
cum saluberrimo consilio Themistocles migrare Athenienses in classem coegisset Xerxeque rege et copiis eius Graecia pulsis ruinas patriae in pristinum habitum reformaret et opes clandestinis molitionibus ad principatum Graeciae capessendum nutriret, in contione dixit habere se rem deliberatione sua prouisam, quam si fortuna ad effectum perduci passa esset, nihil maius aut potentius Atheniensi populo futurum, sed eam uulgari non oportere, postulauitque ut aliquis sibi, cui illam tacite exponeret, daretur

datus est Aristides

is postquam rem cognouit, classem illum Lacedaemoniorum, quae tota apud Gytheum subducta erat, uelle incendere, ut ea consumpta dominatio maris ipsis cederet, processit ad ciues et retulit Themistoclen ut utile consilium, ita minime iustum animo uoluere
Avendo Temistocle con saluberrima decisione costretto gli Ateniesi ad imbarcarsi, mentre, vinto Serse e cacciatene le forze, ricostruiva la sua patria com'era prima della sua distruzione e con segreti progetti ne alimentava una politica tutta sua personale, volta a farle ottenere il primato sulla Grecia intera, disse nell'assemblea del popolo di avere un piano che, se portato a termine con l'aiuto della fortuna, avrebbe fatto di Atene una potenza senza pari; ma che era opportuno non divulgarlo e per questo chiedeva di poterne parlare con qualcuno in segreto

Gli fu designato Aristide

Questi, appena venne a conoscenza del piano, il quale prevedeva l'incendio della flotta spartana che si trovava riunita tutta all'ancora al promontorio Giteo , sì che la sua distruzione facesse passare ad Atene il dominio del mare, si presentò ai cittadini e riferì loro che Temistocle meditava un progetto, come utile, così per nulla affatto giusto

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e uestigio uniuersa contio quod aecum non uideretur ne expedire quidem proclamauit ac protinus Themistoclen incepto iussit desistere

ext Nihil illis etiam iustitiae exemplis fortius

Zaleucus urbe Locrensium a se saluberrimis atque utilissimis legibus munita, cum filius eius adulteri crimine damnatus secundum ius ab ipso constitutum utroque oculo carere deberet, ac tota ciuitas in honorem patris necessitatem poenae adulescentulo remitteret, aliquamdiu repugnauit

ad ultimum populi precibus euictus suo prius, deinde filii oculo eruto usum uidendi utrisque reliquit

ita debitum supplicii modum legi reddidit, aequitatis admirabili temperamento se inter misericordem patrem et iustum legislatorem partitus

ext Sed aliquanto Charondae Thurii praefractior et abscisior iustitia
Immediatamente tutta l'assemblea proclamò che quanto non sembrava giusto non era nemmeno utile e impose subito a Temistocle di desistere dalla sua iniziativa

[] Ma ci sono anche altri celebrati esempi di coraggiosa giustizia

Ad esempio, Zaleuco aveva munito la città di Locri di leggi salutari ed utilissime; ma, quando suo figlio, condannato per adulterio, avrebbe dovuto essere privato di ambedue gli occhi secondo le leggi da lui stesso fissate e tutta la città intendeva rimettere la pena al giovane per riguardo al padre, Zaleuco per un certo tempo si oppose

Alla fine, vinto dalle suppliche del popolo, si cavò un occhio e poi, cavatone uno al figlio, lasciò così a lui e a sé l'uso della vista

Egli dunque applicò, com'era dovuto, la legge, contemperando mirabilmente il suo senso di equità nel dividersi tra padre misericordioso e giusto legislatore

[] Alquanto più rapida e brusca fu la giustizia di Caronda da Turii
ad uim et cruorem usque seditiosas contiones ciuium pacauerat lege cauendo ut, si quis eas cum ferro intrasset, continuo interficeretur

interiecto deinde tempore e longinquo rure gladio cinctus domum repetens, subito indicta contione sic ut erat in eam processit, ab eoque, qui proxime constiterat, solutae a se legis suae admonitus idem inquit ego illam sanciam ac protinus ferro, quod habebat, destricto incubuit, cumque liceret culpam uel dissimulare uel errore defendere, poenam tamen repraesentare maluit, ne qua fraus iustitiae fieret

init Cuius imagine ante oculos posita uenerabile fidei numen dexteram suam, certissimum salutis humanae pignus, ostentat

quam semper in nostra ciuitate uiguisse et omnes gentes senserunt et nos paucis exemplis recognoscamus
Egli aveva pacificato le turbolente assemblee dei suoi concittadini, nelle quali si arrivava alla violenza e allo spargimento di sangue, disponendo per legge che, se qualcuno vi si presentasse in armi, venisse senz'altro ucciso

Trascorso, quindi, un certo periodo di tempo, un giorno egli tornava a casa da un suo lontano fondo, armato di spada, quand'ecco, essendo stata all'improvviso convocata l'assemblea, egli vi entrò così come si trovava, ed avvertito da chi gli stava più vicino che aveva violato la propria legge, Io stesso , disse, l'applicherò , ed impugnata subito la spada che aveva, vi si gettò sopra: mentre gli sarebbe stato possibile o dissimulare la colpa o scusarla con l'errore, preferì essere l'immagine viva della pena eseguita, ad evitare che si commettesse una frode contro la giustizia

[] Postasi davanti agli occhi l'immagine della giustizia, il venerando nume della lealtà porge ad essa apertamente la destra, pegno infallibile dell'incolumità generale

E che essa sia perennemente fiorita in Roma, e tutti i popoli sperimentarono e noi vogliamo vedere attraverso pochi esempi

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Cum Ptolomaeus rex tutorem populum Romanum filio reliquisset, senatus M Aemilium Lepidum pontificem maximum, bis consulem, ad pueri tutelam gerendam Alexandriam misit, amplissimique et integerrimi uiri sanctitatem rei publicae usibus et sacris operatam externae procurationi uacare uoluit, ne fides ciuitatis nostrae frustra petita existimaretur

cuius beneficio regia incunabula conseruata pariter ac decorata incertum Ptolomaeo reddiderunt patrisne fortuna magis an tutorum maiestate gloriari deberet

Speciosa illa quoque Romana fides

ingenti Poenorum classe circa Siciliam deuicta duces eius fractis animis consilia petendae pacis agitabant

quorum Hamilcar ire se ad consules negabat audere, ne eodem modo catenae sibi inicerentur, quo ab ipsis Cornelio Asinae consuli fuerant iniectae
[] Avendo il re Tolemeo lasciato come tutore di suo figlio il popolo romano, il senato mandò ad Alessandria Marco Emilio Lepido, già pontefice massimo e due volte console, ad esercitarvi la tutela del ragazzo e volle che quell'uomo venerando per altissimo prestigio e integrità, dopo aver tanto operato nella vita pubblica e religiosa, si dedicasse ad un incarico di rappresentanza all'estero, perché non si pensasse che fosse stata chiesta invano lealtà al nostro popolo

Il fatto che la discendenza regia fosse stata salvata e a un tempo onorata da questo beneficio rese incerto Tolemeo se dovesse gloriarsi più della fortuna di suo padre o della maestà dei suoi tutori

[] Degna di ammirazione fu altresì la lealtà romana nella vicenda che segue

Dopo che una flotta cartaginese era stata sgominata nei pressi delle coste siciliane, i suoi ammiragli, scoraggiati, progettavano tra loro di chiedere la pace

Di essi Amilcare diceva che non aveva il coraggio di presentarsi ai consoli per timore di essere arrestato, così come i Cartaginesi avevano fatto nei confronti del console Cornelio Asina

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