Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 02

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 02

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08, Parte 02

TITOI Titus cognomine paterno, amor ac deliciae generis humani, (tantum illi ad promerendam omnium voluntatem vel ingenii vel artis vel fortunae superfuit, et, quod difficillimum est, in imperio: quando privatus atque etiam sub patre principe ne odio qvidem, nedum vituperatione publica caruit), natus est III Kal Ian insigni anno Gaiana nece, prope Septizonium, sordidis aedibus, cubiculo vero perparvo et obscuro (nam manet adhuc et ostenditur)

II educatus in aula cum Britannico simul, ac paribus disciplinis et apud eosdem magistros institutus

Quo qvidem tempore aiunt metoposcopum, a Narcisso Claudii liberto adhibitum, ut Britannicum inspiceret, constantissime affirmasse, illud qvidem nullo modo, ceterum Titum, qui tunc prope astabat, utique imperaturum
TITO 1 Tito, che portava lo stesso soprannome di suo padre e fu chiamato l'amore e la delizia del genere umano (tanto egli fu in grado per natura, per capacità e per ricchezza di mezzi di conquistarsi la simpatia di tutti e, cosa ben più difficile, dopo essere divenuto imperatore, mentre, quando era semplice cittadino e anche durante il principato di suo padre non gli mancarono né l'odio né il biasimo pubblici) nacque il terzo giorno prima delle calende di gennaio, nell'anno reso famoso dall'assassinio di Gaio, in una miserabile stamberga vicino al Septizonio in una camera piccola e oscura, che esiste tuttora e si può visitare

2 Fu allevato a corte insieme con Britannico e fece i suoi stessi studi, sotto la direzione dei medesimi maestri

Dicono che a qvell'epoca un fisionomista consultato da Narciso, il liberto di Claudio, per studiare il volto di Britannico, abbia affermato tranquillamente che qvello non aveva nessuna possibilità di diventare imperatore, ma che Tito, che in qvel momento stava al suo fianco, lo sarebbe divenuto certamente
Erant autem adeo familiares, ut de potione, qua Britannicus hausta periit, Titus quoque iuxta cubans gustasse credatur gravique morbo adflictatus diu

Quorum omnium mox memor, statum ei auream in Palatio posuit, et alteram ex ebore equestrem, quae Circensi pompa hodieque praefertur, dedicavit prosecutusque est

III In pvero statim corporis animique dotes exsplendverunt, magisque ac magis deinceps per aetatis gradus; forma egregia et cui non minus auctoritatis inesset quam gratiae, praecipuum robur, quamquam neque procera statura et ventre paulo proiectiore; memoria singularis, docilitas ad omnis fere tum belli tum pacis artes
I due erano per altro così intimi amici che, a quanto si crede, Tito, seduto a tavola vicino a Britannico, gustò la stessa bevanda di cui egli morì, restandone a lungo gravemente ammalato

Così riportandosi alla mente più tardi questi ricordi, gli fece erigere una statua d'oro sul Palatino e gliene consacrò un'altra, equestre e d'avorio, che ricolmò di onori e che ancora oggi viene trasportata in testa alla processione del circo

3 Fin dall'infanzia emersero in lui le qualità del corpo e dello spirito che si svilupparono progressivamente con il passare degli anni: una bellezza incomparabile in cui vi era maestà non meno che grazia, un vigore estremo, nonostante la statura non molto alta e il ventre un poco prominente, una memoria straordinaria, una particolare inclinazione a tutte le arti militari e civili
Armorum et equitandi peritissimus, Latine Graeceque, vel in orando vel in fingentis poematibus, promptus et facilis ad extemporalitatem usque; sed ne musicae qvidem rudis, ut qui cantaret et psalleret iucunde scienterque

E pluribus comperi, notis quoque excipere velocissime solitum, cum amanuensibus suis per ludum iocumque certantem, imitarique chirographa quaecumque vidisset, ac saepe profiteri maximum falsarium esse potuisse

IV Tribunus militum et in Germania et in Britannis meruit summa industriae, nec minore modestiae fama, sicut apparet statuarum et imaginum eius multitudine ac titulus per utramque provinciam
Era abilissimo nell'uso delle armi e nel cavalcare, capace di tenere discorsi e comporre versi, sia in greco, sia in latino, con una facilità che arrivava fino all'improvvisazione; non era inesperto nemmeno di musica, perché cantava e sonava la lira in maniera gradevole e secondo le regole della tecnica

Sono venuto a sapere che aveva anche l'abitudine di stenografare con estrema rapidità, giacché si divertiva a competere con i suoi segretari e a imitare tutte le scritture che vedeva, ciò che gli faceva dire spesso che 'avrebbe potuto essere un ottimo falsario'

4 Fece il servizio di leva come tribuno sia in Germania, sia in Britannia, dove si rese famoso tanto per la sua moderazione, quanto per i suoi talenti militari, come testimoniano il gran numero delle sue statue e delle sue immagini sparse in queste due province e le loro iscrizioni

Maybe you might be interested

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 31 - 57
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 31 - 57

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 06, Par 31 - 57

Post stipendia foro operam dedit, honestam magis quam assiduam, eodemque tempore Arrecinam Tertullam, patre eq R sed praefecto quodam praetorianarum cohortium, duxit uxorem et in defunctae locum Marciam Furnillam splendidi generis; cum qua, sublata filia, divortium fecit

Ex questurae deinde honore legioni praepositus, Taricheas et Gamalam urbes Iudaeae validissimas in potestate redegit, equo quadam acie sub feminibus amisso alteroque inscenso, cuius rector circa se dimicans occubverat

V Galba mox tenente rem P missus ad gratulandum, quaqua iter convertit homine, quasi adoptionis gratia arcesseretur

Sed ubi turbari rursus cuncta sensit, redit ex itinere, aditoque Paphiae Veneris oraculo, dum de navigatione consulit, etiam de imperii spe confirmatus est
Dopo le sue campagne militari, esercitò l'avvocatura più con successo che con assiduità; nel medesimo periodo sposò Arrecina Tertulla, il cui padre era cavaliere romano, ma aveva un tempo comandato le coorti pretoriane, poi, quando Tertulla morì, si unì in matrimonio con Marcia Furnilla, di ottima origine, che ripudiò dopo la nascita di una figlia

In seguito, messo al comando di una legione, al termine della sua questura, si impadronì di Tarichea e di Gamala, due importantissime città della Giudea; nel combattimento il cavallo gli morì sotto le gambe ed egli saltò in sella ad un altro, il cui cavaliere era morto combattendo al suo fianco

5 Più tardi, quando Galba si impadronì del potere, fu inviato a Roma per felicitarsi con l'imperatore e, durante tutto il viaggio si attirò gli sguardi di tutti, perché si credeva che fosse stato chiamato per essere adottato

Quando però si seppe che tutto era di nuovo all'aria, tornò indietro e, visitando l'oracolo di Venere a Pafo, lo consultò a proposito della sua traversata: ebbe un responso rassicurante che gli fece anche sperare nell'Impero
Cuius brevi compos, et ad perdomandam Iudaeam relictus, novissima Hierosolymorum oppugnatione duodecim propugnatores totidem sagittarum confecit ictibus, cepitque ea natali filiae suae tanto militum gaudio ac favore, ut in gratulatione imperatorem eum consalutaverint et subinde decedentem provincia detinverint nec non et minaciter efflagitantes, aut remaneret aut secum omnes pariter abduceret

Vnde nata suspicio est, quasi desciscere a patre Orientisque regnum sibi vindicare temptasset; quam suspicionem auxit, postquam Alexandriam petens in consecrando apud Memphim bove Apide diadema gestavit, de more qvidem rituque priscae religionis; sed non deerant qui sequius interpretarentur
Questo vaticinio si realizzò subito dopo e Tito fu lasciato in Giudea per completarne la sottomissione All'ultimo assalto di Gerusalemme egli abbatté dodici difensori della città con altrettanti colpi di freccia e la conquistò nel giorno del compleanno di sua figlia La gioia dei soldati e il loro affetto erano così vivi che, congratulandosi con lui, lo salutarono imperatore e, poco più tardi, quando lasciò la provincia, cercarono di trattenerlo, chiedendogli con suppliche e con minacce di restare oppure di condurli con lui

Così nacque il sospetto che avesse tentato di staccarsi da suo padre e reclamare per sé il regno d'Oriente, sospetto che si accrebbe ancor di più quando durante la sua marcia verso Alessandria, consacrando a Menfi il bue Api, si cinse con un diadema: in realtà era un'usanza rituale del culto antico, ma non mancarono qvelli che interpretarono il gesto diversamente

Maybe you might be interested

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 03
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 03

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08, Parte 03

Quare festinans in Italiam, cum Regium, dein Puteolos oneraria nave appulisset, Romam inde contendit expeditissimus inopinantique patri, velut arguens rumorum de se temeritatem, veni, inquit, pater, veni

VI Neque ex eo destitit participem atque etiam tutorem imperii agere
Allora Tito, affrettandosi a tornare in Italia, si imbarcò su una nave mercantile, fece scalo a Reggio, poi a Pozzuoli, da dove si portò a Roma e, vedendo che Vespasiano era sorpreso del suo arrivo, gli disse, quasi per dimostrare l'infondatezza delle voci che lo riguardavano: 'Sono qui, padre, sono qui

' 6 E da qvel momento non cessò di essere l'aiuto e il sostegno dell'imperatore
Triumphavit cum patre censuramque gessit una, eidem collega et in tribunicia potestate et in septem consulatibus fuit; receptaque ad se prope omnium officiorum cura (cum patris nomine et epistolas ipse dictares et edicta conscriberet orationesque in senatu recitaret etiam quaestoris vice) praefecturam quoque praetorii suscepit numquam ad id tempus nisi ab eq R administratam, egitque aliquando incivilius et violentius Siqvidem suspectissimum quemque sibi, summissis qui per theatra et castra quasi consensu ad poenam deposceret, haud cunctanter oppressit

In his Aulum Caecinam consularem, vocatum ad cenam ac vixdum triclinio egressum, confodi iussit; sane urgente discrimine, cum etiam chirographus eius praeparatae apud milites contioni deprehendisset
Riportò il trionfo insieme con suo padre, con lui assolse le funzioni di censore, gli fu collega nell'esercizio del potere tribunizio e in sette consolati; ricevette quasi tutti gli incarichi di governo, dettando di persona le lettere in nome del padre, stendendo i suoi editti, leggendo perfino i suoi discorsi al Senato nel luogo e al posto del questore e per di più si assunse il compito della prefettura del pretorio che fino a qvel momento era stata affidata soltanto a cavalieri romani; in questa funzione ebbe una condotta eccessivamente dispotica e brutale, giacché, non appena uno gli era sospetto, assoldava individui che, nei teatri e all'accampamento, reclamassero il suo supplizio, come se parlassero a nome di tutti, e lo faceva giustiziare senza nessuno scrupolo

il caso di Aulo Cecina, un ex console che, invitato a cena, fu ucciso, per suo ordine, proprio mentre usciva dalla sala da pranzo; d'altra parte il pericolo era pressante, giacché Tito aveva potuto prendere visione del testo manoscritto del discorso che Cecina doveva fare ai soldati

Maybe you might be interested

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 61 - 76
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 61 - 76

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 61 - 76

Quibus rebus sicut in posterum securitati satis cavit, ita ad praesens plurimum contraxit invidiae, ut non temere quis tam adverso rumore magisque invitis omnibus transierit ad principatum

VII Praeter saevitiam suspecta in eo etiam luxuria erat, quod ad mediam noctem comissationem cum profusissimo quoque familiarum extenderet; nec minus libido, propter exoletorum et spadonum greges propterque insignem reginae Berenices amorem, cum etiam nuptias pollicitus ferebatur; suspecta rapacitas, quod constabat in cognitionibus patris nundinari praemiarique solitum; deinque propalam alium Neronem et opinabantur et praedicabant

At illi ea fama pro bono cessit conversaque est in maximas laudes, neque vitio ullo reperto et contra virtutibus summis

Convivia instituit iucunda magis quam profusa
Questo modo di comportarsi, se gli garantì un'assoluta sicurezza per l'avvenire, gli attirò sul momento molto odio, al punto che forse nessuno divenne imperatore con una così cattiva reputazione e contro la volontà più decisa di tutti

7 Oltre alla sua crudeltà, si temeva anche la sua intemperanza perché, con i più prodighi dei suoi amici, si dava a orge che duravano fino alla mezzanotte; e non meno si temeva il suo libertinaggio, a causa del gruppo di amanti maschi e di eunuchi e della sua famosa passione per la regina Berenice, alla quale dicono che aveva anche promesso di sposarla; si paventava anche la sua rapacità, perché si sapeva che aveva l'abitudine di vendere la giustizia e di trarre profitti dagli affari giudiziari di suo padre; infine tutti lo consideravano e lo dicevano apertamente un altro Nerone

Ma questa cattiva reputazione tornò a suo vantaggio e lasciò il posto ai più grandi elogi quando non si scoprì in lui nessun vizio e, al contrario, si ritrovarono le più rare virtù

Organizzò banchetti più gradevoli che dispendiosi
Amicos elegit, quibus etiam post eum principes ut et sibi et rei P necessariis adquieverunt praecipueque sunt usi

Berenicen statim ab urbe dimisit, invitus, invitam

Quosdam e gratissimis delicatorum, quamquam tam artifices saltationis, ut mox scaenam tenverint, non modo fovere prolixius, sed spectare omnino in publico coetu supersedit

Nulli civium quicquam ademit; abstinuit alieno, ut si qui umquam, ac ne concessas qvidem ac solitas conlationes recepit

Et tamen nemine ante se munificentia minor, amphitheatro dedicato thermisque iuxta celeriter exstructis, munus edidit apparatissimum largissimusque; dedit et navale proelium in veteri naumachia, ibidem et gladiatores atque uno die quinque milia omne genus ferarum
Seppe scegliere amici tali che anche i suoi successori accordarono loro ogni fiducia e ogni favore, giudicando che erano indispensabili tanto a loro quanto al bene dello Stato

Quanto a Berenice la rimandò subito lontano da Roma, benché tutti e due ne fossero malcontenti

Alcuni dei suoi più cari favoriti, quantunque fossero così abili danzatori da divenire più tardi padroni della scena, non ebbero più le sue elargizioni ed egli stesso si proibì rigorosamente di andarli a vedere in uno spettacolo pubblico

Non tolse più niente a nessun cittadino, rispettò più di chiunque altro i beni altrui e non accettò nemmeno le sottoscrizioni ormai avallate dalla tradizione

E pertanto in munificenza non fu inferiore a nessuno dei suoi predecessori, giacché dopo aver inaugurato un anfiteatro, al quale aggiunse alcune terme costruite rapidamente, vi celebrò con il più grande apparato un magnifico spettacolo; diede anche un combattimento navale nell'antica naumachia, dove fece anche comparire alcuni gladiatori e, in una sola giornata cinquemila bestie feroci di ogni genere

Maybe you might be interested

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 01 - 30

VIII Natura autem benivolentissimus, cum ex instituto Tiberi omnes dehinc Caesares beneficia a superioribus concessa principibus aliter rara non haberet, quam si eadem iisdem et ipsi dedissent, primus praeterita omnia uno confirmavit edicto, nec a se peti passus est

In certis vero desideriis hominum obstinatissime tenuit, ne quem sine spe dimitteret; quin et admonentibus domesticis, quasi plura polliceretur quam praestere posset, non oportere ait quemquam a semone principis tristem discedere; atque etiam recordatus quondam super cenam, quod nihil cuiquam toto die praestitisset, memorabilem illam meritoque laudatam vocem edidit: 'Amici, diem perdidi
8 Assai benevolo per natura, mentre tutti i suoi predecessori, seguendo una tradizione inaugurata di Tiberio, consideravano come non dati i privilegi accordati dall'imperatore precedente, a meno che non li avessero elargiti essi stessi alle stesse persone, Tito fu il primo a ratificare con un solo editto tutti i benefici dei principi che lo avevano preceduto, senza pretendere che gli si facesse domanda

Per quanto si riferisce a tutte le altre richieste, egli si fece norma assoluta di non mandar via nessuno senza avergli dato speranza Inoltre, poiché il personale di casa gli faceva osservare che prometteva più di quanto potesse mantenere, rispose che 'nessuno doveva uscire malcontento da un colloquio con l'imperatore' E una sera, a tavola, ricordandosi che durante tutto il giorno non aveva concesso un beneficio a nessuno, pronunciò queste parole memorabili che giustamente si esaltano: 'Amici miei, ho perduto una giornata
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 31- 60

Storiografia minore e Svetonio

I sonni di Augusto, Svetonio

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 05, Par 01 - 30

Opere di Svetonio: riassunto

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 71 - 101