Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08 , Parte 01

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08 , Parte 01

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08 , Parte 01

VESPASIANO 1 Rebellione trium principum et caede incertum diu et quasi vagum imperium suscepit firmavitque tandem gens Flavia, obscura illa qvidem ac sine ullis maiorum imaginibus, sed tamen rei P nequaquam paenitenda; constet licet, Domitianum cupiditatis ac saevitiae merito poenas luisse

T Flavius Petro, municeps Reatinus, bello civili Pompeianarum partium centurio an evocatus, profugit ex Pharsalica, acie domumque se contulit, ubi deinde venia et missione impetrata coactiones argentarias factitavit

Huius filium, cognomine Sabinus, expers militiae (etsi qvidem eum primipilarem, nonnulli, cum adhuc ordiens duceret, sacramento solutum per causam valitudinis tradunt) publicum quadragesimae in Asia egit; manebantque imagines a civitatibus ei positae sub hoc titulo: kalos telonesanti
VESPASIANO 1 L'Impero, reso a lungo instabile e quasi vacillante dalla rivolta e dalla morte di tre principi, fu alla fine raccolto e consolidato dalla famiglia Flavia, che fu senza dubbio oscura e senza antenati degni di rilievo, ma di cui, ad ogni modo, lo Stato non ebbe mai motivo di rammaricarsi, anche se è noto che Domiziano pagò giustamente il fio della sua cupidigia e della sua crudeltà

T Flavio Petrone, originario del municipio di Rieti, centurione o richiamato dell'armata di Pompeo durante la gverra civile, dopo la battaglia di Farsalo se ne fuggì e si ritirò nel suo paese dove, più tardi, ottenuto il perdono e il congedo, esercitò la professione di cassiere delle vendite all'asta

Suo figlio, soprannominato Sabino, estraneo al mestiere militare (anche se alcuni dicono che era primipilo ed altri che fu esentato dal servizio per ragioni di salute quando era ancora comandante di centuria), fu esattore dell'imposta del quarantesimo in Asia; erano rimaste perfino alcune statue che le città gli avevano eretto con questa iscrizione: 'All'esattore onesto
Postea faenus apud Helvetios exercuit ibique diem obiit superstitibus uxore Vespasia Polla et duobus ex ea liberis, quorum maior Sabinus ad praefecturam urbis, minor Vespasianus ad principatum usque processit

Polla, Nursiae honesto genere orta, patrem habuit Vespasium Pollionem, ter tribunum militum praefectumque castrorum, fratrem senatorem praetoriae dignitatis

Locus etiam ad sextum miliarium a Nursia Spoletium euntibus in monte summo appellatur Vespasiae, ubi Vespasiorum complura monumenta exstant, magnum indicium splendoris familiae et vetustatis

Non negaverim iactatum a quibusdam Petronis patrem e regione Transpadana fuisse mancipem operarum, quae ex Vmbria in Sabinos ad culturam agrorum quotannis commeare soleant; subsedisse autem in oppido Reatino, uxore ibidem ducta

Ipse ne vestigium qvidem de hoc, quamvis satis curiose inqvirerem, inveni
Praticò poi il mestiere dell'usuraio presso gli Elvezi, dove morì lasciando una vedova, Vespasia Polla, e i due figli che ne aveva avuto; il maggiore, Sabino, arrivò ad essere prefetto di Roma, il minore, Vespasiano, giunse fino alla conquista del potere

Polla, nata da un'ottima famiglia di Norcia, ebbe per padre Vespasio Pollione, che fu tre volte tribuno dei soldati e poi prefetto dell'accampamento, e per fratello un senatore dell'ordine pretorio

Ancora si trova a sei miglia da Norcia, lungo la strada per Spoleto, una località in cima ad una collina chiamata Vespasia, dove restano numerosi monumenti dei Vespasi, autorevole testimonianza della grandezza e dell'antichità di questa famiglia

Alcuni hanno detto, ed io non posso contestarlo, che il padre di Petrone reclutava i braccianti che tutti gli anni si portavano dall'Umbria nel paese dei Sabini per coltivarvi la terra e che si stabilì a Rieti dove pure si era sposato

Personalmente, nonostante le minuziose ricerche fatte, non ho trovato traccia della cosa
II Vespasianus natus est in Sabinis ultra Reate vico modico, cui nomen est Phalacrinae, XV kal Dec vesperi, Q Sulpicio Camerino C Poppaeo Sabino cons, quinquennio ante quam Augustus excederet; educatus sub paterna avia Tertulla in praediis Cosanis

Quare princeps quoque et locum incunabulorum assidue frequentavit, manente villa qualis fverat olim, ne quid scilicet oculorum consuetudini deperiret; et aviae memoriam tanto opere dilexit, ut sollemnibus ac festis diebus pocillo quoque eius argenteo potare perseveraverit

Sumpta virili toga, latum clavum, quamquam fratre adepto, diu aversatus est, nec ut tandem appeteret compelli nisi a matre potuit Ea demum extudit magis convicio quam precibus vel auctoritate, dum eum identidem per contumeliam anteambulonem fratris appellat
2 Vespasiano nacque nel paese dei Sabini, oltre Rieti in un piccolo villaggio chiamato Falacrina, verso la sera del quindicesimo giorno prima delle calende di dicembre, durante il consolato di Q Sulpicio Camerino e di C Poppeo Sabino, cinque anni avanti la morte di Áugusto; fu allevato sotto la direzione della zia paterna Tertulla, nella sua proprietà di Cosa

Per questo, anche quando fu imperatore, venne spesso a visitare questo luogo della sua infanzia, dal momento che la casa era stata lasciata come in passato, per ritrovarvi intatte tutte le immagini care ai suoi occhi; inoltre conservò un così caro ricordo della zia, che nelle solennità pubbliche e private era solito bere nella sua piccola coppa d'argento

Indossata la toga virile, per parecchio tempo disdegnò il laticlavio, benché suo fratello lo avesse già ottenuto e ci volle l'intervento della madre per convincerlo a farne richiesta, e ci riuscì più con il sarcasmo che con le preghiere e l'autorità, perché lo chiamava il battistrada di suo fratello

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 61 - 76
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 61 - 76

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 61 - 76

Tribunatum in Thracia meruit; quaestor Cretam et Cyrenas provinciam sorte cepit; aedilitatis ac mox praeturae candidatus, illam non sine repulsa sectoque vix adeptus est loco, hanc prima statim petitione et in primis; praetor infensum senatui Gaium ne quo non genere demeretur, ludos extraordinarios pro victoria eius Germanica depoposcit, poenaeque coniuratorum addendum censuit ut insepulti proicerentur

Egit et gratias ei apud amplissimum ordinem, quod se honore cenae dignatus esset

III Inter haec Flaviam Domitillam duxit uxorem, Statilii Capellae equitis R Sabratensis ex Africa delicatam olim Latinaeque condicionis, sed mox ingenuam et civem Rom reciperatorio iudicio pronuntiatam, patre asserente Flavio Liberale Ferenti genito nec quicquam amplius quam quaestorio scriba
Fece il servizio militare come tribuno in Tracia; divenuto questore, sorteggiò la provincia di Creta e di Cirene; candidato all'edilità e poi alla pretura, ottenne la prima non senza uno smacco, classificandosi a malapena al sesto posto, mentre conseguì l'altra immediatamente e tra i primi Una volta divenuto pretore, allo scopo di non trascurare nulla per farsi ben volere da Gaio, che aveva preso in odio il Senato, fece richiesta di giochi straordinari in occasione della sua vittoria in Germania e propose, per aggravare la punizione dei congiurati, che i loro cadaveri fossero lasciati insepolti

Lo ringraziò anche, davanti al Senato, per avergli fatto l'onore di invitarlo a cena

3 Nel frattempo sposò Flavia Domitilla, un tempo favorita di Statilio Capella, cavaliere romano di Sabrate in Africa; essa era latina di condizione, ma in seguito era stata proclamata libera di nascita e cittadina romana, per decisione dei ricuperatori, su dichiarazione del padre Flavio Liberale, nato a Ferentino e semplice segretario di un questore
Ex hac liberos tulit Titum et Domitianum et Domitillam

Vxori ac filiae superstes fuit, atque utramque adhuc privatus amisit

Post uxoris excessum Caenidem, Antoniae libertam et a manu, dilectam quondam sibi revocavit in contubernium, habuitque etiam imperator paene iustae uxoris loco

IV Claudio principe Narcissi gratia legatus legionis in Germaniam missus est; inde in Britanniam translatus tricies cum hoste conflixit

Duas validissimas gentes superque viginti oppida et insulam Vectem Britanniae proximan in dicionem redegit, partim Auli Plautii legati consularis, partim Claudi ipsius ductu

Quare triumphalia ornamenta et in brevi spatio duplex sacerdotium accepit, praeterea consulatum, quem gessit per duos novissimos anni menses
Da questo matrimonio nacqvero Tito, Domiziano e Domitilla

Vespasiano sopravvisse sia alla moglie, sia alla figlia, perché perse tutte e due prima ancora di divenire imperatore

Dopo la morte della moglie riprese a vivere insieme con la sua antica amante Cenide, una liberta che era stata la segretaria di Antonia e che, anche da imperatore, trattò quasi come una legittima moglie

4 Sotto il principato di Claudio, con l'appoggio di Narciso fu inviato in Germania come legato di legione; di là passò in Britannia dove prese parte a tre combattimenti

Sottomise due popolazioni assai potenti, più di venti città fortificate e l'isola di Vecti, vicinissima alla Britannia, e tutto questo agli ordini sia del luogotenente consolare Aulo Plauzio, sia dello stesso Claudio

In compenso ricevette le insegne del trionfo, poi, in breve spazio di tempo, due cariche sacerdotali e inoltre un consolato, che esercitò negli ultimi due mesi dell'anno

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 06, Par 31 - 57

Medium tempus ad proconsulatum usque in otio secessuque egit, Agrippinam timens potentem adhuc apud filium et defuncti quoque Narcissi amici perosam

Exim sortitus Africam, integerrime nec sine magna dignatione administravit, nisi quod Hadrumeti seditione quadam rapa in eum iacta sunt

Rediit certe nihilo opulentior, ut qui, prope labefactata iam fide, omnia praedia fratri obligaret necessariosque ad mangonicos quaestus sustinendae dignitatis causa descenderit; propte quod vulgo mulio vocabatur

Convictus quoque dicitur ducenta sestertia expressisse iuveni, cui latum clavum adversus patris voluntatem impetrarat, eoque nomine graviter increpitus
Da qvel momento fino al suo proconsolato, visse nell'inattività e appartato, per timore di Agrippina, che aveva ancora molta influenza sul figlio e odiava profondamente l'amico di Narciso, anche dopo che questi era morto

In seguito, sorteggiata la provincia d'Africa, l'amministrò con assoluta rettitudine e non senza grande stima, benché durante un moto di Adrumeto gli siano state gettate addosso delle rape

In ogni caso non ritornò certo più ricco, dal momento che, vedendo ormai svanito il suo credito, ipotecò tutte le sue proprietà in favore del fratello e per mantenersi nel suo rango, si abbassò a fare il mercante di bestiame, tanto che comunemente veniva chiamato 'mulattiere'

Si dice anche che fu riconosciuto colpevole di aver estorto duecentomila sesterzi ad un giovane per il quale aveva ottenuto il laticlavio contro la volontà del padre e che per questo fatto era stato severamente rimproverato
Peregrinatione Achaica inter comites Neronis, cum cantantem eo aut discederet saepius aut praesens obdormisceret, gravissimam contraxit offensam, prohibitusque non contubernio modo sed etiam publica salutatione, secessit in parvam ac deviam civitatem, quod latenti extrema metuenti provincia cum exercitu oblata est

Percrebverat Oriente toto vetus et constans opinio, esse in fatis ut eo tempore Iudaea profecti rerum potirentur

Id de imperatore Romano, quantum postea eventu parvit, praedictum Iudaei ad se trahentes, rebellarunt, caesoque praeposito legatum insuper Syriae consularem suppetias ferentem, rapta aquila, fugaverunt
Fece parte del seguito di Nerone durante il suo viaggio in Acaia, ma poiché si sottraeva troppo spesso alle esibizioni canore offerte dall'imperatore, o vi assisteva sonnecchiando, cadde totalmente in disgrazia e, vistosi escludere non solo dalla corte, ma anche dai ricevimenti pubblici, si ritirò in una piccola città fuori mano, fino al giorno in cui, proprio mentre cercava di nascondersi e temeva il peggio, gli fu offerta una provincia e il comando di un'armata

Tutto l'Oriente credeva, per antica e costante tradizione, che il destino riservasse il dominio del mondo a gente venuta dalla Giudea a qvel tempo

Applicando a se stessi questa profezia, che riguardava invece un generale romano, come gli eventi successivi dimostrarono, i Giudei si ribellarono, misero a morte il loro procuratore e volsero anche in fuga, dopo essersi impossessati di un'aquila, il legato consolare di Siria che arrivava con i soccorsi

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Ad hunc motum comprimendum cum exercitu ampliore et non instrenuo duce, cui tamen tuto tanta res committeretur, opus esset, ipse potissimus delectus est, ut et industriae expertae nec metuendus ullo modo ob humilitatem generis ac nominis

Additis igitur ad copias duabus legionibus, octo alis, cohortibus decem, atque inter legatos maiore filio assumpto, ut primum provinciam attigit, proximas quoque convertit in se, correcta statim castrorum disciplina, unoque et altero proelio tam constanter inito, ut in oppugnatione castelli lapidis ictum genu, scutoque sagittas aliquot exceperit

V Post Neronem Galbamque, Othone ac Vitellio de principatu certantibus, in spem imperii venit, iam pridem sibi per haec ostenta conceptam
Poiché, allo scopo di reprimere questa rivolta, occorrevano un esercito poderoso e un comandante energico, ma al quale si potesse affidare senza pericolo una missione così importante, fu scelto proprio Vespasiano, sia perché aveva dato prova dei suoi talenti militari, sia perché non suscitava nessun timore, data la modestia delle sue origini e del suo nome

Quando il suo esercito fu dunque rinforzato con due legioni, otto ali di cavalleria e dieci coorti, egli prese fra i suoi luogotenenti il figlio maggiore e, come ebbe toccato il suolo della sua provincia, si guadagnò anche la fiducia dei paesi vicini, giacché ristabilì immediatamente la disciplina militare e si comportò con tanto coraggio in due combattimenti che, all'assedio di un forte fu ferito ad un ginocchio da una pietra e ricevette alcune frecce sul suo scudo

5 Quando, dopo la morte di Nerone e di Galba, Otone e Vitellio si disputarono il potere, nutrì la speranza di conquistare l'Impero, speranza che da tempo gli avevano fatto concepire i seguenti prodigi
In suburbano Flaviorum qvercus antiqua, quae erat Marti sacra, per tres Vespasiae partus, singulos repente ramos a frutice dedit, haud dubia signa futuri cuiusque fati: primum exilem et cito arefactum (ideoque pvella nata non perennavit), secundum praevalidum ac prolixum et qui magnam felicitatem portenderet, tertium vero instar arboris

Quare patrem Sabinum ferunt, haruspicio insuper confirmatum, renuntiasse matri, nepotem ei Caesarem genitum; nec illam quicquam aliud quam cachinnasse, mirantem quod adhuc se mentis compote deliraret iam filius suus
In una proprietà di periferia, appartenente ai Flavii, il tronco di una qvercia secolare consacrata a Marte gettò improvvisamente nuovi rami ogni volta che Vespasiano mise al mondo uno dei suoi tre figli, segno evidente del destino riservato ad ognuno di loro Il primo, molto esile, si disseccò subito e così la figlia di Vespasia non visse più di un anno; il secondo era così solido e così lungo che lasciava prevedere una grande prosperità; il terzo infine assomigliava ad un albero

Dicono che, proprio per questo, il padre di Vespasiano, Sabino, confermato per di più dalla predizione di un aruspice, comunicò alla madre che gli era nato un nipote destinato a diventare imperatore; qvella però si limitò a scoppiare a ridere, meravigliandosi 'che suo figlio già delirasse, mentre lei era ancora sana di mente'

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Mox cum aedilem eum C Caesar, succensens curam verrendis viis non adhibitam, luto iussisset oppleri congesto per milites in praetextae sinum, non defverunt qui interpretarentur, quandoque proculcatam desertamque rem P civili aliqua perturbatione in tutelam eius ac velut in gremium deventuram

Prandente eo quondam, canis extrarius e trivio manum humanam intulit mensaeque subiecit Cenante rursus bos arator decusso iugo triclinio irrupit, ac fugatis ministris quasi repente defessus procidit ad ipsos accumbentis pedes cervicemque summisit

Arbor quoque cupressus in agro avito sine ulla vi tempestatis evulsa radicitus atque prostrata, insequenti die viridior ac firmior resurrexit
Più tardi, quando Vespasiano era edile, C Cesare, furioso perché ancora non si era preoccupato di far spazzare le strade, ingiunse ad alcuni soldati di imbrattarlo di fango, mettendone un mucchio nelle pieghe della sua toga; naturalmente non mancarono qvelli che interpretarono il fatto come se un giorno lo Stato, calpestato e lasciato in condizioni di abbandono a causa dei perturbamenti civili, dovesse rifugiarsi sotto la sua protezione e in un certo senso tra le sue braccia

Un giorno, mentre pranzava, un cane randagio gli portò una mano d'uomo che aveva preso da un trivio e la depositò sotto la sua tavola; un'altra volta, mentre cenava, un bue da lavoro che aveva scrollato il suo giogo, fece irruzione nella sala da pranzo, mise in fuga i suoi servitori, poi, improvvisamente, come se fosse sfinito, cadde proprio ai suoi piedi, davanti al suo divano e gli presentò il collo

Per di più, in un terreno di proprietà della sua famiglia, un cipresso, che senza essere stato toccato da nessuna folgore, si era abbattuto, completamente sradicato, il giorno dopo si risollevò più verde e più solido

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