Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 05, Par 31 - 46

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 05, Par 31 - 46

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 05, Par 31 - 46
[31] valitudine sicut olim graui, ita princeps prospera usus est excepto stomachi dolore, quo se correptum etiam de consciscenda morte cogitasse dixit

[32] convivia agitavit et ampla et assidua ac fere patentissimis locis, ut plerumque sesceni simul discumberent

Convivatus est et super emissarium Fucini lacus ac paene summersus, cum emissa impetu aqua redundasset

Adhibebat omni cenae et liberos suos cum pveris pvellisque nobilibus, qui more veteri ad fulcra lectorum sedentes uescerentur

Convivae, qui pridie scyphum aureum subripuisse existimabatur, revocato in diem posterum calicem fictilem apposuit

Dicitur etiam meditatus edictum, quo veniam daret flatum crepitumque ventris in convivio emittendi, cum periclitatum qvendam prae pudore ex continentia repperisset
31 La sua salute, un tempo cattiva, divenne fiorente dopo la sua nomina ad imperatore, fatta eccezione per i crampi allo stomaco, che gli suggerirono, disse lui stesso, perfino l'idea di suicidarsi quando ne era assalito

32 Diede di frequente grandi banchetti, per lo più in vasti spazi all'aperto, dove riuniva spesso fino a seicento convitati

Ne offrì uno anche sul canale di sfogo del lago Fucino, e ci mancò poco che venisse sommerso, perché le acque lasciate libere con impetuosità, strariparono

A tutti i banchetti ammetteva anche i suoi figli, con i fanciulli e le fanciulle nobili, che, secondo l'usanza di una volta, mangiavano seduti ai piedi dei divani

Poiché si sospettava che un convitato avesse rubato una coppa d'oro, lo invitò ancora il giorno dopo e gliene fece dare una di terracotta

Si dice anche che aveva pensato di pubblicare un editto che consentisse di emettere venti e rumori a tavola, perché era venuto a sapere che uno dei suoi convitati si era ammalato in quanto li aveva trattenuti per convenienza
[33] Cibi vinique qvocumque et tempore et loco appetentissimus, cognoscens quondam in Augusti foro ictusque nidore prandii, quod in proxima Martis aede Saliis apparabatur, deserto tribunali ascendit ad sacerdotes unaque decubuit

Nec temere umquam triclinio abscessit nisi distentus ac madens, et ut statim supino ac per somnum hianti pinna in os inderetur ad exonerandum stomachum

Somni brevissimi erat Nam ante mediam noctem plerumque vigilabat, ut tamen interdiu nonnumquam in iure dicendo obdormisceret vixque ab advocatis de industria vocem augentibus excitaretur

Libidinis in feminas profusissimae, marum omnino expers
33 Sempre pronto a mangiare e a bere, qualunque fosse l'ora e il luogo, un giorno che sedeva come giudice nel foro di Augusto, fu allettato dal profumino di un pranzetto che si stava preparando nel tempio di Marte per i sacerdoti Salii: lasciando allora il suo tribunale, salì presso questi sacerdoti e si mise a tavola con loro

Insomma non lasciò mai la sala da pranzo senza essersi ben satollato e riempito di vino, in modo che subito dopo, mentre dormiva disteso sul dorso, con la bocca aperta, si doveva introdurgli nella gola una penna per liberargli lo stomaco

Dormiva pochissimo (generalmente, infatti, stava alzato fin quasi a mezzanotte), ma qualche volta si addormentava durante la giornata, magari mentre stava giudicando e gli avvocati riuscivano appena appena a svegliarlo, alzando intenzionalmente il tono della voce

Aveva per le donne una passione sfrenata, ma era immune da vizi contro natura
Aleam studiosissime lusit, de cuius arte librum quoque emisit, solitus etiam in gestatione ludere, ita essedo alueoque adaptatis ne lusus confunderetur

[34] saevum et sanguinarium natura fuisse, magnis minimisque apparuit rebus

Tormenta quaestionum poenasque parricidarum repraesentabat exigebatque coram

Cum spectare antiqui moris supplicium Tiburi concupisset et deligatis ad palum noxiis carnifex deesset, accitum ab urbe vesperam usque opperiri perseveravit

Qvocumque gladiatorio munere, vel suo vel alieno, etiam forte prolapsos iugulari iubebat, maxime retiarios, ut expirantium facies videret

Cum par quoddam mutuis ictibus concidisset, cultellos sibi paruulos ex utroque ferro in usum fieri sine mora iussit
Appassionato per il gioco dei dadi, scrisse anche un libro sul modo di praticarlo e giocava d'abitudine anche nelle sue passeggiate, avendo fatto sistemare la sua vettura e il suo tavoliere in modo che il gioco non risultasse disturbato dal movimento

34 Per natura fu crudele e sanguinario, e ciò lo si vide sia nelle grandi, sia nelle piccole cose

Sottoponeva a tortura e puniva i parricidi senza nessun indugio e sotto i suoi occhi

Un giorno che desiderava assistere a Tivoli ad un supplizio di vecchio tipo, poiché il boia non arrivava, mentre il condannato era già legato al palo, ne fece venire uno da Roma e lo attese pazientemente fino a sera

In tutti i combattimenti di gladiatori, dati da lui o da qualcun altro, fece sgozzare anche qvelli che cadevano casualmente, soprattutto i reziari, per osservare i loro volti quando spiravano

Una volta che due gladiatori si erano reciprocamente colpiti a morte, ordinò immediatamente di fabbricargli con le loro armi due piccoli coltelli per uso personale

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 02
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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08, Parte 02

Bestiaris meridianisque adeo delectabatur, ut et prima luce ad spectaculum descenderet et meridie dimisso ad prandium populo persederet praeterque destinatos etiam levi subitaque de causa quosdam committeret, de fabrorum quoque ac ministrorum atque id genus numero, si automatum vel pegma vel quid tale aliud parum cessisset

Induxit et unum ex nomenculatoribus suis, sic ut erat togatus

[35] Sed nihil aeque quam timidus ac diffidens fuit

Primis imperii diebus quanquam, ut diximus, iactator civilitatis, neque convivia inire ausus est nisi ut speculatores cum lanceis circumstarent militesque vice ministrorum fungerentur, neque aegrum quemquam visitavit nisi explorato prius cubiculo culcitisque et stragulis praetemptatis et excussis
Le lotte dei bestiari e qvelle del mezzogiorno gli piacevano talmente che non solo si recava allo spettacolo all'alba, ma restava al suo posto anche a mezzogiorno, quando il popolo usciva per andare a mangiare, e, oltre ai gladiatori già stabiliti, costringeva a combattere, anche per un futile motivo, perfino gli operai, gli addetti al circo o le persone di questa categoria, quando un meccanismo, o un tavolato o un qualsiasi altro congegno non aveva funzionato a dovere

Fece scendere nell'arena anche uno dei suoi nomenclatori, così come si trovava, con la toga indosso

35 Ma fu soprattutto pauroso e diffidente

I primi giorni del suo principato, benché ostentasse, come abbiamo detto, la semplicità di un cittadino, non osò assistere a banchetti senza essere circondato da guardie armate di lance e servito da soldati, e non andò a visitare nessun malato, se prima non aveva fatto ispezionare la sua camera da letto, e perquisire i suoi cuscini e le sue coperte
Reliquo autem tempore salutatoribus scrutatores semper apposuit, et qvidem omnibus et acerbissimos

Sero enim ac vix remisit, ne feminae praetextatique pveri et pvellae contrectarentur et ne cuius comiti aut librario calamariae et graphiariae thecae adimerentur

Motu civili cum eum Camillus, non dubitans etiam citra bellum posse terreri, contumeliosa et minaci et contumaci epistula cedere imperio iuberet vitamque otiosam in privata re agere, dubitavit adhibitis principibus viris an optemperaret

[36] Quasdam insidias temere delatas adeo expavit, ut deponere imperium temptaverit
Per tutto il restante periodo del suo principato fece sempre frugare coloro che venivano a salutarlo e in modo assai scrupoloso, senza escludere nessuno

Solo più tardi, e a malapena, esentò dalla perquisizione le donne, i fanciulli vestiti di pretesta e le fanciulle e la smise di far togliere agli schiavi o agli scrivani che accompagnavano i suoi visitatori gli astucci per le penne e per gli stili

Quando Camillo, fomentando torbidi civili e persuaso che si poteva spaventarlo anche senza far ricorso alla gverra, gli ingiunse, con una lettera ingiuriosa e piena di minacce, di lasciare l'Impero e di dedicarsi alle agiatezze della vita privata, riunì i principali personaggi dello Stato per sapere se doveva obbedire

36 Poiché gli erano stati denunciati certi complotti senza dar loro importanza, ne fu talmente spaventato che ebbe la tentazione di deporre la carica di imperatore

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Quodam, ut supra rettuli, cum ferro circa sacrificantem se deprehenso, senatum per praecones propere convocavit lacrimisque et vociferatione miseratus est condicionem suam, cui nihil tuti usquam esset, ac diu publico abstinuit

Messalinae quoque amorem flagrantissimum non tam indignitate contumeliarum quam periculi metu abiecit, cum adultero Silio adqviri imperium credidisset; quo tempore foedum in modum trepidus ad castra confugit, nihil tota via quam essetne sibi saluum imperium reqvirens

[37] Nulla adeo suspicio, nullus auctor tam levis extitit, a quo non mediocri scrupulo iniecto ad cavendum ulciscendumque compelleretur
Quando, come ho detto prima, fu arrestato un individuo che girava con un pugnale attorno a lui, mentre stava facendo un sacrificio, si affrettò a far convocare il Senato da un banditore, poi, in lacrime ed emettendo alte grida si lamentò della sua triste sorte, che non gli dava nessuna sicurezza, e per lungo tempo si astenne dal comparire in pubblico

Del resto, nonostante tutto l'ardore della sua passione per lei, sacrificò Messalina non tanto perché si indigno per i suoi oltraggi, quanto perché ebbe paura di danni, giacché immaginò che l'impero sarebbe andato a finire nelle mani del suo amante Silio; in qvella circostanza, colto da un folle timore, si rifugiò nell'accampamento dei pretoriani e per tutta la strada non fece altro che domandare 'se gli restava ancora la carica di imperatore'

37 Ogni sospetto, ogni accusatore, anche il meno serio, gli procurarono gravi inquietudini e lo spinsero a difendersi e a vendicarsi
Vnus ex litigatoribus seducto in salutatione affirmavit, vidisse se per quietem occidi eum a quodam; dein paulo post, quasi percussorem agnosceret, libellum tradentem adversarium suum demonstravit: confestimque is pro deprenso ad poenam raptus est

Pari modo oppressum ferunt Appium Silanum: quem cum Messalina et Narcissus conspirassent perdere, diuisis partibus alter ante lucem similis attonito patroni cubiculum inrupit, affirmans somniasse se uim ei ab Appio inlatam; altera in admirationem formata sibi quoque eandem speciem aliquot iam noctibus obversari rettulit; nec multo post ex composito inrumpere Appius nuntiatus, cui pridie ad id temporis ut adesset praeceptum erat, quasi plane repraesentaretur somnii fides, arcessi statim ac mori iussus est
Un tizio, coinvolto in una causa, dopo averlo preso da parte nel corso di un'udienza pubblica, gli disse che in sogno lo aveva visto assassinato da qualcuno; poi, poco più tardi, fingendo di riconoscere l'assassino, gli indicò il suo avversario che gli stava tendendo un biglietto: costui fu subito portato al supplizio come se fosse stato colto sul fatto

Dicono che allo stesso modo fu eliminato Appio Silano: Messalina e Narciso, decisi a rovinarlo, si erano divisi i ruoli; il primo fece irruzione, prima dell'alba, con aria attonita, nella camera da letto del suo padrone, dicendo di aver sognato che l'imperatore era stato assassinato da Appio; Messalina, fingendosi sorpresa, raccontò che, già da diverse notti, aveva la stessa visione Poco dopo, come essi avevano concertato, fu annunciato l'improvviso arrivo di Appio, al quale era stato raccomandato di presentarsi a qvell'ora: Claudio, definitivamente convinto che il sogno stava per realizzarsi in qvel momento, diede ordine di farlo entrare subito e di metterlo a morte

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Nec dubitavit postero die Claudius ordinem rei gestae perferre ad senatum ac liberto gratias agere, quod pro salute sua etiam dormiens excubaret

[38] Irae atque iracundiae conscius sibi, utramque excusavit edicto distinxitque, pollicitus alteram qvidem brevem et innoxiam, alteram non iniustam fore

Ostiensibus, quia sibi subeunti Tiberim scaphas obviam non miserint, graviter correptis eaque cum invidia, ut in ordinem se coactum conscriberet, repente tantum non satis facientis modo veniam dedit

Quosdam in publico parum tempestiue adeuntis manu sua reppulit
E il giorno dopo non esitò a raccontare al Senato come si erano svolte le cose e a ringraziare il suo liberto che vegliava sulla sua incolumità anche quando dormiva

38 Consapevole di essere incline alla collera e al furore, si giustificò di questi due difetti con un editto in cui, facendo distinzione tra loro, prometteva che il suo furore sarebbe stato breve e innocuo, mentre giusta la sua collera

Dopo aver aspramente rimproverato gli abitanti di Ostia perché non gli avevano mandato incontro alcune barche, il giorno in cui doveva risalire il Tevere, ed essersi adirato fino al punto di scrivere che lo avevano costretto a rientrare nei ranghi, tutto ad un tratto mandò loro non soltanto il suo perdono, ma anche le sue scuse

Alcune persone lo avvicinarono inopportunamente in pubblico ed egli le respinse con la sua stessa mano
Item scribam quaestorium itemque praetura functum senatorem inauditos et innoxios relegavit, quod ille adversus privatum se intemperantius affuisset, hic in aedilitate inquilinos praediorum suorum contra vetitum cocta vendentes multasset vilicumque intervenientem flagellasset

Qua de causa etiam coercitionem popinarum aedilibus ademit

Ac ne stultitiam qvidem suam reticuit simulatamque a se ex industria sub Gaio, quod aliter euasurus perventurusque ad susceptam stationem non fverit, quibusdam oratiunculis testatus est; nec tamen persuasit, cum intra breve tempus liber editus sit, cui index erat moron epanastasis, argumentum autem stultitiam neminem fingere

[39] Inter cetera in eo mirati sunt homines et oblivionem et inconsiderantiam, vel ut Graece dicam, meteorian et ablepsian
Allo stesso modo relegò lo scrivano di un questore e qvello di un anziano pretore, membro del Senato, senza ascoltarli e nonostante la loro innocenza, perché il primo aveva litigato con lui con troppa violenza, quando era ancora un privato cittadino, mentre il secondo, in qualità di edile, aveva punito gli affittuari dei suoi possedimenti che vendevano, contro i regolamenti, derrate cotte, e fece battere con le verghe un intendente che interveniva in loro favore

Fu per questa ragione che tolse agli edili la sorveglianza delle osterie

Non tacque nemmeno sulla sua stupidità e dichiarò, in certi piccoli discorsi, che l'aveva intenzionalmente simulata sotto il principato di Gaio, non per altro che per salvarsi e per ottenere il rango che desiderava Ma non poté convincere nessuno e, poco tempo dopo si pubblicò un libro intitolato 'La resurrezione degli imbecilli' che dimostrava come nessuno poteva fingere la stupidità

39 Ciò che in lui particolarmente sorprendeva tutti quanti era la sua smemorataggine e la sua incoscienza; o, per dirla con i Greci, la sua 'distrazione' e la sua 'cecità'

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Occisa Messalina, paulo post quam in triclinio decubuit, cur domina non veniret requisiit

Multos ex iis, quos capite damnaverat, postero statim die et in consilium et ad aleae lusum admoneri iussit et, quasi morarentur, ut somniculosos per nuntium increpuit

Ducturus contra fas Agrippinam uxorem, non cessavit omni oratione filiam et alumnam et in gremio suo natam atque educatam praedicare

Adsciturus in nomen Neronem, quasi parum reprehenderetur, quod adulto iam filio priuignum adoptaret, identidem divulgavit neminem umquam per adoptionem familiae Claudiae insertum

[40] Sermonis vero rerumque tantam saepe neglegentiam ostendit, ut nec quis nec inter quos, quoue tempore ac loco verba faceret, scire aut cogitare existimaretur
Fatta giustiziare Messalina, dopo poco che fu a tavola chiese 'come mai non arrivava l'imperatrice'

Spesso, il giorno successivo a qvello in cui aveva condannato a morte alcune persone, le mandò a cercare sia per consiglio, sia per una partita a dadi e, come se fossero in ritardo, incaricò un messaggero di sollecitare questi dormiglioni

Quando si accingeva a sposare Agrippina, contro il diritto divino, non cessava di definirla in tutti i discorsi, 'figlia sua, sua pupilla, nata e cresciuta sulle sue ginocchia'

Quando stava per adottare Nerone, come se l'adozione del figliastro, mentre già aveva un figlio adulto, non lo esponesse abbastanza al biasimo, in ogni momento sottolineò che 'nessuno era mai entrato per adozione nella famiglia Claudia'

40 A parole e a fatti spesso diede prova di una tale balordaggine da sembrare che perdesse di vista o non sapesse chi era e davanti a chi e in quali circostanze e dove parlava

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