Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 31- 60, pag 4

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 31- 60

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 31- 60
Putant Neronem ad uoluntariam mortem coactum, cum ei carnifex quasi ex senatus auctoritate missus laqueos et uncos ostentaret, Druso autem adeo alimenta subducta, ut tomentum e culcita temptauerit mandere; amborum sic reliquias dispersas, ut vix quandoque colligi possent

[55] Super ueteres amicos ac familiares uiginti sibi e numero principum civitatis depoposcerat velut consiliarios in negotiis publicis

Horum omnium vix duos anne tres incolumis praestitit, ceteros alium alia de causa perculit, inter quos cum plurimorum clade Aelium Seianum; quem ad summam potentiam non tam benivolentia prouexerat, quam ut esset cuius ministerio ac fraudibus liberos Germanici circumueniret, nepotemque suum ex Druso filio naturalem ad successionem imperii confirmaret
Si crede che Nerone sia stato costretto a darsi la morte, perché un carnefice, dicendosi inviato per ordine del Senato, gli mise sotto gli occhi le funi e gli uncini, ma che Druso fu lasciato completamente privo di nutrimento, al punto che tentò di mangiare il crine del materasso Si aggiunge anche che i resti dell'uno e dell'altro furono talmente dispersi che a fatica, più tardi, si poté raccoglierli

55 Oltre ai famigliari e agli amici di vecchia data, Tiberio si era fatto assegnare, come consiglieri negli affari pubblici, venti tra i principali cittadini

Di costoro solo due o tre riuscirono a salvare la vita, gli altri furono eliminati con un pretesto o con l'altro, in particolare Seiano, che molti segvirono nella rovina Tiberio aveva innalzato costui al culmine della potenza, non tanto per amicizia, quanto per avere un agente le cui trappole incastrassero i figli di Germanico e che assicurasse al suo vero nipote, il figlio di Druso, la successione all'Impero
[56] Nihilo lenior in conuictores Graeculos, quibus uel maxime adquiescebat, Xenonem quendam exqvisitius sermocinantem cum interrogasset, quaenam illa tam molesta dialectos esset, et ille respondisset Doridem, relegauit Cinariam, existimans exprobratum sibi ueterem secessum, quod Dorice Rhodii loquantur

Item cum soleret ex lectione cotidiana quaestiones super cenam proponere comperissetque Seleucum grammaticum a ministris suis perqvirere, quos quoque tempore tractaret auctores, atque ita praeparatum uenire, primum a contubernio remouit, deinde etiam ad mortem compulit
56 Ma non fu certo più tenero nei confronti dei suoi commensali greci, la cui compagnia gli era molto gradita Una volta aveva sentito un certo Xenone parlare con una certa ricercatezza e allora gli chiese qvale fosse quel dialetto così sgradevole Avendo quello risposto che si trattava del dorico, lo fece relegare nell'isola di Cinaria, perché credeva che volesse rinfacciargli il suo antico esilio a Rodi, dove appunto si parla il dialetto dorico

Allo stesso modo, quando venne a sapere che il grammatico Seleuco, abituato a vederlo proporre argomenti di conversazione durante la cena, suggeriti dalle sue letture quotidiane, si era informato presso i suoi servi sugli autori che aveva tra le mani ogni giorno, in un primo tempo lo allontanò dal suo seguito, poi lo costrinse a darsi la morte
[57] Saeua ac lenta natura ne in puero qvidem latuit; quam Theodorus Gadareus rhetoricae praeceptor et perspexisse primus sagaciter et assimilasse aptissime visus est, subinde in obiurgando appellans eum phlÚn a mati pefuram non, id est lutum a sanguine maceratum

Sed aliquanto magis in principe eluxit, etiam inter initia cum adhuc fauorem hominum moderationis simulatione captaret

Scurram, qui praetereunte funere clare mortuo mandarat, ut nuntiaret Augusto nondum reddi legata quae plebei reliqvisset, adtractum ad se recipere debitum ducique ad supplicium imperauit et patri suo verum referre
57 La sua natura crudele e senza pietà si rivelò fin dall'infanzia Sembra che il suo professore di retorica Teodoro di Gadara, sia stato il primo a penetrarlo con perspicacia e a definirlo esattamente con una immagine, perché, ogni volta che lo rimproverava, lo chiamava 'fango intriso di sangue'

Ma questa crudeltà si manifestò ancor più chiaramente quando divenne imperatore, perfino agli esordi, quando ancora cercava di guadagnarsi il favore pubblico con una finta moderazione

Al passaggio di un corteo funebre, un uomo di spirito aveva incaricato ad alta voce il defunto di riferire ad Augusto che non erano ancora state pagate le somme da lui lasciate alla plebe Tiberio se lo fece condurre davanti, regolò il suo debito, poi lo mandò al supplizio, raccomandandogli di andare a dire la verità a suo padre

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08, Parte 03

Nec multo post in senatu Pompeio cuidam equiti R quiddam perneganti, dum uincula minatur, affirmauit fore ut ex Pompeio Pompeianus fieret, acerba cauillatione simul hominis nomen incessens ueteremque partium fortunam

[58] Sub idem tempus consulente praetore an iudicia maiestatis cogi iuberet, exercendas esse leges respondit et atrocissime exercuit

statuae quidam Augusti caput dempserat, ut alterius imponeret; acta res in senatu et, quia ambigebatur, per tormenta quaesita est

Damnato reo paulatim genus calumniae eo processit, ut haec quoque capitalia essent: circa Augusti simulacrum seruum cecidisse, uestimenta mutasse, nummo uel anulo effigiem impressam latrinae aut lupanari intulisse, dictum ullum factumue eius existimatione aliqua laesisse
Poco tempo dopo, in Senato, poiché un cavaliere romano, di nome Pompeo, si ostinava nella sua opposizione, gli disse chiaro, minacciandolo di prigione, che 'da Pompeo sarebbe divenuto Pompeianó' Si trattava di una battuta feroce che colpiva contemporaneamente il nome di un personaggio e la stirpe che aveva avuto un tempo quel partito

58 Verso lo stesso periodo di tempo, poiché un pretore gli domandava se intendeva persegvire i crimini di lesa maestà, rispose che si doveva applicare la legge e l'applicò infatti nella maniera più atroce

Qualcuno aveva tolto la testa alla statua di Augusto per sostitvirla con un'altra; il fatto fu discusso in Senato e poiché si era nel dubbio, si fece ricorso alla tortura

Quando il colpevole fu condannato, questo tipo di incriminazione a poco a poco si estese a tal punto che era considerato delitto aver percosso uno schiavo e essersi cambiato il vestito presso una statua di Augusto, essere andato al gabinetto o in un postribolo con una moneta o un anello recante la sua effigie, aver criticato anche una sola delle sue parole o delle sue azioni
Perit denique et is, qui honorem in colonia sua eodem die decerni sibi passus est, quo decreti et Augusto olim erant

[59] Multa praeterea specie gravitatis ac morum corrigendorum, sed et magis naturae optemperans, ita saeue et atrociter factitauit, ut nonnulli versiculis quoque et praesentia exprobrarent et futura denuntiarent mala: Asper et immitis, breuiter vis omnia dicam

dispeream, si te mater amare potest

Non es eques; quare

non sunt tibi milia centum; omnia si quaeras, et Rhodus exilium est

Aurea mutasti Saturni saecula, Caesar: incolumi nam te ferrea semper erunt

Fastidit uinum, quia iam sitit iste cruorem: tam bibit hunc avide, quam bibit ante merum
Infine si arrivò a far morire un cittadino perché si era lasciato investire di una magistratura il giorno stesso in cui, un tempo, erano stati conferiti incarichi ad Augusto

59 Inoltre, un po' per severità e per correggere i costumi, ma soprattutto per assecondare la sua natura, commise azioni così crudeli e atroci che alcuni, perfino in versi, gli rinfacciavano i mali presenti e anticipavano quelli futuri:Brutta bestia, vuoi che te la dica in breve

Mi venga un colpo se tua madre può volerti bene

Non sei cavaliere; perché

Non hai centomila sesterzi;se vuoi saperlo, sei solo l'esiliato di Rodi

Cesare, hai posto fine all'età d'oro di Saturno:Finché vivrai, infatti, sarà sempre età del ferro

Il vino lo ripugna, perché costui ha sete di sangue, ormai:Di sangue si sazia, come un tempo di vino puro

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Aspice felicem sibi, non tibi, Romule, Sullam et Marium, si vis, aspice, sed reducem, Nec non Antoni civilia bella mouentis non semel infectas aspice caede manus, Et dic: Roma perit

regnauit sanguine multo, ad regnum qvisqvis uenit ab exilio

Quae primo, quasi ab impatientibus remedi[or]um ac non tam ex animi sententia quam bile et stomacho fingerentur, uolebat accipi dicebatque identidem: 'Oderint, dum probent

' Dein uera plane certaque esse ipse fecit fidem
Romolo, guarda il felice Silla, felice non per te, ma per sé,e se vuoi guarda anche Mario, ma al suo ritorno,e così pure Antonio che scatena le guerre civili,guarda le sue mani più di una volta insozzate di crimini,ed esclama: Povera Roma

Con molto sangue ha regnatochiunque dall'esilio sia giunto al comando

In un primo tempo Tiberio voleva che si considerassero questi epigrammi opera di persone insofferenti delle sue riforme, che esprimevano non tanto il loro vero pensiero, ma il loro livore e la loro collera, e ripeteva spesso: 'Mi detestino, purché mi approvino

In seguito però lui stesso dimostrò che erano pienamente giustificati
[60] In paucis diebus quam Capreas attigit piscatori, qui sibi secretum agenti grandem mullum inopinanter obtulerat, perfricari eodem pisce faciem iussit, territus quod is a tergo insulae per aspera et deuia erepsisset ad se; gratulanti autem inter poenam, quod non et lucustam, quam praegrandem ceperat, obtulisset, lucusta quoque lacerari os imperauit

Militem praetorianum ob subreptum e viridiario pauonem capite puniit

In quodam itinere lectica, qua uehebatur, uepribus impedita exploratorem uiae, primarum cohortium centurionem, stratum humi paene ad necem uerberauit

60 Qualche giorno dopo il suo arrivo a Capri si diede alla solitudine, quando un pescatore lo raggiunse inaspettatamente per offrirgli una grossissima triglia; atterrito nel vedere che un uomo era arrivato al suo cospetto salendo, dalla parte posteriore dell'isola, lungo rocce inaccessibili, gli fece strofinare la faccia con quello stesso pesce; quando poi, durante il supplizio, il pescatore si congratulò con se stesso per non avergli offerto anche il grosso gambero che aveva preso, Tiberio ordinò di rovinargli il viso anche con quello

Punì con la morte un pretoriano perché aveva rubato un pavone da un giardino

Durante un viaggio, poiché la lettiga in cui era trasportato si era incastrata in alcuni cespugli spinosi, fece sdraiare per terra l'ufficiale incaricato di ispezionare la strada, un centurione delle prime coorti, e lo fece frustare lasciandolo quasi morto

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