Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 31- 60, pag 3

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 31- 60

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 31- 60
Ne provincias qvidem liberalitate ulla subleuauit, excepta Asia, disiectis terrae motu civitatibus

[49] Procedente mox tempore etiam ad rapinas conuertit animum
Non intervenne con nessuna generosità nemmeno in provincia, salvo in Asia dove le città erano state distrutte da un terremoto

49 Con il passare del tempo volse l'animo anche alle rapine, e la cosa è sufficientemente provata
Satis constat, Cn Lentulum Augurem, cui census maximus fuerit, metu et angore ad fastidium uitae ab eo actum et ut ne quo nisi ipso herede moreretur; condemnatam et generosissimam feminam Lepidam in gratiam Qvirini consularis praediuitis et orbi, qui dimissam eam e matrimonio post uicensimum annum ueneni olim in se comparati arguebat; praeterea Galliarum et Hispaniarum Syriaeque et Graeciae principes confiscatos ob tam leue ac tam inpudens calumniarum genus, ut quibusdam non aliud sit obiectum, quam quod partem rei familiaris in pecunia haberent; plurimis etiam civitatibus et priuatis ueteres immunitates et ius metallorum ac vectigalium adempta; sed et Vononem regem Parthorum, qui pulsus a suis quasi in fidem P R cum ingenti gaza Antiochiam se receperat Spoliatum perfidia et occisum A furia di timori e di angosce ridusse Cn Lentulo Augure, una delle persone più ricche, a provare disgusto per la vita e a lasciargli, dopo la morte, tutta la sua eredità; fece anche condannare Lepida, donna della più alta nobiltà, per compiacere Qvirino, un ex console molto ricco e senza figli, che, vent'anni dopo il suo divorzio, la accusava di aver tentato una volta di avvelenarlo; inoltre nelle Gallie, nelle Spagne, in Siria e in Grecia i personaggi più illustri si videro confiscare i loro beni sotto le accuse più impudenti e più infondate; alcuni di loro, ad esempio, si videro contestata la sola colpa di aver conservato in denaro liquido una parte dei loro averi; a numerosissime città e a non pochi privati cittadini vennero revocate le antiche immunità e abolito il diritto di sfruttare le miniere e di disporre liberamente delle proprie imposte; peggio ancora, Vanone, il re dei Parti che, scacciato dai suoi sudditi, si era rifugiato ad Antiochia con immense ricchezze, ponendosi sotto la protezione del popolo romano, fu, contro ogni forma di diritto, spogliato dei suoi beni e messo a morte
[50] Odium adversus necessitudines in Druso primum fratre detexit, prodita eius epistula, qua secum de cogendo ad restituendam libertatem Augusto agebat, deinde et in reliqvis

Iuliae uxori tantum afuit ut relegatae, quod minimum est, offici aut humanitatis aliquid impertiret, ut ex constitutione patris uno oppido clausam domo quoque egredi et commercio hominum frui uetuerit; sed et peculio concesso a patre praebitisque annvis fraudauit, per speciem publici iuris, quod nihil de his Augustus testamento cavisset
50 L'odio che nutriva contro i famigliari si manifestò subito nei confronti di suo fratello Druso, del qvale rese pubblica una lettera in cui gli parlava di costringere Augusto a restaurare la libertà, ma poi anche nei riguardi degli altri

Ben lontano dall'addolcire l'esilio di sua moglie Giulia con qualche attenzione o qualche atto di bontà, che sarebbe stato il minimo, rese ancora più severi gli ordini di suo padre, che la tenevano prigioniera in una città, e le impedì anche di uscire di casa e di avere contatti con gli uomini; non solo ma la defraudò del peculio che il padre le aveva concesso e della rendita annua, con il pretesto che essa ricadeva sotto il diritto comune in quanto Augusto nel suo testamento non aveva dato nessuna disposizione a questo proposito

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08 , Parte 01
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08 , Parte 01

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08 , Parte 01

Matrem Liviam grauatus velut partes sibi aequas potentiae vindicantem, et congressum eius assiduum uitauit et longiores secretioresque sermones, ne consiliis, quibus tamen interdum et egere et uti solebat, regi videretur Tulit etiam perindigne actum in senatu, ut titulis suis quasi Augusti, ita et 'Liviae filius' adiceretur

Quare non 'parentem patriae' appellari, non ullum insignem honorem recipere publice passus est; sed et frequenter admonuit, maioribus nec feminae conuenientibus negotiis abstineret, praecipue ut animaduertit incendio iuxta aedem Vestae et ipsam interuenisse populumque et milites, quo enixius opem ferrent, adhortatam, sicut sub marito solita esset

[51] Dehinc ad simultatem usque processit hac, ut ferunt, de causa
Stanco di sua madre Livia, che egli accusava di voler governare l'Impero insieme con lui, evitò di incontrarla continuamente e di avere con lei conversazioni troppo lunghe e troppo intime, per non dare l'impressione di regolarsi secondo i suoi consigli, dei quali tuttavia era solito aver bisogno e servirsi qualche volta Proprio per questa ragione si indignò profondamente quando in Senato si discusse se era il caso di aggiungere ai suoi titoli, quello 'di figlio di Livia' per analogia con quello di 'figlio di Augusto'

E sempre per la stessa ragione non permise che Livia venisse chiamata 'madre della patria' e che ricevesse ufficialmente qualche onore straordinario; anzi l'avvertì spesso di non immischiarsi negli affari importanti, che non si addicevano alle donne, soprattutto dopo aver notato che, in occasione di un incendio presso il tempio di Vesta, essa era intervenuta personalmente per esortare il popolo e i soldati a organizzare i soccorsi, come era sua abitudine di fare fin dai tempi di suo marito

51 In seguito arrivò perfino a rompere ogni rapporto con lei e dicono che il motivo sia stato questo
Instanti saepius, ut civitate donatum in decurias adlegeret, negauit alia se condicione adlecturum, quam si pateretur ascribi albo extortum id sibi a matre

At illa commota ueteres quosdam ad se Augusti codicillos de acerbitate et intolerantia morum eius e sacrario protulit atque recitauit

Hos et custoditos tam diu et exprobratos tam infeste adeo graviter tulit, ut quidam putent inter causas secessus hanc ei uel praecipuam fuisse
Poiché Livia moltiplicava le sue insistenze per fargli ammettere nelle decurie dei giudici un uomo che aveva ottenuto il diritto di cittadinanza, egli disse di essere d'accordo ma a patto che essa accettasse di vedere indicato sui ruoli che il favore gli era stato strappato da sua madre

Infuriata, Livia tirò fuori dai suoi archivi sacri e lesse a Tiberio certi biglietti che Augusto le aveva scritto in passato, parlandole dell'umore insopportabile e intrattabile di suo figlio

Tiberio si indignò talmente perché quei biglietti erano stati conservati così a lungo e perché gli venivano rinfacciati con tanta acredine che, come ritengono alcuni, fu quella, fra le tante, la causa principale della rottura

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 04, Par 24 - 33

Toto qvidem triennio, quo vivente matre afuit, semel omnino eam nec amplius quam uno die paucissimis uidit horis; ac mox neque aegrae adesse curauit defunctamque et, dum aduentus sui spem facit, complurium dierum mora corrupto demum et tabido corpore funeratam prohibuit consecrari, quasi id ipsa mandasset

Testamentum quoque eius pro irrito habuit omnisque amicitias et familiaritates, etiam quibus ea funeris sui curam moriens demandauerat, intra breue tempus afflixit, uno ex iis, equestris ordinis viro, et in antliam condemnato

[52] Filiorum neque naturalem Drusum neque adoptiuum Germanicum patria caritate dilexit, alterius uitiis infensus
certo comunque che nei tre anni che passò lontano da Roma, mentre sua madre era viva, non la vide che una volta sola, un giorno soltanto e per pochissime ore; in seguito non si preoccupò affatto di andarla a visitare durante la sua malattia e quando morì, mentre tutti speravano che arrivasse, lasciò passare molti giorni, in modo che i funerali ebbero luogo quando il corpo era già completamente decomposto, ed egli la privò dell'apoteosi, dicendo che essa stessa aveva disposto cosi

Per di più annullò il suo testamento e poi, nel giro di poco tempo ridusse a mal partito tutti i suoi amici e famigliari, anche quelli ai quali Livia, morendo, aveva confidato le disposizioni per il suo funerale; uno di costoro, un personaggio dell'ordine equestre, fu condannato al lavoro delle pompe

52 Non amò né il figlio naturale Druso, né quello adottivo Germanico, anzi odiò il primo per i suoi vizi, perché aveva una condotta troppo molle e rilassata
Nam Drusus fluxioris remissiorisque uitae erat Itaque ne mortuo qvidem perinde adfectus est, sed tantum non statim a funere ad negotiorum consuetudinem rediit iustitio longiore inhibito

Quin et Ilien- sium legatis paulo serius consolantibus, quasi obliterata iam doloris memoria, irridens se quoque respondit uicem eorum dolere, quod egregium ciuem Hectorem amisissent

Germanico usque adeo obtrectauit, ut et praeclara facta eius pro superuacvis eleuarit et gloriosissimas uictorias ceu damnosas rei P increparet

Quod vero Alexandream propter immensam et repentinam famem inconsulto se adisset, questus est in senatu
Così anche la sua morte non lo contristò eccessivamente e quasi subito dopo i funerali riprese il corso normale degli affari, vietando di protrarre più a lungo il lutto pubblico

Non solo, ma quando alcuni ambasciatori troiani gli inviarono un po' in ritardo le loro condoglianze, egli, come se avesse già completamente dimenticato il suo dolore, rispose, con aria di scherno, che anche lui si doleva per loro, in quanto avevano perduto Ettore, valoroso concittadino

Quanto a Germanico spinse così lontano la sua denigrazione da considerare inutili le sue brillanti imprese e da condannare, come funeste per l'Impero, le sue splendide vittorie

Quando poi Germanico, a causa di una terribile e improvvisa carestia, si ritirò ad Alessandria senza consultarlo, se ne lamentò in Senato

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Etiam causa mortis fuisse ei per Cn Pisonem legatum Syriae creditur, quem mox huius criminis reum putant quidam mandata prolaturum, nisi ea secreto ostentant quae multifariam inscriptum et per noctes celeberrime adclamatum est: 'Redde Germanicum

' Quam suspicionem confirmauit ipse postea coniuge etiam ac liberis Germanici crudelem in modum afflictis

[53] Nurum Agrippinam post mariti mortem liberius quiddam questam manu apprehendit Graecoque versu: 'Si non dominaris,' inquit, 'filiola, iniuriam te accipere existimas

' Nec ullo mox sermone dignatus est

Quondam vero inter cenam porrecta a se poma gustare non ausam etiam uocare desiit, simulans ueneni se crimine accersi; cum praestructum utrumque consulto esset, ut et ipse temptandi gratia offerret et illa quasi certissimum exitium caveret
Si crede anche che lo abbia fatto uccidere da Cn Pisone, legato di Siria, e alcuni pensano che questo personaggio, accusato più tardi di tale delitto, avrebbe divulgato le istruzioni ricevute Si trovò scritto da molte parti e si sentì gridare durante le notti da voci misteriose: 'Restitvisci Germanico

' D'altra parte lo stesso Tiberio confermò in seguito un sospetto del genere, perché infierì con crudeltà contro la moglie e i figli di Germanico

53 Poiché la nuora Agrippina, dopo la morte del marito, si era lamentata un po' troppo vivamente, egli, prendendolo la mano, le rispose con questo verso greco: 'Se non ti domini, mia cara figliola, credi che ti recheranno offesa

', e da quel momento non le rivolse più la parola

Poi, quando un giorno a tavola, essa rifiutò di gustare la frutta che egli le porgeva, smise anche di invitarla, con il pretesto che lo accusava di volerla avvelenare In realtà si trattava di una commedia montata ad arte: egli le offriva la frutta per metterla alla prova, ma in modo che essa rifiutasse, ben convinta che ne andava della propria vita
Novissime calumniatus modo ad statuam Augusti modo ad exercitus confugere uelle, Pandatariam relegauit conuiciantique oculum per centurionem uerberibus excussit

rursus mori inedia destinanti per uim ore diducto infulciri cibum iussit

sed et perseuerantem atque ita absumptam criminosissime insectatus, cum diem quoque natalem eius inter nefastos referendum suasisset, imputauit etiam, quod non laqueo strangulatam in Gemonias abiecerit: proque tali clementia interponi decretum passus est, quo sibi gratiae agerentur et Capitolino Ioui donum ex auro sacraretur
Infine, accusandola di volersi rifugiare ora ai piedi della statua di Augusto, ora presso gli eserciti, la relegò nell'isola di Pandataria e, dal momento che anche qui lo insultava, la fece bastonare da un centurione che le cavò un occhio

Agrippina decise allora di lasciarsi morire di fame, ma Tiberio ordinò di nutrirla aprendole la bocca con la forza

quando, per la sua ostinazione, fu trovata morta, non cessò di accanirsi contro di lei, ma dopo aver raccomandato di annoverare fra i giorni nefasti quello della sua nascita, si fece anche un merito di non aver ordinato di strangolarla e gettarla nelle Gemonie e per tale atto di clemenza permise che si emanasse un decreto per rendergli ringraziamenti e far consacrare una offerta d'oro a Giove Capitolino

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[54] Cum ex Germanico tres nepotes, Neronem et Drusum et Gaium, ex Druso unum Tiberium haberet, destitutus morte liberorum maximos natu de Germanici filiis, Neronem et Drusum, patribus conscriptis commendauit diemque utriusque tirocinii congiario plebei dato celebravit

Sed ut comperit ineunte anno pro eorum quoque salute publice uota suscepta, egit cum senatu, non debere talia praemia tribui nisi expertis et aetate prouectis

Atque ex eo patefacta interiore animi sui nota omnium criminationibus obnoxios reddidit uariaque fraude inductos, ut et concitarentur ad conuicia et concitati proderentur, accusauit per litteras amarissime congestis etiam probris et iudicatos hostis fame necauit, Neronem in insula Pontia, Drusum in ima parte Palatii
54 Germanico gli aveva dato tre nipoti: Nerone, Druso e Gaio; Druso invece uno solo, Tiberio; così quando la morte lo ebbe privato dei suoi figli, egli raccomandò ai senatori i figli maggiori di Germanico, cioè Nerone e Druso, e celebrò il giorno in cui debuttarono insieme facendo elargizioni al popolo

Ma quando venne a sapere che, all'inizio dell'anno, si erano fatti voti ufficialmente per la loro salute, come per la sua, dichiarò in Senato che 'tali ricompense dovevano essere accordate solamente al merito e all'età'

Dal momento in cui ebbe scoperto i suoi intimi sentimenti nei loro confronti, espose i due giovani alle accuse di tutti e quando si giunse, grazie a vari tranelli, a provocare le loro reazioni per avere il pretesto di denunciarli, egli li accusò in una lettera piena di livore, nella qvale accumulò infami imputazioni, poi dopo averli dichiarati nemici pubblici, li lasciò morire di fame, Nerone nell'isola di Ponza e Druso nelle cantine del Palatino

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