Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 07, Parte 02

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 07, Parte 02

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 07, Parte 02
OTONEI Maiores Othonis orti sunt oppidio Ferentio, familia vetere et honorata atque ex principibus Etruriae

Avus M Salvius Otho, patre equite R , matre humili incertum an ingenua, per gratiam Liviae Augustae, in cuius domo creverat, senator est factus nec praeturae gradum excessit

Pater L Otho, materno genere praeclaro multarumque et magnarum propinquitatum, tam carus tamque non absimilis facie Tiberio principi fuit, ut plerique procreatum ex eo crederent

Vrbanos honores, proconsulatum Africae et extraordinaria imperia severissime administravit
OTONE 1 Gli antenati di Otone erano originari del borgo di Ferentino: la sua famiglia era antica, onorata e faceva parte delle principali dell'Etruria

Suo nonno M Salvio Otone, figlio di un cavaliere romano e di una donna di cui si ignora se fosse schiava o libera, divenne senatore per l'interessamento di Livia Augusta, presso la quale era stato allevato, ma non andò oltre la carica di pretore

Suo padre L Otone, illustre per parte materna e imparentato con molte grandi famiglie, fu tanto caro all'imperatore Tiberio e tanto a lui somigliante nell'aspetto, che quasi tutti lo consideravano suo figlio

Esercitò le magistrature urbane, il proconsolato in Africa e i comandi straordinari con la più rigorosa severità
Ausus etiam est in Illyrico milites quosdam, quod motu Camilli ex paenitentia praepositos suos quasi defectionis adversus Claudium auctores occiderant, capite punire et qvidem ante principia se coram, quamvis ob id ipsum promotos in ampliorem gradum a Claudio sciret

Quo facto sicut gloriam auxit, ita gratiam minuit; quam tamen mature reciperavit detecta equitis R fraude, quem prodentibus servis necem Claudio parere compererat

Namque et senatus honore rarissimo, statua in Palatio posita, prosecutus est eum et Claudius adlectum inter patricios, conlaudans amplissimis verbis, hoc quoque adiecit: Vir, quo meliores liberos habere ne opto qvidem
Quando era nell'lllirico ebbe perfino il coraggio di far mettere a morte, per di più sulla piazza d'armi e in sua presenza, alcuni soldati che, pentiti, dopo la rivolta di Camillo contro Claudio, avevano ucciso i loro ufficiali, quasi fossero stati gli istigatori della loro defezione; ed egli sapeva pertanto che per qvel loro modo di comportarsi Claudio li avrebbe promossi ad un grado superiore

Questo gesto se accrebbe la sua gloria, diminuì il suo credito, ma lo riacquistò ben presto quando avvertì Claudio che un cavaliere romano, i cui schiavi gli avevano rivelato i progetti, si preparava ad assassinarlo

Infatti, non solo il Senato fece erigere la sua statua sul Palatino, onore assai raro, ma anche Claudio lo incluse nel numero dei patrizi e gli decretò i più splendidi elogi, arrivando perfino a dire: ' un uomo tale che neppure desidero avere figli migliori di lui
Ex Albia Terentia splendida femina duos filios tulit, L Titianum et minorem M cognominem sibi; tulit et filiam, quam vixdum nubilem Druso Germanici filio despondit

II Otho imperator IIII Kal Mai natus est Camillo Arruntio, Domitio Ahenobarbo cons

A prima adulescentia prodigus ac procax, adeo ut saepe flagris obiurgaretur a patre, ferebatur et vagari noctibus solitus atque invalidum quemque obviorum vel potulentum corripere ac distento sago impositum in sublime iactare

Post patris deinde mortem libertinam aulicam gratiosam, quo efficacius coleret, etiam diligere simulavit quamvis anum ac paene decrepitam: per hanc insinuatus Neroni, facile summum inter amicos locum tenuit congruentia morum, ut vero quidam tradunt, et consuetudine mutui stupri
Da Albia Terenzia, donna di condizione brillante, ebbe due figli, L Titiano e, dopo di lui, Marco, soprannominato come suo padre; ebbe anche una figlia che promise, quando era appena in età da marito, a Druso, il figlio di Germanico

2 L'imperatore Otone nacque il quarto giorno prima delle calende di maggio, durante il consolato di Camillo Arrunzio e Domizio Enobarbo

Fin dalla sua prima giovinezza fu così prodigo e turbolento, che suo padre dovette più volte farlo correggere a colpi di frusta; si diceva che aveva l'abitudine di vagare di notte, di fermare i passanti deboli o un po' alticci e di buttarli in aria dopo averli distesi sul suo mantello

Più tardi, dopo la morte di suo padre, per accattivarsi più sicuramente la simpatia di una liberta assai introdotta a corte, arrivò perfino a fingere di amarla, benché fosse vecchia e quasi decrepita; per mezzo di costei entrò nelle buone grazie di Nerone e facilmente conseguì il primo posto fra i suoi amici, sia a causa delle conformità dei loro costumi, sia anche, come dicono alcuni, a causa della loro reciproca prostituzione

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08, Parte 02

Ac tantum potentia valuit, ut damnatum repetundis consularem virum, ingens praemium pactus, prius quam plene restitutionem ei impetrasset non dubitaret in senatum ad agendas gratias introducere

III Omnium autem consiliorum secretorumque particeps die, quem necandae matri Nero destinarat, ad avertendas suspicionem cenam utrique exquisitissimae comitatis dedit; item Poppaeam Sabinam tunc adhuc amicam eius, abductam marito demandatamque interim sibi, nuptiarum specie recepit, nec corrupisset contentus, adeo dilexit ut ne rivalem qvidem Neronem aequo tulerit animo
La sua potenza divenne così grande che quando un ex console, condannato per concussione, gli promise una ricompensa considerevole, senza neanche attendere di aver completamente ottenuto la sua riabilitazione, non esitò ad introdurlo in Senato per fargli presentare i suoi ringraziamenti

3 D'altra parte, confidente di tutti i disegni e di tutti segreti di Nerone, il giorno che quest'ultimo aveva scelto per far morire sua madre, per far stornare i sospetti, offrì a tutti e due un banchetto dove regnava la più squisita cordialità; ancora, quando Nerone gli affidò provvisoriamente Poppea Sabina, allora soltanto sua amante, che aveva tolto a suo marito, Otone la ricevette presso di sé fingendo di sposarla; ma non contento di averla sedotta, se ne invaghì a tal punto da non poter più sopportare di dividerla con l'imperatore
Creditur certe non modo missos ad arcessendam astantem miscentemque frustra minas et preces ac depositum reposcentem Quare diducto matrimonio, sepositus est per causam legationis in Lusitaniam

Id satis visum, ne poena acrior mimum omnem divulgaret, qui tamen sic quoque hoc disticho enotuit:Cur Otho mentito sit, quaeritis, exul honore

Vxoris moechus coeperat esse suae

Provinciam administravit quaestorius per decem annos, moderatione atque abstinentia singulari

IV Vt tandem occasio ultionis data est, conatibus Galbae primus accessit: eodemque momento et ipse spem imperii cepit magnam qvidem et ex condicione temporum, sed aliquando maiorem ex affirmatione Seleuci mathematici
Si crede con un certo fondamento che non solo si rifiutò di ricevere coloro che erano stati mandati a prenderla, ma che un giorno arrivò perfino a sbarrare la porta in faccia allo stesso Nerone che invano mescolava preghiere e minacce per riavere la sua donna Per questo l'imperatore fece sciogliere il matrimonio di Otone e, con il nome di governatore, lo esiliò in Lusitania

Questo provvedimento sembrò sufficiente, giacché si temeva che una punizione più severa mettesse in luce tutta la commedia, ma ciò nonostante essa fu divulgata da questi due versi:'Perché Otone va in esilio, vi domanderete, con titolo menzognero

Era divenuto l'amante di sua moglie

Per dieci anni, governò la sua provincia come anziano questore, con una moderazione e un disinteresse eccezionali

4 Quando alla fine si presentò l'occasione della vendetta, fu il primo ad associarsi ai tentativi di Galba; al tempo stesso concepì la speranza di giungere al potere, sia per le circostanze, sia soprattutto per la dichiarazione dell'astrologo Selcuco

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Qui cum eum olim superstitem Neroni fore spopondisset, tunc ultro inopinatus advenerat, imperaturum quoque brevi repromittens

Nullo igitur offici aut ambitionis in quemquam genere omisso, quotiens cena principem acciperet, aureos excubanti cohorti viritim dividebat, nec minus alium alia via militum demerebatur

Cuidam etiam de parte finium cum vicino litiganti, adhibitus arbiter, totum agrum redemit emancipavitque; ut iam vix ullus esset, qui non et sentiret et praedicaret solum successione imperii dignum

V Speraverat autem fore ut adoptaretur a Galba, idque in dies exspectabat

Sed postquam Pisone praelato spe decidit, ad vim conversus est instigante super animi dolorem etiam magnitudine aeris alieni
Costui infatti, dopo avergli assicurato un tempo che sarebbe sopravvissuto a Nerone, era venuto allora spontaneamente e inaspettatamente per promettergli che quanto prima sarebbe divenuto imperatore

Così, prodigando a tutti servizi e cortesie di ogni genere, ogni volta che riceveva l'imperatore a cena, donava un pezzo d'oro a ciascun uomo del corpo di guardia e cercava di legarsi i soldati ora in un modo, ora in un altro

E poiché uno di loro lo aveva scelto come arbitro in un processo relativo ai confini di un terreno, egli lo comperò tutto per regalarlo al soldato; così in breve tempo non vi fu nessuno che non fosse del parere e non proclamasse che lui solo era degno di succedere al potere

5 Aveva sperato di essere adottato da Galba e se lo aspettava ogni giorno

Ma quando la preferenza data a Pisone fece svanire ogni speranza, si volse alla violenza, spintovi non soltanto dal dispetto, ma anche dall'enormità dei suoi debiti
Neque enim dissimulabat, nisi principem se stare non posse nihilque referre ab hoste in acie an in foro sub creditoribus caderet

Ante paucos dies servo Caesaris pro impetrata dispensatione decies sestertium expresserat; hoc subsidium tanti coepti fuit

Ac primo quinque speculatoribus commissa res est, deinde decem aliis, quos singulis binos produxerant; omnibus dena sestertia repraesentata et quinquagena promissa

Per hos sollicitati reliqui, nec adeo multi, haud dubia fiducia, in ipso negotio pluris adfuturos
Egli non nascondeva, infatti, che 'se non fosse divenuto imperatore non avrebbe potuto mantenersi e che poco gli importava morire sul campo di battaglia, sotto i colpi dei nemici, o in tribunale, sotto le persecuzioni dei creditori'

Alcuni giorni prima aveva estorto un milione di sesterzi ad uno schiavo dell'imperatore al quale aveva fatto ottenere un incarico di intendente; tali furono i fondi per una impresa così grande

Egli confidò i suoi progetti inizialmente a cinque guardie, poi ad altre dieci perché ciascuna delle prime aveva portato due camerati; versò loro sull'istante diecimila sesterzi a testa e ne promise cinquantamila

Questi congiurati ne convinsero altri, ma non molti, perché nutrivano la massima fiducia che la maggior parte si sarebbe unita al momento stesso dell'azione

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VI Tulerat animus post adoptionem statim castra occupare cenantemque in Palatio Galbam adgredi, sed obstitit respectus cohortis, quae tunc excubabat, ne oneraretur invidia, quod eiusdem statione et Gaius fverat occisus et desertus Nero

Medium quoque tempus religio et Seleucus exemit

Ergo destinata die praemonitis consciis ut se in foro sub aede Saturni ad miliarium aureum opperiretur, mane Galbam salutavit, utque consueverat osculo exceptus, etiam sacrificanti interfuit audivitque praedicta haruspicis

Deinde liberto adesse architectos nuntiante, quod signum convenerat, quasi venalem domum inspecturus abscessit, proripuitque se postica parte Palatii ad constitutum

Alii febrem simulasse aiunt eamque excusationem proximis mandasse, si quaereretur
6 Otone aveva avuto l'idea di impadronirsi dell'accampamento dei pretoriani subito dopo l'adozione e di assalire Galba mentre cenava al Palatino, ma fu trattenuto dal timore di rendere troppo odiosa la coorte che montava la guardia in qvel momento, perché era la stessa che aveva prestato servizio quando era stato ucciso Gaio e abbandonato Nerone

Inoltre, per scrupolo religioso e su parere di Seleuco, lasciò passare ancora un po' di tempo

Il giorno stabilito, dunque, dopo aver raccomandato ai suoi complici di attenderlo nel foro, ai piedi del tempio di Saturno presso una pietra miliare aurea, al mattino si recò a salutare Galba, come di consueto ricevendone l'abbraccio, assistette anche al sacrificio e sentì le predizioni dell'aruspice

In seguito un liberto gli annunciò che erano arrivati gli architetti: era questo il segnale convenuto Otone si ritirò allora con la scusa di vedere una casa in vendita e si precipitò all'appuntamento, uscendo dal Palatino attraverso la porta posteriore

Altri dicono che finse di avere la febbre e che incaricò i suoi vicini di dare questa giustificazione se fosse stata richiesta
Tunc abditus propere muliebri sella in castra contendit, ac deficientibus lecticariis cum descendisset cursumque cepisset, laxato calceo restitit, donec omissa mora succollatus et a praesente comitatu imperator consalutatus, inter faustas adclamationes strictosque gladios ad principia devenit, obvio quoque non aliter ac si conscius et particeps foret adhaerente

Ibi missis qui Galbam et Pisonem trucidarent, ad conciliandos pollicitationibus militum animos nihil magis pro contione testatus est, quam id demum se habiturum, quod sibi illi reliquissent

VII Dein vergente iam die ingressus senatum, positaque brevi ratione quasi raptus de publico et suscipere imperium vi coactus gesturumque communi omnium arbitrio, Palatium petit
Nascostosi allora prontamente in una lettiga da donna si diresse all'accampamento, poi, dal momento che i portatori non ne potevano più, discese e si mise a correre, ma le sue calzature si slacciarono e dovette fermarsi, finché, preso sulle spalle senza indugio dai suoi compagni e salutato imperatore, giunse nella piazza d'armi, circondato dai soldati che lo acclamavano con le spade in pugno, giacché tutti qvelli che incontrava si univano a lui proprio come se fossero stati complici e membri della congiura

Di qui inviò alcuni ad ammazzare sia Galba, sia Pisone, poi, allo scopo di accattivarsi con promesse le simpatie dei soldati, dichiarò pubblicamente che avrebbe tenuto soltanto qvello che essi gli avrebbero lasciato

7 In seguito, al calar del giorno ormai, fece il suo ingresso in Senato, disse in poche parole che era stato sequestrato dalla folla e costretto con la forza a prendere il potere, ma che lo avrebbe esercitato con i voti di tutti, dopo di che si diresse al Palatino

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Ac super ceteras gratulantium adulantiumque blanditias ab infima plebe appellatus Nero nullum indicium recusantis dedit, immo, ut quidam tradiderunt, etiam diplomatibus primisque epistulis suis ad quosdam provinciarum praesides Neronis cognomen adiecit

Certe et imagines statuasque eius reponi passus est et procuratores atque libertos ad eadem officia revocavit, nec quicquam prius pro potestate subscripsit quam quingenties sestertium ad peragendam Auream domum

Dicitur ea nocte per quietem pavefactum gemitus maximos edidisse repertusque a concursantibus humi ante lectum iacens per omnia piaculorum genera Manes Galbae, a quo deturbari expellique se viderat, propitiare temptasse; postridie quoque in augurando tempestate orta graviter prolapsum identidem obmurmurasse: Ti gar moi kai makrois aulois
Oltre le lusinghe che gli venivano prodigate per felicitarsi con lui e adularlo, dalla plebaglia venne chiamato Nerone, senza che facesse il minimo gesto di protesta, anzi, come riferiscono alcuni, nei suoi brevetti e nelle sue prime lettere ad alcuni governatori di province, aggiunse alla sua firma il soprannome di Nerone

In ogni caso non solo lasciò erigere di nuovo le statue e i ritratti di Nerone, ma restituì ai suoi agenti e ai suoi liberti i loro antichi incarichi e il primo uso che fece del suo potere fu per aprire un credito di cinquanta milioni di sesterzi allo scopo di portare a termine la Casa Aurea

Si dice che la notte successiva preso dal terrore durante il sonno, emise profondi gemiti, che i suoi schiavi subito accorsi, lo trovarono steso a terra, davanti al suo letto e che si sforzò di propiziarsi con ogni genere di cerimonie i mani di Galba dai quali si era visto tormentato e scacciato; perfino il giorno dopo, scoppiato un temporale mentre prendeva gli auspici, sarebbe caduto pesantemente e avrebbe gridato più volte: 'Che bisogno avevo di così grandi flauti

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