Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30, pag 3

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 26-30
Accedet umori; nunc enim habet quo ambiat terras, non quo obruat: quicquid illi adieceris, necesse est in alienum locum exundet

[6] Vide ergo ne terra debeat minui, ut validiori infirma succumbat

Incipiet ergo putrescere, dehinc laxata ire in umorem et assidua tabe defluere

Tunc exilient sub montibus flumina ipsosque impetu quatient; inde aura tacta manabunt; [7] solum omne aquas reddet, summi scaturient montes

Quemadmodum in morbum transeunt sana et ulceri vicina consentiunt, ut quaeque proxima terris fluentibus fuerint, ipsa eluentur stillabuntque, deinde current et, hiante pluribus locis saxo, [per] fretum saliet et maria inter se componet
Sarà lacqua a ricevere unaggiunta; ora, infatti, è abbastanza per circondare le terre, non per sommergerle: tutto ciò che le aggiungerai, inevitabilmente si riverserà in un luogo che non le appartiene

[6] Considera, dunque, se la terra non debba diminuire, per soccombere, divenuta debole, allelemento più forte

Comincerà, dunque, a decomporsi, poi, dopo essersi disgregata, si trasformerà in acqua e scorrerà sciogliendosi continuamente

Allora scaturiranno fiumi sotto le montagne e verranno scossi anchessi da quella spinta possente; poi si diffonderanno attraverso lapertura che si sono creati;[7] dappertutto il suolo emetterà acqua, le sommità dei monti rovesceranno fonti dacqua

Come le parti sane si ammalano progressivamente e quelle vicine a unulcera si infettano, così le regioni più vicine alle terre che si stanno dissolvendo, si scioglieranno a loro volta e cadranno a gocce, poi defluiranno e, producendosi delle spaccature nella roccia, le acque balzeranno fuori e uniranno i mari fra di loro
Nihil erunt Adria, nihil Siculi aequoris fauces, nihil Charybdis, nihil Scylla: omnes novum mare fabulas obruet et hic qui terras cingit oceanus extrema sortitus veniet in medium

[8] Quid ergo est

Nihilominus tenebit alienos menses hiems, aestas prohibebitur, et quodcumque terras sidus exsiccat, compresso ardore cessabit

Peribunt tot nomina, Caspium et Rubrum mare, Ambracii et Cretici sinus, Propontis et Pontus; peribit omne discrimen; confundetur quicquid in suas partes natura digessit

Non muri quemquam, non turres tuebuntur

Non proderunt templa supplicibus nec urbium summa, quippe fugientes unda praeueniet et ex ipsis arcibus deferet

[9] Alia ab occasu, alia ab oriente concurrent
Non esisteranno più il Mare Adriatico né lo stretto di Sicilia né le bocche di Cariddi e di Scilla: un nuovo mare sommergerà tutte queste leggende, e loceano che circonda le terre, avendo ricevuto in sorte i confini estremi del mondo, verrà a occuparne il centro

[8] tutto qui

Linverno si impadronirà dei mesi delle altre stagioni, lestate sarà tenuta lontano, e tutte le costellazioni che seccano il terreno reprimeranno il loro calore e cesseranno la loro attività

Smetteranno di esistere moti nomi, il Mar Caspio e il mar Rosso, il golfo dAmbracia e il golfo di Creta, la Propontide e il Ponto; verranno meno tutte le distinzioni; tutto ciò che la natura ha diviso in base alle funzioni verrà confuso

Né mura né torri proteggeranno più nessuno

Non offriranno rifugio né i templi, nonostante le suppliche agli dèi, né i luoghi più alti delle città, perché le onde precederanno i fuggitivi e li getteranno giù dalle stesse rocche

[9] Le forze della distruzione si congiungeranno, alcune provenienti da occidente, altre da oriente
Unus humanum genus condet dies; quicquid tam longa fortunae indulgentia excoluit, quicquid supra ceteros extulit, nobilia pariter atque adornata magnarumque gentium regna pessundabit

[30][1] Sunt omnia, ut dixi, facilia naturae, utique a primo facere constituit, ad quae non subito sed ex denuntiato venit

Iam autem a primo die mundi, cum in hunc habitum ex informi unitate discederet, quando mergerentur terrena decretum est; et ne sit quandoque velut in novo opere dura molitio, olim ad hoc maria se exercent

[2] Non vides ut fluctus in litora tamquam exiturus incurrat

Non vides ut aestus fines suos transeat et in possessionem terrarum mare inducat

Non vides ut illi perpetua cum claustris suis pugna sit
Un solo giorno seppellirà il genere umano, manderà in rovina tutto ciò che il duraturo favore della fortuna ha accumulato e tutto quello che ha innalzato al di sopra del resto, così come tutto ciò che cè di nobile e di bello e i regni di grandi popoli

[30][1] Tutte le cose, come ho detto, sono facili per la natura, soprattutto essa ha deciso di fare fin dallinizio, e alle quali non si accinge allimprovviso, ma dopo averlo preannunciato

Ora, già fin dal primo giorno di vita del mondo, quando questo si allontanava dalla sua informe unità per assumere laspetto odierno, è stato stabilito il momento in cui le cose terrene sarebbero state sommerse; e perché la distruzione non risulti difficile, quando dovrà realizzarsi, come nel caso di unoperazione mai affrontata prima, è da molto tempo che i mari si esercitano a tale scopo

[2] Non vedi come i flutti si precipitino contro le rive, come se intendessero uscire

Non vedi come la marea superi i suoi limiti consueti e spinga il mare a impadronirsi della terraferma

Non vedi come esso combatta una lotta perenne con le sue barriere

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 07; 21-25

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 07; 21-25

Quid porro

Istinc, unde tantum tumultum vides, metus est, e mari et magno spiritu erumpentibus fluuiis

[3] Ubi non umorem natura disposuit, ut undique nos, cum voluisset, aggredi posset

Mentior, nisi eruentibus terram umor occurrit et, quotiens nos aut avaritia defodit aut aliqua causa penetrare altius cogit, eruendi finis aliquando est

Adice quod immanes sunt in abdito lacus et multum maris conditi, multum fluminum per operta labentium

[4] Undique ergo erit causa diluvio, cum aliae aquae subterfluant terras, aliae circumfluant, quae diu coercitae vincent et amnes amnibus iungent, paludibus stagna

Omnium tunc mare ora fontium im implebit et maiore hiatu solvet
Che altro

Da qui, donde tu vedi un così gran tumulto, nasce la paura, dal mare e dai fiumi che erompono così impetuosamente

[3] Dove la natura non ha distribuito lacqua perché potesse assalirci da tutte le parti, quando lavesse voluto

Sono bugiardo, se non è vero che, scavando sottoterra, si incontra lacqua, e ogni volta che lavidità ci induce a scavare o qualche altra ragione ci costringe a penetrare più in profondità, prima o poi lacqua pone termine al nostro scavo

Aggiungi che, nascosti nelle viscere della terra, ci sono immensi laghi e mari in abbondanza e numerosi fiumi che scorrono attraverso regioni sconosciute

[4] Lorigine del diluvio verrà, dunque, da tutte le parti, dato che alcune acque scorrono sotto le terre, altre intorno e, a lungo trattenute, trionferanno e congiungeranno i fiumi con i fiumi, gli stagni con le paludi

Allora il mare riempirà le bocche di tutte le fonti e le allargherà con uno squarcio
Quemadmodum corpora nostra ad egestum venter exhaurit, quemadmodum in sudorem eunt vires, ita tellus liquefiet et aliis causis quiescentibus intra se quo mergatur inveniet

Sed magis omma coitura crediderim

[5] Nec longa erit mora exitii: temptatur divelliturque concordia

Cum semel aliquid ex hac idonea diligentia remiserit mundus, statim undique ex aperto et abdito, superne, ab infimo, aquarum fiet irruptio

[6] Nihil est tam violentum, tam incontinens sui, tam contumax infestumque retinentibus quam magna vis undae: utetur libertate permissa et iubente natura, quae scindit circuitque complebit

Ut ignis diversis locis ortus cito miscet incendium flammis coire properantibus, sic momento se redundantia pluribus locis maria committent
Come il ventre svuota i nostri corpi per levacuazione, come le forze vanno in sudore, così la terra si liquefarà e, senza che intervengano altre cause, troverà dentro di sé il modo per essere inghiottita

Ma sono più propenso a credere che tutto coopererà contro di essa

[5] E la rovina non si farà attendere molto: larmonia è già minacciata e si infrange

Una volta che il mondo allenterà la sua appropriata diligenza, subito da ogni parte, dalla superficie e dalle profondità, dallalto e dal basso, le acque faranno irruzione

[6] Niente è così violento, così incapace di frenarsi, così ribelle e accanito contro ciò che oppone resistenza come lenorme forza delle onde: approfitterà della libertà concessale e, per ordine della natura, riempirà le terre che ora divide e circonda

Come dei fuochi accesi in diversi luoghi ben presto si confondono in un unico incendio, perché le fiamme si affrettano a unirsi, così in un istante i mari, straripando in più punti, si confonderanno

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Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 01; 15-17

[7] Nec ea semper licentia undis erit, sed peracto exitio generis humani extinctisque pariter feris, in quarum homines ingenia transierant, iterum aquas terra sorbebit, terra pelagus stare aut intra terminos suos furere coget, et reiectus e nostris sedibus in sua secreta pelletur oceanus et antiquus ordo revocabitur

[8] Omne ex integro animal generabitur dabiturque terris homo inscius scelerum et melioribus auspiciis natus

Sed illis quoque innocentia non durabit, nisi dum novi sunt; cito nequitia subrepit

Virtus difficilis inventu est, rectorem ducemque desiderat: etiam sine magistro vitia discuntur
[7] Le onde, però, non godranno sempre di tale libertà sfrenata, ma, compiutosi lo sterminio del genere umano e parimenti degli animali selvatici di cui gli uomini avevano assunto le sembianze, la terra assorbirà nuovamente le acque, la terra costringerà il mare a starsene calmo o a infuriare allinterno dei suoi confini, e loceano, respinto dalle nostre sedi, sarà ricacciato nei suoi recessi, e lantico ordine sarà reinstaurato

[8] Tutti gli animali verranno generati di nuovo e alla terra sarà dato un uomo che ignorerà i delitti, nato sotto migliori auspici

Ma anche la sua innocenza non durerà se non finché ci sono delle novità; presto si insinua la malvagità

La virtù è difficile a trovarsi, e ha bisogno di una guida ferma: i vizi si imparano anche senza un maestro

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