Seneca, De Clementia: 01; 01-04

Seneca, De Clementia: 01; 01-04

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 01-04
[1] Scribere de clementia, Nero Caesar, institui, ut quodam modo speculi vice fungerer et te tibi ostenderem perventurum ad voluptatem maximam omnium [1] Stabilii, Nerone Cesare, di parlare di clemenza per servire in un certo qual modo a mo di specchio e per mostrarti te che giungerai al piacere più grande di tutti
Quamvis enim recte factorum verus fructus sit fecisse nec ullum virtutum pretium dignum illis extra ipsas sit, iuvat inspicere et circumire bonam conscientiam, tum immittere oculos in hanc immensam multitudinem discordem, seditiosam, impotentem, in perniciem alienam suamque pariter exsultaturam, si hoc iugum fregerit, et ita loqui secum: [2] 'Egone ex omnibus mortalibus placui electusque sum, qui in terris deorum vice fungerer Sebbene infatti il vero frutto delle azioni ben fatte sia di averle fatte e che non ci sia alcuna ricompensa delle virtù degna di loro, al di là di loro stesse, giova guardare e attraversare la buona coscienza e allora gettare lo sguardo su questa immensa folla discorde, rissosa, inutile, che sta per gettarsi ugualmente nel danno degli altri e di sé, se avrà infranto questa catena e dirsi fra sé e sé queste cose: [2] Proprio io fra tutti gli uomini piacqui e fui scelto per fungere sulle terre a mo degli dei
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Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 05-08

Ego vitae necisque gentibus arbiter; qualem quisque sortem statumque habeat, in mea manu positum est; quid cuique mortalium Fortuna datum velit, meo ore pronuntiat; ex nostro responso laetitiae causas populi urbesque concipiunt; nulla pars usquam nisi volente propitioque me floret; haec tot milia gladiorum, quae pax mea comprimit, ad nutum meum stringentur; quas nationes funditus excidi, quas transportari, quibus libertatem dari, quibus eripi, quos reges mancipia fieri quorumque capiti regium circumdari decus oporteat, quae ruant urbes, quae oriantur, mea iuris dictio est Io decido la vita la morte delle persone, quale destino e situazione abbia ciascuno, è posto nella mia mano, con la mia bocca la Sorte dice che cosa voglia che sia dato a ciascuno dei mortali; dal nostro responso i popoli e le città traggono i motivi di gioia; nessun luogo mai si accresce se non quando io lo voglio e sono favorevole; e queste tante miglia di spade che la mia pace schiaccia, ad un mio cenno saranno strette; è mio diritto di legge quali nazioni siano distrutte dalle fondamenta, quali siano trasportate altrove, a chi sia concessa la libertà, a chi sia tolta; quali re siano fatti schiavi, e le testi di quali re bisogna che siano incoronate, quali città cadano in disgrazia
[3] In hac tanta facultate rerum non ira me ad iniqua supplicia compulit, non iuvenilis impetus, non temeritas hominum et contumacia, quae saepe tranquillissimis quoque pectoribus patientiam extorsit, non ipsa ostentandae per terrores potentiae dira, sed frequens magnis imperiis gloria [3] In questo tanto potere delle cose lira non mi spinse mai a ingiuste punizioni, non lardore giovanile, non il coraggio e lardire degli uomini, che spesso strappa la pazienza anche dagli animi più tranquilli, e neppure la stessa gloria di mostrare con il terrore la forza, terribile, ma comune nei grandi poteri

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Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 17-20

Conditum, immo constrictum apud me ferrum est, summa parsimonia etiam vilissimi sanguinis; nemo non, cui alia desunt, hominis nomine apud me gratiosus est La spada fu riposta, anzi chiusa presso di me, grandissima è la pietà anche del sangue più vile; non cè nessuno, a cui mancano le altre cose, che non mi sia gradito per il nome di uomo
[4] Severitatem abditam, at clementiam in procinctu habeo; sic me custodio, tamquam legibus, quas ex situ ac tenebris in lucem evocavi, rationem redditurus sim [4] Ho la severità nascosta, ma la clemenza sempre in azione; mi trattengo come se stessi per darne atto alle leggi che richiamai alla luce dal silenzio e dalle tenebre

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Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 02; 03-07

Alterius aetate prima motus sum, alterius ultima; alium dignitati donavi, alium humilitati; quotiens nullam inveneram misericordiae causam, mihi peperci Mi commossi per la giovane età di uno, per la tarda età di un altro; ad uno diedi per la sua dignità, ad un altro per lumiltà; e perdonai per me, tutte le volte che non avevo trovato nessun motivo di misericordia
Hodie dis immortalibus, si a me rationem repetant, adnumerare genus humanum paratus sum Oggi sono pronto a ricontare il genere degli umani agli dei immortali, se mi chiedano il conto
' [5] Potes hoc, Caesar, audacter praedicare: omnia, quae in fidem tutelamque tuam venerunt, tuta haberi, nihil per te neque vi neque clam adimi rei publicae [5] Tu, Cesare, puoi audacemente dire: tutte le cose che vennero alla tua tutela e protezione, sono considerate sicure e che niente fu dato allo stato da parte tua né con la violenza né di nascosto
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