Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30, pag 2

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 26-30

Crebra enim micant fulmina, procellaeque quatiunt mare tunc primum auctum fluminum accessu et sibi angustum: iam enim promovet litus nec continetur suis finibus; sed prohibent exire torrentes aguntque fluctum retro

Pars tamen maior ut maligno ostio retenta restagnat et agros in formam unius laci redigit

[11] Iam omnia, qua prospici potest, aquis obsidentur: omnis tumulus in profundo latet et immensa ubique altitudo est

Tantum in summis montium iugis vada sunt: in [ea] excelsissima cum liberis coniugibusque fugerunt actis ante se gregibus

Diremptum inter miseros commercium ac transitus, quoniam quicquid submissius erat, id unda complevit
Infatti, i fulmini guizzano frequenti, le burrasche scuotono il mare che allora per la prima volta si gonfia per lapporto dei fiumi e si sente allo stretto: ormai spinge indietro la costa e non riesce a mantenersi nei suoi confini, ma i torrenti gli impediscono di uscire e respingono indietro i suoi flutti

Tuttavia, la maggior parte dei corsi dacqua, come bloccati da una foce insufficiente, ristagnano e riducono le campagne a un unico lago

[11] Ormai tutto ciò che si offre al nostro sguardo è invaso dalle acque: ogni collinetta giace nascosta sul fondo, e dovunque la profondità delle acque è immensa

Soltanto le cime più alte dei monti sono transitabili: su quelle più alte si sono rifugiati gli uomini con mogli e figli, dopo aver spinto davanti a sé le greggi

Fra questi infelici si sono interrotte tutte le comunicazioni e tutti i passaggi, perché tutti gli avvallamenti sono stati riempiti dallacqua
[12] Editissimis quibusque adhaerebant reliquiae generis humani, quibus in extrema perductis hoc unum solacio fuit, quod transierat in stuporem metus

Non vacabat timere mirantibus, nec dolor quidem habebat locum, quippe vim suam perdit in eo, qui ultra sensum mali miser est

[13] Ergo insularum modo eminent "montes et sparsas Cycladas augent," ut ait ille poetarum ingeniosissimus egregie; sicut illud pro magnitudine rei dixit "omnia pontus erat, deerant quoque litora ponto," ni tantum impetum ingenii et materiae ad pueriles ineptias reduxisset: "nat lupus inter oves, fuluos vehit unda leones

" [14] Non est res satis sobria lascivire devorato orbe terrarum
[12] I resti del genere umano si aggrappavano a luoghi sempre più elevati e, giunti al punto più alto, rimaneva loro questunica consolazione: che la paura si era mutata in stupore

Nella loro meraviglia non cera posto per la paura né per il dolore, perché esso perde il suo vigore nei confronti di un uomo sventurato a tal punto da non essere più sensibile al male

[13] Dunque, come isole emergono le montagne e accrescono il numero delle Cicladi sparse, come dice molto bene il più brillante dei poeti; così come si espresse in modo adeguato alla grandezza dello spettacolo, quando disse tutto era un mare, e questo mare era privo di sponde, se non avesse sminuito tale vigore dingegno e di argomento in sciocchezze infantili: nuota il lupo fra le pecore, londa trascina i fulvi leoni

[14] Non è da sobri scherzare spensieratamente mentre il globo terrestre viene divorato
Dixit ingentia et tantae confusionis imaginem cepit, cum dixit: "expatiata ruunt per apertos flumina campos, pressaeque labant sub gurgite turres

" Magnifice haec, si non curaverit quid oves et lupi faciant

Natari autem in diluvio et in illa rapina potest

Aut non eodem impetu pecus omne, quo raptum erat, mersum est

[15] Concepisti imaginem quantam debebas obrutis omnibus terris caelo ipso in terram ruente

Perfer: scies quid deceat, si cogitaveris orbem terrarum natare

[28][1] Nunc ad propositum revertamur

Sunt qui existiment immodicis imbribus vexari terras posse, non obrui; magne, impetu magna ferienda sunt; faciet pluvia segetes malas, fructum grande, decutiet, intumescent riuis flumina, sed resident
Ha parlato in modo grandioso e ha fissato limmagine di un così grande sconvolgimento, quando ha detto: i fiumi straripati si precipitano attraverso le campagne spaziose, e le torri assediate crollano trascinate nel gorgo

Descrizione superba, se non si fosse curato di ciò che fanno pecore e lupi

Ma si può forse nuotare in mezzo a un diluvio e a tale disastro

Tutti gli animali non sono stati sommersi dalla stessa furia che li ha trascinati via

[15] Hai rappresentato come si doveva le terre interamente sommerse e il cielo stesso che rovina sulla terra

Persisti: saprai ciò che conviene dire, se terrai ben presente che è il globo terrestre a nuotare

[28][1] Ritorniamo ora al nostro argomento

Ci sono alcuni che ritengono che delle piogge eccezionali possano devastare le terre, ma non sommergerle completamente; ci vuole un gran colpo per abbattere un gran corpo; la pioggia rovinerà le messi, la grandine farà cadere i frutti, i fiumi si gonfieranno coi ruscelli, ma poi decresceranno

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 21-25
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 21-25

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 06; 21-25

[2] Quibusdam placet moveri mare et illinc causam tantae cladis accersere: non potest torrentium aut imbrium aut fluminum iniuria fieri tam grande naufragium

Ubi instat illa pernicies mutarique humanum genus placuit, fluere assiduos imbres et non esse modum pluuiis concesserim, suppressis aquilonibus et flatu sicciore austris nubes et amnes abundare

Sed adhuc in damna profectum est: "sternuntur segetes et deplorata colonis vota iacent longique perit labor irritus anni

" [3] Non laedi terrae debent sed abscondi

Itaque cum per ista prolusum est, crescunt maria, sed super solitum, et fluctum ultra extremum tempestatis maximae vestigium mittunt

Deinde a tergo ventis surgentibus ingens aequor evoluunt, quod longe a conspectu veteris litoris frangitur
[2] Alcuni credono che sia il mare a muoversi e ascrivono a esso la causa di un così grande cataclisma: un disastro di tale portata non può verificarsi per la violenza dei torrenti o delle piogge o dei fiumi

Quando la catastrofe è imminente ed è stato deciso il rinnovamento del genere umano, ammetto che le piogge cadono ininterrottamente e senza freno e che, cessati i venti di settentrione e i venti secchi, le nubi e i corsi dacqua sono gonfiati dai venti del sud

Ma finora non si sono avuti che danni: le messi vengono gettate a terra e i contadini hanno perso ogni speranza, e la fatica di un lungo anno risulta inutile e finisce in nulla

[3] Le terre non devono essere danneggiate, ma sommerse

Pertanto, mentre questo è stato solo un preludio, i mari crescono, ma più del consueto e mandano i loro flutti più in alto del livello massimo raggiunto dalle tempeste più forti

Poi, con i venti che si alzano alle spalle, fanno rotolare enormi masse dacqua, che vanno a infrangersi dove non si riesce più a scorgere lantica spiaggia
Deinde ubi litus bis terque prolatum est et pelagus in alieno constitit, velut admoto malo comminus procurrit aestus ex imo recessu maris

[4] Nam ut aeris, ut aetheris, sic huius elementi larga materia est multoque in abdito plenior

Haec fatis mota, non aestu (nam aestus fati ministerium est), attollit vaste, sinu fretum agitque ante se

Deinde in miram altitudinem erigitur et illis tutis hominum receptaculis superest

Nec id aquis arduum est, quoniam aequo terris fastigio ascendunt

[5] Si quis excelsa perlibret, maria paria sunt: nam par undique sibi ipsa tellus est (cava eius et plana inferiora sunt, sed istis adeo in rotundum orbis aequatus est); in parte autem eius et maria sunt, quae in unius aequalitatem pilae coeunt
Poi, quando la spiaggia è stata spinta ripetutamente verso linterno e il mare si è stabilito in un terreno che non gli appartiene, come a portare oltre la distruzione, avanza la marea dai recessi più profondi del mare

[4] Infatti, come per laria, come per letere, così per questo elemento esistono immense riserve e molto più ricche in profondità

Queste, mosse dai fati, non dalla marea (dato che la marea non è che uno strumento del destino), sollevano il mare in una gigantesca ondata e la spingono davanti a sé

Poi si elevano a unaltezza straordinaria e superano quelli che gli uomini credono essere rifugi sicuri

E questo non è difficile per le acque, poiché esse si innalzano allo stesso livello delle terre

[5] Se si livellassero le vette più alte, i mari avrebbero unaltezza uniforme: infatti, anche la terra ha ovunque la medesima altezza (le sue regioni cave e piane sono più basse, ma sono proprio esse che livellano il globo in una forma sferica); anche i mari, però, fanno parte del globo terrestre e partecipano a dargli luniformità di una sfera

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 56-59
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Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 02; 56-59

Sed quemadmodum campos intuentem quae paulatim devexa sunt fallunt, sic non intellegimus curvaturas maris et videtur planum quicquid apparet

At illud aequale terris est ideoque, ut effluat, non magna mole se tollet, dum satis est illi, ut supra paria veniat, leviter exsurgere; nec a litore, ubi inferius est, sed a medio, ubi ille cumulus est, defluit

[6] Ergo ut solet aestus aequinoctilis sub ipsum lunae solisque coitum omnibus aliis maior undare, sic hic, qui ad occupandas terras emittitur, solitis maximisque violentior, plus aquarum trahit nec, antequam supra cacumina eorum, quos perfusurus est, montium crevit, devoluitur
Ma, come guardando le campagne ci sfuggono i lenti declivi, così non ci accorgiamo della curvatura del mare, e tutto ciò che vediamo ci appare piano

Ora il mare è allo stesso livello delle terre e perciò, per traboccare, non avrà bisogno di sollevarsi molto, gli basta alzarsi leggermente per inondare ciò che si trova sul suo stesso piano; e linondazione non parte dalla spiaggia, dove il mare è più basso, ma dal centro, dove si trovano quei cumuli dacqua

[6] Come, dunque, la marea equinoziale di solito solleva i flutti più di tutte le altre proprio nel momento in cui il sole e la luna si trovano in congiunzione, così questa che si spinge fino a occupare delle terre, più violenta di quelle abituali e di quelle più forti, porta con sé una più grande quantità dacqua e non cala prima di essere cresciuta al di sopra delle vette di quelle montagne che deve inondare
Per centena milia quibusdam locis aestus excurrit innoxius et ordinem servat (ad mensuram enim crescit iterumque decrescit): [7] at illo tempore solutus legibus sine modo fertur

Qua ratione

, inquis: eadem qua conflagratio futura est

Utrumque fit, cum deo visum ordiri meliora, vetera finiri

Aqua et ignis terrenis dominantur; ex his ortus, ex his interitus est: ergo quandoque placuere res novae mundo, sic in nos mare emittitur desuper, ut fervor ignisque, cum aliud genus exitii placuit

[29][1] Quidam existimant terram quoque concuti et dirupto solo noua fluminum capita detegere, quae amplius ut e pleno profundant
In certi luoghi la marea copre spazi di cento miglia inoffensiva e disciplinata (infatti, cresce e decresce ripetutamente entro i limiti stabiliti): [7] ma al momento del diluvio non rispetta più alcuna regola e procede senza freni

Per quale motivo

, dici: per lo stesso motivo per cui si verificherà la conflagrazione

Entrambi i fenomeni hanno luogo quando a Dio è parso opportuno dare inizio a unepoca migliore e di por termine a quella precedente

Acqua e fuoco regnano su tutte le cose della terra; da essi viene linizio, da essi viene la fine: quindi, ogni volta che è stato deciso il rinnovamento del mondo, il mare piomba su di noi dallalto, così come il fuoco rovente quando è stato preferito un altro tipo di morte

[29][1] Alcuni ritengono che anche la terra sia scossa e che, squarciatosi il suolo, siano svelate nuove sorgenti di fiumi, che si riversano più abbondantemente, come da serbatoi colmi

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Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Prefatio 01 - 17

Berosos, qui Belum interpretatus est, ait ista cursu siderum fieri; adeo quidem affirmat, ut conflagrationi atque diluvio tempus assignet: arsura enim terrena contendit, quandoque omnia sidera, quae nunc diversos agunt cursus, in Cancrum convenerint, sic sub eodem posita vestigio, ut recta linea exire per orbes omnium possit; inundationem futuram, cum eadem siderum turba in Capricornum convenerit

Illic solstitium, hic bruma conficitur: magnae potentiae signa, quando in ipsa mutatione anni momenta sunt
Beroso, che si è fatto interprete di Belo, afferma che questi fenomeni derivano dal corso degli astri, e lo afferma con tale convinzione da determinare il momento della conflagrazione e del diluvio: dichiara che tutte le cose terrene saranno ridotte in cenere quando tutti gli astri che ora seguono orbite diverse si saranno riuniti nel segno del Cancro, disposti lungo una stessa traccia, in modo tale che una linea retta possa passare per i centri di tutti i globi; linondazione avverrà quando la stessa moltitudine di astri si sarà riunita nel segno del Capricorno

Il Cancro dà luogo al solstizio destate, il Capricorno al solstizio dinverno: sono costellazioni che esercitano un considerevole influsso, dato che intervengono nei cambiamenti dellanno
[2] Et istas ego receperim causas (neque enim ex uno est tanta pernicies), et illam, quae in conflagratione nostris placet, hoc quoque transferendam puto: sive animal est mundus siue corpus natura gubernabile, ut arbores, ut sata, ab initio eius usque ad exitum quicquid facere quicquid pati debeat, inclusum est

[3] Ut in semine omnis futuri hominis ratio comprehensa est et legem barbae canorumque nondum natus infans habet (totius enim corporis et sequentis auctus in parvo occultoque liniamenta sunt), sic origo mundi non minus solem et lunam et vices siderum et animalium ortus quam quibus mutarentur terrena continuit

In his fuit inundatio, quae non secus quam hiems, quam aestas, lege mundi venit
[2] Io accoglierei anche queste cause (dato che un disastro di tali proporzioni non dipende da una sola), ma penserei di far intervenire a questo punto anche quella che introducono i nostri per la conflagrazione: che il mondo sia un essere vivente o un corpo che può essere governato dalla natura, come gli alberi, come le messi, racchiude in sé il principio di tutto ciò che deve fare e di tutto ciò che deve subire dal momento della sua nascita fino a quello della sua morte

[3] Come nel seme è contenuto il principio di tutto quello che sarà luomo futuro e il bambino ancor prima di nascere ha in sé la legge che riguarda la barba e i capelli bianchi (vi si trovano, infatti, in piccolo e nascoste, le fattezze del corpo intero e del successivo sviluppo), così lorigine del mondo ha avuto in sé non soltanto il sole, la luna, gli astri con le loro rivoluzioni e gli animali che dovevano nascere, ma anche le cause dei mutamenti delle cose terrestri

Tra questi cè anche il diluvio, che arriva per la legge del mondo, così come linverno e lestate

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[4] Itaque non pluuia istud fiet sed pluvia quoque, non incursu maris maris quoque incursu, non terrae motu sed terrae quoque motu: omnia adiuvabunt naturam, ut naturae constituta peragantur

Maximam tamen causam ad se inundandam terra ipsa praestabit, quam diximus esse mutabilem et solui in umorem

[5] Ergo quandoque erit terminus rebus humanis, cum partes eius interire debuerint abolerique funditus totae, ut de integro totae rudes innoxiaeque generentur nec supersit in deteriora praeceptor, plus umoris quam semper fuit fiet

Nunc enim elementa ad id quod debetur pensa surit: aliquid oportet alteri accedat, ut quae libramento stant, inaequalitas turbet
[4] Il diluvio, pertanto, sarà provocato non dalla pioggia, ma anche dalla pioggia, non dallinvasione del mare, anche dallinvasione del mare, non dal terremoto, ma anche dal terremoto: tutto aiuterà la natura, perché le leggi costanti della natura siano eseguite compiutamente

Tuttavia, proprio la terra darà a se stessa la causa principale per la propria inondazione, perché essa, come abbiamo detto, si può trasformare e si trasforma in acqua

[5] Dunque, quando giungerà la fine delle cose umane, quando le parti della terra dovranno disperdersi o essere totalmente annientate, per rigenerarsi nuovamente semplici e innocenti, senza che sopravviva qualcuno che le orienti verso il male, si formerà più acqua di quanta non ce ne sia mai stata

Ora, infatti, gli elementi sono nella misura necessaria per il compito loro assegnato: bisogna che si aggiunga qualcosa a una delle due, perché una disuguaglianza turbi lequilibrio fra terra e acqua

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