Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 01; 01-02, pag 2

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 01; 01-02

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 01; 01-02
Nam qui stat aer, impelli et diduci et in aliquam faciem fingi potest; is autem qui fluit ne feritur quidem lumine (non enim resistit nec formatur, quia prima quaeque pars eius dissipatur): [7] numquam ergo ullum sidus talem sibi efligiem circumdabit, nisi cum aer erit densus atque immotus et ob hoc custodiens incidentem in se rotundi lineam luminis

Nec sine causa; repete enim exemplum, quod paulo ante proposui: lapillus in piscinam aut lacum et alligatam aquam missus circulos facit innumerabiles; at hoc idem non faciet in flumine (quare

Quia omnem figuram fugiens aqua disturbat): idem ergo in aere evenit, ut ille, qui manet, possit figurari, at ille, qui rapitur et currit, non det sui potestatem et omnem ictum venientemque formam ex eo turbet
Infatti, laria che resta ferma può essere spinta, separata e plasmata in qualche forma; quella che, invece, è in movimento non può essere neppure colpita dalla luce (infatti, non oppone resistenza e non assume una forma determinata, poiché si dissolve a poco a poco): [7] dunque, nessun astro si circonderà mai di tale immagine, se non quando laria sarà densa e immobile e perciò capace di conservare i contorni di un corpo luminoso rotondo che la colpisce con i suoi raggi

E non senza ragione: ritorna allesempio che ho addotto poco prima: una pietruzza gettata in una piscina o in un lago o in acque immobili produce innumerevoli cerchi; ma non fa lo stesso in un fiume (perché

Perché lacqua scorrendo scompiglia ogni figura): la stessa cosa avviene, dunque, nellaria che, quando resta ferma, può ricevere figure, mentre quando si muove velocemente e corre, non può essere controllata e respinge qualsiasi colpo, rovinando la forma che ne potrebbe conseguire
[8] Hae, de quibus dixi, coronae cum dilapsae sunt aequaliter et in semet ipsae evanverunt, significatur quies aeris et otium et tranquillitas; cum ad unam partem cesserunt, illinc ventus est, unde finduntur; si ruptae pluribus locis surt, tempestas fit

[9] Quare id accidat, ex his, quae iam exposui, intellegi potest

Nam si facies universa subsedit, apparet temperatum esse aera, et sic placidum; si ab una parte intercisa est, apparet inde aera incumbere: et ideo illa regio ventum dabit

At cum undique lacerata et concerpta est, manifestum est a pluribus partibus in illam impetum fieri et inquietum aera hinc atque illinc assilire: itaque ex hac inconstantia caeli tam multa temptantis et undique laborantis apparet futura tempestas ventorum plurium
[8] Queste corone di cui ho parlato, quando si sono dissolte uniformemente e sono svanite riassorbendosi in se stesse, indicano che latmosfera è quieta, immobile e tranquilla; quando, invece, si sono ritirate da una parte, cè vento che soffia da quella parte dove si è creata lapertura; se si sono squarciate in più punti, cè tempesta

[9] Perché ciò avvenga, si può capire dalle spiegazioni che ho già dato

Infatti, se la forma luminosa scompare del tutto, è evidente che latmosfera è in equilibrio e che il tempo è bello; se si è spezzato da una parte sola, è evidente che laria irromperà da lì: e perciò il vento verrà da quella regione

Ma quando si è lacerato e strappato dappertutto, è chiaro che è stato colpito da più parti e che laria lo ha assalito di qua e di là; perciò è chiaro che da questa agitazione di unatmosfera che moltiplica i suoi assalti e che si sforza da tutte le parti deriverà una tempesta con molti venti
[10] Hae coronae noctibus fere circa lunam et alias stellas notantur, interdiu raro, adeo ut quidam ex Graecis negaverint omnino eas fieri, cum illos historiae coarguant

Causa autem raritatis haec est, quod solis fortius lumen est et aer ipse agitatus ab illo calefactusque solutior: lunae inertior vis est ideoque facilius a circumposito aere sustinetur; [11] aeque cetera sidera infirma sunt nec perrumpere aera vi sua possunt: excipitur itaque illorum imago et in materia solidiore ac minus cedente servatur

Debet enim aer nec tam spissus esse, ut excludat ac summoveat a se lumen immissum, nec tam tenuis aut solutus, ut nullam venientibus radiis moram praebeat
[10] Queste corone si osservano per lo più di notte attorno alla luna e alle altre stelle, di giorno raramente, tanto che alcuni Greci hanno negato del tutto che esse possano formarsi, benché i racconti storici li confutino

La causa di questa rarità è che la luce del sole è più forte e laria stessa, agitata e resa più calda da esso, diventa più leggera: quella della luna, invece, ha minor vigore, e perciò gli aloni sono mantenuti dallaria che la circonda; [11] gli altri astri emanano una luce ugualmente debole che con la propria forza non è in grado di aprirsi un passaggio attraverso latmosfera: la loro immagine viene accolta e conservata in una materia più solida e meno cedevole

Laria, infatti non deve essere né così spessa da non lasciar passare e da respingere la luce, né così sottile e rarefatta da non offrire alcun ostacolo al passaggio dei raggi

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 21-25
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 21-25

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 21-25

Haec noctibus temperatura contingit, cum sidera circumiectum aera luce leni non pugnaciter nec aspere feriunt spissioremque, quam solet esse interdiu, inficiunt[1] [1] Nunc, ut ad propositum opus veniam, audi, quid de ignibus sentiam, quos aer transversos agit

Magna illos vi excuti argumentum est, quod obliqui feruntur et praerapida celeritate: apparet illos non ire sed proici

Ignium multae variaeque facies sunt

[2] Aristoteles quoddam genus horum capram vocat: si me interrogaveris quare, prior mihi rationem reddas oportet, quare haedi vocentur; si autem, quod commodissimum est, convenerit inter nos, ne alter alterum interroget, quod scit illum respondere non posse, satius erit de re ipsa quaerere quam mirari, quid ita Aristoteles globum ignis appellaverit capram
Questo equilibrio si verifica di notte, quando gli astri colpiscono con una luce tenue senza violenza e senza durezza laria che li circonda, e la colorano perché è più densa di quanto suol essere durante il giorno[1] Ora, per venire allopera che mi sono proposto, ascolta che cosa penso sui fuochi che laria spinge trasversalmente

E una prova che essi siano spinti da una grande forza il fatto che seguono una traiettoria obliqua e che la loro velocità è travolgente: è evidente che essi non avanzano per moto proprio, ma sono scagliati

Gli aspetti di questi fuochi sono molti e svariati

[2] Aristotele chiama capra un genere di queste: se tu mi domandassi perché, occorre che prima devi dirmi per quale ragione altri siano chiamati capretti; se, invece, come è molto più conveniente, ci saremo messi daccordo perché nessuno dei due interroghi laltro poiché sa che non è in grado di rispondere, sarà più utile indagare sul fenomeno stesso che non meravigliarsi perché Aristotele ha assegnato il nome di capra a un globo di fuoco
Talis enim fuit forma eius, qui bellum adversus Persen Paulo gerente a lunari magnitudine apparuit

[3] Vidimus nos quoque non semel flammam ingentis pilae specie, quae tamen in ipso cursu suo dissipata est

Vidimus circa divi Augusti excessum simile prodigium, vidimus eo tempore, quo de Seiano actum est; nec Germanici mors sine denuntiatione tali fuit

[4] Dices mihi: 'Ergo tu in tantis erroribus es, ut existimes deos mortium signa praemittere et quicquam in terris esse tain magnum, quod perire mundus sciat

Erit aliud istius rei tempus: videbimus an rerum omnium certus ordo ducatur et alia aliis ita implexa sint, ut quod antecedit aut causa sit sequentium aut signum; videbimus an diis humana curae sint, an series ipsa, quid factura sit, certis rerum notis nuntiet
Tale, infatti, fu la forma di quello che apparve, grande come la luna, quando Paolo conduceva la guerra contro Perseo

[3] Anche noi abbiamo visto più di una volta una fiamma a forma di enorme palla, che tuttavia si è dissolta durante la sua stessa corsa

Abbiamo visto un simile prodigio alla morte del divo Augusto, labbiamo visto al tempo in cui fu condannato Seiano; e neppure la morte di Germanico fu priva di tale preannuncio

[4] Tu mi dirai: Sei, dunque, caduto in così grande errore da credere che gli dèi inviino dei segnali che preannuncino la morte e da pensare che sulla terra ci sia qualcosa di così importante che luniverso debba essere informato della sua morte

Ci sarà unaltra occasione per tale questione: vedremo allora se ci sia un ordine prestabilito a regolare tutte le cose e se ogni cosa sia così strettamente intrecciata allaltra che ciò che precede sia o causa o presagio degli eventi che seguono; vedremo se agli dèi stanno a cuore gli affari degli uomini, se la concatenazione stessa dei fatti annunci con determinati segni ciò che avverrà

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 21-25
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 21-25

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 06; 21-25

[5] Interim illud existimo, eiusmodi ignes existere aere vehementius trito, cum inclinatio eius in alteram partem facta est et non cessit sed inter se pugnavit: ex hac vexatione nascuntur trabes et globi et faces et ardores

At cum levius collisus et, ut ita dicam, frictus est, minora lumina excutiuntur, crinemque volantia sidera ducunt

[6] Tunc ignes tenuissimi iter exile designant et caelo producunt

Ideo nulla sine eiusmodi spectaculis nox est, non enim opus est ad efficienda ista magno aeris motu

Denique, ut breviter dicam, eadem ratione fiunt ista, qua fulmina, sed vi minore: quemadmodum nubes collisae mediocriter fulgurationes efficient, maiore impetu impulsae fulmina, sic quanto illas minus presserit minor vis, tanto leviora fulmina emittent
[5] Per il momento, penso che i fuochi di questo tipo si generino quando laria è compressa con violenza, ovvero quando è stata prodotta linclinazione di una massa daria da un lato e non ha ceduto a questo movimento, ma ha lottato contro se stessa: da questo conflitto hanno origine le travi, i globi, le fiaccole e le meteore ardenti

Ma quando la collisione è stata meno violenta e si è verificato, per così dire, solo uno sfregamento, si originano luci più deboli, e le stelle, volando, traggono dietro a sé una chioma

[6] Allora fuochi molto sottili disegnano e prolungano nel cielo una tenue scia

Perciò, non cè notte senza spettacoli di questo genere, infatti non cè bisogno di grandi movimenti daria per produrli

Insomma, per parlare brevemente, questi fenomeni accadono allo stesso modo dei fulmini, ma con forza minore: come le nubi, se si urtano leggermente, provocheranno dei lampi, ma se lo scontro è più violento, dei fulmini, così emetteranno luci tanto più deboli quanto saranno meno forzate e più piccole
[7] Aristoteles rationem eiusmodi reddit: 'Varia et multa terrarum orbis expire, quaedam umida quaedam sicca, quaedam calentia quaedam concipiendis ignibus idonea

Nec mirum est, si terme omnis generis et varia evaporatio est, cum in caelo quoque non unus appareat color rerum, sed acrior sit Caniculae rubor, Martis remissior, Iovis nullus in lucem puram nitore perducto

[8] Necesse est ergo in magna copia corpusculorum, quae terrae eiectant et in superiorem agunt partem, aliqua in nubes pervenire alimenta ignium, quae non tantum collisa possint ardere sed etiam afflata radiis solis

Nam apud nos quoque ramenta sulphure aspersa ignem ex intervallo trahunt

[9] Veri ergo simile est talem materiam inter nubes congregatam facile succendi et minores maioresve ignes existere, prout plus illis fuit aut minus virium
[7] Aristotele spiega il fenomeno in questo modo: Il globo terrestre emette corpuscoli numerosi e diversi, alcuni umidi, altri secchi, alcuni caldi, altri atti a prender fuoco

E non cè da meravigliarsi se le evaporazioni della terra sono di ogni genere e diverse, poiché anche in cielo non è tutto di un solo colore, ma il rosso di Sirio è più acceso, quello di Marte più debole, mentre è assente in Giove, il cui splendore arriva alla luce pura

[8] , dunque, necessario che nella grande quantità di corpuscoli che la terra emette e spinge nelle parte sovrastante, alcuni giungano fino alle nubi a alimentare i fuochi, che possono accendersi non solo in seguito a collisione, ma anche sotto lazione dei raggi del sole

Infatti, anche presso di noi residui vari sparsi di zolfo prendono fuoco a distanza

[9] Dunque, è verosimile che tale materia ammassata allinterno delle nubi si infiammi facilmente e dia origine a fuochi più o meno grandi a seconda della sua forza maggiore o minore
Illud enim stultissimum, existimare aut decidere stellas aut transilire aut aliquid illis auferri et abradi: [10] nam si hoc fuisset, etiam defuissent; nulla enim nox est, qua non plurimae ire et in diversum videantur abduci

Atqui quo solet quaeque invenitur loto, magnitudo sua singulis constat: sequitur ergo, ut infra illas ista nascantur et cito intercidant, quia sine fundamento et sede certa sunt

[11] 'Quare ergo non etiam interdiu transferuntur

Quid, si dicas stellas interdiu non esse, quia non apparent

Quemadmodum illae latent et solis fulgore obumbrantur, sic faces quoque transcurrunt et interdiu, sed abscondit illas diurni luminis claritas

Si quando tamen tanta vis emicuit, ut etiam adversus diem vindicare sibi fulgorem suum possint, apparent
Sarebbe, infatti, completamente sciocco pensare che le stelle cadano o attraversino rapidamente il cielo o che qualcosa sia loro sottratto e portato via: [10] infatti, se ciò avvenisse, sarebbero già venute a mancare, poiché non cè notte in cui non ne passino molte e sembrino essere trascinate in direzioni opposte

Eppure, ciascuna si trova poi al solito posto, e la grandezza di ciascuna rimane immutata: ne consegue, dunque, che questi fenomeni si verificano più in basso e che si esauriscono rapidamente, perché sono privi di una base e di una sede stabile

[11] Perché, dunque, non si spostano anche durante il giorno

E che dire, se tu dicessi che di giorno le stelle non ci sono perché non si vedono

Come le stelle sono nascoste e oscurate dallo splendore del sole, così anche le fiaccole si spostano anche durante il giorno, ma le nasconde il chiarore della luce del giorno

Se, tuttavia, talvolta splendono con tanto vigore da poter rivendicare a sé il proprio fulgore anche durante il giorno, allora sono visibili
[12] Nostra certe aetas non semel vidit diurnas faces, alias ab oriente in occidentem versas, alias ab occasu in ortum

Argumentum tempestatis nautae putant, cum multae transvolant stellae

Quod si ventorum signum est, ibi est, unde venti sunt, id est in aere, qui medius inter lunam terrasque est

[13] In magna tempestate apparere quasi stellae solent velo insidentes; adiuvari se tunc periclitantes aestimant Pollucis et Castoris numine, causa autem melioris spei est, quod iam apparet frangi tempestatem et desinere ventos: alioquin ferrentur ignes, non sederent

[14] Gylippo Syracusas petenti visa est stella super ipsam lanceam constitisse
[12] La nostra epoca ha visto certamente più di una volta fiaccole diurne, alcune dirette da oriente verso occidente, altre da ponente a levante

I marinai ritengono che sia indizio di tempesta, quando molte di queste stelle attraversano il cielo

Ma se questo fenomeno è un segno di vento, si verifica là donde hanno origine i venti, cioè nellaria che si trova fra la luna e la terra

[13] In una grande tempesta di solito si vedono delle specie di stelle che si posano sulle vele; coloro che si trovano in pericolo ritengono allora di essere aiutati dalla protezione di Castore e Polluce, ed è motivo di migliore speranza il fatto che ormai la tempesta sembra attenuarsi e i venti cessare: altrimenti i fuochi si muoverebbero, non starebbero fermi

[14] Una stella è sembrata fermarsi proprio sulla lancia di Gilippo che si dirigeva verso Siracusa
In Romanorum castris ardere visa sunt pila, ignibus scilicet in illa delapsis, qui saepe fulminum modo ferire et animalia solent et arbusta; sed si minore vi utuntur, defluunt tantum et insidunt, non feriunt nec vulnerant

Alii autem inter nubes eliduntur, alii sereno, si aer ad exprimendos ignes aptus fuit: [15] nam sereno quoque aliquando caelo tonat ex eadem causa qua nubilo, aere inter se colliso, qui, etiamsi est lucidior ac siccior, coire tamen et facere corpora quaedam similia nubibus potest, quae percussa reddant sonum

Quando ergo fiunt trabes, quando clipei et vastorum imagines ignium

Ubi in talem materiam similis incidit causa sed maior

[2] [1] Videamus nunc, quemadmodum fiat is fulgor, qui sidera circumvenit
Negli accampamenti romani sono stati visti incendiarsi giavellotti, evidentemente a causa di fuochi caduti su di essi, fuochi che sono soliti colpire come i fulmini sia animali sia piante; ma se utilizzano minore forza, scivolano giù soltanto e si posano senza colpire né ferire

Alcuni fuochi escono fra le nubi, altri quando è sereno, se latmosfera è stata resa adatta a sprigionare fuochi: [15] infatti, talvolta tuona anche a ciel sereno, per lo stesso motivo di quando è nuvoloso, cioè che laria si scontra con se stessa, perché, anche se è abbastanza trasparente e secca, tuttavia può condensarsi e dare origine a masse simili a nubi, che, colpite, producono un suono

Quando, dunque, si formano le travi, quando gli scudi rotondi e le immagini di fuochi enormi

Quando su quel tipo di materia cade una causa analoga, ma più potente

[2] [1] Vediamo ora come si genera quel fulgore che circonda gli astri
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