Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 11-12-13 Parte 01, pag 4

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 11-12-13 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 11-12-13 Parte 01
Sed, di boni, quam iuvat illa balinea intrare obscura et gregali tectorio inducta, quae scires Catonem tibi aedilem aut Fabium Maximum aut ex Corneliis aliquem manu sua temperasse

Nam hoc quoque nobilissimi aediles fungebantur officio intrandi ea loca quae populum receptabant exigendique munditias et utilem ac salubrem temperaturam, non hanc quae nuper inventa est similis incendio, adeo quidem ut convictum in aliquo scelere servum vivum lavari oporteat

Nihil mihi videtur iam interesse, ardeat balineum an caleat

Quantae nunc aliqui rusticitatis damnant Scipionem quod non in caldarium suum latis specularibus diem admiserat, quod non in multa luce decoquebatur et expectabat ut in balneo concoqueret

O hominem calamitosum

nesciit vivere

Non saccata aqua lavabatur sed saepe turbida et, cum plueret vehementius, paene lutulenta
Ma, buon dio, come sarebbe bello entrare in quei bagni bui e ricoperti di intonaco da due soldi, sapendoli preparati per te dalle mani di un edile come Catone o Fabio Massimo o qualcuno dei Corneli

Quei nobilissimi edili avevano anche il compito di entrare nei locali destinati al popolo e di controllarne la pulizia e la temperatura, che doveva essere giusta e sana, non come quella escogitata ora, calda come un incendio, tanto da essere buona per scorticare vivo un servo colto in flagrante

Mi sembra che ormai non ci sia differenza tra un bagno caldo e uno bollente

Di quanta rozzezza alcuni accusano oggi Scipione perché nel suo bagno non penetrava la luce da ampie finestre, perché non si cuoceva al sole e non aspettava di digerire in bagno

Sventurato

Non sapeva vivere

L'acqua con cui si lavava non era filtrata, anzi spesso era torbida e quando pioveva con più violenza, era quasi fangosa
Nec multum eius intererat an sic lavaretur; veniebat enim ut sudorem illic ablueret, non ut unguentum

Quas nunc quorundam voces futuras credis

'Non invideo Scipioni: vere in exilio vixit qui sic lavabatur

' Immo, si scias, non cotidie lavabatur; nam, ut aiunt qui priscos mores urbis tradiderunt, brachia et crura cotidie abluebant, quae scilicet sordes opere collegerant, ceterum toti nundinis lavabantur

Hoc loco dicet aliquis: 'liquet mihi inmundissimos fuisse'

Quid putas illos oluisse

militiam, laborem, virum

Postquam munda balnea inventa sunt, spurciores sunt

Descripturus infamem et nimiis notabilem deliciis Horatius Flaccus quid ait

Pastillos Buccillus olet

Dares nunc Buccillum: proinde esset ac si hircum oleret, Gargonii loco esset, quem idem Horatius Buccillo opposuit
E non gli importava molto di lavarsi in questo modo; andava a detergersi il sudore, non gli oli profumati

Cosa pensi che dirà ora qualcuno

Non invidio Scipione: è davvero vissuto in esilio uno che si lavava così

Anzi, se vuoi saperlo, non si lavava neppure tutti i giorni; secondo il racconto degli scrittori che ci hanno tramandato i costumi arcaici di Roma, i nostri antenati si lavavano le braccia e le gambe tutti i giorni, perché ovviamente lavorando si insudiciavano, mentre il resto del corpo se lo lavavano una volta alla settimana

Qualcuno a questo punto dirà: chiaro che erano molto sporchi

Secondo te che odore avevano

Di guerra, di fatica, di uomo

Dopo l'invenzione di questi bagni eleganti, c'è gente più sudicia

Che cosa dice Orazio Flacco per ritrarre un uomo screditato e noto per la sua sfrenata lussuria

Buccillo odora di pastiglie profumate

Immagina un Buccillo di ora: si direbbe che puzza di caprone e lo si metterebbe al posto di quel Gargonio che lo stesso Orazio contrappone a Buccillo
Parum est sumere unguentum nisi bis die terque renovatur, ne evanescat in corpore

Quid quod hoc odore tamquam suo gloriantur

Haec si tibi nimium tristia videbuntur, villae inputabis, in qua didici ab Aegialo, diligentissimo patre familiae is enim nunc huius agri possessor est quamvis vetus arbustum posse transferri

Hoc nobis senibus discere necessarium est, quorum nemo non olivetum alteri ponit, quod vidi illud arborum trimum et quadrimum fastidiendi fructus aut deponere

Te quoque proteget illa quae tarda venit seris factura nepotibus umbram, ut ait Vergilius noster, qui non quid verissime sed quid decentissime diceretur aspexit, nec agricolas docere voluit sed legentes delectare

Nam, ut alia omnia transeam, hoc quod mihi hodie necesse fuit deprehendere, adscribam: vere fabis satio est; tunc te quoque, Medica, putres accipiunt sulci, et milio venit annua cura
poco passarsi l'unguento una sola volta, bisogna ripetere l'operazione due o tre volte al giorno, perché non svanisca il profumo

E poi si vantano di questo odore come se fosse il loro

Se questi discorsi ti sembrano troppo pesanti, dài la colpa alla villa di Scipione: qui ho imparato da Egialo, scrupolosissimo padre di famiglia (è lui ora il padrone di questa terra), che un albero, anche vecchio, lo si può trapiantare

Dobbiamo impararlo noi vecchi, che piantiamo tutti, senza eccezione, uliveti per gli altri

Coprirà anche te quell'albero che cresce lentamente e darà ombra ai lontani nipoti, come dice il nostro Virgilio; ma egli non mira a scrivere la verità, ma a scrivere con la massima eleganza e non vuole dare consigli agli agricoltori, ma deliziare chi legge

Lasciando da parte tutti gli altri errori, voglio trascrivertene uno che ho dovuto osservare oggi: In primavera si seminano le fave; i molli solchi accolgono pure te, erba medica; comincia anche la coltura annuale del miglio

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An uno tempore ista ponenda sint et an utriusque verna sit satio, hinc aestimes licet: Iunius mensis est quo tibi scribo, iam proclivis in Iulium: eodem die vidi fabam metentes, milium serentes

Ad olivetum revertar, quod vidi duobus modis positum: magnarum arborum truncos circumcisis ramis et ad unum redactis pedem cum rapo suo transtulit, amputatis radicibus, relicto tantum capite ipso ex quo illae pependerant

Hoc fimo tinctum in scrobem demisit, deinde terram non adgessit tantum, sed calcavit et pressit

Negat quicquam esse hac, ut ait, pisatione efficacius

Videlicet frigus excludit et ventum; minus praeterea movetur et ob hoc nascentes radices prodire patitur ac solum adprendere, quas necesse est cereas adhuc et precario haerentes levis quoque revellat agitatio
Puoi giudicare tu stesso se queste piante vanno seminate insieme e a primavera: mentre ti scrivo siamo a giugno, anzi, alla fine di giugno: ho visto raccogliere le fave e seminare il miglio nello stesso giorno

Torniamo all'uliveto: ho visto piantare gli alberi in due modi: Egialo ha trapiantato con il loro ceppo i tronchi di grossi ulivi, dopo averne potato i rami a circa trenta centimetri dal fusto Ne ha tagliato pure le radici, lasciando solo il nucleo centrale da cui si diramavano

Li ha, quindi, ficcati in una fossa dopo averli ben concimati; poi, non si è limitato ad ammassare la terra, ma l'ha calcata e pressata

Dice che non c'è niente di più efficace di questa che lui chiama pestatura

Evidentemente tiene lontano il freddo e il vento; inoltre il tronco è più saldo e questo permette alle nuove radici di crescere e abbarbicarsi al suolo: quando sono ancora tenere e non aderiscono bene al terreno, una scossa anche leggera le strappa
Rapum autem arboris antequam obruat radit; ex omni enim materia quae nudata est, ut ait, radices exeunt novae

Non plures autem super terram eminere debet

Alter ponendi modus hic fuit: ramos fortes nec corticis duri, quales esse novellarum arborum solent, eodem genere deposuit

Hi paulo tardius surgunt, sed cum tamquam a planta processerint, nihil habent in se abhorridum aut triste

Illud etiamnunc vidi, vitem ex arbusto suo annosam transferri; huius capillamenta quoque, si fieri potest, colligenda sunt, deinde liberalius sternenda vitis, ut etiam ex corpore radicescat

Et vidi non tantum mense Februario positas sed etiam Martio exacto; tenent et conplexae sunt non suas ulmos
Quanto al ceppo, lo ha raschiato prima di coprirlo di terra; da qualsiasi pezzo di legno così scorticato, dice, spuntano nuove radici

Il tronco, poi, non deve sporgere dalla terra più di tre o quattro piedi: così si ricoprirà subito di gemme nella parte inferiore e non avrà come i vecchi ulivi la gran parte del fusto arida e secca

Egli ha adottato anche un secondo sistema di trapianto: con lo stesso procedimento ha interrato dei rami forti e di corteccia tenera, come hanno in genere gli alberi giovani

Questi crescono un po' più tardi, ma poiché si sviluppano come dalla pianta, non sono brutti o secchi

Ho visto anche separare una vecchia vite dall'albero di sostegno e trapiantarla; anche i filamenti delle sue radici, se possibile, vanno raccolti, quindi la vite va distesa accuratamente in modo che metta radici anche dal tronco

Le ho viste piantare non solo a febbraio, ma anche alla fine di marzo; e si sono abbarbicate e attaccate ai nuovi olmi

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Omnes autem istas arbores quae, ut ita dicam, grandiscapiae sunt, ait aqua adiuvandas cisternina; quae si prodest, habemus pluviam in nostra potestate

Plura te docere non cogito, ne quemadmodum Aegialus me sibi adversarium paravit, sic ego parem te mihi

Vale

Egialo sostiene che tutte queste piante, come dire, di alto fusto, vanno aiutate con acqua di cisterna; se i risultati sono buoni, non siamo più vincolati alla pioggia

Ma non ho intenzione di darti altri insegnamenti per non fare di te un mio antagonista, come Egialo ha fatto di me

Stammi bene

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