Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 26 - 30, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 26 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 26 - 30
Haud secus quam in repentino incendio aut capta urbe trepidatur, aliis in urbem currentibus ad suos revocandos, aliis ex urbe naves cursu repetentibus, incertisque clamoribus, quibus ipsis tubae obstreperent, turbatis imperiis tandem concursum ad naves est Al modo che in un incendio improvviso in una città conquistata nasce il panico: chi corre incittà a richiamare i suoi, chi dalla città cerca di corsa di raggiungere le navi; e ordini e contrordini si incrociano in grida indistinte (che già le trombe col loro suono coprivano), quando finalmente tutti insieme corsero alle navi
Vix suas quisque noscere aut adire prae tumultu poterat; trepidatumque cum periculo et in mari et in terra foret, ni partibus divisis Aemilius cum praetoria nave primum e portu in altum evectus, excipiens insequentis, suo quamque ordine in frontem instruxisset, Eudamus Rhodiaque classis substitissent ad terram, ut et sine trepidatione conscenderent et, ut quaeque parata esset, exiret navis E nella confusione a stento ognuno riconosceva la sua nave o vi si poteva accostare, e lo scompiglio sarebbe riuscito pericoloso sia in mare che sulla terraferma se Emilio, dopo una divisione dei compiti, uscito per primo dal porto con la nave ammiraglia a prendere il largo e ricevere quelle che lo seguivano, non le avesse schierate ciascuna al suo posto in linea frontale, e Eudamo con le navi rodie non fosse rimasto accosto alla riva a sorvegliare che i Romani simbarcassero in ordine, e via via che una nave era pronta uscisse dal porto
Ita et explicuere ordinem primae in conspectu praetoris, et coactum agmen ab Rhodiis est, instructaque acies, velut cernerent regios, in altum processit Così le prime si spiegarono di fronte al pretore e la colonna fu chiusa dai Rodii; e in formazione di battaglia, come se la marina regia fosse in vista, presero il largo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 01-15

Inter Myonnesum et Corycum promunturium erant, cum hostem conspexere Erano fra Mionneso e il capo Corico quando avvistarono il nemico
Et regia classis, binis in ordinem navibus longo agmine ueniens, et ipsa aciem adversam explicuit laeuo tantum evecta cornu, ut amplecti et circuire dextrum cornu Romanorum posset Ed ecco la flotta del re, che veniva in lunga colonna con le navi ordinate per due, spiegarsi anchcssa di fronte, con lala sinistra distesa in fuori tanto da poter cingere e aggirare lala destra dei Romani

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 51 - 55

Quod ubi Eudamus, qui cogebat agmen, vidit, non posse aequare ordinem Romanos et tantum non iam circuiri ab dextro cornu, concitat naveset erant Rhodiae longe omnium celerrimae tota classe, aequatoque cornu praetoriae navi, in qua Polyxenidas erat, suam obiecit Quando Eudamo, che chiudeva la colonna, si rese conto di questa situazione, che cioè i Romani non potevano pareggiare quello spiegamento, e ormai non mancava loro che essere aggirati dallala destra, manovra rapidamente le navi (quelle rodie erano anzi nettamente le più veloci di tutte, e si che era una flotta tutta veloce) e coperta la lunghezza dellala nemica, colloca la sua nave allaltezza della ammiraglia sulla quale si trovava Polissenida
[30] Iam totis classibus simul ab omni parte pugna conserta erat [30] Già la battaglia era cominciata impegnando a un tempo entrambe le armate in ogni loro parte

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 01- 03

Ab Romanis octoginta naves pugnabant, ex quibus Rhodiae duae et viginti erant; hostium classis undenonaginta navium fuit; maximae formae naves tres hexeres habebat, duas hepteres Da parte romana combattevano ottanta navi, di cui ventidue erano rodiesi;la flotta nemica era di ottantanove navi: del tipo più grande, tre a sei ordini e due a sette
Robore navium et virtute militum Romani longe praestabant, Rhodiae naves agilitate et arte gubernatorum et scientia remigum; maximo tamen terrori hostibus fuere, quae ignes prae se portabant, et quod unum iis ad Panhormum circumventis saluti fuerat, id tum maximum momentum ad victoriam fuit I Romani erano decisamente superiori per solidità di imbarcazioni e valore di uomini, le navi rodiesi per sveltezza e destrezza di piloti e perizia di rematori; ma quelle che fecero più paura ai nemici furono le navi che portavano a prua il fuoco , e quello che per esse era stato lunico espediente di salvezza quando erano stateaccerchiate a Panormo , fu questa volta il maggior contributo alla vittoria

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 03

Nam metu ignis adversi regiae naves, ne prorae concurrerent, cum declinassent, neque ipsae ferire rostro hostem poterant, et obliquas se ipsae ad ictus praebebant, et si qua concurrerat, obruebatur infuso igni, magisque ad incendium quam ad proelium trepidabant Infatti le navi del re, per timore & quel fuoco puntato loro contro, scansandosi per evitare che le prore si cozzassero, non potevano dal canto loro speronare lavversario e invece esponevano il fianco ai colpi, e se una dava un colpo di rostro si ricopriva del fuoco che le si rovesciava addosso; e si affannavano più per lincendio per la battaglia

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